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Marina Profili – Associazioni
14 lavori di medie e grandi dimensioni realizzati a matita e acrilico su tavola dall’artista romana
Comunicato stampa
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I capienti spazi industriali della Galleria Arturarte di Massimo Lupoli ospitano, dal 17/12/2005 al 15/01/2006, 14 lavori di medie e grandi dimensioni realizzati a matita e acrilico su tavola dall’artista romana Marina Profili.
Dal testo di Stefano Elena, curatore della mostra:
«Artista all’opera che opera, Marina Profili.
La sua matita chiama “donatori” i modelli che prestano carni e arti alla raffigurazione del disagio corporeo che diventa alterità documentata pervasa da piaghe, ecchimosi, errori e difetti acrilici.
Su fondi bianco drastico a garantire condizioni asettiche da sala operatoria, compaiono volti, mani e dettagli umani riprodotti con fedeltà chirurgica, testimoni/portatori di alcune tra le più gravi infezioni socio-esistenziali del nostro tempo malato (clonazioni in plastica imperfette, interventi estetici ingombranti che non scalfiscono uno sguardo fermo e ancora convinto, baby gangs di adolescenti tutti uguali che sanno guardare solo dove guardano gli altri…).
Ogni umano della Profili sembra essersi danneggiato autonomamente, percorrendo o solo abitando la propria generazione ammorbata e indotta nella quale il particolare “a colori”, la differenza, non riguarda l’individuo, ma la conseguenza delle sue azioni.
Come l’opera di Cronenberg ruota attorno alla metamorfosi del corpo tra epidemie, virus e deviazioni (“Il mostro è il nostro corpo, la nostra esistenza”), il lavoro della Profili sintetizza - tra le minuziose falangi di una mano dalle unghie ben curate resa livida da una fede che non si toglie, la perplessità del volto di una bambina riflesso nella lente di una maschera antigas o le brevissime braccia di un feto contenuto nella sfera per girocollo di chi smise di generare - la varietà delle anomalie che ci portiamo dietro e dentro, i contagi comportamentali che ci intaccano avidamente come cellule staminali radioattive o patterns difettosi.
Quella di Marina Profili è un’iconografia della sofferenza che parla di affezioni inguaribili e interferenze genetiche, di inquietudini perfette e interrotte, di genomi all’antrace che elevano la categoria a catastrofe.
Visitando le associazioni dell’artista entriamo (come abbiamo fatto per ”La città verrà distrutta all’alba” di Romero o i “28 giorni dopo” di Danny Boyle) dentro un’unità di cura che conosce la luce perché ha conosciuto tanto buio.
Dove - e mentre- tutto sembra normale, sopra quel bianco che odora di medicazione, la piaga s’allarga e deturpa l’uomo-noi, quello disadorno e sconfortato che non sorride più. Quello che associa il proprio male all’epoca tumorale che lo circonda.»
Dal testo di Stefano Elena, curatore della mostra:
«Artista all’opera che opera, Marina Profili.
La sua matita chiama “donatori” i modelli che prestano carni e arti alla raffigurazione del disagio corporeo che diventa alterità documentata pervasa da piaghe, ecchimosi, errori e difetti acrilici.
Su fondi bianco drastico a garantire condizioni asettiche da sala operatoria, compaiono volti, mani e dettagli umani riprodotti con fedeltà chirurgica, testimoni/portatori di alcune tra le più gravi infezioni socio-esistenziali del nostro tempo malato (clonazioni in plastica imperfette, interventi estetici ingombranti che non scalfiscono uno sguardo fermo e ancora convinto, baby gangs di adolescenti tutti uguali che sanno guardare solo dove guardano gli altri…).
Ogni umano della Profili sembra essersi danneggiato autonomamente, percorrendo o solo abitando la propria generazione ammorbata e indotta nella quale il particolare “a colori”, la differenza, non riguarda l’individuo, ma la conseguenza delle sue azioni.
Come l’opera di Cronenberg ruota attorno alla metamorfosi del corpo tra epidemie, virus e deviazioni (“Il mostro è il nostro corpo, la nostra esistenza”), il lavoro della Profili sintetizza - tra le minuziose falangi di una mano dalle unghie ben curate resa livida da una fede che non si toglie, la perplessità del volto di una bambina riflesso nella lente di una maschera antigas o le brevissime braccia di un feto contenuto nella sfera per girocollo di chi smise di generare - la varietà delle anomalie che ci portiamo dietro e dentro, i contagi comportamentali che ci intaccano avidamente come cellule staminali radioattive o patterns difettosi.
Quella di Marina Profili è un’iconografia della sofferenza che parla di affezioni inguaribili e interferenze genetiche, di inquietudini perfette e interrotte, di genomi all’antrace che elevano la categoria a catastrofe.
Visitando le associazioni dell’artista entriamo (come abbiamo fatto per ”La città verrà distrutta all’alba” di Romero o i “28 giorni dopo” di Danny Boyle) dentro un’unità di cura che conosce la luce perché ha conosciuto tanto buio.
Dove - e mentre- tutto sembra normale, sopra quel bianco che odora di medicazione, la piaga s’allarga e deturpa l’uomo-noi, quello disadorno e sconfortato che non sorride più. Quello che associa il proprio male all’epoca tumorale che lo circonda.»
17
dicembre 2005
Marina Profili – Associazioni
Dal 17 dicembre 2005 al 15 gennaio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTURARTE
Nepi, Via Settevene Palo, 1a, (Viterbo)
Nepi, Via Settevene Palo, 1a, (Viterbo)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 9-18. Sabato e domenica su appuntamento
Vernissage
17 Dicembre 2005, ore 13
Autore
Curatore