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Pompeo Borra
Si tratta della prima mostra pubblica che Milano dedica all’artista milanese, protagonista del Novecento Italiano, docente di pittura all’Accademia di Brera, di cui è direttore dal 1970 al 1972
Comunicato stampa
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Si inaugura mercoledì 1 marzo 2006 alle ore 18, nel Salone Napoleonico dell’Accademia di Brera, la mostra POMPEO BORRA (1898-1973), a cura di Elena Pontiggia e Nicoletta Colombo. Si tratta della prima mostra pubblica che Milano dedica all’artista milanese, protagonista del Novecento Italiano, docente di pittura all’Accademia di Brera, di cui è direttore dal 1970 al 1972.
L’antologica comprende circa settanta opere e raccoglie tutti i principali capolavori dell’artista, in particolare i grandi dipinti della metà degli anni venti che piacquero a Franz Roh, il famoso teorico del realismo magico e della Nuova Oggettività tedesca, che invitò Borra alla prestigiosa mostra di arte italiana al Kunstverein di Lipsia del 1928.
Il percorso espositivo inizia con alcuni autoritratti, e con il ritratto di Borra eseguito da Marino Marini in occasione della Quadriennale di Roma del 1935. Seguono una serie di suggestivi inchiostri mai esposti prima, realizzati alla metà degli anni Dieci. La mostra documenta poi la stagione del dopoguerra: dall’iniziale primitivismo, con immagini di fresca immediatezza (Crocevia alla piazza del paese, 1919), al periodo in cui l’artista aderisce al Novecento Italiano e guarda al Picasso neoclassico (Le amiche, esposto alla Biennale di Venezia del 1924; La figlia del pescatore, esposto a Lipsia nella già citata rassegna di Roh del 1928).
Negli anni Trenta Borra dipinge le sue opere più tipiche: donne statuarie, trasognate, immobili sullo sfondo di una spiaggia di ascendenza dechirichiana. Tra queste è presente il grande Riposo (1933), vincitore nel 1934 del premio Principe Umberto, allora uno dei più importanti riconoscimenti nazionali.
Nella seconda metà degli anni Trenta l’artista si avvicina alla Galleria del Milione e si reca spesso a Parigi, dove diventa amico di Léonce Rosenberg, direttore de “L’Effort Moderne”, la galleria di Picasso e Braque negli anni del Ritorno all’Ordine. Sono di questo periodo una serie di prove astratte, di cui sono esposte le più significative. L’antologica si conclude con le Battaglie araldiche e i paesaggi degli anni Quaranta - Cinquanta, immersi in un’atmosfera di assorta sospensione metafisica.
Accompagna la mostra, che rimarrà aperta fino al 31 marzo 2006, un catalogo (Edizioni Ghelfi), con saggi di Elena Pontiggia, Nicoletta Colombo, Rachele Ferrario, Lorella Giudici, e vasti apparati critici.
Pompeo Borra nasce a Milano nel 1898. Il padre Cesare, erede della “Ditta L. Mendozza” allora famosa (aveva realizzato la doratura della Madonnina del Duomo), lo lascia orfano a nove anni. Il ragazzo, dopo i primi studi tecnici, si iscrive all’Accademia di Brera. Dopo la guerra, per cui parte volontario nel 1916, rientra a Milano e apre uno studio in via Annunciata, in riva al Naviglio, dove rimarrà fino al 1938. Negli anni Venti aderisce al Novecento Italiano, divenendo l’esponente più importante della seconda generazione del gruppo.
Nel decennio successivo si avvicina alla Galleria del Milione e attraversa anche una stagione astratta. Nel dopoguerra, in cui fra l’altro partecipa all’Art Club, si dedica anche all’insegnamento come
docente di pittura all’Accademia di Brera, di cui dal 1970 al 1972 diventa direttore. L’artista muore a Milano nel 1973.
L’antologica comprende circa settanta opere e raccoglie tutti i principali capolavori dell’artista, in particolare i grandi dipinti della metà degli anni venti che piacquero a Franz Roh, il famoso teorico del realismo magico e della Nuova Oggettività tedesca, che invitò Borra alla prestigiosa mostra di arte italiana al Kunstverein di Lipsia del 1928.
Il percorso espositivo inizia con alcuni autoritratti, e con il ritratto di Borra eseguito da Marino Marini in occasione della Quadriennale di Roma del 1935. Seguono una serie di suggestivi inchiostri mai esposti prima, realizzati alla metà degli anni Dieci. La mostra documenta poi la stagione del dopoguerra: dall’iniziale primitivismo, con immagini di fresca immediatezza (Crocevia alla piazza del paese, 1919), al periodo in cui l’artista aderisce al Novecento Italiano e guarda al Picasso neoclassico (Le amiche, esposto alla Biennale di Venezia del 1924; La figlia del pescatore, esposto a Lipsia nella già citata rassegna di Roh del 1928).
Negli anni Trenta Borra dipinge le sue opere più tipiche: donne statuarie, trasognate, immobili sullo sfondo di una spiaggia di ascendenza dechirichiana. Tra queste è presente il grande Riposo (1933), vincitore nel 1934 del premio Principe Umberto, allora uno dei più importanti riconoscimenti nazionali.
Nella seconda metà degli anni Trenta l’artista si avvicina alla Galleria del Milione e si reca spesso a Parigi, dove diventa amico di Léonce Rosenberg, direttore de “L’Effort Moderne”, la galleria di Picasso e Braque negli anni del Ritorno all’Ordine. Sono di questo periodo una serie di prove astratte, di cui sono esposte le più significative. L’antologica si conclude con le Battaglie araldiche e i paesaggi degli anni Quaranta - Cinquanta, immersi in un’atmosfera di assorta sospensione metafisica.
Accompagna la mostra, che rimarrà aperta fino al 31 marzo 2006, un catalogo (Edizioni Ghelfi), con saggi di Elena Pontiggia, Nicoletta Colombo, Rachele Ferrario, Lorella Giudici, e vasti apparati critici.
Pompeo Borra nasce a Milano nel 1898. Il padre Cesare, erede della “Ditta L. Mendozza” allora famosa (aveva realizzato la doratura della Madonnina del Duomo), lo lascia orfano a nove anni. Il ragazzo, dopo i primi studi tecnici, si iscrive all’Accademia di Brera. Dopo la guerra, per cui parte volontario nel 1916, rientra a Milano e apre uno studio in via Annunciata, in riva al Naviglio, dove rimarrà fino al 1938. Negli anni Venti aderisce al Novecento Italiano, divenendo l’esponente più importante della seconda generazione del gruppo.
Nel decennio successivo si avvicina alla Galleria del Milione e attraversa anche una stagione astratta. Nel dopoguerra, in cui fra l’altro partecipa all’Art Club, si dedica anche all’insegnamento come
docente di pittura all’Accademia di Brera, di cui dal 1970 al 1972 diventa direttore. L’artista muore a Milano nel 1973.
01
marzo 2006
Pompeo Borra
Dal primo al 31 marzo 2006
arte contemporanea
Location
ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI DI BRERA
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al giovedì 9-17. Venerdì 9-15
Vernissage
1 Marzo 2006, ore 18 presso il Salone Napoleonico
Autore
Curatore