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Maurizio Bonolis – Passaggi
opere recentissime, in tecnica mista ed olio su tela, dell’interessante artista partenopeo
Comunicato stampa
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Da sabato 19 novembre e sino a mercoledì 14 dicembre 2005 esporrà nella mostra “Passaggi” le sue ultime prove Maurizio Bonolis alla “Libreria Guida” di Capua, ben pilotata da Giuseppe Bellone.
Sulla sua pittura si è espressa anche la giornalista Maresa Galli, direttore della testata multimediale “Il Brigante”, con uno stimolante quotidiano “on line” [www.ilbrigante.it - www.ilbrigante.com] ed un periodico cartaceo, che sull’artista ha espresso queste considerazioni e sottolineature:” Ti vengono incontro, con il loro movimento, cavalli dipinti con gran realismo; balzano agli occhi volti, intensi, espressivi da fare male, un autoritratto incompleto – così sentiva di fare e così ha fatto Maurizio Bonolis, pittore recentemente premiato nell’ambito del Premio San Crispino, a Porto Sant’Elpidio. Si tratta del primo periodo dell’artista nato a Napoli, di origini e formazione marchigiana. Le Marche sono la regione dell’anima, quella che vede muovere i primi passi a Bonolis pittore che si reca allo studio della pittrice Lila Perozzi. Bonolis bambino apprende tecnica e “ruba” il mestiere ai maestri nel corso di lunghe vacanze sull’Adriatico. Frequenta la Libera Scuola di Pittura di Grottammare (Ap), con il maestro Mario Lupo. Bonolis respira arte sin da piccolo, e la casa paterna gli trasmette emozioni e ricordi di antiche glorie: il trisnonno, Giuseppe Bonolis (1800-1851), era un celebre pittore. A tre anni Maurizio già ama il disegno, e vi si dedica con tutto se stesso. A dieci anni crea la prima opera, un quadro ad olio. Si definisce, nonostante i maestri, un autodidatta, poiché non ha la formazione accademica. Il suo modello assoluto rimane Picasso, e se ne intuisce la scuola nel primo periodo, ma ama anche la minimal art americana, con i suoi colori essenziali, con l’eliminazione del superfluo. La sua prima produzione è di tipo figurativo-naturalistica, con il ritratto di cavalli in corsa, con i suoi paesaggi (i luoghi come dimore dello spirito). E, con il tempo, il movimento si trasforma in volo, dando corpo a fantasie surreali di uccelli, al sogno di Icaro in caduta, dell’angelo che indossa le ali. Dal geometrico puro, le inquietudini diventano sempre più astratte, intuibili. Un periodo definito metafisico-simbolista che produce molte opere concettuali di diritto inserite nel Catalogo dell’Arte Moderna Italiana. Gli intensi quadri astratti esposti nello studio vomerese tolgono il fiato; colori accesi catturano la vista: rosso, blu, nero, giallo, viola. Vertici su onde, idoli, folgori, clessidre, scandiscono il tempo immobile. Un ciclo ideale quello della luce “Prima dell’alba”, “Oltre la notte”, “Finestra nel buio”, “Passaggio”, il trittico “Il nuovo giorno”. Pesanti schermi neri, come chiusure dell’azzurro, concedono vie di fuga, sul cielo, sul chiarore dell’alba, sul giallo, timido, che fa capolino all’improvviso. Il “Fiore ferito” ritrova guizzi e spiragli ai quali aggrapparsi, perché la vita prevale sul pessimismo cosmico, squarcia il buio e lo esalta nei rossi e nei cromatismi accesi. L’artista ha all’attivo numerose mostre personali e collettive e una sua opera è esposta al Museo Civico “E. Sannia” di Morcone (Bn).
“Negli anni giovanili – spiega Bonolis – i miei quadri erano più monocromatici. Il colore è stato una conquista graduale. Con esso rivelo ciò che non si può esprimere con le parole; se fossi più loquace, dipingerei meno”.
Le sue parole sono il rosso infuocato del tramonto, il blu notte che inghiotte il pallore del giorno, l’azzurro speranza, apertura al trascendente che restituisce purezza, come l’impiego del cromatismo assoluto, che non media, ma torna all’origine.”
Sulla pittura di Maurizio Bonolis, in un testo di qualche anno fa, scrivevamo: “I soggetti hanno voglia di conquistare lo spazio, anzi tentano di sedurlo, di coprirlo, di invaderlo pienamente.
L’essenza della presenza umana e/o animale vuol recidere quel che resta della stagione e della prigione metafisica, perché c’è intenzione di esistere, nonostante tutto.
“Icaro caduto nello studio”, “La caduta di Icaro”, “Cavallo iridato”, “Autoritratto con rondine”, “Gabbiani”, “Marionetta con gabbiano”, “Primavera”, “Rondine”, “Angelo”, “Donna con capelli al vento”, “Centauro” sono pezzi da leggere per una costante.
Questa costante si trova nella dinamica, dichiarata ed estrema, di pregevoli incursioni, che intendono vincere latenze e significare, invece, presenze.
Maurizio Bonolis imposta la redazione delle sue opere con un impasto cromatico solido, convincente, compatto, perché vi sia profondo un senso tattile, quasi di corporeità, e per favorire, al massimo, l’assunzione icastica della scena e dei protagonisti che l’animano.
Nella discrezionalità austera dell’impianto metafisico, impostata e strutturata da Maurizio Bonolis, si legge e si ricava la tendenziale idea di misurare lo spazio, ma, anche, di interpretarlo pienamente, possederlo e alla fine di conquistarlo con una rilevante sembianza umana, con pregnanti pluridimensioni cromatiche o con elettriche mitiche figure.
Maurizio Bonolis non ricorre alle iperboliche iconografie multimediali, ma a scandite figure che cercano, nel loro manifestarsi, d’estrapolare succhi vitali e frenetici.
Maurizio Bonolis è sempre in continua attività ed è fortemente impegnato ad inquadrare in pittura i cambiamenti storico-geografici del pianeta, ricercando tra moti e motivi.
Maurizio Bonolis cerca di dare sostanza alle attese e coglie, nelle sue pitture ad olio, certezze acute di soglie e di limiti.
Ma fa di tutto perché ci sia un varco, un respiro, un’apertura.
Il suo intendimento indugia, con severa discrezione, sull’esterno del mondo e mantiene un pudico contatto con il sentiero del limite, che non ravvede come soglia di preclusione.
Un sentimento di riappropriazione l’ha spinto a colmare la tela bianca ed allora perché non “leggere” i movimenti della società all’angolo della strada e gli eventi mondiali.
Il nostro vivere, con i sussulti quotidiani, mai pacifici, può essere controllato ed esaminato grazie ad una profonda presa di coscienza, corroborata anche dalla disamina di ciò che si sedimenta.
Il “focus” dell’azione pittorica di Maurizio Bonolis, che prende spunto da vene intimistiche, cala, poi, il suo interesse sulla rappresentazione umana odierna.
Maurizio Bonolis, con estrema serietà, ha sempre cercato di esplicitare, con un codice linguistico intenso, immagini forti, in cui segmenti e cromie consolidano visioni consistenti.
Le opere di Maurizio Bonolis riescono con l’affondo della materia a suggellare squarci di luci e di verità.
L’artista forma, con significativa abilità, spessori sulla tela per alimentare cromatismi intensi, perché palpitino equilibri di umori e sfere di sentimenti.
Si riesce, così, a captare la volontà dell’artista di significare, con tratti decisi ed esperti, agganciati a vettori cromatici, determinati da gesti precisi, un calibrato ventaglio di motivi e di strutture visive.
Maurizio Bonolis assegna ad una scala calamitata di colori, regolata da reticoli di segmenti, che vibrano tra torsioni dinamiche, pensieri alti.
Non solo le parole, ma anche i segni dichiarano propositi ed investigazioni.
In questo caso ci riassumono l’uomo che, seppur dominante con la tecnologia, riattraversa i miti per oltrepassare la storia, ma in definitiva cerca libere fughe in avanti.
Il suo itinerario pittorico, sostanziato da suggestioni simboliste, è cadenzato da visioni metafisiche, nelle quali si percepisce un accadimento possibile o futuro tracciato da figure semioniriche, da ombre danzanti e da presenze cangianti.
Maurizio Bonolis raccoglie ed assembla, seguendo palpitanti visioni, che ricontrolla con un esercizio cadenzato di spessori e tocchi cromatici e di precisazioni strutturali
Le figurazioni dell’operatore, lontane da congetture fabulistiche o da circuiti ingannatori, risultano sincere.
L’artista, con redazioni pittoriche caricate da tratti spezzati, riesce ad assumere una posizione propria, agganciata, comunque, ai solchi di ambiti simbolisti e metafisici.
La pittura di Maurizio Bonolis snoda sequenze ed inquadrature di un universo raccolto da risposte di uno specchio intimo, ma che guarda anche al mondo.”
Oggi, in conclusione, le ultime opere di Maurizio Bonolis per questa mostra intitolata “Passaggi”, allestita in uno spazio sensibile, quale “Guida Libri” di Capua, ben misurato nel design curato da Giuseppe Bellone, riflettono l’atteggiamento d’interesse dell’artista nei confronti delle odierne umane vicende tangente ad una chiave più vicina all’astrazione.
Nella sequenza degli otto lavori “Finestra nel buio”, “Fiore ferito”, “Il nuovo giorno”, “Incrocio giallo”, “Lame nel cielo”, “Oltre la notte”, Passaggio”, “Prima dell’alba” si percepiscono significazioni ad alta incidenza astratta.
I colori sono stati gradualmente scelti, conquistati, presi, ripresi, verificati, sostanziati, calati, stesi, assunti e determinati.
Ad esempio, le ampie e segnate stesure del rosso infuocato, del blu notte, dell’azzurro aprono nuove frontiere di un percorso sensibilmente astratto.
Bonolis cura i cromatismi assoluti per sagomare e rifilare campi dell’origine e per captare ed intendere il futuro.
Maurizio Vitiello
Sulla sua pittura si è espressa anche la giornalista Maresa Galli, direttore della testata multimediale “Il Brigante”, con uno stimolante quotidiano “on line” [www.ilbrigante.it - www.ilbrigante.com] ed un periodico cartaceo, che sull’artista ha espresso queste considerazioni e sottolineature:” Ti vengono incontro, con il loro movimento, cavalli dipinti con gran realismo; balzano agli occhi volti, intensi, espressivi da fare male, un autoritratto incompleto – così sentiva di fare e così ha fatto Maurizio Bonolis, pittore recentemente premiato nell’ambito del Premio San Crispino, a Porto Sant’Elpidio. Si tratta del primo periodo dell’artista nato a Napoli, di origini e formazione marchigiana. Le Marche sono la regione dell’anima, quella che vede muovere i primi passi a Bonolis pittore che si reca allo studio della pittrice Lila Perozzi. Bonolis bambino apprende tecnica e “ruba” il mestiere ai maestri nel corso di lunghe vacanze sull’Adriatico. Frequenta la Libera Scuola di Pittura di Grottammare (Ap), con il maestro Mario Lupo. Bonolis respira arte sin da piccolo, e la casa paterna gli trasmette emozioni e ricordi di antiche glorie: il trisnonno, Giuseppe Bonolis (1800-1851), era un celebre pittore. A tre anni Maurizio già ama il disegno, e vi si dedica con tutto se stesso. A dieci anni crea la prima opera, un quadro ad olio. Si definisce, nonostante i maestri, un autodidatta, poiché non ha la formazione accademica. Il suo modello assoluto rimane Picasso, e se ne intuisce la scuola nel primo periodo, ma ama anche la minimal art americana, con i suoi colori essenziali, con l’eliminazione del superfluo. La sua prima produzione è di tipo figurativo-naturalistica, con il ritratto di cavalli in corsa, con i suoi paesaggi (i luoghi come dimore dello spirito). E, con il tempo, il movimento si trasforma in volo, dando corpo a fantasie surreali di uccelli, al sogno di Icaro in caduta, dell’angelo che indossa le ali. Dal geometrico puro, le inquietudini diventano sempre più astratte, intuibili. Un periodo definito metafisico-simbolista che produce molte opere concettuali di diritto inserite nel Catalogo dell’Arte Moderna Italiana. Gli intensi quadri astratti esposti nello studio vomerese tolgono il fiato; colori accesi catturano la vista: rosso, blu, nero, giallo, viola. Vertici su onde, idoli, folgori, clessidre, scandiscono il tempo immobile. Un ciclo ideale quello della luce “Prima dell’alba”, “Oltre la notte”, “Finestra nel buio”, “Passaggio”, il trittico “Il nuovo giorno”. Pesanti schermi neri, come chiusure dell’azzurro, concedono vie di fuga, sul cielo, sul chiarore dell’alba, sul giallo, timido, che fa capolino all’improvviso. Il “Fiore ferito” ritrova guizzi e spiragli ai quali aggrapparsi, perché la vita prevale sul pessimismo cosmico, squarcia il buio e lo esalta nei rossi e nei cromatismi accesi. L’artista ha all’attivo numerose mostre personali e collettive e una sua opera è esposta al Museo Civico “E. Sannia” di Morcone (Bn).
“Negli anni giovanili – spiega Bonolis – i miei quadri erano più monocromatici. Il colore è stato una conquista graduale. Con esso rivelo ciò che non si può esprimere con le parole; se fossi più loquace, dipingerei meno”.
Le sue parole sono il rosso infuocato del tramonto, il blu notte che inghiotte il pallore del giorno, l’azzurro speranza, apertura al trascendente che restituisce purezza, come l’impiego del cromatismo assoluto, che non media, ma torna all’origine.”
Sulla pittura di Maurizio Bonolis, in un testo di qualche anno fa, scrivevamo: “I soggetti hanno voglia di conquistare lo spazio, anzi tentano di sedurlo, di coprirlo, di invaderlo pienamente.
L’essenza della presenza umana e/o animale vuol recidere quel che resta della stagione e della prigione metafisica, perché c’è intenzione di esistere, nonostante tutto.
“Icaro caduto nello studio”, “La caduta di Icaro”, “Cavallo iridato”, “Autoritratto con rondine”, “Gabbiani”, “Marionetta con gabbiano”, “Primavera”, “Rondine”, “Angelo”, “Donna con capelli al vento”, “Centauro” sono pezzi da leggere per una costante.
Questa costante si trova nella dinamica, dichiarata ed estrema, di pregevoli incursioni, che intendono vincere latenze e significare, invece, presenze.
Maurizio Bonolis imposta la redazione delle sue opere con un impasto cromatico solido, convincente, compatto, perché vi sia profondo un senso tattile, quasi di corporeità, e per favorire, al massimo, l’assunzione icastica della scena e dei protagonisti che l’animano.
Nella discrezionalità austera dell’impianto metafisico, impostata e strutturata da Maurizio Bonolis, si legge e si ricava la tendenziale idea di misurare lo spazio, ma, anche, di interpretarlo pienamente, possederlo e alla fine di conquistarlo con una rilevante sembianza umana, con pregnanti pluridimensioni cromatiche o con elettriche mitiche figure.
Maurizio Bonolis non ricorre alle iperboliche iconografie multimediali, ma a scandite figure che cercano, nel loro manifestarsi, d’estrapolare succhi vitali e frenetici.
Maurizio Bonolis è sempre in continua attività ed è fortemente impegnato ad inquadrare in pittura i cambiamenti storico-geografici del pianeta, ricercando tra moti e motivi.
Maurizio Bonolis cerca di dare sostanza alle attese e coglie, nelle sue pitture ad olio, certezze acute di soglie e di limiti.
Ma fa di tutto perché ci sia un varco, un respiro, un’apertura.
Il suo intendimento indugia, con severa discrezione, sull’esterno del mondo e mantiene un pudico contatto con il sentiero del limite, che non ravvede come soglia di preclusione.
Un sentimento di riappropriazione l’ha spinto a colmare la tela bianca ed allora perché non “leggere” i movimenti della società all’angolo della strada e gli eventi mondiali.
Il nostro vivere, con i sussulti quotidiani, mai pacifici, può essere controllato ed esaminato grazie ad una profonda presa di coscienza, corroborata anche dalla disamina di ciò che si sedimenta.
Il “focus” dell’azione pittorica di Maurizio Bonolis, che prende spunto da vene intimistiche, cala, poi, il suo interesse sulla rappresentazione umana odierna.
Maurizio Bonolis, con estrema serietà, ha sempre cercato di esplicitare, con un codice linguistico intenso, immagini forti, in cui segmenti e cromie consolidano visioni consistenti.
Le opere di Maurizio Bonolis riescono con l’affondo della materia a suggellare squarci di luci e di verità.
L’artista forma, con significativa abilità, spessori sulla tela per alimentare cromatismi intensi, perché palpitino equilibri di umori e sfere di sentimenti.
Si riesce, così, a captare la volontà dell’artista di significare, con tratti decisi ed esperti, agganciati a vettori cromatici, determinati da gesti precisi, un calibrato ventaglio di motivi e di strutture visive.
Maurizio Bonolis assegna ad una scala calamitata di colori, regolata da reticoli di segmenti, che vibrano tra torsioni dinamiche, pensieri alti.
Non solo le parole, ma anche i segni dichiarano propositi ed investigazioni.
In questo caso ci riassumono l’uomo che, seppur dominante con la tecnologia, riattraversa i miti per oltrepassare la storia, ma in definitiva cerca libere fughe in avanti.
Il suo itinerario pittorico, sostanziato da suggestioni simboliste, è cadenzato da visioni metafisiche, nelle quali si percepisce un accadimento possibile o futuro tracciato da figure semioniriche, da ombre danzanti e da presenze cangianti.
Maurizio Bonolis raccoglie ed assembla, seguendo palpitanti visioni, che ricontrolla con un esercizio cadenzato di spessori e tocchi cromatici e di precisazioni strutturali
Le figurazioni dell’operatore, lontane da congetture fabulistiche o da circuiti ingannatori, risultano sincere.
L’artista, con redazioni pittoriche caricate da tratti spezzati, riesce ad assumere una posizione propria, agganciata, comunque, ai solchi di ambiti simbolisti e metafisici.
La pittura di Maurizio Bonolis snoda sequenze ed inquadrature di un universo raccolto da risposte di uno specchio intimo, ma che guarda anche al mondo.”
Oggi, in conclusione, le ultime opere di Maurizio Bonolis per questa mostra intitolata “Passaggi”, allestita in uno spazio sensibile, quale “Guida Libri” di Capua, ben misurato nel design curato da Giuseppe Bellone, riflettono l’atteggiamento d’interesse dell’artista nei confronti delle odierne umane vicende tangente ad una chiave più vicina all’astrazione.
Nella sequenza degli otto lavori “Finestra nel buio”, “Fiore ferito”, “Il nuovo giorno”, “Incrocio giallo”, “Lame nel cielo”, “Oltre la notte”, Passaggio”, “Prima dell’alba” si percepiscono significazioni ad alta incidenza astratta.
I colori sono stati gradualmente scelti, conquistati, presi, ripresi, verificati, sostanziati, calati, stesi, assunti e determinati.
Ad esempio, le ampie e segnate stesure del rosso infuocato, del blu notte, dell’azzurro aprono nuove frontiere di un percorso sensibilmente astratto.
Bonolis cura i cromatismi assoluti per sagomare e rifilare campi dell’origine e per captare ed intendere il futuro.
Maurizio Vitiello
19
novembre 2005
Maurizio Bonolis – Passaggi
Dal 19 novembre al 14 dicembre 2005
arte contemporanea
Location
LIBRERIA GUIDA
Capua, Corso Gran Priorato Di Malta, 25, (Caserta)
Capua, Corso Gran Priorato Di Malta, 25, (Caserta)
Orario di apertura
9.30–13 e 16.30–20.30; domenica e lunedì mattina chiuso
Vernissage
19 Novembre 2005, ore 18.30
Autore
Curatore