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Giancarlo Aleardo Garparin
personale del pittore torinese
Comunicato stampa
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È un rara occasione per apprezzare le opere di questo pittore, la cui attività più che trentennale è documentata nella recente monografia a cura di Gian Giorgio Massara (Angolo Manzoni, 2004).
Sono trascorsi oltre 10 anni dall’ultima mostra personale di Gasparin, pittore professionista e restauratore a cui l’intenso lavoro quotidiano lascia poco tempo alla produzione di opere destinate ad esposizioni. Peraltro, la sua raffinata tecnica pittorica, che si ricollega alle esperienze dei grandi maestri del passato, richiede lunghi tempi di esecuzione. Eppure, per Gasparin, “La fretta è nemica dell’arte”, come recita il cartiglio appeso nel suo studio, in via San Tommaso 20, dove si respira l’atmosfera della bottega rinascimentale.
Lo stesso percorso formativo dell’artista conferma l’assonanza con i modelli della Classicità.
Alle deludenti aule accademiche, egli preferisce gli studi di stimati pittori: prima Sergio Tappero Merlo, esperto conoscitore delle tecniche degli antichi; poi il prof. Mario Caffaro Rore, allievo di Giacomo Grosso; quindi il prof. Gregorio Calvi di Bergolo, che gli trasmette l’amore per la pittura di paesaggio dell’Ottocento en plein air.
La frequentazione di questi maestri gli consente di raccogliere quella secolare cultura tecnica che negli stessi anni andava perdendosi negli ambienti istituzionali d’insegnamento, sacrificata all’imperativo della sperimentazione innovativa.
La vasta biblioteca del suo studio testimonia l’interesse per la pittura antica: il Rinascimento italiano, ma anche il Settecento e l’Ottocento, i fiamminghi (Rubens soprattutto) e gli olandesi.
“A volte - ammette - mi sento un po’ come quei cuochi che vanno a rintracciare antiche ricette che nessuno ricorda più e poi le ripropongono così com’erano”.
In particolare lo affascina Leonardo. Proprio seguendo i precetti del grande maestro, Gasparin disegna la sua “impresa” (ciò che oggi chiamiamo logo) che esprime l’essenza della sua personalità di artista: l’ostinata tensione alla perfezione, perseguita in speciale disposizione di astrazione spirituale e tramite la rigorosa padronanza delle tecniche e degli strumenti dell’arte.
Nature morte, ritratti, paesaggi, sono le principali occasioni di questo impegno ostinato di ricerca, in cui il disegno ha ruolo essenziale nel percorso di imitazione selettiva e trasfigurante della realtà.
A questa severa impostazione, risponde la scelta della tecnica pittorica indiretta: l’accurato disegno a carboncino costituisce il riferimento per la preparazione a monocromo che risolve lo studio del chiaro-scuro modulato finemente soffondendo con cura le pennellate; sul monocromo ben asciutto, sono applicati i colori a velature trasparenti.
Questa è la tecnica privilegiata da Gasparin, come lo fu dai maestri del Cinquecento, per l’efficacia nel conseguire fluida accuratezza mimetica e profondità plastica. A questo indirizzo risponde anche la scelta del supporto: non la tela, ma la tavola che - preparata con la giusta imprimitura, ben levigata e rigida - non crea intralci alle successive operazioni della pittura indiretta, specialmente alle fasi di velatura e sbozzo.
La mostra conta 67 opere che, pur nel rigore realistico, sospendono le immagini in un’avvincente dimensione poetica.
Oltre alle nature morte, ai ritratti ed ai paesaggi dipinti dal vero (i luoghi famigliari del Canavese, del Lago Maggiore e del Lago d’Iseo) sono esposte opere a carboncino che testimoniano la parte forse più significativa della produzione di Giancarlo Gasparin: la pittura sacra. Si tratta degli studi per i dipinti realizzati nelle chiese parrocchiali di Pralormo e Monastero di Lanzo e dei cartoni preparatori per gli spolveri usati nel restauro del Santuario di Marsaglia.
Sono trascorsi oltre 10 anni dall’ultima mostra personale di Gasparin, pittore professionista e restauratore a cui l’intenso lavoro quotidiano lascia poco tempo alla produzione di opere destinate ad esposizioni. Peraltro, la sua raffinata tecnica pittorica, che si ricollega alle esperienze dei grandi maestri del passato, richiede lunghi tempi di esecuzione. Eppure, per Gasparin, “La fretta è nemica dell’arte”, come recita il cartiglio appeso nel suo studio, in via San Tommaso 20, dove si respira l’atmosfera della bottega rinascimentale.
Lo stesso percorso formativo dell’artista conferma l’assonanza con i modelli della Classicità.
Alle deludenti aule accademiche, egli preferisce gli studi di stimati pittori: prima Sergio Tappero Merlo, esperto conoscitore delle tecniche degli antichi; poi il prof. Mario Caffaro Rore, allievo di Giacomo Grosso; quindi il prof. Gregorio Calvi di Bergolo, che gli trasmette l’amore per la pittura di paesaggio dell’Ottocento en plein air.
La frequentazione di questi maestri gli consente di raccogliere quella secolare cultura tecnica che negli stessi anni andava perdendosi negli ambienti istituzionali d’insegnamento, sacrificata all’imperativo della sperimentazione innovativa.
La vasta biblioteca del suo studio testimonia l’interesse per la pittura antica: il Rinascimento italiano, ma anche il Settecento e l’Ottocento, i fiamminghi (Rubens soprattutto) e gli olandesi.
“A volte - ammette - mi sento un po’ come quei cuochi che vanno a rintracciare antiche ricette che nessuno ricorda più e poi le ripropongono così com’erano”.
In particolare lo affascina Leonardo. Proprio seguendo i precetti del grande maestro, Gasparin disegna la sua “impresa” (ciò che oggi chiamiamo logo) che esprime l’essenza della sua personalità di artista: l’ostinata tensione alla perfezione, perseguita in speciale disposizione di astrazione spirituale e tramite la rigorosa padronanza delle tecniche e degli strumenti dell’arte.
Nature morte, ritratti, paesaggi, sono le principali occasioni di questo impegno ostinato di ricerca, in cui il disegno ha ruolo essenziale nel percorso di imitazione selettiva e trasfigurante della realtà.
A questa severa impostazione, risponde la scelta della tecnica pittorica indiretta: l’accurato disegno a carboncino costituisce il riferimento per la preparazione a monocromo che risolve lo studio del chiaro-scuro modulato finemente soffondendo con cura le pennellate; sul monocromo ben asciutto, sono applicati i colori a velature trasparenti.
Questa è la tecnica privilegiata da Gasparin, come lo fu dai maestri del Cinquecento, per l’efficacia nel conseguire fluida accuratezza mimetica e profondità plastica. A questo indirizzo risponde anche la scelta del supporto: non la tela, ma la tavola che - preparata con la giusta imprimitura, ben levigata e rigida - non crea intralci alle successive operazioni della pittura indiretta, specialmente alle fasi di velatura e sbozzo.
La mostra conta 67 opere che, pur nel rigore realistico, sospendono le immagini in un’avvincente dimensione poetica.
Oltre alle nature morte, ai ritratti ed ai paesaggi dipinti dal vero (i luoghi famigliari del Canavese, del Lago Maggiore e del Lago d’Iseo) sono esposte opere a carboncino che testimoniano la parte forse più significativa della produzione di Giancarlo Gasparin: la pittura sacra. Si tratta degli studi per i dipinti realizzati nelle chiese parrocchiali di Pralormo e Monastero di Lanzo e dei cartoni preparatori per gli spolveri usati nel restauro del Santuario di Marsaglia.
04
marzo 2006
Giancarlo Aleardo Garparin
Dal 04 al 25 marzo 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE FOGLIATO
Torino, Via Giuseppe Mazzini, 9, (Torino)
Torino, Via Giuseppe Mazzini, 9, (Torino)
Autore