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La città ritrovata
Modena nelle fotografie dell’archivio Testi e Gandolfi
Comunicato stampa
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Sabato 25 febbraio alle ore 17 inaugura, presso la sede delle Raccolte Fotografiche Modenesi Giuseppe Panini in Via Giardini 160, la mostra “La città ritrovata. Modena nelle fotografie dell’archivio Testi e Gandolfi”. Attraverso un centinaio di fotografie appositamente ristampate su carta baritata dalle antiche lastre, la mostra, promossa in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, riesce a regalare ai visitatori un nuovo sguardo sulla città dagli anni Dieci agli anni Cinquanta del Novecento e nello stesso tempo a tracciare un ritratto del ‘fotoreporter amatoriale’ Ferruccio Testi (1882 – 1958); un uomo dallo spirito eclettico, vero figlio del suo tempo, spesso accompagnato nella sua vastissima campagna fotografica dall’amico di sempre Odoardo Gandolfi (cancelliere al tribunale cittadino), il cui nome compare assieme al suo nella denominazione dell’archivio. Le fotografie esposte sono frutto di un lungo lavoro di selezione tra le oltre 13mila che compongono l’archivio recentemente acquistato dalle Raccolte Fotografiche Modenesi Giuseppe Panini. La mostra, curata da Paolo Battaglia e Stefano Bulgarelli, presenterà anche una selezione di fotografie stereoscopiche di Testi riproposte con la tecnica degli anaglifi, che permette ai visitatori attraverso l'uso di appositi occhiali, di coglierne l'effetto tridimensionale.
A rendere davvero interessante la riscoperta dell’attività di Testi e Gandolfi, è l’aspetto tutt’altro che secondario del loro essere entrambi fotografi amatoriali, “non professionisti”, che concepivano cioè la fotografia in una prospettiva più vicina al loro gusto individuale, al loro senso estetico e quindi con una spontaneità maggiore rispetto ai loro colleghi ‘professionisti’ che lavoravano su commissione. I primi decenni del secolo scorso erano gli anni in cui a Modena operavano gli studi fotografici Orlandini, Bandieri e Sorgato; affiancare a questi l’opera di Testi e Gandolfi significa fornire a quello sguardo aperto sulla città un nuovo e ricco ventaglio di punti di vista coi quali continuare a sondare la storia di Modena. Il fatto che Testi e Gandolfi fossero fotoamatori permette di avvertire maggiormente la loro personalità negli scatti, magari cogliendone una sottesa e privata componente autobiografica. E, fra i due, Testi era sicuramente la personalità di maggiore spicco. Parlando di lui non si possono non ricordare le sue grandi passioni e riconoscere come la fotografia fosse in grado di fondersi pienamente con queste. Il modenese Ferruccio Testi, agevolato dalla solida posizione economica di cui godeva la famiglia (il padre era titolare di una prosperosa azienda in città di distribuzione di bibite, birra, acque minerali e vini di marca), ebbe modo fin da giovane di coltivare i suoi molteplici interessi: l’amore per lo sport nelle più diverse forme (l’automobilismo sportivo, il ciclismo, l’ippica, l’aviazione, il motociclismo e il calcio, al punto da essere nel 1912 tra i fondatori del Modena F.C.), la lirica e il canto in genere (dal 1939 al ‘49 fu presidente della ‘Corale Rossini’) e l’allevamento di colombi viaggiatori. Attraverso migliaia di scatti Testi documenta e testimonia tutte queste sue grandi passioni, offrendo un vastissimo repertorio di storie ‘minori’ ma dall’indiscusso valore storico e culturale. I suoi interessi vivono in Testi fusi gli uni con gli altri; così, alla pari di un sorpasso in una gara automobilistica o un azione calcistica sapientemente immortalata nella sua unicità, Testi ha fissato nell’immagine fotografica i più diversi momenti della vita di Modena, dagli episodi politici o culturali più rilevanti, a situazioni ‘minori’ ma che comunque gli comunicavano curiosità e interesse.
Fra le fotografie esposte, scelte a testimoniare gli eventi ‘macroscopici’ e di primaria importanza nella storia cittadina, ci sono, per esempio, quelle dell’abbattimento delle case per la realizzazione di Piazza Matteotti, dell’edificazione del monumento ai Caduti, dello spostamento di ‘monumenti’ celebri nell’immagine della città come la Preda Ringadora che nel 1936, dal Palazzo dei musei venne trasferita nell’area antistante lo scala d’ingresso di Palazzo Comunale o lo ‘smontaggio’ del monumento a Vittorio Emanuele II°, che da Largo Garibaldi venne spostato in Piazzale Risorgimento; e ancora l’inaugurazione del Mercato coperto nel 1931, i sontuosi funerali di Virgina Reiter e poi gli immancabili banchi in Piazza Grande o le lavandaie sui canali che scorrevano attorno le mura della città, le nuove vedute delle porte cittadine, la visita in città del re Vittorio Emanuele III° e Umberto di Savoia, quella di Mussolini nel 1921 che lo vide protagonista di un comizio in Piazza Sant’Agostino e le visite in Accademia dei gerarchi Ciano, Starace e Farinacci. Durante il Fascismo, grazie alla preziosa documentazione fotografica di Testi e Gandolfi, emerge il ritratto di una Modena che vive nella spettacolarizzazione degli eventi di piazza e delle feste imposte dal regime: dalla trebbiatura del grano cresciuto negli ‘orti di guerra’, alla Festa dell’uva, a quella del riso e a quella dei ‘balconi fioriti’ organizzata dall’Opera Nazionale Dopolavoro. A queste si affiancano immagini di una cerimonia organizzata per la partenza dei soldati modenesi. Fra le foto di epoca fascista ci sono alcuni scatti che ritraggono un Mussolini più intimo al mare con la famiglia.
Alla documentazioni di questi eventi si affiancano scatti dedicati ad episodi ‘minori’, ma ugualmente permeati da un indiscusso valore storico e culturale come la corsa dei camerieri in Piazza Grande nel 1934, la sfilata di un circo e di scenografici carri allegorici per le vie del centro in occasione di un carnevale, la costruzione delle tribune dello Stadio Braglia e il ‘ritratto’ di un gregge di pecore che attraversa una parte della città. Di estremo interesse sono alcune fotografie eseguite nel difficile biennio 1943 – ’45.
La grande passione di Testi verso lo sport, viene invece testimoniata da fotografie realizzate in occasione di gare automobilistiche, tra cui quella del primo circuito automobilistico modenese del 5 giugno 1927, gare ciclistiche e motociclistiche, e ritratti di Enzo Ferrari, Tazio Nuvolari, Fausto Coppi e Gino Bartali. A questi si affiancano i ritratti dei grandi nomi della lirica come Beniamino Gigli, o Giuseppe Di Stefano, spesso ospiti assieme agli altri ‘grandi’ del celebre ‘Bettolino’, la stanza al primo piano della sua casa in Rua Muro, che divenne sede nel giro di poco tempo, di un cenacolo gastronomico che univa personalità di spicco all’insegna della più genuina e fraterna convivialità. Era questo il segno e il coronamento di una modenesità non provinciale, poiché nutrita di una sensibilità tutta novecentesca, in cui la ricchezza della cucina locale e la poliedrica personalità di Testi affiancava culture e saperi diversi, all’insegna del dialogo e del rispetto reciproco.
Ferruccio Testi e Odoardo Gandolfi si pongono a loro modo come degli storici, seppur di una storia ‘minore’: ed è con questo spirito che bisogna guardare le loro fotografie e vederle connesse ad una storia contemporaneamente privata e collettiva, in quanto documenti frutto di un gusto individuale ma di fondamentale importanza nella costituzione di una identità che voglia essere, prima di tutto, cosciente senso d’appartenenza ad un territorio, ad una città e ad una storia con la maiuscola.
Ad arricchire la mostra anche alcuni numeri della Rivista “La settimana modenese” grazie ai quali sarà possibile confrontare su uno stesso avvenimento la fantasiosa matita di Mario Molinari e gli scatti di Testi e Gandolfi
A rendere davvero interessante la riscoperta dell’attività di Testi e Gandolfi, è l’aspetto tutt’altro che secondario del loro essere entrambi fotografi amatoriali, “non professionisti”, che concepivano cioè la fotografia in una prospettiva più vicina al loro gusto individuale, al loro senso estetico e quindi con una spontaneità maggiore rispetto ai loro colleghi ‘professionisti’ che lavoravano su commissione. I primi decenni del secolo scorso erano gli anni in cui a Modena operavano gli studi fotografici Orlandini, Bandieri e Sorgato; affiancare a questi l’opera di Testi e Gandolfi significa fornire a quello sguardo aperto sulla città un nuovo e ricco ventaglio di punti di vista coi quali continuare a sondare la storia di Modena. Il fatto che Testi e Gandolfi fossero fotoamatori permette di avvertire maggiormente la loro personalità negli scatti, magari cogliendone una sottesa e privata componente autobiografica. E, fra i due, Testi era sicuramente la personalità di maggiore spicco. Parlando di lui non si possono non ricordare le sue grandi passioni e riconoscere come la fotografia fosse in grado di fondersi pienamente con queste. Il modenese Ferruccio Testi, agevolato dalla solida posizione economica di cui godeva la famiglia (il padre era titolare di una prosperosa azienda in città di distribuzione di bibite, birra, acque minerali e vini di marca), ebbe modo fin da giovane di coltivare i suoi molteplici interessi: l’amore per lo sport nelle più diverse forme (l’automobilismo sportivo, il ciclismo, l’ippica, l’aviazione, il motociclismo e il calcio, al punto da essere nel 1912 tra i fondatori del Modena F.C.), la lirica e il canto in genere (dal 1939 al ‘49 fu presidente della ‘Corale Rossini’) e l’allevamento di colombi viaggiatori. Attraverso migliaia di scatti Testi documenta e testimonia tutte queste sue grandi passioni, offrendo un vastissimo repertorio di storie ‘minori’ ma dall’indiscusso valore storico e culturale. I suoi interessi vivono in Testi fusi gli uni con gli altri; così, alla pari di un sorpasso in una gara automobilistica o un azione calcistica sapientemente immortalata nella sua unicità, Testi ha fissato nell’immagine fotografica i più diversi momenti della vita di Modena, dagli episodi politici o culturali più rilevanti, a situazioni ‘minori’ ma che comunque gli comunicavano curiosità e interesse.
Fra le fotografie esposte, scelte a testimoniare gli eventi ‘macroscopici’ e di primaria importanza nella storia cittadina, ci sono, per esempio, quelle dell’abbattimento delle case per la realizzazione di Piazza Matteotti, dell’edificazione del monumento ai Caduti, dello spostamento di ‘monumenti’ celebri nell’immagine della città come la Preda Ringadora che nel 1936, dal Palazzo dei musei venne trasferita nell’area antistante lo scala d’ingresso di Palazzo Comunale o lo ‘smontaggio’ del monumento a Vittorio Emanuele II°, che da Largo Garibaldi venne spostato in Piazzale Risorgimento; e ancora l’inaugurazione del Mercato coperto nel 1931, i sontuosi funerali di Virgina Reiter e poi gli immancabili banchi in Piazza Grande o le lavandaie sui canali che scorrevano attorno le mura della città, le nuove vedute delle porte cittadine, la visita in città del re Vittorio Emanuele III° e Umberto di Savoia, quella di Mussolini nel 1921 che lo vide protagonista di un comizio in Piazza Sant’Agostino e le visite in Accademia dei gerarchi Ciano, Starace e Farinacci. Durante il Fascismo, grazie alla preziosa documentazione fotografica di Testi e Gandolfi, emerge il ritratto di una Modena che vive nella spettacolarizzazione degli eventi di piazza e delle feste imposte dal regime: dalla trebbiatura del grano cresciuto negli ‘orti di guerra’, alla Festa dell’uva, a quella del riso e a quella dei ‘balconi fioriti’ organizzata dall’Opera Nazionale Dopolavoro. A queste si affiancano immagini di una cerimonia organizzata per la partenza dei soldati modenesi. Fra le foto di epoca fascista ci sono alcuni scatti che ritraggono un Mussolini più intimo al mare con la famiglia.
Alla documentazioni di questi eventi si affiancano scatti dedicati ad episodi ‘minori’, ma ugualmente permeati da un indiscusso valore storico e culturale come la corsa dei camerieri in Piazza Grande nel 1934, la sfilata di un circo e di scenografici carri allegorici per le vie del centro in occasione di un carnevale, la costruzione delle tribune dello Stadio Braglia e il ‘ritratto’ di un gregge di pecore che attraversa una parte della città. Di estremo interesse sono alcune fotografie eseguite nel difficile biennio 1943 – ’45.
La grande passione di Testi verso lo sport, viene invece testimoniata da fotografie realizzate in occasione di gare automobilistiche, tra cui quella del primo circuito automobilistico modenese del 5 giugno 1927, gare ciclistiche e motociclistiche, e ritratti di Enzo Ferrari, Tazio Nuvolari, Fausto Coppi e Gino Bartali. A questi si affiancano i ritratti dei grandi nomi della lirica come Beniamino Gigli, o Giuseppe Di Stefano, spesso ospiti assieme agli altri ‘grandi’ del celebre ‘Bettolino’, la stanza al primo piano della sua casa in Rua Muro, che divenne sede nel giro di poco tempo, di un cenacolo gastronomico che univa personalità di spicco all’insegna della più genuina e fraterna convivialità. Era questo il segno e il coronamento di una modenesità non provinciale, poiché nutrita di una sensibilità tutta novecentesca, in cui la ricchezza della cucina locale e la poliedrica personalità di Testi affiancava culture e saperi diversi, all’insegna del dialogo e del rispetto reciproco.
Ferruccio Testi e Odoardo Gandolfi si pongono a loro modo come degli storici, seppur di una storia ‘minore’: ed è con questo spirito che bisogna guardare le loro fotografie e vederle connesse ad una storia contemporaneamente privata e collettiva, in quanto documenti frutto di un gusto individuale ma di fondamentale importanza nella costituzione di una identità che voglia essere, prima di tutto, cosciente senso d’appartenenza ad un territorio, ad una città e ad una storia con la maiuscola.
Ad arricchire la mostra anche alcuni numeri della Rivista “La settimana modenese” grazie ai quali sarà possibile confrontare su uno stesso avvenimento la fantasiosa matita di Mario Molinari e gli scatti di Testi e Gandolfi
25
febbraio 2006
La città ritrovata
Dal 25 febbraio al 25 aprile 2006
fotografia
Location
FOTOMUSEO GIUSEPPE PANINI
Modena, Via Pietro Giardini, 160, (Modena)
Modena, Via Pietro Giardini, 160, (Modena)
Orario di apertura
lunedì 15-17; da martedì a venerdì 9,30-12 e 15-17; sabato e domenica 10-13 e 15-19
Vernissage
25 Febbraio 2006, ore 17
Ufficio stampa
CONTESTO