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Translating rooms – Separati in casa
Understudio, spazio espositivo nato all’insegna dell’interazione tra arte e architettura, inaugura il quinto appuntamento della rassegna “Translating rooms” ideata e curata da Fabio Briguglio e Patrizia Ferri
Comunicato stampa
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Understudio, spazio espositivo nato all’insegna dell’interazione tra arte e architettura, inaugura il quinto appuntamento della rassegna “Translating rooms” ideata e curata da Fabio Briguglio e Patrizia Ferri. “Translating rooms” come una sorta di percorso ideale tra i temi dell’abitare, affrontando la revisione delle tradizionali categorie funzionali e comportamentali quali diretta emanazione della sfera privata, pone l’accento su come inedite declinazioni funzionali ed estetiche possano incidere sul carattere dello spazio suggerendo in prospettiva possibili scenari capaci di attivare forti implicazioni emozionali e, in filigrana, di rimandare ad una riflessione necessaria su una nuova cultura progettuale e interdisciplinare che scardini le vecchie categorie dell’utile e dell’inutile per una reale praticabilità nel cosiddetto “luogo delle cose”.
Con appuntamenti a cadenza mensile, continuano ad alternarsi all’Understudio proposizioni site specific potenzialmente riproducibili e intenzionalmente concepite come prototipi applicabili, alla stregua di ogni altro elemento strutturale, alla progettazione degli ambienti e spazi del vivere d’oggi.
“Separati in casa” richiama alla mente una nota strategia di quotidiana sopravvivenza, l’idea di una convivenza per certi versi necessaria per cui adottare particolari misure di adattamento reciproco all’interno di uno spazio condiviso: un qualcosa che suona come una prossimità all’insegna della reciproca autonomia, una sorta di separazione fluida o di vicinanza distante aperta anche ad esiti imprevedibili. Ciò fa in modo che le quattro mura domestiche possano a loro volta ospitare percorsi diversi, creando uno spazio nello spazio elastico e duttile, diversamente da quello della fissità quotidiana, gestito dai percorsi alternativi di pareti mobili e divisori, separè, tende e tramezzi scorrevoli. Quinte e sipari del teatro del quotidiano che celano e rivelano, che all’occorrenza possono chiudersi ma anche aprirsi, dividere o rimettere in relazione per una convivenza magari momentanea ma pacifica che potrebbe essere eletta ad auspicabile modello comportamentale privato non scevro da eventuali ricadute nel collettivo.
Claudio Palmieri e Ascanio W. Renda si confrontano in una sorta di comunicazione spalla a spalla calandosi in tutto e per tutto nel tema e interpretandolo nel modo più congeniale alla loro poetica, connotandolo di significati oltre che potenzialmente strutturali e progettuali, evocativi e metaforici, con la capacità dissacrante e dello scarto surreale in Renda, con la ricerca di un equilibrio poetico e costruttivo tra vuoti, pieni, ombra e luce in Palmieri. Entrambi presentano lavori inediti pensati per la circostanza, in linea con la ricerca attuale sugli elementi scultorei mobili in metallo che evocano la morbidezza delle stoffe degli anni ‘90 per quanto riguarda Palmieri, mentre nel caso di Renda si sostanziano in un’installazione che fa perno su un light box spiazzante, visionario e volutamente fuorviante per cui le idee di separazione e contiguità entrano in una dimensione assolutamente “altra”.
Come contrappunto delle installazioni, due corti di Francesco Vaccaro conducono lo spettatore nella poetica degli autori.
Understudio è un progetto espositivo ospitato dallo studio di architettura e progettazione di ambienti di Massimo Pelliccioni, architetto costantemente impegnato nel confronto con l’arte contemporanea.
Con appuntamenti a cadenza mensile, continuano ad alternarsi all’Understudio proposizioni site specific potenzialmente riproducibili e intenzionalmente concepite come prototipi applicabili, alla stregua di ogni altro elemento strutturale, alla progettazione degli ambienti e spazi del vivere d’oggi.
“Separati in casa” richiama alla mente una nota strategia di quotidiana sopravvivenza, l’idea di una convivenza per certi versi necessaria per cui adottare particolari misure di adattamento reciproco all’interno di uno spazio condiviso: un qualcosa che suona come una prossimità all’insegna della reciproca autonomia, una sorta di separazione fluida o di vicinanza distante aperta anche ad esiti imprevedibili. Ciò fa in modo che le quattro mura domestiche possano a loro volta ospitare percorsi diversi, creando uno spazio nello spazio elastico e duttile, diversamente da quello della fissità quotidiana, gestito dai percorsi alternativi di pareti mobili e divisori, separè, tende e tramezzi scorrevoli. Quinte e sipari del teatro del quotidiano che celano e rivelano, che all’occorrenza possono chiudersi ma anche aprirsi, dividere o rimettere in relazione per una convivenza magari momentanea ma pacifica che potrebbe essere eletta ad auspicabile modello comportamentale privato non scevro da eventuali ricadute nel collettivo.
Claudio Palmieri e Ascanio W. Renda si confrontano in una sorta di comunicazione spalla a spalla calandosi in tutto e per tutto nel tema e interpretandolo nel modo più congeniale alla loro poetica, connotandolo di significati oltre che potenzialmente strutturali e progettuali, evocativi e metaforici, con la capacità dissacrante e dello scarto surreale in Renda, con la ricerca di un equilibrio poetico e costruttivo tra vuoti, pieni, ombra e luce in Palmieri. Entrambi presentano lavori inediti pensati per la circostanza, in linea con la ricerca attuale sugli elementi scultorei mobili in metallo che evocano la morbidezza delle stoffe degli anni ‘90 per quanto riguarda Palmieri, mentre nel caso di Renda si sostanziano in un’installazione che fa perno su un light box spiazzante, visionario e volutamente fuorviante per cui le idee di separazione e contiguità entrano in una dimensione assolutamente “altra”.
Come contrappunto delle installazioni, due corti di Francesco Vaccaro conducono lo spettatore nella poetica degli autori.
Understudio è un progetto espositivo ospitato dallo studio di architettura e progettazione di ambienti di Massimo Pelliccioni, architetto costantemente impegnato nel confronto con l’arte contemporanea.
07
dicembre 2005
Translating rooms – Separati in casa
Dal 07 dicembre 2005 al 15 gennaio 2006
architettura
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
UNDERSTUDIO
Roma, Via Agostino Bertani, 20, (Roma)
Roma, Via Agostino Bertani, 20, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 17-19,30
Vernissage
7 Dicembre 2005, ore 19
Autore
Curatore