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Longaretti – Dipinti 1928-2005
40 oli su tela e su tavola
Comunicato stampa
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CENNI BIOGRAFICI
1916. Nasce a Treviglio da papà Alessandro e mamma Maria Casirati. È il nono della famiglia; in seguito nasceranno altri quattro bambini.
1930-1936. Conclusa la scuola di Avviamento, frequenta il Liceo Artistico di Brera a Milano. Conseguito il diploma liceale, si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e allo stesso tempo all’Accademia di Brera. Abbandonati gli studi di Architettura, sceglie definitivamente l’Accademia. È allievo di Aldo Carpi, maestro di qualità unanimemente riconosciute che per Longaretti è stato “maestro di vita ancor prima che di pittura, una figura di grande fascino, molto umana”. Tra maestro e allievo si instaura e sviluppa nel tempo un rapporto morale e affettivo di inscindibile reciprocità. Compagni di corso di Trento sono fra gli altri Bruno Cassinari, Aldo Bergolli, Arnaldo Badodi, Ennio Morlotti, Edmondo Dobrzanski, Italo Valenti, Ibrahim Kodra e Felice Filippini. Tra i maestri più amati che insegnavano all’Accademia, oltre ad Aldo Carpi, Longaretti ricorda con piacere Francesco Messina per la cattedra di Scultura, Mauro Reggiani per quella di Pittura, Pompeo Borra e Marino Marini, arrivati in seguito. Gli anni dell’Accademia sono ricordati come un periodo di intenso lavoro e di fondamentale maturazione.
1933-1934. Siamo in pieno fascismo e con l’amico Gianluigi Uboldi (1915-2005) compie due viaggi indimenticabili in bicicletta. I due, durante il primo, partono da Milano per visitare Firenze, Roma, Pescara. Torneranno in seguito verso Milano, via Venezia. Il secondo viaggio è un giro completo della Sicilia. Sulla bicicletta caricata con la tenda, le padelle, i colori e i materiali per dipingere, i due giovani non passavano di certo inosservati, tanto che gli abitanti del luogo scambiandoli per stranieri al loro passaggio sussurravano: “… come sono puliti questi norvegesi!”. Sulla cassetta della sua bici Longaretti aveva dipinto la scritta “Berghem” (Bergamo), probabilmente la responsabile dell’equivoco.
1936. Inizia a esporre, partecipando ai “Littoriali dell’Arte” e a mostre collettive a Milano, Genova e Bergamo.
1939. Vince il Premio Mylius e il Premio Stanga. A Bergamo partecipa al I Premio Bergamo. Resta ai margini del movimento di Corrente, pur condividendone formule artistiche e intenti culturali. In particolare discute di pittura con Cassinari, Morlotti, Birolli, Sassu, Vedova. Nella primavera, conclusi gli studi all’Accademia di Brera, è chiamato alle armi e inviato in Slovenia, quindi in Sicilia e infine in Albania. I disastri della guerra e il profondo rifiuto della violenza sono temi che nascono in questo periodo e l’artista vi tornerà spesso.
1940. A Milano presso il Palazzo della Permanente espone al II Premio Bergamo con l’opera “Nomadi”; la mostra essendo stata spostata da Bergamo a Milano.
1942. Partecipa alla XXIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Nello stesso anno Longaretti, Sergente del Genio Ferrovieri, presenta 3 acquarelli e 7 disegni a penna sul tema della guerra alla “Mostra degli Artisti in armi” a Palazzo delle Esposizioni di Roma. A Bergamo espone alla Galleria della Rotonda.
1943. Torna a Bergamo alla Galleria della Rotonda, con presentazione in catalogo di Raffaello Giolli.
1945. Dopo la guerra riprende l’attività artistica. Si dedica in particolare alla realizzazione d’opere d’arte sacra e all’insegnamento. Si sposa con Elsa Ferrari, conosciuta prima della guerra e persa di vista durante il conflitto. Una volta tornati alla vita normale, i due giovani si erano resi conto di come l’affetto si fosse trasformato in amore. Da Elsa avrà tre figli. Serena nasce nel 1946.
1948. Nasce il figlio Franco. A Venezia partecipa alla XXIV Biennale Internazionale d’Arte.
1949. A Bergamo espone alla Galleria della Rotonda e al Premio di pittura e scultura città di Bergamo in dicembre.
1950. È presente alla XXV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.
1952. Viene invitato alla Quadriennale Nazionale di Roma.
1953. A Lissone partecipa all’VIII Premio Internazionale. Vince il Concorso nazionale per la Direzione dell’Accademia Carrara di Bergamo e relativa cattedra di Pittura. Da quel momento coniugherà l’intenso impegno dell’attività didattica con la libera professione, realizzando anche importanti opere d’arte sacra, oggi conservate in Vaticano, nel Duomo di Milano, nella Basilica di Sant’Ambrogio in Milano, nel Duomo di Novara, nella Galleria d’Arte Sacra Contemporanea in Milano, nonché in molte Chiese e Istituzioni in Italia e all’estero.
1954. Nasce l’ultimogenita Maddalena.
1955. Partecipa a Firenze alla II Mostra Internazionale del Ritratto, a Lissone al IX Premio Internazionale e infine a Milano alla Biennale Nazionale d’Arte.
1956. Presenta alla XXVIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia le opere Maternità con paese, 1955; La poltrona viola, 1955 e La brocca bianca, 1956; nella Sala XXII del Padiglione Italia. A Bologna partecipa alla II Mostra Nazionale d’Arte sacra, mentre a Como espone nella collettiva “Pittori lombardi contemporanei”.
A Roma espone alla Galleria del Camino. A Bologna partecipa alla II Mostra Nazionale d’Arte sacra. Ancora a Bergamo è alla Galleria della Rotonda con presentazione in catalogo di Aldo Carpi e dell’amico Ennio Morlotti.
1957. È a Milano alla Biennale Nazionale d’Arte. Severino Bellotti gli dedica un testo intitolato Trento Longaretti nell’arte sacra.
1959. A Bergamo partecipa al V Premio Bergamo; a Roma espone alla Quadriennale Nazionale d’Arte le opere A San Protaso, Zingaresca e Donna su fondo verde; (Sala 15). Con la Mostra itinerante d’arte italiana è in Germania e Austria.
1960. Novembre. A Milano, espone alla Galleria Verritré le sue opere recenti.
1963. È a Zurigo alla Galerie Laübli.
1965. Aprile-maggio. A Milano presso la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano presenta le opere Bergamo vecchia, Bergamo nei colli e Notturno a Bergamo.
Maggio-ottobre. Sempre a Milano alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano è presente con l’opera Madre e figlio, 1966. A Firenze, Palazzo Strozzi, partecipa alla XVII Mostra Internazionale d´Arte Premio del Fiorino con le opere La famiglia del violinista, 1951 e Grande mendicante con bambino, 1964. Sempre in quell’anno è a Trieste alla Mostra Internazionale d’Arte sacra.
1966. Carlo Pirovano ordina la sua Antologica a Treviglio.
1967. A Novara espone alla Galleria del Cortile, 40 Disegni.
Dal 26 ottobre al 30 novembre è a Milano alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente. Raffaele De Grada lo inserisce nel suo testo Pittura Scultura degli anni ‘60 (Alfieri-Lacroix).
1968. È a Torino alla Quadriennale Nazionale. A settembre è a Buenos Aires presso Istituto Italiano di Cultura con una personale. A New York espone una ”Antologica” alla Columbia University.
1969. Dal 3 maggio al 15 giugno è a Firenze alla XIX Biennale Internazionale d´Arte Palazzo Strozzi - Premio del Fiorino dove espone alla Sala pittura Italia le opere Figure in rosa, 1966; Colloquio di madri, 1966; Donna del sud, 1967; Madre e ragazza in grigio, 1968 e Donna col bambino che dorme, 1968.
1970. Vengono allestite alcune sue personali a Gallarate, Roma e Imperia.
1971. Espone a Torino presso la Galleria L’Approdo; a Treviglio alla Galleria Ferrari. A Milano Alberico Sala scrive un testo sui suoi acquarelli.
1972. È un anno di intenso lavoro che lo vede impegnato sia in Italia che all’estero in mostre personali e collettive. A Torino espone all’Esposizione Nazionale Arti Figurative.
È a New York alla Glezèr Gallery. Carlo Pirovano firma per Electa una monografia a lui dedicata.
1973. Espone a Parigi alla Galerie Bernheim-Jeune.
1974. Numerosissime le mostre, tra le più importanti, Torino, XII Quadriennale Nazionale; Imola XIV Biennale Nazionale d’Arte Figurativa. In seguito è a Firenze alla II Mostra Nazionale d’Arte.
1975. Presenta una personale a Milano al Salone ex Arengario dal titolo Antologica.
1976. Molte le mostre di spicco. Espone a Vigevano alla Galleria Ducale. Dal 15 maggio al 6 giugno. A Torino la Galleria L’Approdo presenta la personale “Longaretti - dipinti, acquarelli, disegni” con introduzione di Giorgio Mascherpa. Espone poi a Stoccolma presso la Galerie Internationale; a Malmö, Galerie Brass e a Gotebörg presso la Svenka Fiat. Dal 30 marzo al 30 aprile è a Monaco al Kunstsalon Rose Lörch con la personale Trento Longaretti.
Dal 4 al 17 settembre è presente a Venezia in Venezia viva - Galleria dell´Incisione con una personale.
1977. È a Lugano alla Galleria Arpass con una mostra di Dipinti e grafica. Espone poi a Ferrara, Palazzo dei Diamanti; Bergamo, Palazzo della Ragione; Vigevano, Galleria D´Arte Ducale; Milano, Galleria Comunità d´Arte S. Carlo. Sulle sue Madri scrivono due interessanti saggi Gian Alberto Dell’Acqua e Carlo Pirovano.
1978. Dopo venticinque anni lascia spontaneamente l’incarico di direttore della Scuola di Pittura dell’Accademia Carrara. A giugno proprio nelle sale dell’Accademia dove ha lavorato a lungo viene allestita l’esposizione “Longaretti - Brera Anni ‘40, mostra di due generazioni artistiche e di un maestro, Aldo Carpi”. Sarà un evento di critica e pubblico. A seguire ci sono numerose personali: a Hamilton in Canada alla Art Gallery; a Roma presso la sede della Banca Popolare di Milano; a Vigevano al Castello Sforzesco presso la Galleria d´Arte Ducale e Assessorato Amici del Castello; poi sarà a Ottawa al Foyer of City Hall.
1979. Espone in molte città italiane tra cui Milano, Bergamo, Torino, Lovere e Broni. A giugno è a Toronto alla Casa d´Italia presso l’Istituto Italiano di Cultura con una personale; mentre nel mese di settembre a Zurigo presenta alla St. James Fine Art Cabinet le opere recenti.
1980. Espone a Milano alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente con la personale “Antologica 1936-1980” con introduzione di Gian Alberto dell’Acqua.
1981. A Piacenza alla Galleria Ricci Oddi presenta “Trento Longaretti, mostra antologica di disegni (1935-1980) e dipinti recenti”. In seguito è a Rotterdam al Voisk universiteit. Espone quindi a Lodi, a Legnano e a Treviglio. A Vigevano è ospite alla Galleria Ducale ed è a Bergamo alla Galleria L´Antenna con una “Antologica di disegni (1935-1980) pastelli, guazzi e dipinti recenti”.
1982. Presenta a Milano la personale “Disegni” al Centro culturale S. Fedele con introduzione di Giorgio Mascherpa.
1983. Espone a Gallarate, Milano, Vigevano, Treviglio, Bergamo, Torino, Capriate San Gervasio (BG), Bätterkinden (Berna) alla Galerie zur Krone, nonché a Regensberg (Zurigo).
1984. Alla Galleria L’Approdo di Torino espone “Disegni, acquerelli e gouaches”. In seguito è a Bätterkinden (Berna) alla Galerie zur Krone e a Regensberg (Zurigo) alla Galerie Unterburg.
Alberico Sala scrive il saggio Trento Longaretti , Bergamo, le mura, il vento.
1985. Espone a Cremona, Torino, Palazzolo S/O, Vigevano e a New York.
A Milano presso la Galleria Ponte Rosso tra novembre e dicembre presenta “Omaggio di Longaretti al Maestro Carpi da Brera alla Carrara. Due maestri di due generazioni”.
1986. Dal 9 giugno al 14 settembre è a Milano al Palazzo della Permanente per la mostra “1886/1986 La Permanente - Un secolo d´arte a Milano”.
1987. Espone ad Amsterdam, alla Galerie D’Eendt; a Cham (Zurigo) alla Galerie Ritter-Gotz; a Bätterkinden (Berna), alla Galerie zur Krone e ancora ad Amsterdam alla Galerie D’Eendt con “Trento Longaretti, Olieverfschilderijen - gouaches - aquarellen -
tekeningen”.
1988. Espone a Milano, Piacenza, Aarau (Zurigo) e Bätterkinden (Berna) alla Galerie zur Krone.
1989. Dal 19 al 22 febbraio è a Bologna per la Mostra Mercato d´Arte Contemporanea con l’opera Viandanti e collina color vinaccia. Dal 12 al 20 novembre è al BI.D.ART di Bergamo per la Rassegna biennale di Arte Contemporanea. La Galleria d´Arte Vallardi presenta “Trento Longaretti, Franz Borghese, Mino Maccari, Antonio Possenti”. Dal 12 al 20 novembre è a La Spezia per la Rassegna Biennale dell’Arte Contemporanea con una personale.
1990. Da febbraio a marzo è a Milano alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente per la Mostra dei soci con l’opera Grande natura morta. Ancora a Milano partecipa ad Arte in Sant’Eustorgio, mentre a Darmstadt nella Kunsthalle espone La Fuga.
1991. A Sirmione partecipa alla mostra “Arte lombarda”, a Vasto (Chieti) espone al XXIV Premio Vasto. È a Palermo con l’opera Lux mundi.
1992. A Milano alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente partecipa alla collettiva “Pittura a Milano 1945-1990”. Espone a Isselburg - Anholt (Germania) alla Galerie Anholter Mühle.
1993. Espone a Milano, Vigevano, Bergamo. A Emmerich alla Stadttheater Galerie Anholter Mühle; a Bätterkinden (Berna) alla Galerie zur Krone; a St. Gallen (CH).
1994. Organizza delle mostre a Lovere, Torino, Bergamo e La Spezia. A Bätterkinden (Berna) espone alla Galerie zur Krone. A Milano si tiene la sua importante personale dedicata a Joseph Roth alla Galleria Sacerdoti.
1995. A Tindari partecipa all’Esposizione nazionale “Nigra Sum”. Espone anche a Pinerolo; La Spezia; Palermo e Torino alla Galleria Micrò con una sua personale.
1996. Espone a Vienna alla Galerie Prisma con la personale “Trento Longaretti in Wien”. In seguito è a Mantova; Bergamo e Roma.
Esce il volume Excursus - Longaretti Da Brera all Carrara, a cura di Alberto Veca.
1997. Espone a Capriate, Milano, Vigevano, Treviglio e Crema. È a Bologna per Arte Fiera ‘97.
1998. Partecipa a Bologna - Arte Fiera ‘98; Reggio Emilia - Expo ‘98; Bari - Expo Arte. A Solothurn (CH) tiene una personale alla Galerie Schaer und Wildbolz; espone a Innsbruck all’Istituto Italiano di Cultura e il Casinò Seefeld.
1999. La Casa del Mantegna di Mantova gli dedica una fondamentale “Antologica”. È al Castello di Allaman (CH); espone a Ginevra nel Palazzo delle Nazioni Unite “La pauvreté dans le monde”, presente Kofi Annan. La stessa mostra passa quindi a Castello, Palais Wilson, dal 20 luglio al 6 agosto.
Viene a mancare l’amata moglie, Elsa.
Per Natale espone a Pinzolo alla Galleria Dusati con una personale.
2000. Dal 27 al 31 gennaio è a Bologna per Arte Fiera 2000. Presentato da B&B Arte Mantova espone l´opera La musica dei poveri. Dal 16 al 20 marzo è a Bari all’ExpoArte Bari - XXI Fiera Internazionale di Arte Contemporanea. Presentato da B&B ARTE Mantova espone l’opera Maternità.
2001. Organizza moltissime mostre in Italia e all’estero. A Solothurn (CH) alla Galerie Schaer und Wildbolz espone nella mostra collettiva “I nostri cari amici di Bergamo - Trento Longaretti, Ugo Riva, Marco Ceravolo”.
2002. Allestisce un’importante antologica presso la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino dal titolo “Una vita per la pittura” esponendo dipinti realizzati tra il 1930 e il 2002. A Bologna espone ad ArteFiera 2002 e a Bari a ExpoArte 2002. Espone anche ad Alberobello, Trullo Sovrano, con un Omaggio al paese.
2003. Allestisce una personale a Palazzo Veneziano (Malboghetto-Udine) in occasione delle Universiadi 2003; presso il Museo Civico di Treviglio e presso i Magazzini del Sale a Venezia in contemporanea alla Biennale. È anche al MIART di Milano.
2004. È di nuovo impegnato in varie mostre: una “Antologica” a Palermo dedicatagli dalla Regione Sicilia in Palazzo Sclafani. C’è poi l’Antologica “Opere storiche e Nuovi percorsi” al Palazzo della Ragione di Bergamo, sua città di residenza ormai da decenni.
Dicembre. Espone nella suggestiva città di Praga una mostra antologica.
2005. A marzo la mostra passa a Cracovia presso l’Istituto Italiano di Cultura.
L’UOMO E IL SUO DESTINO
Piedi scalzi, abiti cenciosi, un uomo e una donna trascinano rassegnati un carretto con le loro povere cose attraverso una campagna desolata, sotto un cielo incendiato dai dardi di un sole morente. Un vecchio musicante dalla barba lunga e triste avanza lento, sorretto da un bambino. Due madri dal volto emaciato, sfigurato dalla paura stringono a sé l’innocenza dei loro piccoli. La pittura di Trento Longaretti si caratterizza per essere una sofferta e meditata variazione su un unico argomento: l’uomo e il suo destino, l’accettazione paziente di una sorte perennemente avversa. Con colori incantati, poesia struggente e libertà quasi onirica, l’artista racconta il dramma dei poveri, degli emarginati, dei senza patria. Esseri sofferenti, tesi in un estremo, disperato sforzo di sopravvivenza. Personaggi tormentati dall’aspirazione, tutta umana, alla conoscenza, all’amore, alla gioia.
Sono i temi di una vita e di questa grande retrospettiva che la città di Lecco gli dedica in occasione dei suoi prossimi novant’anni. Se le mostre più recenti si sono concentrate solo su capitoli limitati della sua produzione, la rassegna lecchese vuole invece offrire un’antologica completa della sua arte. Il percorso espositivo ha uno sviluppo cronologico, che ha inizio con le primissime prove (il ritratto di Bambina in rosa, realizzato a tredici anni), nate nella casa di Treviglio, e documenta l’apprendistato a Brera, prima al liceo artistico, poi all’accademia, dove il giovane Longaretti è allievo di Aldo Carpi e ha per compagni di corso Cassinari, Bergolli, Badodi, Morlotti, Dobrzansky, Kodra, Valente. Sono anni caratterizzati da una pittura già audace, che ama gli accostamenti incalzanti, contagiata dall’energia del Picasso precubista, dalla favola di Chagall, dalle suggestioni di Cézanne, Soutine, Modigliani. Le effervescenti novità della bohème milanese e la frequentazione del gruppo di Corrente, e in particolare di Guttuso, Morlotti, Birolli, Sassu e Vedova, lo affascinano, ma non lo influenzano. Longaretti si integra solo fino a un certo punto con la realtà metropolitana: non potendo permettersi di trasferirsi, è costretto a fare per anni il pendolare tra Treviglio e Milano. Rimane un ragazzo di provincia, e forse anche questo fatto lo porta a elaborare una pittura originale, personalissima, non riconducibile a nessuna corrente. È proprio durante i lunghi viaggi in treno che nascono i bozzetti per ritratti di operai, contadini, braccianti, così diversi da quelli delle modelle d’accademia e così legati all’educazione cattolica e ai ricordi dell’infanzia nella Bassa bergamasca. Saranno questi disegni a colpire Aldo Carpi e a gettare le basi per quella ricerca sugli umili che dà l’impronta a tutta la sua opera successiva. All’inizio ritrae le figure dal vero, poi le crea con la fantasia, immedesimandosi per condividerne la dolorosa sorte. Un sentimento di pietas che matura soprattutto negli anni della guerra, quando, terminati gli studi, con la divisa di sottufficiale, viene mandato in Slovenia, poi in Sicilia, in Albania e nel Kosovo. Anche in guerra, Longaretti non smette di dipingere, anzi trova nella pittura l’antidoto al dramma che lo circonda. Non ritrae mai i momenti cruenti della battaglia, ma le sue conseguenze: profughi che hanno lasciato dietro di sé solo macerie fumanti, costretti a un peregrinare che sembra non avere mai fine. Altre volte protagonista è il paesaggio, con una natura lontana dall’umana follia, ma attraversata sempre da una tensione emotiva altissima: scenari di colline bruciate sotto un cielo in cui il sole è in eclissi perenne e la luna è frammentata in più spicchi. Di ritorno dal fronte, nel 1943, Longaretti continua a sviluppare il suo tema attraverso una galleria di personaggi così assimilabili nella loro diversità da sembrare gli attori dello stesso dramma, quello dell’uomo che lotta contro la guerra, la paura, l’angoscia esistenziale. Ecco l’Ebreo errante con la sua sagoma scura, sottile e severa, leggermente ricurva, proiezione della figura del maestro Carpi e simbolo della diaspora millenaria di tutto un popolo.
Ecco l’Arlecchino per il quale la maschera è un espediente quotidiano che permette di preservare i propri sentimenti dal contatto con un mondo ostile. Ecco il venditore di violini, viole e contrabbassi, incongrui simboli di spensieratezza e svago, ma forse anche reminiscenze delle Vanitas secentesche, moniti al carattere transitorio della felicità umana. E, ancora, il musicante, il cieco, lo zingaro, o semplicemente l’uomo solo con la sua angoscia. Infine le figure femminili: donne che subiscono le conseguenze della guerra degli uomini, madri-Madonne il cui corpo sembra fondersi nell’abbraccio con quello del bambino, metafora di una speranza mai estinta con la sua veste azzurra o rosa e il viso sereno, paffuto, ingenuo perché ancora non ha fatto esperienza del male del mondo. Longaretti descrive le figure con pennellate corpose, rapide e brevi (talvolta, il segno risente della pressione emotiva e si arrovella al punto da perdere la sua qualità figurativa per diventare astratto). Ne accenna i volti con sprazzi di luce e ombre profonde. Le staglia contro fondi grigi, viola e rosso magenta, o gialli e brillanti come l’oro.
Con il successo, coronato dalla partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1942, nel 1948, nel 1950 e nel 1956, e dalla nomina a direttore dell’Accademia Carrara di Bergamo, dove insegna con passione per venticinque anni, la sua pittura non muta. Drammatica nelle inquadrature, negli accostamenti, nei contrasti cromatici, nei tagli di luce. Drammatica per quel senso di desolato abbandono, per quel senso di solitudine e malinconia senza scampo, la pittura di Trento Longaretti continua a dare fremiti di vita vera a ritratti e paesaggi. Anche oggi il suo “mondo umano, molto umano, dove domina il sentimento, e non il sentimentale”, la sua folla di umili, emarginati, vittime di guerre e violenze torna a essere di sorprendente attualità.
Licia Spagnesi
Varese, novembre 2005
L’OMAGGIO DI LECCO A TRENTO LONGARETTI
L’Antologica dedicata all’artista bergamasco durerà sino al 5 marzo 2006. In quaranta dipinti la lunga storia pittorica di un maestro cresciuto a Brera
Si chiama Longaretti Dipinti 1928-2005 l’importante Antologica che il Comune di Lecco dedica al maestro di Treviglio. Cresciuto nell’alveo dell’Accademia di Brera durante gli anni Trenta sotto la guida di Achille Funi e Aldo Carpi, Longaretti è uno dei più insigni rappresentanti della corrente figurativa ispirata ai motivi di Chagall.
Quest’evento chiude la trilogia ospitata nelle ex scuderie di Villa Manzoni. Tre mostre per tre amici che insieme hanno delineato una parte della storia artistica nazionale e non solo, aderendo in principio alla nuova formulazione dello spazio pittorico scoperta da Picasso e quindi scegliendo strade più autonome. Ennio Morlotti (la sua mostra si è inaugurata nel dicembre 2002) ha idealmente aperto questo breve ciclo intanto perché lecchese e poi per aver incarnato una sorta di continuum tra la pittura lombarda ottocentesca, risalente al romanticismo e passata in Brianza attraverso il lavoro di Emilio Gola, e quella impressionista iniziata con Manet e giunta sino a Cézanne. Di seguito nel dicembre 2004 è stata allestita la mostra di Cassinari, piacentino trasferitosi a Missaglia dopo aver sposato Enrica che nella cittadina brianzola aveva i natali. Forse il più internazionale dei tre, almeno nelle frequentazioni colte, lo stesso Picasso, Matisse e molti artisti che bazzicavano Antibes e in generale la Costa Azzurra dagli anni Quaranta in poi. Un pittore al quale si deve la coniugazione del cubismo in special modo di Braque con i colori forti e pieni della natura mediterranea. E ora Longaretti, ancora a dicembre, il più lirico del gruppo, appassionato e attento alla figura umana nei suoi aspetti più intimi.
Se a Morlotti si deve la nascita dell’informale e una lettura attenta della natura come forza inconsumabile in continuo fermento, Cassinari è stato più attratto dall’idea che le forme si collocano in uno spazio occupandolo e il loro “stare” in un luogo non va inteso come semplice essere, ma attiene l’eterno movimento di tutto ciò che si definisce esistente.
Longaretti ha invece scelto la via degli esseri umani. E la sua pittura li accompagna in ogni fase della loro crescita, dalla nascita alla vecchiaia, attraverso tutte le età della vita. I quaranta dipinti oggi in mostra a Lecco raccontano un percorso pittorico iniziato quand’era quattordicenne: dai primi paesaggi e ritratti alle Madri cui è affidato non solo il compito di continuare la razza umana, ma quello di difenderla da se stessa; fino alle nature morte delicate e quasi religiose. Longaretti compirà il prossimo settembre novant’anni e l’antologica lecchese è la prima iniziativa a celebrare un artista che ha attraversato quasi un secolo della storia nazionale, testimoniando con il proprio lavoro alcune fasi importanti della nostra cultura artistica. A cominciare da quegli anni Trenta in cui un gruppo di giovani artisti, del quale facevano parte i nostri tre pittori, si rivoltò contro il Novecentismo e l’arte accademica. Poco tempo prima di morire Morlotti, stanco per una malattia che lo sfibrava da molto, nel ricordare quegli anni mi confidò che gli restavano ormai solo due amici, uno di loro era Trento Longaretti.
Anna Caterina Bellati
1916. Nasce a Treviglio da papà Alessandro e mamma Maria Casirati. È il nono della famiglia; in seguito nasceranno altri quattro bambini.
1930-1936. Conclusa la scuola di Avviamento, frequenta il Liceo Artistico di Brera a Milano. Conseguito il diploma liceale, si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e allo stesso tempo all’Accademia di Brera. Abbandonati gli studi di Architettura, sceglie definitivamente l’Accademia. È allievo di Aldo Carpi, maestro di qualità unanimemente riconosciute che per Longaretti è stato “maestro di vita ancor prima che di pittura, una figura di grande fascino, molto umana”. Tra maestro e allievo si instaura e sviluppa nel tempo un rapporto morale e affettivo di inscindibile reciprocità. Compagni di corso di Trento sono fra gli altri Bruno Cassinari, Aldo Bergolli, Arnaldo Badodi, Ennio Morlotti, Edmondo Dobrzanski, Italo Valenti, Ibrahim Kodra e Felice Filippini. Tra i maestri più amati che insegnavano all’Accademia, oltre ad Aldo Carpi, Longaretti ricorda con piacere Francesco Messina per la cattedra di Scultura, Mauro Reggiani per quella di Pittura, Pompeo Borra e Marino Marini, arrivati in seguito. Gli anni dell’Accademia sono ricordati come un periodo di intenso lavoro e di fondamentale maturazione.
1933-1934. Siamo in pieno fascismo e con l’amico Gianluigi Uboldi (1915-2005) compie due viaggi indimenticabili in bicicletta. I due, durante il primo, partono da Milano per visitare Firenze, Roma, Pescara. Torneranno in seguito verso Milano, via Venezia. Il secondo viaggio è un giro completo della Sicilia. Sulla bicicletta caricata con la tenda, le padelle, i colori e i materiali per dipingere, i due giovani non passavano di certo inosservati, tanto che gli abitanti del luogo scambiandoli per stranieri al loro passaggio sussurravano: “… come sono puliti questi norvegesi!”. Sulla cassetta della sua bici Longaretti aveva dipinto la scritta “Berghem” (Bergamo), probabilmente la responsabile dell’equivoco.
1936. Inizia a esporre, partecipando ai “Littoriali dell’Arte” e a mostre collettive a Milano, Genova e Bergamo.
1939. Vince il Premio Mylius e il Premio Stanga. A Bergamo partecipa al I Premio Bergamo. Resta ai margini del movimento di Corrente, pur condividendone formule artistiche e intenti culturali. In particolare discute di pittura con Cassinari, Morlotti, Birolli, Sassu, Vedova. Nella primavera, conclusi gli studi all’Accademia di Brera, è chiamato alle armi e inviato in Slovenia, quindi in Sicilia e infine in Albania. I disastri della guerra e il profondo rifiuto della violenza sono temi che nascono in questo periodo e l’artista vi tornerà spesso.
1940. A Milano presso il Palazzo della Permanente espone al II Premio Bergamo con l’opera “Nomadi”; la mostra essendo stata spostata da Bergamo a Milano.
1942. Partecipa alla XXIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Nello stesso anno Longaretti, Sergente del Genio Ferrovieri, presenta 3 acquarelli e 7 disegni a penna sul tema della guerra alla “Mostra degli Artisti in armi” a Palazzo delle Esposizioni di Roma. A Bergamo espone alla Galleria della Rotonda.
1943. Torna a Bergamo alla Galleria della Rotonda, con presentazione in catalogo di Raffaello Giolli.
1945. Dopo la guerra riprende l’attività artistica. Si dedica in particolare alla realizzazione d’opere d’arte sacra e all’insegnamento. Si sposa con Elsa Ferrari, conosciuta prima della guerra e persa di vista durante il conflitto. Una volta tornati alla vita normale, i due giovani si erano resi conto di come l’affetto si fosse trasformato in amore. Da Elsa avrà tre figli. Serena nasce nel 1946.
1948. Nasce il figlio Franco. A Venezia partecipa alla XXIV Biennale Internazionale d’Arte.
1949. A Bergamo espone alla Galleria della Rotonda e al Premio di pittura e scultura città di Bergamo in dicembre.
1950. È presente alla XXV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.
1952. Viene invitato alla Quadriennale Nazionale di Roma.
1953. A Lissone partecipa all’VIII Premio Internazionale. Vince il Concorso nazionale per la Direzione dell’Accademia Carrara di Bergamo e relativa cattedra di Pittura. Da quel momento coniugherà l’intenso impegno dell’attività didattica con la libera professione, realizzando anche importanti opere d’arte sacra, oggi conservate in Vaticano, nel Duomo di Milano, nella Basilica di Sant’Ambrogio in Milano, nel Duomo di Novara, nella Galleria d’Arte Sacra Contemporanea in Milano, nonché in molte Chiese e Istituzioni in Italia e all’estero.
1954. Nasce l’ultimogenita Maddalena.
1955. Partecipa a Firenze alla II Mostra Internazionale del Ritratto, a Lissone al IX Premio Internazionale e infine a Milano alla Biennale Nazionale d’Arte.
1956. Presenta alla XXVIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia le opere Maternità con paese, 1955; La poltrona viola, 1955 e La brocca bianca, 1956; nella Sala XXII del Padiglione Italia. A Bologna partecipa alla II Mostra Nazionale d’Arte sacra, mentre a Como espone nella collettiva “Pittori lombardi contemporanei”.
A Roma espone alla Galleria del Camino. A Bologna partecipa alla II Mostra Nazionale d’Arte sacra. Ancora a Bergamo è alla Galleria della Rotonda con presentazione in catalogo di Aldo Carpi e dell’amico Ennio Morlotti.
1957. È a Milano alla Biennale Nazionale d’Arte. Severino Bellotti gli dedica un testo intitolato Trento Longaretti nell’arte sacra.
1959. A Bergamo partecipa al V Premio Bergamo; a Roma espone alla Quadriennale Nazionale d’Arte le opere A San Protaso, Zingaresca e Donna su fondo verde; (Sala 15). Con la Mostra itinerante d’arte italiana è in Germania e Austria.
1960. Novembre. A Milano, espone alla Galleria Verritré le sue opere recenti.
1963. È a Zurigo alla Galerie Laübli.
1965. Aprile-maggio. A Milano presso la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano presenta le opere Bergamo vecchia, Bergamo nei colli e Notturno a Bergamo.
Maggio-ottobre. Sempre a Milano alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano è presente con l’opera Madre e figlio, 1966. A Firenze, Palazzo Strozzi, partecipa alla XVII Mostra Internazionale d´Arte Premio del Fiorino con le opere La famiglia del violinista, 1951 e Grande mendicante con bambino, 1964. Sempre in quell’anno è a Trieste alla Mostra Internazionale d’Arte sacra.
1966. Carlo Pirovano ordina la sua Antologica a Treviglio.
1967. A Novara espone alla Galleria del Cortile, 40 Disegni.
Dal 26 ottobre al 30 novembre è a Milano alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente. Raffaele De Grada lo inserisce nel suo testo Pittura Scultura degli anni ‘60 (Alfieri-Lacroix).
1968. È a Torino alla Quadriennale Nazionale. A settembre è a Buenos Aires presso Istituto Italiano di Cultura con una personale. A New York espone una ”Antologica” alla Columbia University.
1969. Dal 3 maggio al 15 giugno è a Firenze alla XIX Biennale Internazionale d´Arte Palazzo Strozzi - Premio del Fiorino dove espone alla Sala pittura Italia le opere Figure in rosa, 1966; Colloquio di madri, 1966; Donna del sud, 1967; Madre e ragazza in grigio, 1968 e Donna col bambino che dorme, 1968.
1970. Vengono allestite alcune sue personali a Gallarate, Roma e Imperia.
1971. Espone a Torino presso la Galleria L’Approdo; a Treviglio alla Galleria Ferrari. A Milano Alberico Sala scrive un testo sui suoi acquarelli.
1972. È un anno di intenso lavoro che lo vede impegnato sia in Italia che all’estero in mostre personali e collettive. A Torino espone all’Esposizione Nazionale Arti Figurative.
È a New York alla Glezèr Gallery. Carlo Pirovano firma per Electa una monografia a lui dedicata.
1973. Espone a Parigi alla Galerie Bernheim-Jeune.
1974. Numerosissime le mostre, tra le più importanti, Torino, XII Quadriennale Nazionale; Imola XIV Biennale Nazionale d’Arte Figurativa. In seguito è a Firenze alla II Mostra Nazionale d’Arte.
1975. Presenta una personale a Milano al Salone ex Arengario dal titolo Antologica.
1976. Molte le mostre di spicco. Espone a Vigevano alla Galleria Ducale. Dal 15 maggio al 6 giugno. A Torino la Galleria L’Approdo presenta la personale “Longaretti - dipinti, acquarelli, disegni” con introduzione di Giorgio Mascherpa. Espone poi a Stoccolma presso la Galerie Internationale; a Malmö, Galerie Brass e a Gotebörg presso la Svenka Fiat. Dal 30 marzo al 30 aprile è a Monaco al Kunstsalon Rose Lörch con la personale Trento Longaretti.
Dal 4 al 17 settembre è presente a Venezia in Venezia viva - Galleria dell´Incisione con una personale.
1977. È a Lugano alla Galleria Arpass con una mostra di Dipinti e grafica. Espone poi a Ferrara, Palazzo dei Diamanti; Bergamo, Palazzo della Ragione; Vigevano, Galleria D´Arte Ducale; Milano, Galleria Comunità d´Arte S. Carlo. Sulle sue Madri scrivono due interessanti saggi Gian Alberto Dell’Acqua e Carlo Pirovano.
1978. Dopo venticinque anni lascia spontaneamente l’incarico di direttore della Scuola di Pittura dell’Accademia Carrara. A giugno proprio nelle sale dell’Accademia dove ha lavorato a lungo viene allestita l’esposizione “Longaretti - Brera Anni ‘40, mostra di due generazioni artistiche e di un maestro, Aldo Carpi”. Sarà un evento di critica e pubblico. A seguire ci sono numerose personali: a Hamilton in Canada alla Art Gallery; a Roma presso la sede della Banca Popolare di Milano; a Vigevano al Castello Sforzesco presso la Galleria d´Arte Ducale e Assessorato Amici del Castello; poi sarà a Ottawa al Foyer of City Hall.
1979. Espone in molte città italiane tra cui Milano, Bergamo, Torino, Lovere e Broni. A giugno è a Toronto alla Casa d´Italia presso l’Istituto Italiano di Cultura con una personale; mentre nel mese di settembre a Zurigo presenta alla St. James Fine Art Cabinet le opere recenti.
1980. Espone a Milano alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente con la personale “Antologica 1936-1980” con introduzione di Gian Alberto dell’Acqua.
1981. A Piacenza alla Galleria Ricci Oddi presenta “Trento Longaretti, mostra antologica di disegni (1935-1980) e dipinti recenti”. In seguito è a Rotterdam al Voisk universiteit. Espone quindi a Lodi, a Legnano e a Treviglio. A Vigevano è ospite alla Galleria Ducale ed è a Bergamo alla Galleria L´Antenna con una “Antologica di disegni (1935-1980) pastelli, guazzi e dipinti recenti”.
1982. Presenta a Milano la personale “Disegni” al Centro culturale S. Fedele con introduzione di Giorgio Mascherpa.
1983. Espone a Gallarate, Milano, Vigevano, Treviglio, Bergamo, Torino, Capriate San Gervasio (BG), Bätterkinden (Berna) alla Galerie zur Krone, nonché a Regensberg (Zurigo).
1984. Alla Galleria L’Approdo di Torino espone “Disegni, acquerelli e gouaches”. In seguito è a Bätterkinden (Berna) alla Galerie zur Krone e a Regensberg (Zurigo) alla Galerie Unterburg.
Alberico Sala scrive il saggio Trento Longaretti , Bergamo, le mura, il vento.
1985. Espone a Cremona, Torino, Palazzolo S/O, Vigevano e a New York.
A Milano presso la Galleria Ponte Rosso tra novembre e dicembre presenta “Omaggio di Longaretti al Maestro Carpi da Brera alla Carrara. Due maestri di due generazioni”.
1986. Dal 9 giugno al 14 settembre è a Milano al Palazzo della Permanente per la mostra “1886/1986 La Permanente - Un secolo d´arte a Milano”.
1987. Espone ad Amsterdam, alla Galerie D’Eendt; a Cham (Zurigo) alla Galerie Ritter-Gotz; a Bätterkinden (Berna), alla Galerie zur Krone e ancora ad Amsterdam alla Galerie D’Eendt con “Trento Longaretti, Olieverfschilderijen - gouaches - aquarellen -
tekeningen”.
1988. Espone a Milano, Piacenza, Aarau (Zurigo) e Bätterkinden (Berna) alla Galerie zur Krone.
1989. Dal 19 al 22 febbraio è a Bologna per la Mostra Mercato d´Arte Contemporanea con l’opera Viandanti e collina color vinaccia. Dal 12 al 20 novembre è al BI.D.ART di Bergamo per la Rassegna biennale di Arte Contemporanea. La Galleria d´Arte Vallardi presenta “Trento Longaretti, Franz Borghese, Mino Maccari, Antonio Possenti”. Dal 12 al 20 novembre è a La Spezia per la Rassegna Biennale dell’Arte Contemporanea con una personale.
1990. Da febbraio a marzo è a Milano alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente per la Mostra dei soci con l’opera Grande natura morta. Ancora a Milano partecipa ad Arte in Sant’Eustorgio, mentre a Darmstadt nella Kunsthalle espone La Fuga.
1991. A Sirmione partecipa alla mostra “Arte lombarda”, a Vasto (Chieti) espone al XXIV Premio Vasto. È a Palermo con l’opera Lux mundi.
1992. A Milano alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente partecipa alla collettiva “Pittura a Milano 1945-1990”. Espone a Isselburg - Anholt (Germania) alla Galerie Anholter Mühle.
1993. Espone a Milano, Vigevano, Bergamo. A Emmerich alla Stadttheater Galerie Anholter Mühle; a Bätterkinden (Berna) alla Galerie zur Krone; a St. Gallen (CH).
1994. Organizza delle mostre a Lovere, Torino, Bergamo e La Spezia. A Bätterkinden (Berna) espone alla Galerie zur Krone. A Milano si tiene la sua importante personale dedicata a Joseph Roth alla Galleria Sacerdoti.
1995. A Tindari partecipa all’Esposizione nazionale “Nigra Sum”. Espone anche a Pinerolo; La Spezia; Palermo e Torino alla Galleria Micrò con una sua personale.
1996. Espone a Vienna alla Galerie Prisma con la personale “Trento Longaretti in Wien”. In seguito è a Mantova; Bergamo e Roma.
Esce il volume Excursus - Longaretti Da Brera all Carrara, a cura di Alberto Veca.
1997. Espone a Capriate, Milano, Vigevano, Treviglio e Crema. È a Bologna per Arte Fiera ‘97.
1998. Partecipa a Bologna - Arte Fiera ‘98; Reggio Emilia - Expo ‘98; Bari - Expo Arte. A Solothurn (CH) tiene una personale alla Galerie Schaer und Wildbolz; espone a Innsbruck all’Istituto Italiano di Cultura e il Casinò Seefeld.
1999. La Casa del Mantegna di Mantova gli dedica una fondamentale “Antologica”. È al Castello di Allaman (CH); espone a Ginevra nel Palazzo delle Nazioni Unite “La pauvreté dans le monde”, presente Kofi Annan. La stessa mostra passa quindi a Castello, Palais Wilson, dal 20 luglio al 6 agosto.
Viene a mancare l’amata moglie, Elsa.
Per Natale espone a Pinzolo alla Galleria Dusati con una personale.
2000. Dal 27 al 31 gennaio è a Bologna per Arte Fiera 2000. Presentato da B&B Arte Mantova espone l´opera La musica dei poveri. Dal 16 al 20 marzo è a Bari all’ExpoArte Bari - XXI Fiera Internazionale di Arte Contemporanea. Presentato da B&B ARTE Mantova espone l’opera Maternità.
2001. Organizza moltissime mostre in Italia e all’estero. A Solothurn (CH) alla Galerie Schaer und Wildbolz espone nella mostra collettiva “I nostri cari amici di Bergamo - Trento Longaretti, Ugo Riva, Marco Ceravolo”.
2002. Allestisce un’importante antologica presso la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino dal titolo “Una vita per la pittura” esponendo dipinti realizzati tra il 1930 e il 2002. A Bologna espone ad ArteFiera 2002 e a Bari a ExpoArte 2002. Espone anche ad Alberobello, Trullo Sovrano, con un Omaggio al paese.
2003. Allestisce una personale a Palazzo Veneziano (Malboghetto-Udine) in occasione delle Universiadi 2003; presso il Museo Civico di Treviglio e presso i Magazzini del Sale a Venezia in contemporanea alla Biennale. È anche al MIART di Milano.
2004. È di nuovo impegnato in varie mostre: una “Antologica” a Palermo dedicatagli dalla Regione Sicilia in Palazzo Sclafani. C’è poi l’Antologica “Opere storiche e Nuovi percorsi” al Palazzo della Ragione di Bergamo, sua città di residenza ormai da decenni.
Dicembre. Espone nella suggestiva città di Praga una mostra antologica.
2005. A marzo la mostra passa a Cracovia presso l’Istituto Italiano di Cultura.
L’UOMO E IL SUO DESTINO
Piedi scalzi, abiti cenciosi, un uomo e una donna trascinano rassegnati un carretto con le loro povere cose attraverso una campagna desolata, sotto un cielo incendiato dai dardi di un sole morente. Un vecchio musicante dalla barba lunga e triste avanza lento, sorretto da un bambino. Due madri dal volto emaciato, sfigurato dalla paura stringono a sé l’innocenza dei loro piccoli. La pittura di Trento Longaretti si caratterizza per essere una sofferta e meditata variazione su un unico argomento: l’uomo e il suo destino, l’accettazione paziente di una sorte perennemente avversa. Con colori incantati, poesia struggente e libertà quasi onirica, l’artista racconta il dramma dei poveri, degli emarginati, dei senza patria. Esseri sofferenti, tesi in un estremo, disperato sforzo di sopravvivenza. Personaggi tormentati dall’aspirazione, tutta umana, alla conoscenza, all’amore, alla gioia.
Sono i temi di una vita e di questa grande retrospettiva che la città di Lecco gli dedica in occasione dei suoi prossimi novant’anni. Se le mostre più recenti si sono concentrate solo su capitoli limitati della sua produzione, la rassegna lecchese vuole invece offrire un’antologica completa della sua arte. Il percorso espositivo ha uno sviluppo cronologico, che ha inizio con le primissime prove (il ritratto di Bambina in rosa, realizzato a tredici anni), nate nella casa di Treviglio, e documenta l’apprendistato a Brera, prima al liceo artistico, poi all’accademia, dove il giovane Longaretti è allievo di Aldo Carpi e ha per compagni di corso Cassinari, Bergolli, Badodi, Morlotti, Dobrzansky, Kodra, Valente. Sono anni caratterizzati da una pittura già audace, che ama gli accostamenti incalzanti, contagiata dall’energia del Picasso precubista, dalla favola di Chagall, dalle suggestioni di Cézanne, Soutine, Modigliani. Le effervescenti novità della bohème milanese e la frequentazione del gruppo di Corrente, e in particolare di Guttuso, Morlotti, Birolli, Sassu e Vedova, lo affascinano, ma non lo influenzano. Longaretti si integra solo fino a un certo punto con la realtà metropolitana: non potendo permettersi di trasferirsi, è costretto a fare per anni il pendolare tra Treviglio e Milano. Rimane un ragazzo di provincia, e forse anche questo fatto lo porta a elaborare una pittura originale, personalissima, non riconducibile a nessuna corrente. È proprio durante i lunghi viaggi in treno che nascono i bozzetti per ritratti di operai, contadini, braccianti, così diversi da quelli delle modelle d’accademia e così legati all’educazione cattolica e ai ricordi dell’infanzia nella Bassa bergamasca. Saranno questi disegni a colpire Aldo Carpi e a gettare le basi per quella ricerca sugli umili che dà l’impronta a tutta la sua opera successiva. All’inizio ritrae le figure dal vero, poi le crea con la fantasia, immedesimandosi per condividerne la dolorosa sorte. Un sentimento di pietas che matura soprattutto negli anni della guerra, quando, terminati gli studi, con la divisa di sottufficiale, viene mandato in Slovenia, poi in Sicilia, in Albania e nel Kosovo. Anche in guerra, Longaretti non smette di dipingere, anzi trova nella pittura l’antidoto al dramma che lo circonda. Non ritrae mai i momenti cruenti della battaglia, ma le sue conseguenze: profughi che hanno lasciato dietro di sé solo macerie fumanti, costretti a un peregrinare che sembra non avere mai fine. Altre volte protagonista è il paesaggio, con una natura lontana dall’umana follia, ma attraversata sempre da una tensione emotiva altissima: scenari di colline bruciate sotto un cielo in cui il sole è in eclissi perenne e la luna è frammentata in più spicchi. Di ritorno dal fronte, nel 1943, Longaretti continua a sviluppare il suo tema attraverso una galleria di personaggi così assimilabili nella loro diversità da sembrare gli attori dello stesso dramma, quello dell’uomo che lotta contro la guerra, la paura, l’angoscia esistenziale. Ecco l’Ebreo errante con la sua sagoma scura, sottile e severa, leggermente ricurva, proiezione della figura del maestro Carpi e simbolo della diaspora millenaria di tutto un popolo.
Ecco l’Arlecchino per il quale la maschera è un espediente quotidiano che permette di preservare i propri sentimenti dal contatto con un mondo ostile. Ecco il venditore di violini, viole e contrabbassi, incongrui simboli di spensieratezza e svago, ma forse anche reminiscenze delle Vanitas secentesche, moniti al carattere transitorio della felicità umana. E, ancora, il musicante, il cieco, lo zingaro, o semplicemente l’uomo solo con la sua angoscia. Infine le figure femminili: donne che subiscono le conseguenze della guerra degli uomini, madri-Madonne il cui corpo sembra fondersi nell’abbraccio con quello del bambino, metafora di una speranza mai estinta con la sua veste azzurra o rosa e il viso sereno, paffuto, ingenuo perché ancora non ha fatto esperienza del male del mondo. Longaretti descrive le figure con pennellate corpose, rapide e brevi (talvolta, il segno risente della pressione emotiva e si arrovella al punto da perdere la sua qualità figurativa per diventare astratto). Ne accenna i volti con sprazzi di luce e ombre profonde. Le staglia contro fondi grigi, viola e rosso magenta, o gialli e brillanti come l’oro.
Con il successo, coronato dalla partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1942, nel 1948, nel 1950 e nel 1956, e dalla nomina a direttore dell’Accademia Carrara di Bergamo, dove insegna con passione per venticinque anni, la sua pittura non muta. Drammatica nelle inquadrature, negli accostamenti, nei contrasti cromatici, nei tagli di luce. Drammatica per quel senso di desolato abbandono, per quel senso di solitudine e malinconia senza scampo, la pittura di Trento Longaretti continua a dare fremiti di vita vera a ritratti e paesaggi. Anche oggi il suo “mondo umano, molto umano, dove domina il sentimento, e non il sentimentale”, la sua folla di umili, emarginati, vittime di guerre e violenze torna a essere di sorprendente attualità.
Licia Spagnesi
Varese, novembre 2005
L’OMAGGIO DI LECCO A TRENTO LONGARETTI
L’Antologica dedicata all’artista bergamasco durerà sino al 5 marzo 2006. In quaranta dipinti la lunga storia pittorica di un maestro cresciuto a Brera
Si chiama Longaretti Dipinti 1928-2005 l’importante Antologica che il Comune di Lecco dedica al maestro di Treviglio. Cresciuto nell’alveo dell’Accademia di Brera durante gli anni Trenta sotto la guida di Achille Funi e Aldo Carpi, Longaretti è uno dei più insigni rappresentanti della corrente figurativa ispirata ai motivi di Chagall.
Quest’evento chiude la trilogia ospitata nelle ex scuderie di Villa Manzoni. Tre mostre per tre amici che insieme hanno delineato una parte della storia artistica nazionale e non solo, aderendo in principio alla nuova formulazione dello spazio pittorico scoperta da Picasso e quindi scegliendo strade più autonome. Ennio Morlotti (la sua mostra si è inaugurata nel dicembre 2002) ha idealmente aperto questo breve ciclo intanto perché lecchese e poi per aver incarnato una sorta di continuum tra la pittura lombarda ottocentesca, risalente al romanticismo e passata in Brianza attraverso il lavoro di Emilio Gola, e quella impressionista iniziata con Manet e giunta sino a Cézanne. Di seguito nel dicembre 2004 è stata allestita la mostra di Cassinari, piacentino trasferitosi a Missaglia dopo aver sposato Enrica che nella cittadina brianzola aveva i natali. Forse il più internazionale dei tre, almeno nelle frequentazioni colte, lo stesso Picasso, Matisse e molti artisti che bazzicavano Antibes e in generale la Costa Azzurra dagli anni Quaranta in poi. Un pittore al quale si deve la coniugazione del cubismo in special modo di Braque con i colori forti e pieni della natura mediterranea. E ora Longaretti, ancora a dicembre, il più lirico del gruppo, appassionato e attento alla figura umana nei suoi aspetti più intimi.
Se a Morlotti si deve la nascita dell’informale e una lettura attenta della natura come forza inconsumabile in continuo fermento, Cassinari è stato più attratto dall’idea che le forme si collocano in uno spazio occupandolo e il loro “stare” in un luogo non va inteso come semplice essere, ma attiene l’eterno movimento di tutto ciò che si definisce esistente.
Longaretti ha invece scelto la via degli esseri umani. E la sua pittura li accompagna in ogni fase della loro crescita, dalla nascita alla vecchiaia, attraverso tutte le età della vita. I quaranta dipinti oggi in mostra a Lecco raccontano un percorso pittorico iniziato quand’era quattordicenne: dai primi paesaggi e ritratti alle Madri cui è affidato non solo il compito di continuare la razza umana, ma quello di difenderla da se stessa; fino alle nature morte delicate e quasi religiose. Longaretti compirà il prossimo settembre novant’anni e l’antologica lecchese è la prima iniziativa a celebrare un artista che ha attraversato quasi un secolo della storia nazionale, testimoniando con il proprio lavoro alcune fasi importanti della nostra cultura artistica. A cominciare da quegli anni Trenta in cui un gruppo di giovani artisti, del quale facevano parte i nostri tre pittori, si rivoltò contro il Novecentismo e l’arte accademica. Poco tempo prima di morire Morlotti, stanco per una malattia che lo sfibrava da molto, nel ricordare quegli anni mi confidò che gli restavano ormai solo due amici, uno di loro era Trento Longaretti.
Anna Caterina Bellati
17
dicembre 2005
Longaretti – Dipinti 1928-2005
Dal 17 dicembre 2005 al 05 marzo 2006
arte contemporanea
Location
VILLA MANZONI – EX SCUDERIE
Lecco, Via Don Luigi Guanella, 1, (Lecco)
Lecco, Via Don Luigi Guanella, 1, (Lecco)
Orario di apertura
da martedì a domenica dalle 9,30 alle 17,30
Tutti i lunedì, 25, 26 dicembre e 1 gennaio chiusura
Vernissage
17 Dicembre 2005, ore 18
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BELLATI EDITORE
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