Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Libri taglienti, esplosivi e luminosi
mostra a cura della Biblioteca del Mart – Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Introduzione
Nel corso del XX secolo il principale supporto storico del testo scritto, il libro, subisce un processo di obsolescenza, a causa delle nuove tecnologie elettroniche di trattamento del testo. Il testo si smaterializza trasformandosi in un file, ma questa dimensione materiale del libro viene per contro acquisita dagli artisti, che sempre più si misurano con il libro come autonomo ed autosufficiente progetto artistico.
La mostra punta l'attenzione su questo processo di trasformazione del libro, che inizia già in ambito futurista – enfatizzando la visualità del testo con le tavole parolibere e creando raffinati libri-oggetto come il Depero-imbullonato e le lito-latte di d'Albisola – per poi continuare, in altro contesto storico, con le produzioni delle neoavanguardie della seconda metà del secolo, che pur partendo da dove i futuristi erano arrivati, vanno presto "oltre il libro", con opere in cui la grande storia della cultura scritta occidentale, e la sua principale "icona", il libro, diventano una pura e semplice citazione, simbolo e memoria di una storia collettiva, ormai in procinto di diventare altro.
Futurismo e simbolismo francese
Dai calligrammi alessandrini (e poi barocchi) ai codici miniati troviamo affiorare a più riprese elementi di visualità della parola nella storia della cultura scritta.
Ma in epoca moderna, la questione viene posta con forza in ambito simbolista: è il caso del poema Un coup de dés jamais n'abolira le hasard, pubblicato da Stéphane Mallarmé per la prima volta nel 1897, dove le parole, composte in caratteri diversi, vengono disseminate nelle pagine in un gioco visuale di pieni e di vuoti, in modo che – come dirà Paul Valéry – sembra di «avere di fronte la forma ed il modello di un pensiero…qui era lo spazio stesso che parlava, sognava, dava vita alle forme temporali».
Dal simbolismo francese parte anche Filippo Tommaso Marinetti, per la sua elaborazione delle prime teorie futuriste, e lo si nota immediatamente anche dall'aspetto della sua rivista pre-futurista Poesia, dove la forma, la composizione tipografica e la dialettica testo/immagini si rifanno all'elegante lezione del simbolismo. Il seme gettato dal simbolismo mallarmeiano nel campo futurista produrrà anche le parole in libertà prima e le tavole parolibere poi.
La rivoluzione tipografica del futurismo
La rivoluzione tipografica del futurismo deriva dalla sua impostazione di tecnica letteraria. Passando infatti dall’iniziale verso libero alle parole in libertà ed alle tavole parolibere, eliminando lungo questa via le connessioni sintattiche e distribuendo nello spazio della pagina le parole a blocchi disseminati, per evidenziare i rapporti fra questi blocchi non rimane che giocare sulla tipologia e la dimensione dei caratteri, il colore degli inchiostri, la composizione tipografica: la tipografia trova quindi un nuovo proprio spazio creativo, che arriva a scardinare la forma tradizionale del libro.
Filippo Tommaso Marinetti, da l'immaginazione senza fili e le parole in libertà (1913)
«Io inizio una rivoluzione tipografica diretta contro la bestiale e nauseante concezione del libro di versi passatista e dannunziana, la carta a mano seicentesca, fregiata di galee, minerve e apolli, di iniziali rosse a ghirigori, ortaggi mitologici, nastri da messale, epigrafi e numeri romani. Il libro deve essere l’espressione futurista del nostro pensiero futurista. Non solo. La mia rivoluzione è diretta contro la così detta armonia tipografica della pagina, che è contraria al flusso e riflusso, ai sobbalzi e agli scoppi dello stile che scorre nella pagina stessa. Noi useremo perciò in una medesima pagina, tre o quattro colori diversi d’inchiostro, e anche 20 caratteri tipografici diversi, se occorra».
Giovanni Fanelli e Ezio Godoli, da Il Futurismo E La Grafica, 1988
«In quanto indissolubile simbiosi di parole ridotte a segno grafico e di elementi iconici le parole in libertà si offrono a una fruizione simultanea eminentemente visiva e introducono a quella concezione del libro come sequenza di immagini, che rappresenta un altro significativo lascito del futurismo all’avanguardia internazionale».
Il libro-imbullonato di Fortunato Depero
Nel 1927 il futurista roveretano Fortunato Depero forgia un libro di tipo radicalmente nuovo, tramite il quale - usando le tecniche di comunicazione pubblicitaria nelle quali era già un maestro (anche se non sempre compreso) - presentare ad un possibile target della sua "Casa d'arte futurista Depero" l'insieme delle multiformi attività sviluppate dall'artista. Oltre che per la bellezza tipografica, questo volume è importante anche come primo esempio di un nuovo rapporto "totale" fra artista e libro: data l'unitarietà dell'ispirazione artistica che lo genera, in questo libro forma e contenuto si fondono completamente.
Nell'archivio di Depero – conservato presso il MART – abbiamo la fortuna di ritrovare le lettere scritte dall'editore Fedele Azari all'artista roveretano per tenersi informato sul procedere del lavoro di composizione, e possiamo così seguire ancora oggi passo passo la nascita di quest'opera, tramite un continuo scambio fra i due di bozze, clichés, foto.
Le lito-latte di Tullio d'Albisola
Il passo finale verso il libro-oggetto, lo compie il ligure Tullio d'Albisola, usando per le pagine, invece della carta, lamine di ferro-stagno litografato a colori, grazie alla collaborazione della ditta savonese Lito-latta, che produceva scatole metalliche per conserve almentari.
Particolarmente affascinante la prima lito-latta Parole in libertà futuriste olfattive tattili termiche, che combina testi paroliberi di Marinetti con una decorazione astratta a campiture di colore basate su gradazioni tonali. Il dispiegarsi dei brillanti colori sulle superifici metalliche delle pagine conferisce loro una luminosità nuova, realizzando un esempio di quella "estetica meccanica" che teorizzavano i futuristi.
Il libro d'artista della seconda metà del Novecento
L'itinerario della parte dedicata alla seconda metà del secolo, propone un percorso di lettura del fenomeno libro d'artista con esempi scelti dal deposito che Paolo Della Grazia ha effettuato presso il Mart di Rovereto e con opere d’arte che lo stesso collezionista milanese ha concesso in prestito a Museion. Gli esemplari che vengono esposti sono stati selezionati in un'ottica di continuità con il lavoro futurista mostrato nella prima parte e seguendo tre filoni di ricerca che sviluppano e completano quel lavoro. I
l primo filone è quello delle ricerche sulla IMPAGINAZIONE VISUALE DEL TESTO, che poeti concreti e poeti visivi conducono a partire dai risultati raggiunti in questo campo dalle precedenti tavole parolibere futuriste: i concreti seguendo una linea di razionalistico design della parola, i visuali sviluppandone la dimensione massmediale.
Il secondo filone è quello della ricerca sulla MATERIALITÀ DEI SUPPORTI dell'oggetto-libro, che aveva portato i futuristi al libro-metallico come emblema della società industriale e che ora continua con nuovi materiali come la plastica e soprattutto con l'entropia: con libri di casuali ritagli giornalistici e collage di altri materiali programmaticamente illeggibili.
Il terzo filone è quello che porta le nuove avanguardie rapidamente OLTRE IL LIBRO, al libro come pura citazione, memoria di una forma.
Nel corso del XX secolo il principale supporto storico del testo scritto, il libro, subisce un processo di obsolescenza, a causa delle nuove tecnologie elettroniche di trattamento del testo. Il testo si smaterializza trasformandosi in un file, ma questa dimensione materiale del libro viene per contro acquisita dagli artisti, che sempre più si misurano con il libro come autonomo ed autosufficiente progetto artistico.
La mostra punta l'attenzione su questo processo di trasformazione del libro, che inizia già in ambito futurista – enfatizzando la visualità del testo con le tavole parolibere e creando raffinati libri-oggetto come il Depero-imbullonato e le lito-latte di d'Albisola – per poi continuare, in altro contesto storico, con le produzioni delle neoavanguardie della seconda metà del secolo, che pur partendo da dove i futuristi erano arrivati, vanno presto "oltre il libro", con opere in cui la grande storia della cultura scritta occidentale, e la sua principale "icona", il libro, diventano una pura e semplice citazione, simbolo e memoria di una storia collettiva, ormai in procinto di diventare altro.
Futurismo e simbolismo francese
Dai calligrammi alessandrini (e poi barocchi) ai codici miniati troviamo affiorare a più riprese elementi di visualità della parola nella storia della cultura scritta.
Ma in epoca moderna, la questione viene posta con forza in ambito simbolista: è il caso del poema Un coup de dés jamais n'abolira le hasard, pubblicato da Stéphane Mallarmé per la prima volta nel 1897, dove le parole, composte in caratteri diversi, vengono disseminate nelle pagine in un gioco visuale di pieni e di vuoti, in modo che – come dirà Paul Valéry – sembra di «avere di fronte la forma ed il modello di un pensiero…qui era lo spazio stesso che parlava, sognava, dava vita alle forme temporali».
Dal simbolismo francese parte anche Filippo Tommaso Marinetti, per la sua elaborazione delle prime teorie futuriste, e lo si nota immediatamente anche dall'aspetto della sua rivista pre-futurista Poesia, dove la forma, la composizione tipografica e la dialettica testo/immagini si rifanno all'elegante lezione del simbolismo. Il seme gettato dal simbolismo mallarmeiano nel campo futurista produrrà anche le parole in libertà prima e le tavole parolibere poi.
La rivoluzione tipografica del futurismo
La rivoluzione tipografica del futurismo deriva dalla sua impostazione di tecnica letteraria. Passando infatti dall’iniziale verso libero alle parole in libertà ed alle tavole parolibere, eliminando lungo questa via le connessioni sintattiche e distribuendo nello spazio della pagina le parole a blocchi disseminati, per evidenziare i rapporti fra questi blocchi non rimane che giocare sulla tipologia e la dimensione dei caratteri, il colore degli inchiostri, la composizione tipografica: la tipografia trova quindi un nuovo proprio spazio creativo, che arriva a scardinare la forma tradizionale del libro.
Filippo Tommaso Marinetti, da l'immaginazione senza fili e le parole in libertà (1913)
«Io inizio una rivoluzione tipografica diretta contro la bestiale e nauseante concezione del libro di versi passatista e dannunziana, la carta a mano seicentesca, fregiata di galee, minerve e apolli, di iniziali rosse a ghirigori, ortaggi mitologici, nastri da messale, epigrafi e numeri romani. Il libro deve essere l’espressione futurista del nostro pensiero futurista. Non solo. La mia rivoluzione è diretta contro la così detta armonia tipografica della pagina, che è contraria al flusso e riflusso, ai sobbalzi e agli scoppi dello stile che scorre nella pagina stessa. Noi useremo perciò in una medesima pagina, tre o quattro colori diversi d’inchiostro, e anche 20 caratteri tipografici diversi, se occorra».
Giovanni Fanelli e Ezio Godoli, da Il Futurismo E La Grafica, 1988
«In quanto indissolubile simbiosi di parole ridotte a segno grafico e di elementi iconici le parole in libertà si offrono a una fruizione simultanea eminentemente visiva e introducono a quella concezione del libro come sequenza di immagini, che rappresenta un altro significativo lascito del futurismo all’avanguardia internazionale».
Il libro-imbullonato di Fortunato Depero
Nel 1927 il futurista roveretano Fortunato Depero forgia un libro di tipo radicalmente nuovo, tramite il quale - usando le tecniche di comunicazione pubblicitaria nelle quali era già un maestro (anche se non sempre compreso) - presentare ad un possibile target della sua "Casa d'arte futurista Depero" l'insieme delle multiformi attività sviluppate dall'artista. Oltre che per la bellezza tipografica, questo volume è importante anche come primo esempio di un nuovo rapporto "totale" fra artista e libro: data l'unitarietà dell'ispirazione artistica che lo genera, in questo libro forma e contenuto si fondono completamente.
Nell'archivio di Depero – conservato presso il MART – abbiamo la fortuna di ritrovare le lettere scritte dall'editore Fedele Azari all'artista roveretano per tenersi informato sul procedere del lavoro di composizione, e possiamo così seguire ancora oggi passo passo la nascita di quest'opera, tramite un continuo scambio fra i due di bozze, clichés, foto.
Le lito-latte di Tullio d'Albisola
Il passo finale verso il libro-oggetto, lo compie il ligure Tullio d'Albisola, usando per le pagine, invece della carta, lamine di ferro-stagno litografato a colori, grazie alla collaborazione della ditta savonese Lito-latta, che produceva scatole metalliche per conserve almentari.
Particolarmente affascinante la prima lito-latta Parole in libertà futuriste olfattive tattili termiche, che combina testi paroliberi di Marinetti con una decorazione astratta a campiture di colore basate su gradazioni tonali. Il dispiegarsi dei brillanti colori sulle superifici metalliche delle pagine conferisce loro una luminosità nuova, realizzando un esempio di quella "estetica meccanica" che teorizzavano i futuristi.
Il libro d'artista della seconda metà del Novecento
L'itinerario della parte dedicata alla seconda metà del secolo, propone un percorso di lettura del fenomeno libro d'artista con esempi scelti dal deposito che Paolo Della Grazia ha effettuato presso il Mart di Rovereto e con opere d’arte che lo stesso collezionista milanese ha concesso in prestito a Museion. Gli esemplari che vengono esposti sono stati selezionati in un'ottica di continuità con il lavoro futurista mostrato nella prima parte e seguendo tre filoni di ricerca che sviluppano e completano quel lavoro. I
l primo filone è quello delle ricerche sulla IMPAGINAZIONE VISUALE DEL TESTO, che poeti concreti e poeti visivi conducono a partire dai risultati raggiunti in questo campo dalle precedenti tavole parolibere futuriste: i concreti seguendo una linea di razionalistico design della parola, i visuali sviluppandone la dimensione massmediale.
Il secondo filone è quello della ricerca sulla MATERIALITÀ DEI SUPPORTI dell'oggetto-libro, che aveva portato i futuristi al libro-metallico come emblema della società industriale e che ora continua con nuovi materiali come la plastica e soprattutto con l'entropia: con libri di casuali ritagli giornalistici e collage di altri materiali programmaticamente illeggibili.
Il terzo filone è quello che porta le nuove avanguardie rapidamente OLTRE IL LIBRO, al libro come pura citazione, memoria di una forma.
08
novembre 2005
Libri taglienti, esplosivi e luminosi
Dall'otto novembre 2005 al 17 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
MUSEION
Bolzano, Via Dante, 6, (Bolzano)
Bolzano, Via Dante, 6, (Bolzano)
Orario di apertura
lun – ven, 9.00 – 12.00; 15.00 – 18.00
Editore
NICOLODI
Autore