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La donna del soldato. L’immagine della donna nella cartolina italiana
La mostra ci propone un universo di figure ingenue o maliziose, dolenti o ammiccanti, dietro le quali ritroviamo l’ombra di tante vicende storiche del secolo scorso
Comunicato stampa
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Uno sguardo “al maschile” lungo un secolo
Nell’Ottocento e, più ancora, nel Novecento il ruolo e l’immagine della donna nella società occidentale hanno conosciuto trasformazioni profonde e a tratti impetuose, che hanno progressivamente interessato ogni ambito sociale.
Anche la cartolina illustrata, come le fotografie, i manifesti di propaganda e le riviste, ha registrato alcune tappe di questo mutamento. Pronta a cogliere l'eco di ogni nuova moda e tendenza innovativa, i piccoli segnali dell'emancipazione delle giovani donne borghesi che fanno sport, che indossano i pantaloni, che guidano le prime auto, che fanno da perno alla vita elegante e notturna, la cartolina si dimostra un mezzo assai versatile. E, rispetto ai giornali, sopravvive a lungo, passa di mano in mano, conquista l’attenzione, per quel suo essere “messaggio che trasporta un altro messaggio”.
Nelle cartoline illustrate la donna appare raramente nella sua vera realtà. Di gran lunga più numerose sono le immagini “di fantasia” e “artistiche”, basate su fotomontaggi, disegni e pitture, nelle quali non compare la donna, ma la sua idealizzazione, nella secca alternativa tra la moglie-madre-sorella e la donna “leggera”.
Nelle cartoline si depositano e si confermano i sogni, i desideri, le pulsioni, i bisogni, le valenze affettive e simboliche della società in cui circolano, di chi le compra, le spedisce, le riceve, le conserva: un immaginario collettivo persistente e mutevole. Luoghi comuni, non certo inventati dalla cartolina, articolati in una casistica estremamente varia per tematiche, tipologie, livelli di gusto che oggi ritornano attraverso questo documento.
La mostra
L’esposizione è organizzata in 6 sezioni: La Madre Patria; Battaglie d’amore; Prede del nemico e conquiste sul campo; Nelle retrovie; Moda alla militare; Il conforto, la preghiera e il ritorno.
1. La Madre Patria
La donna come immagine della Patria rappresenta forse la più prevedibile tra le allegorie, che si presta a infinite varianti. Nello stile sovente aulico della pittura accademica, la donna appare severa, nelle forme talvolta accentuatamente generose. Coperta da armature da operetta o da veli che le lasciano il seno scoperto, si erge come matrona dal forte temperamento. Chiamata a rappresentare l’Italia in un concerto di nazioni, ha linee giovani, snelle ed appare spesso truccata alla moda, in situazioni che si prestano ad ammiccamenti ed ambiguità erotiche. Altre volte la cartolina ha come tema il dolore delle vedove e delle madri dei caduti, reso attraverso immagini che a volte sanno staccarsi dal kitsch oleografico con i colpi d'ala di creazioni assai forti.
Enti Organizzatori: Museo Storico Italiano della Guerra - contributo della Provincia autonoma di Trento e sostegno della Cantina d’Isera
Altre Informazioni: La donna è amazzone che guida schiere di bersaglieri, è Giuditta che decapita l’aquila bicipite, è la madre che attira a sé le città irredente e le nuove colonie d’oltremare, è la Patria che come una madonna trecentesca accoglie i soldati mutilati o invalidi sotto le ampie falde del suo manto. Ma la donna è anche la morte che accompagna il soldato e rivela l’orrido volto della guerra.
2. Battaglie d’amore
L’incontro tra gli amanti, che segni la partenza o il ritorno, costituisce uno dei temi più frequenti nella cartolina “militare”. Un incontro spesso segnato dal bacio, triste e appassionato dell’addio, fremente dopo la lunga assenza, sempre concesso con trasporto e passione. Le cartoline dedicate a permessi e licenze durante la Grande Guerra sono un allegro concentrato di leggero erotismo, in cui si gioca su bonari doppi sensi e facili coperture simboliche.
3. Prede del nemico e conquiste sul campo
Le cartoline presentano spesso donne che, colte di sorpresa dalle avances dei soldati, si mostrano pronte a cedere. Quando invece è il nemico ad occupare la scena, le donne sono sempre oggetto di violenza: la donna-preda di guerra è un altro aspetto su cui hanno fatto leva non poche cartoline di propaganda, soprattutto per incitare alla difesa e alla vendetta.
4. Nelle retrovie
L’ultima donna che il soldato bacia prima di partire è la vecchia madre che lo accompagna alla stazione, ma è da giovani signore biancovestite che riceve piccoli doni attraverso i finestrini del treno e la promessa che la patria è una donna sconosciuta e desiderabile per la quale ritornare. Frequenti le immagini di ragazze che sostituiscono gli uomini al fronte: dalla tramviera alla postina, dalla spazzina alla barbiera. Queste cartoline sviluppano il tema dell'emancipazione femminile, trattandolo nella tipica chiave maschilista dell'ammiccamento e della grazia distratta; la stessa chiave in cui sono giocate le situazioni di guerra, come il coprifuoco o il rifugio. Mentre alla raffigurazione del nemico è spesso riservata l’allusione esplicita all’omosessualità ottusa.
5. Moda alla militare
In ambiguo equilibrio tra due simbolismi, uno asessuato-materno, l'altro erotico-postribolare, sono le cartoline che raffigurano ragazze in abiti militari. Durante la Grande Guerra si conobbe un autentico boom nella produzione di cartoline oggi etichettate come “donnine”. Qui non vi sono, se non raramente, riferimenti alla vita militare, ma solo all'eleganza, alla bellezza o all’erotismo. Esse vanno però considerate come le più tipiche “donne del soldato” (e tali continuano ad essere anche nei dopoguerra) rappresentate in figurini per modista, travestite in costume da operetta, avvolte in fasce dai colori nazionali o ammiccanti, durante il fascismo, in camicia nera.
6. Il conforto, la preghiera e il ritorno
A un uso più prettamente familiare sono destinate le cartoline in cui il caro assente appare sotto forma di fantasma-sogno. Si tratta di cartoline che, pur giocando su un sentimento straziante come la nostalgia, sono rassicuranti (“ti penso e ricordo sempre”) e patetiche. Il modello di questo tipo di donne è la crocerossina. Nelle cartoline non ufficiali, lei è sempre giovane, graziosa e premurosa: una forma dell'immaginario maschile che subisce il fascino dell'abito monacale e delle fasciature che bloccano un braccio o la testa, ma non la libido. Il ritorno, quello definitivo, dà spazio a diversi sentimenti: l’entusiasmo per il ricongiungimento, l'indugiare pensoso sulla lenta riabilitazione dei feriti, l’oscuro bagaglio del soldato carico di incubi, il racconto in famiglia, il mesto incontro con la vecchia madre, quella che alla partenza aveva ricevuto l'ultimo bacio. Si chiude il ciclo nella casa borghese dove chi ascolta sembra leggermente impaziente che il racconto finisca.
Nell’Ottocento e, più ancora, nel Novecento il ruolo e l’immagine della donna nella società occidentale hanno conosciuto trasformazioni profonde e a tratti impetuose, che hanno progressivamente interessato ogni ambito sociale.
Anche la cartolina illustrata, come le fotografie, i manifesti di propaganda e le riviste, ha registrato alcune tappe di questo mutamento. Pronta a cogliere l'eco di ogni nuova moda e tendenza innovativa, i piccoli segnali dell'emancipazione delle giovani donne borghesi che fanno sport, che indossano i pantaloni, che guidano le prime auto, che fanno da perno alla vita elegante e notturna, la cartolina si dimostra un mezzo assai versatile. E, rispetto ai giornali, sopravvive a lungo, passa di mano in mano, conquista l’attenzione, per quel suo essere “messaggio che trasporta un altro messaggio”.
Nelle cartoline illustrate la donna appare raramente nella sua vera realtà. Di gran lunga più numerose sono le immagini “di fantasia” e “artistiche”, basate su fotomontaggi, disegni e pitture, nelle quali non compare la donna, ma la sua idealizzazione, nella secca alternativa tra la moglie-madre-sorella e la donna “leggera”.
Nelle cartoline si depositano e si confermano i sogni, i desideri, le pulsioni, i bisogni, le valenze affettive e simboliche della società in cui circolano, di chi le compra, le spedisce, le riceve, le conserva: un immaginario collettivo persistente e mutevole. Luoghi comuni, non certo inventati dalla cartolina, articolati in una casistica estremamente varia per tematiche, tipologie, livelli di gusto che oggi ritornano attraverso questo documento.
La mostra
L’esposizione è organizzata in 6 sezioni: La Madre Patria; Battaglie d’amore; Prede del nemico e conquiste sul campo; Nelle retrovie; Moda alla militare; Il conforto, la preghiera e il ritorno.
1. La Madre Patria
La donna come immagine della Patria rappresenta forse la più prevedibile tra le allegorie, che si presta a infinite varianti. Nello stile sovente aulico della pittura accademica, la donna appare severa, nelle forme talvolta accentuatamente generose. Coperta da armature da operetta o da veli che le lasciano il seno scoperto, si erge come matrona dal forte temperamento. Chiamata a rappresentare l’Italia in un concerto di nazioni, ha linee giovani, snelle ed appare spesso truccata alla moda, in situazioni che si prestano ad ammiccamenti ed ambiguità erotiche. Altre volte la cartolina ha come tema il dolore delle vedove e delle madri dei caduti, reso attraverso immagini che a volte sanno staccarsi dal kitsch oleografico con i colpi d'ala di creazioni assai forti.
Enti Organizzatori: Museo Storico Italiano della Guerra - contributo della Provincia autonoma di Trento e sostegno della Cantina d’Isera
Altre Informazioni: La donna è amazzone che guida schiere di bersaglieri, è Giuditta che decapita l’aquila bicipite, è la madre che attira a sé le città irredente e le nuove colonie d’oltremare, è la Patria che come una madonna trecentesca accoglie i soldati mutilati o invalidi sotto le ampie falde del suo manto. Ma la donna è anche la morte che accompagna il soldato e rivela l’orrido volto della guerra.
2. Battaglie d’amore
L’incontro tra gli amanti, che segni la partenza o il ritorno, costituisce uno dei temi più frequenti nella cartolina “militare”. Un incontro spesso segnato dal bacio, triste e appassionato dell’addio, fremente dopo la lunga assenza, sempre concesso con trasporto e passione. Le cartoline dedicate a permessi e licenze durante la Grande Guerra sono un allegro concentrato di leggero erotismo, in cui si gioca su bonari doppi sensi e facili coperture simboliche.
3. Prede del nemico e conquiste sul campo
Le cartoline presentano spesso donne che, colte di sorpresa dalle avances dei soldati, si mostrano pronte a cedere. Quando invece è il nemico ad occupare la scena, le donne sono sempre oggetto di violenza: la donna-preda di guerra è un altro aspetto su cui hanno fatto leva non poche cartoline di propaganda, soprattutto per incitare alla difesa e alla vendetta.
4. Nelle retrovie
L’ultima donna che il soldato bacia prima di partire è la vecchia madre che lo accompagna alla stazione, ma è da giovani signore biancovestite che riceve piccoli doni attraverso i finestrini del treno e la promessa che la patria è una donna sconosciuta e desiderabile per la quale ritornare. Frequenti le immagini di ragazze che sostituiscono gli uomini al fronte: dalla tramviera alla postina, dalla spazzina alla barbiera. Queste cartoline sviluppano il tema dell'emancipazione femminile, trattandolo nella tipica chiave maschilista dell'ammiccamento e della grazia distratta; la stessa chiave in cui sono giocate le situazioni di guerra, come il coprifuoco o il rifugio. Mentre alla raffigurazione del nemico è spesso riservata l’allusione esplicita all’omosessualità ottusa.
5. Moda alla militare
In ambiguo equilibrio tra due simbolismi, uno asessuato-materno, l'altro erotico-postribolare, sono le cartoline che raffigurano ragazze in abiti militari. Durante la Grande Guerra si conobbe un autentico boom nella produzione di cartoline oggi etichettate come “donnine”. Qui non vi sono, se non raramente, riferimenti alla vita militare, ma solo all'eleganza, alla bellezza o all’erotismo. Esse vanno però considerate come le più tipiche “donne del soldato” (e tali continuano ad essere anche nei dopoguerra) rappresentate in figurini per modista, travestite in costume da operetta, avvolte in fasce dai colori nazionali o ammiccanti, durante il fascismo, in camicia nera.
6. Il conforto, la preghiera e il ritorno
A un uso più prettamente familiare sono destinate le cartoline in cui il caro assente appare sotto forma di fantasma-sogno. Si tratta di cartoline che, pur giocando su un sentimento straziante come la nostalgia, sono rassicuranti (“ti penso e ricordo sempre”) e patetiche. Il modello di questo tipo di donne è la crocerossina. Nelle cartoline non ufficiali, lei è sempre giovane, graziosa e premurosa: una forma dell'immaginario maschile che subisce il fascino dell'abito monacale e delle fasciature che bloccano un braccio o la testa, ma non la libido. Il ritorno, quello definitivo, dà spazio a diversi sentimenti: l’entusiasmo per il ricongiungimento, l'indugiare pensoso sulla lenta riabilitazione dei feriti, l’oscuro bagaglio del soldato carico di incubi, il racconto in famiglia, il mesto incontro con la vecchia madre, quella che alla partenza aveva ricevuto l'ultimo bacio. Si chiude il ciclo nella casa borghese dove chi ascolta sembra leggermente impaziente che il racconto finisca.
27
novembre 2005
La donna del soldato. L’immagine della donna nella cartolina italiana
Dal 27 novembre 2005 al 28 maggio 2006
arti decorative e industriali
Location
CASTELLO – MUSEO DELLA GUERRA
Rovereto, Via Castelbarco, 7, (Trento)
Rovereto, Via Castelbarco, 7, (Trento)
Orario di apertura
10-18, chiuso lunedì non festivi
Curatore