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Moreno Gentili – Series
Series, recente work in progress di Moreno Gentili, raccoglie insieme e compone alcuni orientamenti presenti nelle produzioni dell’autore da anni, fin dai suoi esordi, qui portati a maturazione
Comunicato stampa
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Series, recente work in progress di Moreno Gentili, raccoglie insieme e compone alcuni orientamenti presenti nelle produzioni dell’autore da anni, fin dai suoi esordi, qui portati a maturazione.
Il progetto ha un complesso impianto di tipo binario, e vede alcuni elementi fondamentali della poetica di Gentili unirsi a coppie e tendere a completarsi. Le coppie più rilevanti sono senza dubbio l’immagine e la parola, da un lato, la natura/i luoghi e la storia/la politica come pensiero che accompagna la vita, dall’altro.
A queste coppie principali possiamo aggiungerne un’altra: il mondo delle immagini in bianco e nero e quello delle immagini a colori, due codici della fotografia che l’autore utilizza e alterna liberamente. Dà forma finale al lavoro e crea il tessuto per questo schema che vorremmo definire multi-binario una pratica narrativa che funziona per sequenze, o meglio gruppi di immagini, un metodo al quale l’autore, sensibile ai codici cinematografici, è da sempre fedele. Non si tratta però di tradizionali percorsi narrativi, ma di processi di germinazione di una immagine dall’altra, che indicano che Gentili opera in modo aperto, precisando e ribadendo il suo discorso lungo la strada. Infine, un’ulteriore modalità che appartiene da molti anni all’autore e che segna il suo lavoro è la rotazione costante dell’orizzonte, che destabilizza leggermente la visione ma al tempo stesso le conferisce una sorta di completamento, di arrotondamento, rivelando nuovamente la possibilità di una continua apertura del discorso visivo.
In Series troviamo sequenze di fotografie di formato quadrato di luoghi naturali (il mare, il bosco, il bosco innevato, il fiume, la montagna, la montagna innevata), ma anche di alcuni luoghi di chiusura e di costrizione costruiti dall’uomo, luoghi della storia difficile e senza pace degli uomini. Ma in ognuna delle sequenze uno dei quadrati che “sarebbe” una fotografia è completamente ed esattamente occupato da un testo. La scrittura, che Gentili pratica dall’adolescenza e che ha utilizzato a più riprese sia nella forma della prosa che della poesia, sia come espressione autonoma, sia invece talvolta accostata alla fotografia, tende qui idealmente a una vera e propria integrazione con l’immagine, entrando nella struttura forte progettata per la sequenza, e, si potrebbe dire, nel corpo stesso del lavoro fotografico. Come tessere di un domino, fotografie e testi si cercano e si accostano. Immagini e parole si comportano “come se” fossero la stessa cosa, senza esserlo. I testi parlano di grandi temi della vita e della storia dell’uomo contemporaneo, fra guerra e amore, libertà e desiderio, tecnologia e futuro, fra morte e memoria, passione e nostalgia, identità, tortura, paura, democrazia, tempo, coraggio. Sono testi cadenzati, sincopati, così come insistite e reiterative, sono le sequenze fotografiche, che mostrano luoghi netti, essenziali. Le parole assumono tono politico (nel senso umano e originario del termine), talvolta anche etico, e sentimentale a fasi alterne, rivelando ancora una volta quanto forte sia nell’autore l’imperativo a vivere la creatività, l’espressività stessa nella forma ideale di una tendenziale completezza che unisce il piano estetico a quello politico.
Fotografare e scrivere è come vivere, ci dice l’autore. Se disponiamo del linguaggio della parola e di quello dell’immagine (qui immagine tecnologica), perché non unirli e strutturarli in una possibile sintassi?
E se la vita umana si gioca fra natura e storia, crudi istinti e dovere di civiltà, fra bellezza originaria del mondo e azione complessa e a volte dura della politica, perché non porre questi elementi in dialogo fra loro?
Roberta Valtorta
18 gennaio 2006
Il progetto ha un complesso impianto di tipo binario, e vede alcuni elementi fondamentali della poetica di Gentili unirsi a coppie e tendere a completarsi. Le coppie più rilevanti sono senza dubbio l’immagine e la parola, da un lato, la natura/i luoghi e la storia/la politica come pensiero che accompagna la vita, dall’altro.
A queste coppie principali possiamo aggiungerne un’altra: il mondo delle immagini in bianco e nero e quello delle immagini a colori, due codici della fotografia che l’autore utilizza e alterna liberamente. Dà forma finale al lavoro e crea il tessuto per questo schema che vorremmo definire multi-binario una pratica narrativa che funziona per sequenze, o meglio gruppi di immagini, un metodo al quale l’autore, sensibile ai codici cinematografici, è da sempre fedele. Non si tratta però di tradizionali percorsi narrativi, ma di processi di germinazione di una immagine dall’altra, che indicano che Gentili opera in modo aperto, precisando e ribadendo il suo discorso lungo la strada. Infine, un’ulteriore modalità che appartiene da molti anni all’autore e che segna il suo lavoro è la rotazione costante dell’orizzonte, che destabilizza leggermente la visione ma al tempo stesso le conferisce una sorta di completamento, di arrotondamento, rivelando nuovamente la possibilità di una continua apertura del discorso visivo.
In Series troviamo sequenze di fotografie di formato quadrato di luoghi naturali (il mare, il bosco, il bosco innevato, il fiume, la montagna, la montagna innevata), ma anche di alcuni luoghi di chiusura e di costrizione costruiti dall’uomo, luoghi della storia difficile e senza pace degli uomini. Ma in ognuna delle sequenze uno dei quadrati che “sarebbe” una fotografia è completamente ed esattamente occupato da un testo. La scrittura, che Gentili pratica dall’adolescenza e che ha utilizzato a più riprese sia nella forma della prosa che della poesia, sia come espressione autonoma, sia invece talvolta accostata alla fotografia, tende qui idealmente a una vera e propria integrazione con l’immagine, entrando nella struttura forte progettata per la sequenza, e, si potrebbe dire, nel corpo stesso del lavoro fotografico. Come tessere di un domino, fotografie e testi si cercano e si accostano. Immagini e parole si comportano “come se” fossero la stessa cosa, senza esserlo. I testi parlano di grandi temi della vita e della storia dell’uomo contemporaneo, fra guerra e amore, libertà e desiderio, tecnologia e futuro, fra morte e memoria, passione e nostalgia, identità, tortura, paura, democrazia, tempo, coraggio. Sono testi cadenzati, sincopati, così come insistite e reiterative, sono le sequenze fotografiche, che mostrano luoghi netti, essenziali. Le parole assumono tono politico (nel senso umano e originario del termine), talvolta anche etico, e sentimentale a fasi alterne, rivelando ancora una volta quanto forte sia nell’autore l’imperativo a vivere la creatività, l’espressività stessa nella forma ideale di una tendenziale completezza che unisce il piano estetico a quello politico.
Fotografare e scrivere è come vivere, ci dice l’autore. Se disponiamo del linguaggio della parola e di quello dell’immagine (qui immagine tecnologica), perché non unirli e strutturarli in una possibile sintassi?
E se la vita umana si gioca fra natura e storia, crudi istinti e dovere di civiltà, fra bellezza originaria del mondo e azione complessa e a volte dura della politica, perché non porre questi elementi in dialogo fra loro?
Roberta Valtorta
18 gennaio 2006
25
febbraio 2006
Moreno Gentili – Series
Dal 25 febbraio all'undici aprile 2006
fotografia
Location
GALLERIA ESTRO
Padova, Via San Prosdocimo, 30, (Padova)
Padova, Via San Prosdocimo, 30, (Padova)
Orario di apertura
da martedì al sabato 14-20
Vernissage
25 Febbraio 2006, ore 18
Autore