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Michael Rakowitz – Endgames
Una serie di disegni mostra la sequenza di eventi, a partire dall’insuccesso della prima struttura geodetica di Buckminster Fuller al Black Mountain College, attraverso l’uso delle futuristiche rovine come sfondo per un fantascientifico show televisivo, fino al fallimento nel 2004 del Montreal Expos, la squadra di baseball che giocò nello stadio olimpico costruito per le Olimpiadi del 1976 e mai completato
Comunicato stampa
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20 maggio 1976, Montreal. Si stavano ultimando i preparativi per le Olimpiadi quando un pennacchio di fumo si alzò sopra l’isola di Sant’Elena. Il padiglione USA, una volta geodetica di venti piani costruita da Buckminster Fuller per Expo ’67, aveva preso fuoco durante le riparazioni all’intelaiatura di metallo sottostante la copertura esterna della volta. L’intero involucro acrilico se ne andò in meno di mezz’ora, la struttura metallica si ridusse a un rudere in più tra i padiglioni nazionali abbandonati che popolavano l’isola. Nei nove anni precedenti, l’intera area era stata adibita a campo giochi, assicurando di fatto alla città l’assegnazione delle Olimpiadi dell’estate 1976.
Attraverso l’esempio storico di Montreal, Endgames esplora le problematiche spaziali e politiche che le città ospiti dei giochi vivono nel periodo immediatamente seguente a eventi così spettacolari, e limitati nel tempo, come le esposizioni internazionali o le Olimpiadi. La fine del padiglione di Buckminster Fuller costituisce l’episodio centrale della mostra: il visitatore è invitato a entrare in Spirit of ’76, una volta geodetica alta due metri. La cupola bianca sembra l’emblema sicuro e promettente di un’architettura utopistica, se non che la superficie appare segnata da un’immagine del padiglione inghiottito dalle fiamme. All’interno della struttura è sospeso un mobile composto di simboli celesti strappati da diverse bandiere nazionali, con riferimento ai contestatori che rimossero le stelle dalla bandiera americana durante la visita del presidente Lyndon Johnson all’Expo ’67.
Una serie di disegni mostra la sequenza di eventi, a partire dall’insuccesso della prima struttura geodetica di Buckminster Fuller al Black Mountain College, attraverso l’uso delle futuristiche rovine come sfondo per un fantascientifico show televisivo, fino al fallimento nel 2004 del Montreal Expos, la squadra di baseball che giocò nello stadio olimpico costruito per le Olimpiadi del 1976 e mai completato.
Il vuoto degli stadi abbandonati è il punto di partenza per una serie di disegni, oggetti e sculture che rappresentano l’Astrodome di Houston, costruito nel 1965 ed esaltato come l’ottava meraviglia del mondo, diventato obsoleto già nel 1999. Alla vigilia dell’uragano Katrina, gli evacuati da New Orleans furono accolti nell’Astrodome e su quello che era stato il campo da gioco preti e imam del luogo svolsero riti e preghiere. Proposals for a Flexible Architecture mostra questa funzione ibrida con la trasformazione di modelli dell’Astrodome e di altri stadi in moschee, secondo una disposizione islamica che permette di usare strutture esistenti come architettura religiosa. Point Conversion, un pezzo di tappeto erboso artificiale - inventato specialmente per la superficie di gioco interna dell’Astrodome – su cui i tracciati del campo da football diventano disegni islamici, muta il campo da gioco in tappeto di preghiera.
Michael Rakowitz, New York, gennaio 2006
Attraverso l’esempio storico di Montreal, Endgames esplora le problematiche spaziali e politiche che le città ospiti dei giochi vivono nel periodo immediatamente seguente a eventi così spettacolari, e limitati nel tempo, come le esposizioni internazionali o le Olimpiadi. La fine del padiglione di Buckminster Fuller costituisce l’episodio centrale della mostra: il visitatore è invitato a entrare in Spirit of ’76, una volta geodetica alta due metri. La cupola bianca sembra l’emblema sicuro e promettente di un’architettura utopistica, se non che la superficie appare segnata da un’immagine del padiglione inghiottito dalle fiamme. All’interno della struttura è sospeso un mobile composto di simboli celesti strappati da diverse bandiere nazionali, con riferimento ai contestatori che rimossero le stelle dalla bandiera americana durante la visita del presidente Lyndon Johnson all’Expo ’67.
Una serie di disegni mostra la sequenza di eventi, a partire dall’insuccesso della prima struttura geodetica di Buckminster Fuller al Black Mountain College, attraverso l’uso delle futuristiche rovine come sfondo per un fantascientifico show televisivo, fino al fallimento nel 2004 del Montreal Expos, la squadra di baseball che giocò nello stadio olimpico costruito per le Olimpiadi del 1976 e mai completato.
Il vuoto degli stadi abbandonati è il punto di partenza per una serie di disegni, oggetti e sculture che rappresentano l’Astrodome di Houston, costruito nel 1965 ed esaltato come l’ottava meraviglia del mondo, diventato obsoleto già nel 1999. Alla vigilia dell’uragano Katrina, gli evacuati da New Orleans furono accolti nell’Astrodome e su quello che era stato il campo da gioco preti e imam del luogo svolsero riti e preghiere. Proposals for a Flexible Architecture mostra questa funzione ibrida con la trasformazione di modelli dell’Astrodome e di altri stadi in moschee, secondo una disposizione islamica che permette di usare strutture esistenti come architettura religiosa. Point Conversion, un pezzo di tappeto erboso artificiale - inventato specialmente per la superficie di gioco interna dell’Astrodome – su cui i tracciati del campo da football diventano disegni islamici, muta il campo da gioco in tappeto di preghiera.
Michael Rakowitz, New York, gennaio 2006
16
febbraio 2006
Michael Rakowitz – Endgames
Dal 16 febbraio al 31 marzo 2006
arte contemporanea
Location
Simondi
Torino, Via Della Rocca, 29, (Torino)
Torino, Via Della Rocca, 29, (Torino)
Orario di apertura
da lunedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30; mattino su appuntamento
Vernissage
16 Febbraio 2006, ore 12-21
Autore