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Maurizio Martina – La finestra è un occhio scelto da Dio
personale
Comunicato stampa
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Maurizio Martina nasce a Lecce il 23 maggio del 1964.
Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1989, qui esercita la sua professione artistica come pittore scultore, pittore e poeta.
Nel 1989 è a Roma a Palazzo Valentini, all’Expo Arte di Bari, è presente alla “Constituyente, arte y tradiction” Pabellon de Uruguay a Sevilla in Spagna.
Nel 1995 alla A.R.G.A.M.(Ass. Romana Gallerie D’Arte Moderna), alla CA’ D’ORO, a Roma e all’Accademia di Egitto, sempre a Roma con testi critici di Lorenza Trucchi. Nel 1996 è presente all’Esposizione Nazionale Quadriennale D’Arte di Roma 1956 – 1990 Ultime Generazioni, sempre con testi critici di Lorenza Trucchi.
Ha esposto in mostre personali nel 1990 alla Galleria D’Arte Flacovio Palermo “Timidi cinguetti”; nel 1992 al Centro d’Arte Polmone Pulsante con “Stoffe animate” a Roma; nel 1994 alla Galleria D’Arte Dè Serpenti con “Argilla stoffa e colore” Roma. La vita, di Maurizio Martina, con l’arte è segnata da una convivenza silenziosa a tratti conflittuale ma produttiva. Il 1996 segna il momento della frattura tra Maurizio Martina ed il suo “fare arte”.
Trasferitosi da Roma ad Arnesano ha sperimentato e lavorato su nuove forme espressive. Nel maggio del 2004 il Palazzo Marchesale di Arnesano ha visto la sua azione artistica con: “osservando metamorfosi abbiamo visto appollaiarsi l’arte sui muri”. Il tempo è un resistente abito- spiega Maurizio Martina - acquista realizzazioni offrendosi come supporto assorbendo lo svolgersi dei parametri reali. La capacita’ umana di far emergere da questo contesto opere come territori saggi di forze, significa saper passare oltre al segreto. L’arte è il risultato riuscito di presentare concretamente strutture dell’alito vitale, la voce energetica del fulcro in noi esistente come un impercettibile soffio, infatti non si ha coscienza della nostra entità. L’arma sono le nostre vene, è la nostra anima il tentativo di spinta nel sangue, e allo stesso modo l’espressione artistica si definisce rivelazione ancestrale nel tempo esistente, creazione di un tratto dato dalle influenze premente presso le vene di ogni lettera dell’essere e la sua anima è un tentativo di spinta nel nostro cuore, irrimediabilmente incostante. E perciò, l’interezza, è saper catturare il senso dell’espressione artistica per esplicarlo come prova, vocalizzo per tralasciare per un attimo, lo stupefacente dolore. La creatura dell’arte, difende l’ossigeno della traccia, il vento rinfrescante, colui che rimuove rivelando, riverberi di gioia. L’Arte non è morta, - spiega Maurizio- è morto l’artista che oggi è più un ideologo. L’arte è emozione, sperimentazione ed anche gioco. E’ morta l’arte di stupire perché l’artista nell’arte deve mantenere la capacità di divertirsi, di unire, di dividere, di cambiare un elemento così che cambi anche il concetto. Introdurre un elemento che può sembrare dissacratorio non è solo divertente ma ti pone di fronte ad un ulteriore riflessione. Nell’arte si mette la propria vita e la voglia di vivere.”
Nel novembre del 2004 “...eppure abbiamo visto l’arte appollaiarsi sui muri”arriva al Raggio Verde di Lecce presentato da Ilderosa Laudisa che dice di lui: “…Il periodo appunto durante il quale ha vissuto nella capitale prima per completare la sua formazione presso l’Accademia e poi per lavorare. Le esperienze lavorative più significative le ha fatte nel mondo dello spettacolo; quelli sono stati ovviamente anni molti importanti e non solo per l’evoluzione della sua ricerca pittorica. Ha instaurato fra l’altro un intenso rapporto con la scrittura, che per lui costituisce uno spazio, in cui convogliare tanta parte della sua energia e delle sue emozioni. Sente soddisfatta soprattutto nella scrittura la sua ansia di spiritualità e di un espressività senza limiti.
Da qualche tempo ha iniziato anche la stesura di soggetti per lungometraggi e soggetti teatrali.
L’impegno con la pittura non ha registrato però battute di arresto ed in questa mostra Martina espone alcuni dipinti, che rappresentano al sua più recente ricerca. Una esperienza interessante anche sul piano tecnico, perché si confrontano e si mescolano il linguaggio pittorico e quello fotografico, con la complicità stimolante del computer.
Sono dipinti di grandi dimensioni. Per comprendere meglio questa scelta, credo sia utile ricordare le sue esperienze di scenografo. Ma non si tratta solo di questo; perché sarebbe una banalizzante enfatizzazione di una sola componente. Le dimensioni rappresentano, anche una precisa esigenza espressiva: la volontà cioè di realizzare forme che dialogano con l’intorno, fino quasi a dominarlo.
Dalle grandi tele, infatti, si affacciano misteriose forme che invadono lo spazio e che si impongono con la loro forte presenza icastica. Anche quando l’immagine è talmente criptata da non permettere una agevole decodificazione, nulla perde del suo fascino; anzi direi che lo accentua.
Dietro una fitta rete colorata è avvolto quasi come crisalide il volto di una donna, di cui si intravede solo qualche parte. E’ dall’intrico intessuto fra l’involucro e l’immagine nasce la suggestione di assistere ad una metamorfosi….
Martina sintetizza in questi volti sogni ed esperienze e delinea una sorta di mappa del suo mondo”. La televisone locale Telerama si interessa a lui tanto da meritarsi un’intera puntata della trasmissione “Salento d’ amare” intervistato da Sandra Lupo. Nel luglio del 2005 è di nuovo presente al Palazzo Marchesale di Arnesano con: “Il Signore è il mio Dio” Progetti ipotetici per il Calvario di Arnesano. All’interno della mostra propone la sua performance con l’Officina della Parola: “L’invito delle figlie del vento” con testi di Martina. Nell’ottobre 2005 partecipa, e vince, a Kontemporanea 2005, annessa alla selezione della VI biennale che il CIAC di Roma organizza nelle Sale del Bramante, in Piazza del Popolo a Roma nel febbraio 2006.
Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1989, qui esercita la sua professione artistica come pittore scultore, pittore e poeta.
Nel 1989 è a Roma a Palazzo Valentini, all’Expo Arte di Bari, è presente alla “Constituyente, arte y tradiction” Pabellon de Uruguay a Sevilla in Spagna.
Nel 1995 alla A.R.G.A.M.(Ass. Romana Gallerie D’Arte Moderna), alla CA’ D’ORO, a Roma e all’Accademia di Egitto, sempre a Roma con testi critici di Lorenza Trucchi. Nel 1996 è presente all’Esposizione Nazionale Quadriennale D’Arte di Roma 1956 – 1990 Ultime Generazioni, sempre con testi critici di Lorenza Trucchi.
Ha esposto in mostre personali nel 1990 alla Galleria D’Arte Flacovio Palermo “Timidi cinguetti”; nel 1992 al Centro d’Arte Polmone Pulsante con “Stoffe animate” a Roma; nel 1994 alla Galleria D’Arte Dè Serpenti con “Argilla stoffa e colore” Roma. La vita, di Maurizio Martina, con l’arte è segnata da una convivenza silenziosa a tratti conflittuale ma produttiva. Il 1996 segna il momento della frattura tra Maurizio Martina ed il suo “fare arte”.
Trasferitosi da Roma ad Arnesano ha sperimentato e lavorato su nuove forme espressive. Nel maggio del 2004 il Palazzo Marchesale di Arnesano ha visto la sua azione artistica con: “osservando metamorfosi abbiamo visto appollaiarsi l’arte sui muri”. Il tempo è un resistente abito- spiega Maurizio Martina - acquista realizzazioni offrendosi come supporto assorbendo lo svolgersi dei parametri reali. La capacita’ umana di far emergere da questo contesto opere come territori saggi di forze, significa saper passare oltre al segreto. L’arte è il risultato riuscito di presentare concretamente strutture dell’alito vitale, la voce energetica del fulcro in noi esistente come un impercettibile soffio, infatti non si ha coscienza della nostra entità. L’arma sono le nostre vene, è la nostra anima il tentativo di spinta nel sangue, e allo stesso modo l’espressione artistica si definisce rivelazione ancestrale nel tempo esistente, creazione di un tratto dato dalle influenze premente presso le vene di ogni lettera dell’essere e la sua anima è un tentativo di spinta nel nostro cuore, irrimediabilmente incostante. E perciò, l’interezza, è saper catturare il senso dell’espressione artistica per esplicarlo come prova, vocalizzo per tralasciare per un attimo, lo stupefacente dolore. La creatura dell’arte, difende l’ossigeno della traccia, il vento rinfrescante, colui che rimuove rivelando, riverberi di gioia. L’Arte non è morta, - spiega Maurizio- è morto l’artista che oggi è più un ideologo. L’arte è emozione, sperimentazione ed anche gioco. E’ morta l’arte di stupire perché l’artista nell’arte deve mantenere la capacità di divertirsi, di unire, di dividere, di cambiare un elemento così che cambi anche il concetto. Introdurre un elemento che può sembrare dissacratorio non è solo divertente ma ti pone di fronte ad un ulteriore riflessione. Nell’arte si mette la propria vita e la voglia di vivere.”
Nel novembre del 2004 “...eppure abbiamo visto l’arte appollaiarsi sui muri”arriva al Raggio Verde di Lecce presentato da Ilderosa Laudisa che dice di lui: “…Il periodo appunto durante il quale ha vissuto nella capitale prima per completare la sua formazione presso l’Accademia e poi per lavorare. Le esperienze lavorative più significative le ha fatte nel mondo dello spettacolo; quelli sono stati ovviamente anni molti importanti e non solo per l’evoluzione della sua ricerca pittorica. Ha instaurato fra l’altro un intenso rapporto con la scrittura, che per lui costituisce uno spazio, in cui convogliare tanta parte della sua energia e delle sue emozioni. Sente soddisfatta soprattutto nella scrittura la sua ansia di spiritualità e di un espressività senza limiti.
Da qualche tempo ha iniziato anche la stesura di soggetti per lungometraggi e soggetti teatrali.
L’impegno con la pittura non ha registrato però battute di arresto ed in questa mostra Martina espone alcuni dipinti, che rappresentano al sua più recente ricerca. Una esperienza interessante anche sul piano tecnico, perché si confrontano e si mescolano il linguaggio pittorico e quello fotografico, con la complicità stimolante del computer.
Sono dipinti di grandi dimensioni. Per comprendere meglio questa scelta, credo sia utile ricordare le sue esperienze di scenografo. Ma non si tratta solo di questo; perché sarebbe una banalizzante enfatizzazione di una sola componente. Le dimensioni rappresentano, anche una precisa esigenza espressiva: la volontà cioè di realizzare forme che dialogano con l’intorno, fino quasi a dominarlo.
Dalle grandi tele, infatti, si affacciano misteriose forme che invadono lo spazio e che si impongono con la loro forte presenza icastica. Anche quando l’immagine è talmente criptata da non permettere una agevole decodificazione, nulla perde del suo fascino; anzi direi che lo accentua.
Dietro una fitta rete colorata è avvolto quasi come crisalide il volto di una donna, di cui si intravede solo qualche parte. E’ dall’intrico intessuto fra l’involucro e l’immagine nasce la suggestione di assistere ad una metamorfosi….
Martina sintetizza in questi volti sogni ed esperienze e delinea una sorta di mappa del suo mondo”. La televisone locale Telerama si interessa a lui tanto da meritarsi un’intera puntata della trasmissione “Salento d’ amare” intervistato da Sandra Lupo. Nel luglio del 2005 è di nuovo presente al Palazzo Marchesale di Arnesano con: “Il Signore è il mio Dio” Progetti ipotetici per il Calvario di Arnesano. All’interno della mostra propone la sua performance con l’Officina della Parola: “L’invito delle figlie del vento” con testi di Martina. Nell’ottobre 2005 partecipa, e vince, a Kontemporanea 2005, annessa alla selezione della VI biennale che il CIAC di Roma organizza nelle Sale del Bramante, in Piazza del Popolo a Roma nel febbraio 2006.
08
dicembre 2005
Maurizio Martina – La finestra è un occhio scelto da Dio
Dall'otto al 18 dicembre 2005
arte contemporanea
Location
ASSOCIAZIONE IL RAGGIO VERDE
Lecce, Via Federico D'aragona, 14, (Lecce)
Lecce, Via Federico D'aragona, 14, (Lecce)
Orario di apertura
tutti i giorni 18-21
Vernissage
8 Dicembre 2005, ore 20
Autore