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Vittorio Balsebre – E’ un manifesto lacerato o una poesia trovata? per me i titoli non contano
Un doveroso omaggio ad un grande artista contemporaneo, di origine piemontese ma orami “figlio del Salento”, ospite d’onore della festa per il decimo anniversario dalla costituzione dell’associazione leccese
Comunicato stampa
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Un polemico-profetico aforisma del "Balsebre pensiero" è anche il titolo di una mostra dello stesso Vittorio Balsebre che si inaugura mercoledì 8 febbraio 2006 nella sede del Raggio Verde a Lecce. Un doveroso omaggio ad un grande artista contemporaneo, di origine piemontese ma orami "figlio del Salento", ospite d'onore della festa per il decimo anniversario dalla costituzione dell'associazione leccese, uno spazio aperto all'arte, all'incontro e al confronto perchè la cultura non è una prerogativa èlitaria ma è di tutti e non ha confini. E i titoli non contano quando sinergicamente si possono unire le forze e realizzare i sogni.
Anche Vittorio Balsebre ne aveva uno.
Da bambino voleva fare l'architetto. Oggi Vittorio Balsebre è una delle voci più autorevoli dell’arte e della critica italiana.
L'architettura era il suo sogno quando bambino dalla cima dei monti della Lucania, a Chiaromonte, saliva ad 800 metri di quota per guardare le nuvole e il loro mutevole aspetto. "Già allora inconsciamente ammiravo l’astrazione delle parvenze della natura che “pochi” sanno vedere - racconta. “Noi cerchiamo di individuare in esse delle figure, perchè è nella nostra natura tendere a ricostruire forme già note, ma in realtà le nuvole hanno una loro forma. Solo più tardi ho capito perchè ne ero così affascinato: c'è dentro di me qualcosa, una naturale tendenza estetica verso forme che si usano definire astratte".
Vittorio Balsebre, con i suoi ottantanove anni, continua a lavorare con entusiasmo nello studio della sua casa a Lecce e si prepara per una nuova mostra. In rassegna una serie di collages, opere realizzate frammentando - come spiega lui stesso - fotografie o pagine di riviste patinate: “frammenti di una poetica del bello che attinge al quotidiano colto in un processo di astrazione e che servono all'artista come possibilità per realizzare nuove sperimentazioni cromatiche”. La sperimentazione è il suo “credo” artistico volto alla ricerca di nuovi linguaggi espressivi e di tecniche possibili. “Perchè l’arte è una continua avanguardia, una continua astrazione dell’immagine. Il realismo non esiste, esiste la percezione del reale, quello che noi riteniamo reale è la percezione, non la cosa in sé".
In un viaggio a ritroso nel tempo, con emozione, racconta il suo girovagare tra le città grandi e piccole d’Italia, da Padova a Napoli, da Palermo a Roma dove alla fine degli anni Quaranta, entra in contatto con il Gruppo Forma Uno e una profonda amicizia lo lega in particolare a Dorazio, Perilli, Accardi, Consagra. Sono anni difficili nella Roma postbellica ma piena di fermenti culturali nella breve e intensa via Margutta, lì ha la possibilità di relazionarsi con gli artisti e personaggi di spicco dell’arte italiana. Conosce, tra gli altri, De Chirico, Balla, Guttuso.
Ho sempre cercato una mia poetica al di fuori di qualsiasi 'moda' e 'accademia'.
Una poetica che cerca di indagare nell’interiorità. Sia delle cose, sia dei pensieri. Elaborando così un suo stile dove determinante è il “segno”: il suo linguaggio "criptico" per esprimersi, leggere la Natura. Sin dai tempi di Matera dove osservando alcuni muri di tufo corrosi dal tempo cominciò a fotografare quel microcosmo dell'arte, apparentemente lontanissimo dalla realtà, ma che lo affascinava e lo affascina tuttora. “Non mi interessava fotografare i Sassi come in quello stesso periodo faceva Henri Cartier Bresson” – rivela ripensando agli inizi degli anni Cinquanta. Fu allora che fondò il gruppo “Sintesis” e la fotografia divenne un mezzo per indagare non le forme del reale ma mirabile strumento per dimostrare che l'arte nella Natura è astratta . Poi dalla fine degli anni Sessanta, approda a Lecce, dove tuttora risiede e lavora. Qui entra in contatto con il mondo culturale e artistico salentino, dando luogo a diverse esperienze artistiche tra le quail la fondazione con Leo e Corallo del Gruppo Gramma e l’adesione al Gruppo D’Arte Genetica ideato da Francesco Saverio Dòdaro.
Il prossimo 9 aprile, compirà novant’anni che vive con un entusiasmo e una lucidità invidiabile. In occasione dellasua personale, allestita per il decimo anniversario dell’associazione Raggio Verde,vengono presentati al pubblico i lavori di “collaggio” (lo preferisce al vocabolo francese) che ha realizzato in questi mesi. Lavori di grande impatto visivo nei quali è possibile rintracciare la sua poetica e la sua stessa vita, un'esistenza, lasua, interamente dedicata all'Arte. Quell'arte intesa come splendida astrazione, raccontata nei collages mettendo insieme fotografie "frammenti della parvenza del reale"che dannoal poeta-pittore la possibilità di "offrire una immagine autentica e singolare". E dietro ogni lavoro, accanto al segno, la scrittura che, come un fiume in piena, ripercorre gli incontri, le situazioni, le intuizioniche lui da notevole "sperimentatore" così come lo ha definito Lucio Galante- ha vissuto pienamente senza seguire mai il "tempo corrente, popolare, colto o accademico o la 'moda' del fare". Antonietta Fulvio
Vittorio Balsebre - cenni biografici
Nato a Candelo, un piccolo centro a 4 km da Biella, Vittorio Balsebre sin dalla sua infanzia gira in lungo e in largo per l'Italia da Venezia, a Napoli, da Palermo a Pesaro, Bologna, Roma, Matera e a Lecce, dove da anni risiede e lavora. Città grandi e piccole che hanno profondamente influito sulla sua formazione: da Chiaromonte piccolo centro della Lucania ,dove lui stesso racconta scopre la passione per il disegno: la maestra delle elementari lo chiamava "il pittore" per la sua abilità. Abilità che si affina anche con gli studi di disegno industriale - all'epoca per poter diventare architetto l'unica strada era proprio la scuola industriale. Ma determinante è la visita alla Galleria d'arte moderna di Roma dove la scultura del Medardo Rosso lo affascina letteralmente: ha solo quindici anni ma comprende in quel momento che l'arte è e sarà tutta la sua vita. Sul finire degli anni Quaranta, nel 1947, è a Roma dove segue le lezioni di Lionello Venturi. Nella capitale incontra molti dei nomi di spicco dell'arte contemporanea italiana tra i quali De Chirico, Balla, Trombadori, Guttuso, Del Guercio e in particolar modo si lega agli artisti di Forma Uno tra i quali Dorazio, Perilli, Accardi, Consagra con i quali condivide gli anni duri della Roma postbellica, anni difficili ma intensi nella storica via Margutta. Dal 1957 al 1965 vive a Matera. In quel periodo proprio mentre nella città lucana giunge Henri Cartier Bresson a fotografare i Sassi, Vittorio Balsebre comincia a scattare anche lui foto ma in modo diverso: alla spasmodica ricerca di una sua poetica, al di fuori di qualsiasi "moda" e "accademia" Balsebre è attratto dalle forme che scavano taluni muri di tufo corrosi dal tempo, un microcosmo non facilmente percebile. Fonda allora il gruppo “Sintesis” e la fotografia diventa un mezzo per indagare non le forme del reale ma quelle figurazioni astratte che solo "pochi" sanno vedere e dimostrare che l'arte nella Natura è astratta e l'arte fotografica diventa un meccanismo che si impossessa di un fenomeno. Infine a Lecce entra in contatto con il mondo culturale e artistico salentino dando luogo a diverse esperienze artistiche tra cui anche il Gruppo Gramma con Leo e Corallo. Con Francesco Saverio Dòdaro ideatore del Gruppo d'Arte Genetica, condivide la poetica dell'arte intesa come processo genetico e collabora con il gruppo , in questo periodo produce una serie di lavori i “Diari intimi” con i quali mette in relazione arte e scienza. Da grande e infaticabile sperimentatore – come lo ha definito Lucio Galante - accanto all'intensa attività artistica, che lo ha visto concepire sperimentazioni come il cavismo e i fotograffiti e occuparsi di poesia visiva e di mail-art, ha svolto anche una intensa attività critica la cui sintesi, "Materiali per una storia dell'avanguardia nel Salento (anni '60 -'80) è stata pubblicata su "Sallentum" e nel volume "Rassegna dell'arte in Puglia, 1943-1993", Taranto ed.
08
febbraio 2006
Vittorio Balsebre – E’ un manifesto lacerato o una poesia trovata? per me i titoli non contano
Dall'otto al 28 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
ASSOCIAZIONE IL RAGGIO VERDE
Lecce, Via Federico D'aragona, 14, (Lecce)
Lecce, Via Federico D'aragona, 14, (Lecce)
Orario di apertura
tutti i giorni 18-21
Vernissage
8 Febbraio 2006, ore 20
Autore