Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Beat hippy autonomi punk
Una mostra sulle controculture e i movimenti che, a partire dagli anni Cinquanta, hanno popolato la nostra vita
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Beat hippy autonomi punk… Una mostra sulle controculture e i movimenti che,
a partire dagli anni Cinquanta, hanno popolato la nostra vita, hanno segnato
il tempo e sognato di lasciarselo alle spalle («Il tempo è un’invenzione
degli uomini che non sanno amare»), hanno stravolto il modo di vivere
(politica compresa) e tentato di separarsi dalle separazioni per allargare
l’area della coscienza e dare l’assalto al cielo.
Una mostra sulla contestazione, sulle lotte e le utopie che hanno
caratterizzato un modo nuovo di stare al mondo e di occuparsi del mondo,
fondendo la ribellione delle coscienze con la rivolta contro l’esistente.
Immagini, parole e suoni per mettere in risalto la specificità di quei
movimenti e l’universalità delle idee che li hanno animati. Per ricordare il
senso di estraneità e di contrapposizione allo stato di cose presenti, il
confronto/scontro tra «personale» e «politico», l’intrecciarsi tra momenti
ludici e momenti luddisti, nella ricerca, tanto ardita quanto
irrinunciabile, di una nuova sintesi tra singolare e comune, teoria ed
esperienza, memoria e progetto.
Allen Ginsberg, Timothy Leary, Diggers, Fugs, Provos, Kabouter,
situazionisti, Living Theatre, William Burroughs, psichedelia, Weathermen,
Janis Joplin, «Mondo Beat», capelloni, comontisti, «OZ», «San Francisco
Oracle», «Frendz», SDS, Baader-Meinhof, Christiania, Pantere Nere, Pantere
Bianche, indiani metropolitani, «A/traverso», «CONTROinformazione»,
«Differenze», «Fuori!», G.d.C., L’Orda d’Oro, «Puzz», «Re Nudo», «Rosso»,
«Metropoli», «I Volsci», «Insurrezione», «Senza galere», Soccorso Rosso,
Cooperativa Punti rossi, Sex Pistols, Patti Smith, Ranxerox, «Sniffin’
Glue», Dead Kennedys, Helter Skelter, Vidicon, Virus, Crass, «Nero», Lydia
Lunch, Officine Schwarz, «Vague», punk e creature affini… La mostra,
senz’alcuna pretesa di esaustività e partendo innanzitutto dal vissuto dei
suoi curatori Giancarlo Mattia e Marco Philopat, vuole tracciare per grandi
linee lo scorrere di anni affollati in cui la complessità delle proposte si
coniugava con pratiche di
socializzazione-solidarietà-condivisione-trasversalità.
In quegli anni, dopo la fiammata rivoluzionaria che aveva posto fine al
Grande Massacro della Prima Guerra mondiale e riscaldato i quattro angoli
del Pianeta (da Mosca a Berlino, dalla Patagonia a Seattle) fino ai primi
anni Venti, (ri)affiorava l’aspirazione a una comunità reale che fosse luogo
ospitale per scelte di vita altra, contro la logica valoristico-mercantile e
la società dello spettacolo.
Perché proporre una mostra come questa proprio oggi che alla noia della
«sopravvivenza» (marchio sacrificale di fabbrica della «società dei consumi»
degli anni Sessanta) è subentrata la fatica di arrivare alla fine del mese,
oggi che l’epoca delle passioni tristi celebra il suo spento trionfo
sull’estate dell’amore, oggi che la Democrazia e l’Economia hanno realizzato
su scala planetaria la loro ultraterroristica e totalitaria pretesa
d’imporsi come rimedi ai disastri e alle mostruosità da loro stesse
prodotti?
Per una ragione nient’affatto culturalistica e documentaria, bensì perché
Beat hippy autonomi punk… avevano ragione, mentre Stato capitale preti
poliziotti avevano torto. Ieri, come oggi: dalle bici bianche di Amsterdam
alle tute nere di Genova.
PROGRAMMA
ASSALTO
Mercoledì 2 novembre
H 18.30 inaugurazione Beat Hippy Autonomi Punk all’assalto del cielo
H 20.00 aperitivo con dj
Greating from the Hell – Dai monti di Sarzana Professor Bad Trip aka dj
Partizan gira vinili militanti 60/80
1-ASSALTO-1
Giovedì 3 novembre
H 21.30 presentazione del libro “Paradoxia. Diario di un predatore" ed.
Leconte 2005 e della rivista Storie
H 23.00 concerto Lydia Lunch & Band
Una delle performer più significative degli anni ’90, nessun altro artista
del XX secolo ha lottato così tenacemente per forgiare e scolpire la sua
personalissima visione e produzione artistica. Lydia Luch ha realmente
conquistato nuovi territori con un percorso altamente innovativo, attraverso
la musica, i libri performance spoken word, film, la fotografia e pure la
poesia
Venerdì 4 novembre
H 21.30 John Sinclair & Steve Gebhardt
H 22.30 Proiezione del film
“Twenty to Life: the Life & Time of John Sinclair” di Steve Gebhardt (Usa
2003, b/n e col. 86’) v.o. sott. it.
John Sinclair, poeta-performer, attivista politico, giornalista, produttore
musicale e quanto mai altro sia stato protagonista della lunga stagione di
contestazione, sul finire degli anni sessanta, negli Stati Uniti. Questo
documentario, ricco di filmati d'archivio e interviste recenti, racconta la
vita di una presenza poliedrica e dirompente, che molto ha influito sulla
controcultura americana.
Sabato 5 novembre
H 21.30 Lampi di critica radicale a partire da Giorgio Cesarano
H 23.30 Kleopatra J plays funk
2-ASSALTO-2
Mercoledì 9 novembre
H 21.30 presentazione del nuovo libro della collana City Lights, ed. Giunti
Firenze, con Carmine Mangone e Antonio Bertoli
Giovedì 10 novembre
H 21.30 Lumi di Punk - Geografie controculturali italiane dagli anni Ottanta
a oggi: la scena milanese raccontata da Marco Philopat, Elena Ferrarese,
Cristina Pecchillo, Tiberio, Paolo e molti altri
H 23.00 proiezione del film “DOA (A Right of Passage)” di Lech Kowalski (Usa
1981, 90’) v.o. sott. it
Un film insolente e accattivante sulla musica punk sul e fuori dal palco.
Girato nel 1978, come, quando, mentre è successo, DOA è senza dubbio
documento leggendario e definitivo della generazione punk, vista attraverso
la caduta dei Sex Pistols durante il loro sfortunato tour negli Stati Uniti
che segnò la rottura della band e la morte di Sid Vicius. DOA racconta con
dirompente energia e personale sensibilità il punk in tutta la sua
interezza: le prestazioni esplosive dei primi esperimenti del movimento,
compresi quelli dei Sex Pistols. Ma non mancano altri gruppi come gli X-Ray
Specs con il loro leggendario “Oh Bondage Up Yours”, The Rich Kids,
Generation X, Sham 69, The Dead Boys… DOA, come la musica stessa che
racconta per immagini, è un film caotico, claustrofobico, cattivo, che punta
dritto negli occhi: è riuscito veramente a catturare qualcosa del forte
conflitto di quegli anni tra il sistema classico e la gioventù arrabbiata.
Venerdì 11 novembre
H 21.30 Lumi di Punk - Geografie controculturali italiane dagli anni Ottanta
a oggi: la scena toscana e ligure
raccontata da Bad Trip, Robertino Peter Punk
H 23.00 Saluti dalla costa ovest, un assaggio di underground contemporaneo
dalle province sinistre
Featuring: M16 dj, Emiliano The Kingdom dj, set Signorina Rottermeier vj,
Professor Bad Trip murales & muzak service
Sabato 12 novembre
H 21.30 Lumi di Punk - Geografie controculturali italiane dagli anni Ottanta
a oggi: la scena bolognese raccontata daHelena Velena e Laura dei Raf Punk
H 23.30 concerto dei Rappresaglia
Una delle band rappresentative di quella incendiaria stagione punk che ha
reso famosi i gruppi italiani in tutto il mondo. Presto, però, hanno
cominciato a rivolgersi alle loro radici, recuperando i suoni e lo spirito
del punk 77 senza ispirarsi ad un gruppo particolare ma cercando sempre di
creare uno stile personale.
3-ASSALTO-3
Mercoledì 16 novembre
H 21.30 Matteo Guarnaccia: Beat, Provos e Capelloni
H 22.30 proiezione del film “My Generation” di Thomas Haneke e Barbara
Kopple (Usa 2001, col. 103’) v.o. sott. it
Woodstock: il nome evoca gloriosi scenari. Anziché scavare nella memoria di
un evento focale per la controcultura del ‘68, Barbara Kopple segue
l'evolversi del mito attraverso le sue recenti ripetizioni. Woodstock ‘69,
Woodstock ‘94 e Woodstock ‘99: ce ne sarebbe per parlare di de-generazione,
ma la documentarista lascia da parte il suo spirito acido per viaggiare in
mezzo alla folla. Il risultato è un film estremamente sfaccettato,
illuminante tanto sulla commercializzazione della libertà (con il passare
delle edizioni, per garantire sicurezza e migliori servizi, il raduno appare
sempre più confinato in una sorta di bunker) quanto sulle risposte dei
giovani a questo desiderio di aggregazione.
Tre generazioni a confronto. Molte cose cambiano, ma la musica resta: trenta
anni di storia e di rock, il migiore di tutti i tempi, da Joni Mitchell ai
Nine Inch Nails, da Santana ai Rage Against the Machine, da Jimi Hendrix ai
Limp Bizkit, e molti altri ancora. Per guardare chi siamo oggi e capire chi
eravamo.
Giovedì 17 novembre
H 21.30 proiezione dei film diretti da Antony Balch e scritti da William S.
Burroughs
The Cut-Ups (Uk 1966, b/n 18’) v.o. sott. it
Towers Open Fire (Uk 1963, b/n 9’) v.o. sott. it
Certo esigui sono i film tratti da (o ispirati ai) testi letterari di
Burroughs, e questo perché la sua opera è ben poco cinematografica nel senso
classico del termine, a causa della scarsa importanza che lo scrittore
attribuisce al plot narrativo. La sua è un’estetica non lineare,
frammentaria, la sua è una scrittura affabulatoria e gergale, fatta di
continue associazioni visive. Logico, quindi, che l’equivalente filmico
della sua letteratura non può che avere uno stile “sperimentale” e fare uso
del cut-up, un procedimento caotico e casuale, derivante dal collage
dadaista, che consiste nel tagliare e incollare pezzi di testo alla ricerca
di nuovi significati. Burroughs lavorò su questo procedimento a partire dal
1959 insieme a Brion Gysin, singolare figura di pittore sperimentale e
romanziere, che ne è il vero scopritore; Gysin e Burroughs applicarono il
cut-up a varie forme artistiche e a un po’ tutti i supporti. Nel campo
cinematografico il risultato sono una serie di cortometraggi raggruppati
sotto il titolo di Thee Films, realizzati con l’inglese Antony Balch I primi
due cortometraggi, Towers Open Fire (1963) e The Cut-Ups (1966) hanno una
struttura piuttosto simile, infatti ritroviamo le stesse immagini con un
montaggio sempre diverso ma rapido, seriale e frastornante, accompagnate da
un collage sonoro altrettanto ossessivo. The Cut-Ups presenta una colonna
sonora particolarmente aggressiva dominata dall’interazione e la
sovrapposizione martellante di 2 parole “yes” e “hallo?”.
H 23.00 concerto di Steve Piccolo (basso) e Gak Sato (theremin, elettronica)
AUTOSPOND/AUTOSPIA
Nudo.sorvegliato.pasto/sorvegliante.corto-cutup-
circuito.con.clandestinomaggio.ahunterS.thompson
Mettendo in atto godibili strategie di criptazione fai-da-te la musica
suggerisce metodi di trasmissione selettiva per un mondo in cui siamo
costantemente sorvegliati (apparentemente con la nostra piena acquiescenza).
Forse è giunto il momento di collaudare gli strumenti per la sopravvivenza
gentilmente lasciatici dallo Zio Bill. L’impulso di cantare viene dalla
consapevolezza che in ogni luogo, in ogni momento, qualcuno ci sta
ascoltando. E magari il gesto creativo può addirittura diventare un modo per
passare inosservati.
Venerdì 18 novembre
H 21.30 spettacolo teatrale Milano 70allora
di Walter Leonardi, Paolo Trotti, Flavio Pirini
con Walter Leonardi
regia di Paolo Trotti
Milano70allora è un concept show sugli anni 70 filtrati dallo sguardo di un
bambino che sta crescendo e ha tra i 4 e 14 anni. In lui si mischiano
frammenti di realtà a pezzi di mitologia urbana, più che urbana di cortile,
che in quegli anni, per i bambini, erano la stessa cosa. E la vita arriva al
cortile attraverso il passaparola e le reazioni degli adulti a quel mondo di
paura che si annida nei box e subito fuori dal cancello di casa.
Milano70allora è la storia del Garelli a tre marce che insieme al
telecomando rappresenta la vera rivoluzione, la velocità, il precipitare
degli eventi, il cambio produttivo che porta con sé il microchip e la fine
delle fabbriche, la fine della classe operaia, gli scontri, i morti, la
perdita dell’innocenza.
Milano70allora è anche la storia di tre ragazzi uccisi da quegli anni là, di
tre corpi rimasti senza vita, vittime della necessità di cambiare le carte
in tavola al potere immobile e immobilista.
In quegli anni è stato gettato il seme che ha germogliato negli anni 80, 90
ed è arrivato fino a noi. Televisioni private, radio libere, neo liberismo,
precarietà nel lavoro e nella vita. La grande rivoluzione nichilista del
punk, il futuro promesso solo al giorno dopo e la vita vissuta in affitto
fino ad affittare il nostro tempo, la nostra libertà, il nostro corpo.
H 23.00 concerto dei SigmaTibet featuring JBP
Sabato 19 novembre
H 17.00 Dentro fuori ai bordi dell’autonomia
Presentazione del libro “Gli operaisti” ed. Derive Approdi 2005, con Gino
Tedesco, Francesca Pozzi, Ferruccio Gambino, Giairo Daghini
Le assemblee autonome in fabbrica: Alfa Romeo e Porto Marghera
H 21.30 L’immagin/azione. Video-intervento sul Festival del Proletariato
giovanile al Parco Lambro
Nel ruolo di attori, autori e spettatori, interverranno Alberto Grifi,
Flavio Vida, Joe Fallisi e tutte le persone che vorranno partecipare alla
proiezione.
Alberto Grifi partecipò alle riprese del Festival: più di 30 ore di
materiale videoregistrato…
Come riproporre dopo tanti anni le immagini girate dai “video-teppisti” che
insieme ad Alberto Grifi avevano ripreso e documentato le giornate del
Festival?
Ci piacerebbe che soprattutto quelli che passarono al Parco Lambro in quei
giorni, ci venissero a trovare durante la serata: il montaggio del film sarà
realizzato dai partecipanti, che potranno selezionare e creare nuove
sequenze, interrompere il flusso dei documenti dell’epoca per lasciare il
proprio racconto, la propria memoria, la propria capacità di confrontare
quello che sembra un lontano passato remoto confinato nel sogno
rivoluzionario, con l’attuale fascismo in cravatta e doppio petto. Ci sarà
uno schermo interattivo, attraverso il quale le persone, con lo spostamento
del proprio corpo, potranno seguire un vero e proprio processo di
frammentazione, montaggio, disseminazione e ricomposizione dell’immagine.
H 23.00 Performance “Flower Power” di Animanera Teatro
H 23.30 concerto dei Metropolis
Domenica 20 novembre
H 17.00 La stagione dei processi
Intervengono Pippo Pelazza e Ugo Giannangeli
02
novembre 2005
Beat hippy autonomi punk
Dal 02 al 20 novembre 2005
presentazione
Location
CSOA COX18
Milano, Via Conchetta, 18, (Milano)
Milano, Via Conchetta, 18, (Milano)
Vernissage
2 Novembre 2005, ore 18.30