Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Letizia Cariello – Il cielo stellato sopra di me
Inaugurazione dell’installazione permanente
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Letizia Cariello si impegna a San Gimignano in un duplice appuntamento espositivo. Prima tappa la Rocca di Montestaffoli, parco pubblico nel cuore della città, dove l’artista colloca una nuova installazione permanente. ‘Il cielo stellato sopra di me’, progetto nato da una collaborazione tra il Comune di San Gimignano e Galleria Continua, é un’installazione in esterno, ispirata alla planimetria ed alla struttura delle sezioni riservate alle tombe dei bambini in alcuni cimiteri europei. E’ un’opera sempre accessibile, in ogni momento del giorno e della notte, visibile da chiunque le transiti accanto e percorribile in alcune sue parti ; 'pubblica' nel senso più esteso del termine. E’ l’artista stessa a scrivere che l’opera “ha una forte valenza sociale e morale come suggerisce il titolo, un frammento da una famosa sentenza di Immanuel Kant ne: ‘Critica della ragion pratica’ : << (...) due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione nuova e crescente: il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me>> ed esprime un'idea di cura e di accoglienza oltre a una fortissima spiritualità, andando a toccare temi universali.
“Il cielo stellato sopra di me” si colloca nel contesto senese, in cui arte e paesaggio storicamente si accompagnano integrandosi vicendevolmente.”
Il testo prosegue individuando una serie di linee attraverso cui si è sviluppato il progetto. “Se la città-cimitero normalmente non confonde l’orientamento dei suoi visitatori, regolari od occasionali che siano (a tutti è capitato di passeggiare tranquillamente in cimiteri mai visitati prima senza particolari sforzi di orientamento), la città cimitero di “Il cielo stellato sopra di me” non si lascia immediatamente comprendere nella sua struttura planimetrica, obbligando i suoi visitatori a girare intorno al quadrilatero che circoscrive la pianta complessiva del progetto. (…) Le variazioni di forma, misura e allineamento delle tombe fanno della struttura una realtà planimetrica che confonde dopo aver attratto, interessa mentre disturba; mentre le balaustre, smaltate con i colori per le camere dei bambini (rosso e blu) e decorate con un tipico motivo da balcone, riflettono in un “micro” gioco di specchi il concetto caro al pensiero della matematica, alla musica ed al fluire del tempo cosmico in cui sembra che noi viviamo, per cui le cose sembrano ripetersi ma non sono mai uguali.
Mi sono interessata alle tombe dei bambini perché per me rappresentano in termini tragici, eroici ma anche assoluti - e dunque non pietosi né pietistici - tutte le domande sul “cosa sarebbe successo se” che assediano le menti di noi tutti. (…). Kant aveva risposto alle sue scegliendosi due punti fermi dell’essere uomo “il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me”; anche Dante, fuori dall’Inferno pauroso, era tornato….. “a riveder le stelle”. (Letizia Cariello Pontresina, 5 dicembre 2004)
L’inaugurazione dell’opera permanente sarà seguita dalla presentazione di una nuova pubblicazione dell’artista, ‘Hallenbad Book’, testo critico di Lea Vergine, edizioni Charta, 2006.
Il secondo intervento di Letizia Cariello a San Gimignano, ‘pull up the pool’ si realizza con un’opera site specific per la platea del cinema-teatro di Galleria Continua. Qui l’artista torna a lavorare su un elemento architettonico che le è particolarmente familiare: la piscina. Per Letizia Cariello la piscina è il “Luogo” per eccellenza, è dove regolarmente, quotidianamente e ossessivamente si reca a nuotare, è lo spazio sospeso in cui riesce ad entrare ed uscire dal mondo, è il metro con cui definire le dimensioni della propria interiorità per poi metterla in relazione con l’esterno, ed ancora, è un luogo per analizzarsi, per ‘regredire’ e per crescere. L’idea della vasca come fonte di purificazione spirituale e l’uso pratico della piscina per la cura del corpo o come spazio dedicato al gioco, si compenetrano e completano a vicenda.
In ‘pull up the pool’ la piscina diventa uno spazio tanto claustrofobico quanto intimo e protettivo. Cinque vasche -ciascuna di 250 cm di lunghezza con un’apertura di 120x120 cm- occupano lo spazio, lo tagliano verticalmente, lo attraversano, lo penetrano in profondità. Uguali ma diverse, isolate eppure comunicanti appese ai cordoni-corsia che ne sottolineano i percorsi. Ogni vasca ha un nome, Literatus, Johannes De Silentio, Victor Eremita, Frater Taciturnus, Hilarius. Le grandi vasche installate a Galleria Continua si presentano come grandi cetacei, preistorici e viventi, in realtà sono tutti personaggi che incontriamo in ‘Stadi sul cammino della vita’ di Soren Kierkegaard. La Cariello si sente particolarmente vicina a questo autore, affine a certi tratti del carattere e a certi atteggiamenti nei confronti del mondo. L’artista ci suggerisce un passaggio tratto da ‘Soren Kierkegaard, L’uomo che visse rinchiuso in sé stesso’ di Pietro Citati che meglio chiarisce la relazione che lega la sua ricerca artistica all’opera del filosofo danese: “In stadi del cammino della vita tutto è fermo come in un mausoleo. Ci sono le ossessioni dell’IO, le torture infinite, gli esangui fantasmi di mezzanotte (….) Non c’è persona più tragica dell’Autore eppure la sua vocazione è il buffonesco(…) Sulla carta bianca resta l’ombra di un lontanissimo sorriso, di cui ignoriamo il significato. Ma anche il comico è una maschera: dietro la quale forse c’è soltanto il nulla – la cosa più grave e pesante che, secondo lui, un uomo possa portare sulle spalle.”
L’opera di Letizia Cariello (Copparo 1965) si concentra sulla relazione tra spazio interno e spazio esterno, sui passaggi continui tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori. L’artista lavora sul tema dell’identità, sulla ripetizione ossessiva del gesto, sul recupero della memoria rimettendo il scena il proprio vissuto epurato da qualsiasi forma di moralismo e di nostalgia, trasformando angosce e paure in una esperienza estetica e spaziale. Il sé, il corpo sono i termini con cui misura il tempo, lo spazio e l’architettura sono gli elementi su cui va a intervenire creando ambienti da vivere e abitare anche se solo in modo temporaneo. Tra le recenti mostre personali ricordiamo: ‘Case di bambola’, installazione site specific c/o Sant Ambroeus, Milano per Case da Abitare in occasione delle giornate del Salone del Mobile (2004); ‘Hallenbad Project’, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato a cura di S.Pezzato (2003). Numerose le mostre collettive in Italia e all’estero a cui ha partecipato, tra queste: ‘Il racconto del Filo. Cucito e ricamo nell’arte contemporanea, MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, a cura di F. Pasini (2003); ‘Le Opere e i Giorni’, Certosa di San Lorenzo, Padula (SA) a cura di A. B. Oliva; Io, Caterina, a cura di Caroline Corbetta, Palazzo delle Papesse, Siena (2001), Non Respirare-Respira a cura di Francesca Pasini, Viafarini, Milano (2000) ‘Ex.It-.Nuove geografie della creatività italiana’ (sezione ‘Antenati’), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, a cura di F. Bonami; ‘La strada’, 16° edizione di Fuori Uso a cura di A. Kohlmeyer; ‘5-infinities’, a cura di S. Piccolo, Webradio PS1, NY, Biennale 2005, Venezia.
Desiderio dell’artista è ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di ‘Il cielo stellato sopra di me’ ed in particolare il fratello Vincenzo Cariello, l’architetto Sonia Calzoni e il direttore di Domus Stefano Boeri.
“Il cielo stellato sopra di me” si colloca nel contesto senese, in cui arte e paesaggio storicamente si accompagnano integrandosi vicendevolmente.”
Il testo prosegue individuando una serie di linee attraverso cui si è sviluppato il progetto. “Se la città-cimitero normalmente non confonde l’orientamento dei suoi visitatori, regolari od occasionali che siano (a tutti è capitato di passeggiare tranquillamente in cimiteri mai visitati prima senza particolari sforzi di orientamento), la città cimitero di “Il cielo stellato sopra di me” non si lascia immediatamente comprendere nella sua struttura planimetrica, obbligando i suoi visitatori a girare intorno al quadrilatero che circoscrive la pianta complessiva del progetto. (…) Le variazioni di forma, misura e allineamento delle tombe fanno della struttura una realtà planimetrica che confonde dopo aver attratto, interessa mentre disturba; mentre le balaustre, smaltate con i colori per le camere dei bambini (rosso e blu) e decorate con un tipico motivo da balcone, riflettono in un “micro” gioco di specchi il concetto caro al pensiero della matematica, alla musica ed al fluire del tempo cosmico in cui sembra che noi viviamo, per cui le cose sembrano ripetersi ma non sono mai uguali.
Mi sono interessata alle tombe dei bambini perché per me rappresentano in termini tragici, eroici ma anche assoluti - e dunque non pietosi né pietistici - tutte le domande sul “cosa sarebbe successo se” che assediano le menti di noi tutti. (…). Kant aveva risposto alle sue scegliendosi due punti fermi dell’essere uomo “il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me”; anche Dante, fuori dall’Inferno pauroso, era tornato….. “a riveder le stelle”. (Letizia Cariello Pontresina, 5 dicembre 2004)
L’inaugurazione dell’opera permanente sarà seguita dalla presentazione di una nuova pubblicazione dell’artista, ‘Hallenbad Book’, testo critico di Lea Vergine, edizioni Charta, 2006.
Il secondo intervento di Letizia Cariello a San Gimignano, ‘pull up the pool’ si realizza con un’opera site specific per la platea del cinema-teatro di Galleria Continua. Qui l’artista torna a lavorare su un elemento architettonico che le è particolarmente familiare: la piscina. Per Letizia Cariello la piscina è il “Luogo” per eccellenza, è dove regolarmente, quotidianamente e ossessivamente si reca a nuotare, è lo spazio sospeso in cui riesce ad entrare ed uscire dal mondo, è il metro con cui definire le dimensioni della propria interiorità per poi metterla in relazione con l’esterno, ed ancora, è un luogo per analizzarsi, per ‘regredire’ e per crescere. L’idea della vasca come fonte di purificazione spirituale e l’uso pratico della piscina per la cura del corpo o come spazio dedicato al gioco, si compenetrano e completano a vicenda.
In ‘pull up the pool’ la piscina diventa uno spazio tanto claustrofobico quanto intimo e protettivo. Cinque vasche -ciascuna di 250 cm di lunghezza con un’apertura di 120x120 cm- occupano lo spazio, lo tagliano verticalmente, lo attraversano, lo penetrano in profondità. Uguali ma diverse, isolate eppure comunicanti appese ai cordoni-corsia che ne sottolineano i percorsi. Ogni vasca ha un nome, Literatus, Johannes De Silentio, Victor Eremita, Frater Taciturnus, Hilarius. Le grandi vasche installate a Galleria Continua si presentano come grandi cetacei, preistorici e viventi, in realtà sono tutti personaggi che incontriamo in ‘Stadi sul cammino della vita’ di Soren Kierkegaard. La Cariello si sente particolarmente vicina a questo autore, affine a certi tratti del carattere e a certi atteggiamenti nei confronti del mondo. L’artista ci suggerisce un passaggio tratto da ‘Soren Kierkegaard, L’uomo che visse rinchiuso in sé stesso’ di Pietro Citati che meglio chiarisce la relazione che lega la sua ricerca artistica all’opera del filosofo danese: “In stadi del cammino della vita tutto è fermo come in un mausoleo. Ci sono le ossessioni dell’IO, le torture infinite, gli esangui fantasmi di mezzanotte (….) Non c’è persona più tragica dell’Autore eppure la sua vocazione è il buffonesco(…) Sulla carta bianca resta l’ombra di un lontanissimo sorriso, di cui ignoriamo il significato. Ma anche il comico è una maschera: dietro la quale forse c’è soltanto il nulla – la cosa più grave e pesante che, secondo lui, un uomo possa portare sulle spalle.”
L’opera di Letizia Cariello (Copparo 1965) si concentra sulla relazione tra spazio interno e spazio esterno, sui passaggi continui tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori. L’artista lavora sul tema dell’identità, sulla ripetizione ossessiva del gesto, sul recupero della memoria rimettendo il scena il proprio vissuto epurato da qualsiasi forma di moralismo e di nostalgia, trasformando angosce e paure in una esperienza estetica e spaziale. Il sé, il corpo sono i termini con cui misura il tempo, lo spazio e l’architettura sono gli elementi su cui va a intervenire creando ambienti da vivere e abitare anche se solo in modo temporaneo. Tra le recenti mostre personali ricordiamo: ‘Case di bambola’, installazione site specific c/o Sant Ambroeus, Milano per Case da Abitare in occasione delle giornate del Salone del Mobile (2004); ‘Hallenbad Project’, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato a cura di S.Pezzato (2003). Numerose le mostre collettive in Italia e all’estero a cui ha partecipato, tra queste: ‘Il racconto del Filo. Cucito e ricamo nell’arte contemporanea, MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, a cura di F. Pasini (2003); ‘Le Opere e i Giorni’, Certosa di San Lorenzo, Padula (SA) a cura di A. B. Oliva; Io, Caterina, a cura di Caroline Corbetta, Palazzo delle Papesse, Siena (2001), Non Respirare-Respira a cura di Francesca Pasini, Viafarini, Milano (2000) ‘Ex.It-.Nuove geografie della creatività italiana’ (sezione ‘Antenati’), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, a cura di F. Bonami; ‘La strada’, 16° edizione di Fuori Uso a cura di A. Kohlmeyer; ‘5-infinities’, a cura di S. Piccolo, Webradio PS1, NY, Biennale 2005, Venezia.
Desiderio dell’artista è ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di ‘Il cielo stellato sopra di me’ ed in particolare il fratello Vincenzo Cariello, l’architetto Sonia Calzoni e il direttore di Domus Stefano Boeri.
04
febbraio 2006
Letizia Cariello – Il cielo stellato sopra di me
04 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
ROCCA DI MONTESTAFFOLI
San Gimignano, (Siena)
San Gimignano, (Siena)
Vernissage
4 Febbraio 2006, ore 12
Sito web
www.galleriacontinua.com
Editore
CHARTA
Ufficio stampa
SILVIA PICHINI
Ufficio stampa
AGENZIA IMPRESS
Autore