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Amato Crisafulli
immagini di Serafino Amato a fianco del lavoro teatrale di Fabrizio Crisafulli
Comunicato stampa
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Una serie di fotografie di Serafino Amato vengono esposte al Teatro Furio Camillo in occasione della presentazione nello stesso teatro dell’ultimo spettacolo di Fabrizio Crisafulli, Senti. E’ infatti attorno alla ricerca teatrale di Crisafulli che le immagini in mostra sono nate. Non come documentazione degli spettacoli, né per un loro utilizzo in scena; ma - come chiariscono meglio i testi dei due autori riportati qui di seguito - quale ricerca autonoma e parallela. Che, con modalità assolutamente originale nel rapporto fotografia-teatro, ha costituito una sorta di condivisione e di fiancheggiamento nel tempo del processo di creazione scenica di Crisafulli e degli altri autori coinvolti negli spettacoli, come - nel caso del lavoro dedicato ad Ingeborg Bachmann - Daria Deflorian. La fotografia, quindi, non come strumento di registrazione o di contributo visivo, ma mezzo per comprendere meglio le questioni del teatro. Per affrontare le sue tensioni, le sue parole, le sue immagini.
Gli impulsi che guidano i nostri desideri cambiano nel tempo. Le spinte che diamo alle nostre scelte sono soggette al desiderio. Inseguire nella notte, appena rischiarata dalla luna, su un vulcano in quel momento in eruzione, delle giovani ragazze, sostenuto e sospinto da un amico, è di sicuro atto morboso.
La nostra camera oscura, intendo, quello che accade nel nostro petto, agisce in negativo, si rivela come in sogno, come è rivelata la luce che scava la pellicola fino alla trasparenza.
Ora, se il buio è custode di pesantezze che non ci é dato rivelare, correrci in mezzo richiede leggerezza.
Serafino Amato, gennaio 2006
Con Serafino abbiamo cercato (e trovato, credo) un modo produttivo di rapportare la fotografia al teatro. Di rendere la fotografia partecipe del processo di costruzione dello spettacolo. E il teatro della creazione fotografica. Era già avvenuto con quelli che chiamavamo i “braccamenti” notturni sulle “sciare” dell’Etna delle ragazze del Pudore bene in vista. Le ragazze fuggivano al buio - in una situazione di pericolo per l’oscurità e il terreno lavico accidentato - cercando di non farsi “acchiappare” dal flash del fotografo-inseguitore. Durante la corsa Serafino non guardava in macchina. La teneva sopra la testa, puntata in avanti: più arma che occhio. Io lo sorreggevo dalla cintura, da dietro, per non farlo cadere, guardando a terra, e tenendo a mia volta in alto il flash. Le ragazze cercavano di sfuggire ai lampi di luce con continue deviazioni.
Quella specie di performance ad uso interno della compagnia fu un modo - nel periodo di preparazione dello spettacolo - di comprendere meglio il rapporto che la luce instaurava in scena con le attrici. Che della luce dovevano seguire indicazioni, spostamenti, marcature nello spazio. Che avevano spesso la luce negli occhi. Che erano soggette ai proiettori. I quali indicavano loro, in maniera estremamente precisa, posizioni, tempi, movimenti. Ma allo stesso tempo suggerivano spiragli, cunicoli, rivincite del corpo, vie di fuga, gioco, ribaltamento.
Serafino ha inoltre realizzato, nel periodo di lavoro sulla Bachmann, grandi immagini ispirate a parole-chiave indicategli da Daria (Daria Deflorian, attrice, coautrice e drammaturga dello spettacolo, n.d.r.), che entrarono a far parte dell’immaginario dello spettacolo. Ha poi seguito alcuni momenti di vita quotidiana della compagnia che in occasione delle sedute fotografiche divenivano un piccolo “teatro” privato, carico di idee anche per il nostro lavoro.
Per Le addormentate (spettacolo ispirato a La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata, n.d.r.), abbiamo realizzato ancora una “performance” interna alla compagnia.
Ci interessava in quel caso comprendere meglio il rapporto tra una persona nuda e sveglia (come il vecchio Eguchi) ed una ragazza nuda e addormentata (come le “addormentate” del racconto). A questo si è aggiunto - di differente rispetto a Kawabata - un ulteriore punto di osservazione (che potrebbe corrispondere al lettore): quello dell’intera compagnia che durante la seduta attorniava il “set” fotografico, seguendone in silenzio le vicende.
Serafino, nudo, con la macchina fotografica, esplorava da vicino il corpo nudo di Francesca (Francesca Limana: una delle attrici dello spettacolo, n.d.r.), a terra sul lettino.
Dopo una prima fase un po’ innaturale, di imbarazzo, di ambientamento del gruppo e di Serafino stesso, i suoi movimenti hanno cominciato a risentire degli impulsi silenziosi di quel corpo. I suoi spostamenti in avanti, indietro, attorno ad esso, sembravano seguire quei sentimenti di tenerezza, meraviglia, aggressività, curiosità, vicinanza, violenza, distanza, che - come nel romanzo di Kawabata - di volta in volta il corpo nudo, inerme e disponibile, può suscitare. Serafino era attratto e respinto, intimorito e galvanizzato. Come nel romanzo, c’erano sentimenti apparentemente opposti, ma che erano assolutamente parte della stessa realtà.
Fabrizio Crisafulli, 2003
(da: Taccuini, in Lingua stellare. Il teatro di Fabrizio Crisafulli, 1991-2002, a cura di Simonetta Lux, Lithos, Roma, 2003).
SERAFINO AMATO
si è formato nell’ambito della ricerca teatrale romana, collaborando dall’inizio del 1980 alle performance di Benedetto ed Esmeralda Simonelli. Il suo lavoro si è negli anni concentrato sulla fotografia e sul video d’arte.
Fra le sue principali mostre e opere-video:
Sull’astrazione, 1986
Millenovecentocinquantasette: viaggio negli USA, 1988
Segnavia, 1989
Chiamo montagna anche una collina, 1991
Emblémata, 1994
Ihr Worte: dieci parole da Ingeborg Bachmann, 1994
Cattivi Servizi, 1997
Pallido Pallido, 1998
Infinities di Luca Ronconi e John Barrow, 2002 (documentazione fotografica e video)
Racconti a vegetali, 2002 (video)
Appunti per operette morali, 2003
Note a margine del Ta’ziyé di Abbas Kiarostami, 2003 (video)
Era Moravia, 2003 (video)
Ascesi, 2003 (video)
75 radici, 2004 (video)
R.L.C. scrittore d’acqua, 2005 (video)
Gli impulsi che guidano i nostri desideri cambiano nel tempo. Le spinte che diamo alle nostre scelte sono soggette al desiderio. Inseguire nella notte, appena rischiarata dalla luna, su un vulcano in quel momento in eruzione, delle giovani ragazze, sostenuto e sospinto da un amico, è di sicuro atto morboso.
La nostra camera oscura, intendo, quello che accade nel nostro petto, agisce in negativo, si rivela come in sogno, come è rivelata la luce che scava la pellicola fino alla trasparenza.
Ora, se il buio è custode di pesantezze che non ci é dato rivelare, correrci in mezzo richiede leggerezza.
Serafino Amato, gennaio 2006
Con Serafino abbiamo cercato (e trovato, credo) un modo produttivo di rapportare la fotografia al teatro. Di rendere la fotografia partecipe del processo di costruzione dello spettacolo. E il teatro della creazione fotografica. Era già avvenuto con quelli che chiamavamo i “braccamenti” notturni sulle “sciare” dell’Etna delle ragazze del Pudore bene in vista. Le ragazze fuggivano al buio - in una situazione di pericolo per l’oscurità e il terreno lavico accidentato - cercando di non farsi “acchiappare” dal flash del fotografo-inseguitore. Durante la corsa Serafino non guardava in macchina. La teneva sopra la testa, puntata in avanti: più arma che occhio. Io lo sorreggevo dalla cintura, da dietro, per non farlo cadere, guardando a terra, e tenendo a mia volta in alto il flash. Le ragazze cercavano di sfuggire ai lampi di luce con continue deviazioni.
Quella specie di performance ad uso interno della compagnia fu un modo - nel periodo di preparazione dello spettacolo - di comprendere meglio il rapporto che la luce instaurava in scena con le attrici. Che della luce dovevano seguire indicazioni, spostamenti, marcature nello spazio. Che avevano spesso la luce negli occhi. Che erano soggette ai proiettori. I quali indicavano loro, in maniera estremamente precisa, posizioni, tempi, movimenti. Ma allo stesso tempo suggerivano spiragli, cunicoli, rivincite del corpo, vie di fuga, gioco, ribaltamento.
Serafino ha inoltre realizzato, nel periodo di lavoro sulla Bachmann, grandi immagini ispirate a parole-chiave indicategli da Daria (Daria Deflorian, attrice, coautrice e drammaturga dello spettacolo, n.d.r.), che entrarono a far parte dell’immaginario dello spettacolo. Ha poi seguito alcuni momenti di vita quotidiana della compagnia che in occasione delle sedute fotografiche divenivano un piccolo “teatro” privato, carico di idee anche per il nostro lavoro.
Per Le addormentate (spettacolo ispirato a La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata, n.d.r.), abbiamo realizzato ancora una “performance” interna alla compagnia.
Ci interessava in quel caso comprendere meglio il rapporto tra una persona nuda e sveglia (come il vecchio Eguchi) ed una ragazza nuda e addormentata (come le “addormentate” del racconto). A questo si è aggiunto - di differente rispetto a Kawabata - un ulteriore punto di osservazione (che potrebbe corrispondere al lettore): quello dell’intera compagnia che durante la seduta attorniava il “set” fotografico, seguendone in silenzio le vicende.
Serafino, nudo, con la macchina fotografica, esplorava da vicino il corpo nudo di Francesca (Francesca Limana: una delle attrici dello spettacolo, n.d.r.), a terra sul lettino.
Dopo una prima fase un po’ innaturale, di imbarazzo, di ambientamento del gruppo e di Serafino stesso, i suoi movimenti hanno cominciato a risentire degli impulsi silenziosi di quel corpo. I suoi spostamenti in avanti, indietro, attorno ad esso, sembravano seguire quei sentimenti di tenerezza, meraviglia, aggressività, curiosità, vicinanza, violenza, distanza, che - come nel romanzo di Kawabata - di volta in volta il corpo nudo, inerme e disponibile, può suscitare. Serafino era attratto e respinto, intimorito e galvanizzato. Come nel romanzo, c’erano sentimenti apparentemente opposti, ma che erano assolutamente parte della stessa realtà.
Fabrizio Crisafulli, 2003
(da: Taccuini, in Lingua stellare. Il teatro di Fabrizio Crisafulli, 1991-2002, a cura di Simonetta Lux, Lithos, Roma, 2003).
SERAFINO AMATO
si è formato nell’ambito della ricerca teatrale romana, collaborando dall’inizio del 1980 alle performance di Benedetto ed Esmeralda Simonelli. Il suo lavoro si è negli anni concentrato sulla fotografia e sul video d’arte.
Fra le sue principali mostre e opere-video:
Sull’astrazione, 1986
Millenovecentocinquantasette: viaggio negli USA, 1988
Segnavia, 1989
Chiamo montagna anche una collina, 1991
Emblémata, 1994
Ihr Worte: dieci parole da Ingeborg Bachmann, 1994
Cattivi Servizi, 1997
Pallido Pallido, 1998
Infinities di Luca Ronconi e John Barrow, 2002 (documentazione fotografica e video)
Racconti a vegetali, 2002 (video)
Appunti per operette morali, 2003
Note a margine del Ta’ziyé di Abbas Kiarostami, 2003 (video)
Era Moravia, 2003 (video)
Ascesi, 2003 (video)
75 radici, 2004 (video)
R.L.C. scrittore d’acqua, 2005 (video)
14
febbraio 2006
Amato Crisafulli
Dal 14 al 19 febbraio 2006
fotografia
Location
TEATRO FURIO CAMILLO
Roma, Via Camilla, 44, (Roma)
Roma, Via Camilla, 44, (Roma)
Vernissage
14 Febbraio 2006, ore 20
Autore