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20
maggio 2013
Speciale Biennale/parlano gli artisti del Padiglione Italia
Personaggi
L’incontro tra Elisabetta Benassi e Paola Ugolini chiude il nostro viaggio per conoscere meglio gli artisti che ci rappresentano a Venezia. Benassi è l'unica altra donna presente, oltre Francesca Grilli. Di poche parole, come spesso sono gli artisti
Elisabetta, questa è la tua seconda Biennale di Venezia, la prima è stata solo due anni fa quando sei stata chiamata da Bice Curiger a partecipare alla mostra internazionale ILLUMI-nazioni. Stessa emozione?
«La prima volta non si scorda mai. Le cose non si ripetono mai uguali. Non ci si può immergere due volte nello stesso fiume».
Quando sei stata contattata da Bartolomeo Pietromarchi?
«Nell’ottobre scorso, se ricordo bene»
Ti aspettavi l’invito a partecipare?
«Non mi aspetto mai nulla, preferisco concentrarmi su ciò che è possibile».
In quest’occasione, al fine di reperire i fondi necessari per realizzare al meglio la mostra del Padiglione Italia il direttore ha lanciato il progetto del “crowdfunding”. Chiunque attraverso il web può partecipare economicamente al sostegno dell’iniziativa, cosa ne pensi?
«Bello che le energie si concentrino, che gli altri si sentano parte di un’avventura».
La mostra concepita da Pietromarchi per il Padiglione italiano illustra la bipolarità dialettica insita nella pratica artistica italiana. In questa contrapposizione di opposti il tuo lavoro, che fa dell’archiviazione e della classificazione una delle tue cifre distintive, dovrà dialogare con l’opera di Gianfranco Baruchello, uno dei grandi della storia dell’arte contemporanea del nostro Paese, come ti poni davanti a questa sfida?
«Sono felice di avere questa occasione. Non credo che Baruchello si senta un “maestro”. Non ho ancora visto il suo progetto, so solo lo spazio fisico che occuperà. Che sia la sua opera un “beacon”, una faro?»
Hai concordato il tuo progetto espositivo con Gianfranco Baruchello, o state lavorando autonomamente?
«In totale autonomia. Sarà un duetto a sorpresa».
“Vice Versa” è il titolo scelto da Pietromarchi ed è una sorta di viaggio ideale nell’arte italiana di oggi e di ieri, con una diversa lettura dell’arte recente non più vista come una contrapposizione fra movimenti e generazioni, ma come una mappa, un ventaglio, di storie, di temi e di attitudini che intersecandosi possano innescare un dialogo fra i maestri e i giovani artisti. Cosa ne pensi del progetto?
«Credo che alla fine attraverso tutti i lavori degli artisti verrà fuori un ritratto non solo dell’Italia ma del mondo che ci circonda. Un paesaggio riconoscibile».
Quando sei stata invitata il progetto espositivo ti è stato esposto nel suo complesso con gli abbinamenti già decisi oppure voi artisti siete stati coinvolti nelle scelte?
«Gli accoppiamenti sono stati proposti da Pietromarchi».
Quando hai saputo i nomi degli altri artisti invitati?
«Che importanza ha?».
Puoi anticiparci qualcosa del tuo progetto espositivo?
«Perché togliere il piacere della sorpresa?».
Ha ancora senso secondo te che la Biennale sia strutturata per padiglioni nazionali?
«È la sua caratteristica unica, forse sorpassata, ma è bello fare il giro del mondo dentro un giardino».
Scusate, ma non avete il sentore che sia tutta una burla,gli artisti che rappresentano cosa? i critici che commentano chi? e tutto questo “circo” che non c’entra piu niente, ne con l’ARTE, ne con la vita delle persone.
SMETTETELA!!!!!!!!!!!!!!!
caro Giuseppe, il sentore è una cosa il dovere di informazione un’altra. Nel momento in cui alla Biennale di Venezia che, piaccia o meno, rimane una delle più importanti manifestazioni d’arte contemporanea del mondo, partecipano dodici artisti italiani di tre differenti generazioni, chiamati a rappresentare il nostro stato dell’arte, penso sia doveroso occuparsene e dargli voce. La quale poi, proprio perché gli è stata data, può essere liberamente criticata, come lei ha fatto. Censura, ignoranza o disattenzione lasciamole fuori da questo mondo, che ha già tanti difetti.
saluti Adriana