12 giugno 2013

Artisti e studenti ricevuti da Erdogan, mentre a Istanbul gli occupanti di piazza Taksim tornano a Gezi Park

 

di

La protesta turca, Istanbul 11 giugno 2013
Quello che nella confusione turca di questi giorni balza all’occhio, più di ogni altra immagine, sono i lacrimogeni e gli idranti per “allontanare” e “disperdere” la folla. Una folla che si è fatta passare continuamente per violenta, estremista. Con il governo turco che le sta provando tutte per tentare di mettere i manifestanti gli uni contro gli altri. Ma mentre piazza Taksim sembra essere stata sgomberata dalle forze dell’ordine, con gli occupanti che sono tornati a Gezi Park, arriva la notizia di un incontro tra il Primo Ministro Erdogan e un gruppo di artisti e studenti, che hanno sposato la campagna dei manifestanti. Erinç Seymen, Asli Cavusoglu, Volkan Aslan e Ali Emir Tapan, sono solo alcuni dei nomi che in queste ore hanno sostenuto e prestato la loro attenzione alle proteste democratiche contro la repressione violenta e ingiustificata delle forze dell’ordine. «Negli ultimi dieci anni abbiamo visto una progressiva erosione dei diritti civili e umani, così come quelli delle donne». Una miccia, quella dell’urbanizzazione dell’ultimo polmone verde cittadino che ha trasformato una dimostrazione contro un progetto “di sviluppo” verso una critica durissima ai vertici della politica turca. 
Bulent Arinc, vice premier, nei giorni scorsi aveva provato invano a smorzare i toni: «Il governo non vuole portare avanti un’islamizzazione della società turca,  ma intende rispettare ogni stile di vita» si era detto. Ma la polizia in tenuta antisommossa e la voglia di mettere a tacere tutti coloro che hanno occupato la piazza non hanno fatto altro che innescare le micce della coscienza. Anche, e soprattutto, intellettuale. E in Italia? Cosa sarebbe possibile, e come si vivrebbe, un simile schieramento? 

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