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Bergolli e il suo tempo
60 opere raccontano la pittura di Aldo Bergolli a novant’anni dalla nascita avvenuta a Legnano nel 1916
Comunicato stampa
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La città di Legnano, per celebrare i novant’anni dalla nascita del concittadino Aldo Bergolli (nato nel 1916 e morto a Milano nel 1972) accoglie dal 3 dicembre 2005 al 5 febbraio 2006 nel suo spazio espositivo più prestigioso, il Palazzo Leone da Perego, l’opera di uno dei più importanti artisti italiani, fra i firmatari del manifesto di Oltre Guernica, nonché aderente all’epopea spazialista.
Da tempo, il Palazzo legnanese ha intrapreso un accurato lavoro di riproposizione e valorizzazione di alcuni tra i protagonisti, a volte dimenticati, della pittura del XX secolo. L’antologica di Bergolli, curata da Daniele Astrologo - coadiuvato da un comitato scientifico composto da Flavio Arensi (direttore di Palazzo Leone da Perego), Ettore Ceriani e Fabrizio Rovesti - segue le mostre dedicate in questi ultimi anni a Giovanni Testori, Gianfranco Ferroni, Federica Galli, Lucio Fontana, Alfredo Chighine.
L’iniziativa dal titolo Bergolli e il suo tempo, promossa dal Comune di Legnano – Assessorato alla Cultura con il patrocinio della Regione Lombardia – Assessorato alla promozione delle attività turistiche presenta una significativa raccolta di oltre sessanta opere che documentano il suo iter pittorico e quello di altri artisti della sua epoca, compagni e amici, fra i quali Giuseppe Ajmone, Bruno Cassinari, Alfredo Chighine, Roberto Crippa, Gianni Dova, Lucio Fontana, Franco Francese, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Cesare Peverelli, Emilio Scanavino, Giovanni Paganin.
L’opera di Bergolli sarà indagata da un punto di vista storico e da quello estetico. Il primo si rivela di primario interesse perché povero di studi specifici, compromesso da lacune che a tutt’oggi lasciano in ombra momenti salienti della sua attività artistica. Un disinteresse privo di fondamento poiché l’arco di tempo ricoperto dall’artista è di cruciale importanza per la storia dell’arte del secondo dopoguerra; un disinteresse che si ripercuote sulla stessa attività espositiva, carente al punto da lasciarlo nel silenzio. Basti pensare che l’ultima mostra di ampio respiro incentrata su Bergolli risale all’antologica del 1977 al Palazzo della Permanente di Milano. Il secondo esplorerà la ricca e complessa realtà estetica presente nell’opera di Bergolli in grado di coniugare i dettami estetici spaziali promossi da Lucio Fontana con quelli individuati da Francesco Arcangeli nell’ambito dell’Ultimo Naturalismo.
La mostra si articola in quattro sezioni, ciascuna delle quali affronta una stagione pittorica diversa:
I) Oltre Guernica verso nuovi realismi
Oltre Guernica è il nome del manifesto (1946) ispirato al linguaggio pittorico postcubista adottato da Pablo Picasso che fu firmato da Aldo Bergolli e da numerosi altri artisti, tra i quali, Ajmone, Dova, Morlotti e Vedova.
Il tema cardine di questo periodo è dato dal problematico rapporto tra l’esigenza linguistica di rinnovamento e la sua capacità di partecipare alla realtà del momento. Il neocubismo incarna questa duplice tensione e diviene per molti artisti la cifra stilistica da adottare.
II) Paesaggi spaziali
I dettami estetici fissati da Lucio Fontana (fondatore dello Spazialismo) e da Francesco Arcangeli (teorico degli Ultimi naturalisti) convivono nel linguaggio pittorico adottato da Bergolli nel corso degli anni Cinquanta. La componente spaziale è riscontrabile nell’impianto pittorico, in certi spunti gestuali e nei titoli legati al tema della composizione; la vena naturalistica è invece presente nella sensibilità cromatica di tipo tonale, nella fermentazione della materia pittorica, nella raffigurazione di orizzonti paesaggistici o di effetti luministici e nei titoli ispirati a realtà presenti in natura come Nebbia, Paesaggio di neve, Pioggia nel parco.
Il confronto con gli artisti dei rispettivi movimenti mette in luce le analogie e le differenze con le varie soluzioni estetiche adottate fino a individuare le specifiche peculiarità che caratterizzano l’opera di Bergolli e di ciascun autore esaminato.
III) Scenari urbani
È la cosiddetta serie delle Undergrounds, ispirata alla realtà sotterranea delle metropolitane di Londra. Questo ciclo di opere, iniziato alla fine degli anni Cinquanta e protrattosi per dieci anni circa, affronta il tema del degrado umano imposto dalle cosiddette società progredite. Così la rappresentazione di un paesaggio artificiale sotto forma di corridoi, cunicoli, stazioni, cavalcavia, sottolinea la condizione alienante dell’essere umano ormai ridotto a un’indistinta presenza organica.
IV) L’ultima stagione
È l’ultimo ciclo pittorico, sorto attorno al 1968 come risposta all’artefatta realtà urbana e in linea col coevo clima politico. Il ritorno alla natura avviene all’insegna di un’iconografia asciutta, senza compiacimenti ornamentali. Alberi, foglie e girasoli si caricano così di valore simbolico e la loro rappresentazione testimonia il suo punto di vista sulle qualità della vita da rispettare.
Questa stagione è anche testimone di una scelta esistenziale che lo vede trasferirsi fuori Milano, a diretto contatto con la natura, ora il suo unico termine di confronto.
Dal 5 dicembre al 3 febbraio 2006, nella sede della Banca di Legnano (Largo Franco Tosi 9) si terrà la mostra L’opera grafica di Aldo Bergolli che presenta una selezione di 28 opere grafiche su carta, realizzate tra il 1947 e il 1968, molte delle quali esposte per la prima volta.
L’opera grafica di Aldo Bergolli si pone in modo autonomo rispetto alla produzione pittorica, nel senso che, pur vivendo delle medesime pulsioni stilistiche e di contenuto del momento, non è preparatoria del lavoro su tela.
Curata da Fabrizio Rovesti, questa sezione raccoglie lavori che sono rappresentativi delle varie stagioni creative di Aldo Bergolli, a partire dall’adesione al movimento realista nella seconda metà degli anni Quaranta. Molto importante per numero di esemplari è la produzione del periodo delle Undergrounds, dove prevale l’impiego di inchiostri di china, di cui viene esposta una cartella di sei litografie del 1964, con presentazione di Dino Buzzati e Osvaldo Patani. I lavori su carta degli anni che precedono la prematura scomparsa dell’artista, avvenuta a Milano nel 1972, esprimono una stilizzata figurazione neonaturalista animata da una solare gamma cromatica.
Il catalogo della mostra, pubblicato da Montrasio Edizioni, si avvale dei contributi scientifici di Flavio Arensi, Daniele Astrologo, Ettore Ceriani e Fabrizio Rovesti.
Aldo Bergolli (Legnano, 1916 – Milano, 1972) ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Aldo Carpi. È stato prigioniero di guerra in Germania dal 1943 al 1945; tornato in Italia ha cominciato l’attività artistica a Milano, mantenendosi informato sulla cultura internazionale. Ha viaggiato a lungo soprattutto in Inghilterra e in Svizzera dove ha soggiornato più volte. Ha stretto un duraturo rapporto di amicizia con artisti dell’epoca tra i quali Giuseppe Ajmone, Bruno Cassinari, Alfredo Chighine, Gianni Dova, Franco Francese, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Cesare Peverelli.
Ha allestito mostre personali in spazi privati quali: Galleria del Leone nel 1952 (Legnano), Galleria San Fedele nel 1953 (Milano), Galleria del Cavallino nel ‘55 (Venezia), Galleria del Teatro nel 1959 (Parma), Galleria Nord Sud nel 1962 (Lugano), Piccadilly Gallery nel 1965 (Londra). Ha partecipato a importanti mostre collettive in spazi pubblici tra i quali si può ricordare la XXVII Biennale di Venezia (1954), il Premio Città di Gallarate (1954), il Premio Lissone (1957), il Premio La Spezia (1959, 1961), la XXXI Biennale di Venezia (1962), Nuove Prospettive della Pittura Italiana (Bologna 1962) e la VII Biennale Internazionale di San Paolo del Brasile (1963).
Alla sua opera si sono interessati numerosi studiosi attivi nel secondo dopoguerra, tra i quali, Francesco Arcangeli, Guido Ballo, Renato Barilli, Luigi Carluccio, Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Giampiero Giani, Franco Russoli, Emilio Tadini, Roberto Tassi e Marco Valsecchi.
Da tempo, il Palazzo legnanese ha intrapreso un accurato lavoro di riproposizione e valorizzazione di alcuni tra i protagonisti, a volte dimenticati, della pittura del XX secolo. L’antologica di Bergolli, curata da Daniele Astrologo - coadiuvato da un comitato scientifico composto da Flavio Arensi (direttore di Palazzo Leone da Perego), Ettore Ceriani e Fabrizio Rovesti - segue le mostre dedicate in questi ultimi anni a Giovanni Testori, Gianfranco Ferroni, Federica Galli, Lucio Fontana, Alfredo Chighine.
L’iniziativa dal titolo Bergolli e il suo tempo, promossa dal Comune di Legnano – Assessorato alla Cultura con il patrocinio della Regione Lombardia – Assessorato alla promozione delle attività turistiche presenta una significativa raccolta di oltre sessanta opere che documentano il suo iter pittorico e quello di altri artisti della sua epoca, compagni e amici, fra i quali Giuseppe Ajmone, Bruno Cassinari, Alfredo Chighine, Roberto Crippa, Gianni Dova, Lucio Fontana, Franco Francese, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Cesare Peverelli, Emilio Scanavino, Giovanni Paganin.
L’opera di Bergolli sarà indagata da un punto di vista storico e da quello estetico. Il primo si rivela di primario interesse perché povero di studi specifici, compromesso da lacune che a tutt’oggi lasciano in ombra momenti salienti della sua attività artistica. Un disinteresse privo di fondamento poiché l’arco di tempo ricoperto dall’artista è di cruciale importanza per la storia dell’arte del secondo dopoguerra; un disinteresse che si ripercuote sulla stessa attività espositiva, carente al punto da lasciarlo nel silenzio. Basti pensare che l’ultima mostra di ampio respiro incentrata su Bergolli risale all’antologica del 1977 al Palazzo della Permanente di Milano. Il secondo esplorerà la ricca e complessa realtà estetica presente nell’opera di Bergolli in grado di coniugare i dettami estetici spaziali promossi da Lucio Fontana con quelli individuati da Francesco Arcangeli nell’ambito dell’Ultimo Naturalismo.
La mostra si articola in quattro sezioni, ciascuna delle quali affronta una stagione pittorica diversa:
I) Oltre Guernica verso nuovi realismi
Oltre Guernica è il nome del manifesto (1946) ispirato al linguaggio pittorico postcubista adottato da Pablo Picasso che fu firmato da Aldo Bergolli e da numerosi altri artisti, tra i quali, Ajmone, Dova, Morlotti e Vedova.
Il tema cardine di questo periodo è dato dal problematico rapporto tra l’esigenza linguistica di rinnovamento e la sua capacità di partecipare alla realtà del momento. Il neocubismo incarna questa duplice tensione e diviene per molti artisti la cifra stilistica da adottare.
II) Paesaggi spaziali
I dettami estetici fissati da Lucio Fontana (fondatore dello Spazialismo) e da Francesco Arcangeli (teorico degli Ultimi naturalisti) convivono nel linguaggio pittorico adottato da Bergolli nel corso degli anni Cinquanta. La componente spaziale è riscontrabile nell’impianto pittorico, in certi spunti gestuali e nei titoli legati al tema della composizione; la vena naturalistica è invece presente nella sensibilità cromatica di tipo tonale, nella fermentazione della materia pittorica, nella raffigurazione di orizzonti paesaggistici o di effetti luministici e nei titoli ispirati a realtà presenti in natura come Nebbia, Paesaggio di neve, Pioggia nel parco.
Il confronto con gli artisti dei rispettivi movimenti mette in luce le analogie e le differenze con le varie soluzioni estetiche adottate fino a individuare le specifiche peculiarità che caratterizzano l’opera di Bergolli e di ciascun autore esaminato.
III) Scenari urbani
È la cosiddetta serie delle Undergrounds, ispirata alla realtà sotterranea delle metropolitane di Londra. Questo ciclo di opere, iniziato alla fine degli anni Cinquanta e protrattosi per dieci anni circa, affronta il tema del degrado umano imposto dalle cosiddette società progredite. Così la rappresentazione di un paesaggio artificiale sotto forma di corridoi, cunicoli, stazioni, cavalcavia, sottolinea la condizione alienante dell’essere umano ormai ridotto a un’indistinta presenza organica.
IV) L’ultima stagione
È l’ultimo ciclo pittorico, sorto attorno al 1968 come risposta all’artefatta realtà urbana e in linea col coevo clima politico. Il ritorno alla natura avviene all’insegna di un’iconografia asciutta, senza compiacimenti ornamentali. Alberi, foglie e girasoli si caricano così di valore simbolico e la loro rappresentazione testimonia il suo punto di vista sulle qualità della vita da rispettare.
Questa stagione è anche testimone di una scelta esistenziale che lo vede trasferirsi fuori Milano, a diretto contatto con la natura, ora il suo unico termine di confronto.
Dal 5 dicembre al 3 febbraio 2006, nella sede della Banca di Legnano (Largo Franco Tosi 9) si terrà la mostra L’opera grafica di Aldo Bergolli che presenta una selezione di 28 opere grafiche su carta, realizzate tra il 1947 e il 1968, molte delle quali esposte per la prima volta.
L’opera grafica di Aldo Bergolli si pone in modo autonomo rispetto alla produzione pittorica, nel senso che, pur vivendo delle medesime pulsioni stilistiche e di contenuto del momento, non è preparatoria del lavoro su tela.
Curata da Fabrizio Rovesti, questa sezione raccoglie lavori che sono rappresentativi delle varie stagioni creative di Aldo Bergolli, a partire dall’adesione al movimento realista nella seconda metà degli anni Quaranta. Molto importante per numero di esemplari è la produzione del periodo delle Undergrounds, dove prevale l’impiego di inchiostri di china, di cui viene esposta una cartella di sei litografie del 1964, con presentazione di Dino Buzzati e Osvaldo Patani. I lavori su carta degli anni che precedono la prematura scomparsa dell’artista, avvenuta a Milano nel 1972, esprimono una stilizzata figurazione neonaturalista animata da una solare gamma cromatica.
Il catalogo della mostra, pubblicato da Montrasio Edizioni, si avvale dei contributi scientifici di Flavio Arensi, Daniele Astrologo, Ettore Ceriani e Fabrizio Rovesti.
Aldo Bergolli (Legnano, 1916 – Milano, 1972) ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Aldo Carpi. È stato prigioniero di guerra in Germania dal 1943 al 1945; tornato in Italia ha cominciato l’attività artistica a Milano, mantenendosi informato sulla cultura internazionale. Ha viaggiato a lungo soprattutto in Inghilterra e in Svizzera dove ha soggiornato più volte. Ha stretto un duraturo rapporto di amicizia con artisti dell’epoca tra i quali Giuseppe Ajmone, Bruno Cassinari, Alfredo Chighine, Gianni Dova, Franco Francese, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Cesare Peverelli.
Ha allestito mostre personali in spazi privati quali: Galleria del Leone nel 1952 (Legnano), Galleria San Fedele nel 1953 (Milano), Galleria del Cavallino nel ‘55 (Venezia), Galleria del Teatro nel 1959 (Parma), Galleria Nord Sud nel 1962 (Lugano), Piccadilly Gallery nel 1965 (Londra). Ha partecipato a importanti mostre collettive in spazi pubblici tra i quali si può ricordare la XXVII Biennale di Venezia (1954), il Premio Città di Gallarate (1954), il Premio Lissone (1957), il Premio La Spezia (1959, 1961), la XXXI Biennale di Venezia (1962), Nuove Prospettive della Pittura Italiana (Bologna 1962) e la VII Biennale Internazionale di San Paolo del Brasile (1963).
Alla sua opera si sono interessati numerosi studiosi attivi nel secondo dopoguerra, tra i quali, Francesco Arcangeli, Guido Ballo, Renato Barilli, Luigi Carluccio, Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Giampiero Giani, Franco Russoli, Emilio Tadini, Roberto Tassi e Marco Valsecchi.
03
dicembre 2005
Bergolli e il suo tempo
Dal 03 dicembre 2005 al 05 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
PALAZZO LEONE DA PEREGO
Legnano, Via Monsignor Eugenio Gilardelli, 10, (Milano)
Legnano, Via Monsignor Eugenio Gilardelli, 10, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 16.30-19; sabato 16-20; domenica e festivi 10-13/15-20; chiuso lunedì
Vernissage
3 Dicembre 2005, ore 11
Ufficio stampa
CLP
Autore