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Videomatic 3.1
S’inaugura a Roma la terza edizione di Drumbamatic everybody drums, polo di sperimentazione, strutturato in eventi mensili, dove la musica, la filosofia, le arti visive e performative convivono nella risonanze di genere. Un’etica del suono per entrare in contatto con le novità che approdano sulla scena elettronica contemporanea
Comunicato stampa
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S’inaugura a Roma la terza edizione di Drumbamatic everybody drums, polo di sperimentazione, strutturato in eventi mensili, dove la musica, la filosofia, le arti visive e performative convivono nella risonanze di genere. Un’etica del suono per entrare in contatto con le novità che approdano sulla scena elettronica contemporanea.
Il primo appuntamento Videomatic 3.1 dedicato al video e musica elettronica si propone di verificare lo stato dell’opera che si dirà “elettronico”, prima che per caratteristiche tecniche e di supporto, per una sua più basilare “attinenza all’elettrone” e al suo movimento diatopico, così come studiati dalla fisica delle particelle nei suoi indirizzi quantistici. Dalle ore 19 vengono presentati video di 5 giovani artisti in cui l’incontro di diversi tessuti temporali, con le sue inesauribili pieghe e deformazioni, produce una condizione di continua indecidibilità sulle reciproche posizioni di chi guarda e di ciò che si guarda. . Dalle 23.00 Live-dj set chill & deep house progressive con Gilvia, Claudio Iacono e il vocalist John Jefferson, Gianluca Zambelli, Dj P, Carlo Passamonti.
Programma Videomatico
Luca Favella (Roma 1978)
Senza titolo, 2001
DVD, colore, sonoro. Durata 5’11’’
Attacco, 2003
DVD, colore, sonoro. Durata 5’27’’
Washing, 2004
DVD, colore, sonoro. Durata 4’53’’
La delocalizzazione in Favella è determinata dall’inscrizione della videocamera nell’atto di ripresa, in quanto è quest’ultimo in sé ad attuare una compresenza di temporalità, senza bisogno di alcuna elaborazione ulteriore. In alcuni video l’artista si riprende mentre compie delle azioni semplici, come andare a comprare delle sigarette di notte a un distributore automatico o farsi una doccia. La tempo di chi compie l’azione e di chi la guarda sono posti una di fronte all’altro, faccia a faccia come in uno specchio che però restituisce una straniante sfasatura. In Attacco la videocamera è puntata sul televisore: il pixel televisivo ridigitalizzato nella nuova ripresa è come se iniziasse a fibrillare, vibrare in maniera scomposta e disarmonica rispetto ai pixel adiacenti. L’immagine in movimento, sempre comunque riconoscibile nella ripresa alla seconda, si decostruisce sotto i nostri occhi con inaspettati effetti di irrealtà.
Sebastiano Mauri (Milano 1972)
The song I love to, 2004-2005
DVD, colore, sonoro. Durata 89’50’’
In The song I love to persone comuni, di diverso sesso, età, razza ed estrazione sociale, guardano in posa verso la videocamera mentre risuona la loro canzone d’amore preferita. Ognuno è ripreso nel contesto, quindi su uno sfondo, diverso, scelto tra quelli appartenenti al loro quotidiano – strada, casa, luogo di lavoro - o ritenuto in qualche modo significativo. Come il loro sguardo è fisso sulla videocamera, la videocamera è fissa su di loro. Qualche decina di secondi, un buon pezzo della canzone, e poi si passa al personaggio successivo. Le riprese sono state effettuate con persone che abitano in tre città diverse: New York, Buenos Aires e Milano. Di ognuno è come se venisse fornito una sorta di ritratto temporale. Il rapporto tra temporalità – già perturbante in un ritratto dipinto – qui si complica ulteriormente, mettendo in rapporto reciprocamente nella ripresa quella del personaggio immobile, quella del contesto mobile, quello modulata dalla canzone e quella dell’osservatore. In questo gioco di rimbalzi si dimostra l’ambiguità e, forse, l’impossibilità di ogni ritratto come riproduzione, e la sostanzia mobile ed eventuale dell’identità.
Giuseppe Moscatello (Poggiardo – Lecce 1979)
Banda, 2005
DVD, colore, sonoro. Durata 1’6’’
Senza titolo (Memoria), 2002
DVD, colore, sonoro. Durata 2’5’’
Senza nome, 2004
DVD, colore, sonoro. Durata 2’9’’
Matrimonio, 2005
DVD, colore, sonoro. Durata 2’5’’
Moscatello utilizza espedienti tecnicamente elementari come rallentamento, messa a fuoco, definizione, viraggio. Ma è proprio la modifica dei parametri di ripresa a rivelarci la non omogeneità di tempo di ripresa e vissuto. La sua attenzione si rivolge a cose apparentemente immediate, ai momenti più semplici della vita sociale: un matrimonio, una banda che suona, una passeggiata tra i campi e l’incontro con i botti sparati per una festa patronale, l’esplorazione di un casolare di campagna. Sono tutti elementi del paesaggio del Salento, sua zona d’origine. Eventi che, nel viverli, scorrono via alla percezione in quanto si mimetizzano sincronizzandosi al percepito di chi vi partecipa. Ma quando, attraverso la ripresa modificata, si produce una perturbazione temporale, altri livelli di significato emergono prepotentemente e il visibile si rivela come continua stratificazione, pari al sogno o alla memoria. Allora si scopre nel suo Salento il luogo eletto dell’accadere, luogo della continua delocalizzazione o del riemergere e subitaneo reimmergersi del rimosso.
Giampiero Pagnini (Pescara 1982)
Sfericamente, 2003
DVD, colore, sonoro. Durata 5’18’’
Inner trip, 2002
DVD, colore, sonoro. Durata 6’9’’
Per realizzare i due video presentati Pagnini ha utilizzato semplicemente uno o due oggetti: una sfera di vetro per Sfericamente, un ventilatore e un lavandino per Inner trip. Alla ripresa a videocamera fissa a tratti si alternano animazioni digitali. Le cose sono sorprese – è il caso di dirlo – nel loro stato di quiete o moto regolare e meccanico, e la videocamera su di loro è fissa. La ripresa prolungata e la presenza del suono ci restituiscono tuttavia delle cose quasi una capacità di movimento intenzionale, perché di esse ci restituiscono la temporalità differente. Così una sfera di vetro immobile rivela, attraverso i riflessi di luce, la sua circolazione interna e la danza in cui si dispiega, che ci consente, senza cambiare posizione, di esplorare l’ambiente circostante e il sistema di relazioni che tesse con esso. Un ventilatore acceso e un rubinetto che perde diventano personaggi di un mondo abitato da cose, un mondo in cui le cose raccontano storie per le cose, in cui intrecciano dialoghi e rispecchiamenti introspettivi.
Andrea Pochetti (Roma 1967)
Oneiric blue, 2005
DVD, colore, sonoro. Durata 3’38’’
Oneiric blue di Andrea Pochetti è un video di animazione astratto-geometrica che riecheggia in vario modo diverse declinazioni dell’astrattismo novecentesco, da quello storico all’arte cinetica, dal minimalismo al neo-geo. Così come l’uso del movimento comprende in un unico arco evolutivo le animazioni astratte delle avanguardie e il linguaggio degli odierni vj.
Griglie geometriche che creano un effetto di chiusura reiterata, delle gabbie che si sovrappongono e inframmezzano continuamente alla vista di sfondi indistinti. Il coordinamento di immagini e brano musicale rivela così una sfasatura interna, tra dispiegamento lineare e prospettico del suono e chiusura centripeta e riduzione alla superficie del modulo geometrico. Ne risulta una visione claustrofobica, in cui la rappresentazione in profondità non è tanto rifiutata in via teorica, quanto negata fisicamente da una ritmica pura senza terza dimensione.(Alessio Fransoni)
Per un’etica acusmatica
Quando cogliamo un’immagine o ci balena un’idea o riascoltiamo una canzone che ci appartiene siamo trasportati letteralmente in un altro mondo perché ci piace e ci ricorda sempre e comunque un altrove. Il movimento originale che ci distrae e sopravviene in ogni forma di attenzione, meglio descritto nella peculiare espressione mi ritorna in mente è il preciso segno di un corpo interessato da una pulsione (in quanto colpito da una passione) che lo agita e lo abita al limite tra il somatico e lo psichico. Un moto del limite si potrebbe dire, al cui istinto di meta manca però una meta istintiva, poiché la sorgente della provocazione è propriamente altrove. Semmai lo scoprimento di questo moto a luogo, questo rivolgersi del corpo verso altrove, è più un’indicazione di un essere predestinato a qualcosa d’altro. La cronicizzazione di questo altrove è, ad esempio, esperibile quotidianamente con l’ascolto di un programma alla radio che restituisce all’udito la totale responsabilità di una percezione che normalmente si appoggia ad altre testimonianze sensibili. Con l’avvento degli strumenti di registrazione infatti si semplifica l’esperienza di ascoltare un suono senza vederne la fonte: isolando il suono dal complesso audiovisivo con cui normalmente riconosciamo la fonte poniamo l’attenzione sul fenomeno dell’ascolto come pura localizzazione. Questa situazione è propriamente acusmatica e rinnova il modo d’intendere l’oggetto sonoro. Un modo consenziente dunque che risponde di un originario prestare attenzione, a sua volta messo in scena a partire da un altrove, di un prestare attenzione che non è fissabile in un luogo ma proviene da una certa direzione. Relazione della distanza ed eco paradigmatica che non vincola gli ambiti che costituisce ma li struttura autonomamente nell’intervallo. Nel mezzo dunque abita l’eccesso ossia l’arte. Arte come relazione etica dunque - eccessiva - dove la coesistenza delle forme sono un tutt’uno, traccia unica di quel sé che messo in forma risuona sempre altrove. Così come l’arte del pensare.
* * *
Se un’etica appare e si può dare in formato elettronico allora siamo in presenza di un’etica della distanza: un’etica propriamente acusmatica. La stessa che risuona nel video di Luca Favella, dove l’immagine, presa nella distanza ravvicinata e speculare della vista e del volto, si rincorre negli organi di senso dell’autore. Il video di Sebastiano Mauri, The song I love to, incarna il senso elettronico della distanza come supporto cronotopico. I soggetti immersi nel sonoro diventano corpo suono e sfilano sotto i nostri occhi in successione, ritratti nella loro canzone preferita. Si sottraggono appunto perché, preferendo la canzone, risuonano e così prendono le distanze dal mondo in cui vengono ritratti (Buenos Aires, Parigi, Milano) e da cui vengono osservati. Dipartono e si ritraggono ritagliandosi un luogo che è ancora mondo (dove l’accento può variare senza dissolvere il fenomeno) ma che appare, a secondo del punto di vista, distante sfondo. Questa sospensione del volto che appare e risuona sulla scena del mondo elettronico è proprio quella presa di distanza che avviene in sé e consegna il ritratto umano al suo destino di essere sempre traccia unica di sé e destino sonoro di ogni passione. La distanza realizzata da Giuseppe Moscatello assume invece le sembianze di un essere in ritardo percettivo fino a visualizzare il fibrillio della dilatazione etica nella differenziazione sensoriale. Distanza eticamente compresa anche nella costante e virtuosa ripercussione more geometrico dei pattern ricorsivi di Andrea Pochetti. Ed infine la distanza etica si compie nel video del giovanissimo Pagnini come cronotopia del senso interno. E dove l’esterno risuona perfettamente in sé. (Ilari Valbonesi)
Il primo appuntamento Videomatic 3.1 dedicato al video e musica elettronica si propone di verificare lo stato dell’opera che si dirà “elettronico”, prima che per caratteristiche tecniche e di supporto, per una sua più basilare “attinenza all’elettrone” e al suo movimento diatopico, così come studiati dalla fisica delle particelle nei suoi indirizzi quantistici. Dalle ore 19 vengono presentati video di 5 giovani artisti in cui l’incontro di diversi tessuti temporali, con le sue inesauribili pieghe e deformazioni, produce una condizione di continua indecidibilità sulle reciproche posizioni di chi guarda e di ciò che si guarda. . Dalle 23.00 Live-dj set chill & deep house progressive con Gilvia, Claudio Iacono e il vocalist John Jefferson, Gianluca Zambelli, Dj P, Carlo Passamonti.
Programma Videomatico
Luca Favella (Roma 1978)
Senza titolo, 2001
DVD, colore, sonoro. Durata 5’11’’
Attacco, 2003
DVD, colore, sonoro. Durata 5’27’’
Washing, 2004
DVD, colore, sonoro. Durata 4’53’’
La delocalizzazione in Favella è determinata dall’inscrizione della videocamera nell’atto di ripresa, in quanto è quest’ultimo in sé ad attuare una compresenza di temporalità, senza bisogno di alcuna elaborazione ulteriore. In alcuni video l’artista si riprende mentre compie delle azioni semplici, come andare a comprare delle sigarette di notte a un distributore automatico o farsi una doccia. La tempo di chi compie l’azione e di chi la guarda sono posti una di fronte all’altro, faccia a faccia come in uno specchio che però restituisce una straniante sfasatura. In Attacco la videocamera è puntata sul televisore: il pixel televisivo ridigitalizzato nella nuova ripresa è come se iniziasse a fibrillare, vibrare in maniera scomposta e disarmonica rispetto ai pixel adiacenti. L’immagine in movimento, sempre comunque riconoscibile nella ripresa alla seconda, si decostruisce sotto i nostri occhi con inaspettati effetti di irrealtà.
Sebastiano Mauri (Milano 1972)
The song I love to, 2004-2005
DVD, colore, sonoro. Durata 89’50’’
In The song I love to persone comuni, di diverso sesso, età, razza ed estrazione sociale, guardano in posa verso la videocamera mentre risuona la loro canzone d’amore preferita. Ognuno è ripreso nel contesto, quindi su uno sfondo, diverso, scelto tra quelli appartenenti al loro quotidiano – strada, casa, luogo di lavoro - o ritenuto in qualche modo significativo. Come il loro sguardo è fisso sulla videocamera, la videocamera è fissa su di loro. Qualche decina di secondi, un buon pezzo della canzone, e poi si passa al personaggio successivo. Le riprese sono state effettuate con persone che abitano in tre città diverse: New York, Buenos Aires e Milano. Di ognuno è come se venisse fornito una sorta di ritratto temporale. Il rapporto tra temporalità – già perturbante in un ritratto dipinto – qui si complica ulteriormente, mettendo in rapporto reciprocamente nella ripresa quella del personaggio immobile, quella del contesto mobile, quello modulata dalla canzone e quella dell’osservatore. In questo gioco di rimbalzi si dimostra l’ambiguità e, forse, l’impossibilità di ogni ritratto come riproduzione, e la sostanzia mobile ed eventuale dell’identità.
Giuseppe Moscatello (Poggiardo – Lecce 1979)
Banda, 2005
DVD, colore, sonoro. Durata 1’6’’
Senza titolo (Memoria), 2002
DVD, colore, sonoro. Durata 2’5’’
Senza nome, 2004
DVD, colore, sonoro. Durata 2’9’’
Matrimonio, 2005
DVD, colore, sonoro. Durata 2’5’’
Moscatello utilizza espedienti tecnicamente elementari come rallentamento, messa a fuoco, definizione, viraggio. Ma è proprio la modifica dei parametri di ripresa a rivelarci la non omogeneità di tempo di ripresa e vissuto. La sua attenzione si rivolge a cose apparentemente immediate, ai momenti più semplici della vita sociale: un matrimonio, una banda che suona, una passeggiata tra i campi e l’incontro con i botti sparati per una festa patronale, l’esplorazione di un casolare di campagna. Sono tutti elementi del paesaggio del Salento, sua zona d’origine. Eventi che, nel viverli, scorrono via alla percezione in quanto si mimetizzano sincronizzandosi al percepito di chi vi partecipa. Ma quando, attraverso la ripresa modificata, si produce una perturbazione temporale, altri livelli di significato emergono prepotentemente e il visibile si rivela come continua stratificazione, pari al sogno o alla memoria. Allora si scopre nel suo Salento il luogo eletto dell’accadere, luogo della continua delocalizzazione o del riemergere e subitaneo reimmergersi del rimosso.
Giampiero Pagnini (Pescara 1982)
Sfericamente, 2003
DVD, colore, sonoro. Durata 5’18’’
Inner trip, 2002
DVD, colore, sonoro. Durata 6’9’’
Per realizzare i due video presentati Pagnini ha utilizzato semplicemente uno o due oggetti: una sfera di vetro per Sfericamente, un ventilatore e un lavandino per Inner trip. Alla ripresa a videocamera fissa a tratti si alternano animazioni digitali. Le cose sono sorprese – è il caso di dirlo – nel loro stato di quiete o moto regolare e meccanico, e la videocamera su di loro è fissa. La ripresa prolungata e la presenza del suono ci restituiscono tuttavia delle cose quasi una capacità di movimento intenzionale, perché di esse ci restituiscono la temporalità differente. Così una sfera di vetro immobile rivela, attraverso i riflessi di luce, la sua circolazione interna e la danza in cui si dispiega, che ci consente, senza cambiare posizione, di esplorare l’ambiente circostante e il sistema di relazioni che tesse con esso. Un ventilatore acceso e un rubinetto che perde diventano personaggi di un mondo abitato da cose, un mondo in cui le cose raccontano storie per le cose, in cui intrecciano dialoghi e rispecchiamenti introspettivi.
Andrea Pochetti (Roma 1967)
Oneiric blue, 2005
DVD, colore, sonoro. Durata 3’38’’
Oneiric blue di Andrea Pochetti è un video di animazione astratto-geometrica che riecheggia in vario modo diverse declinazioni dell’astrattismo novecentesco, da quello storico all’arte cinetica, dal minimalismo al neo-geo. Così come l’uso del movimento comprende in un unico arco evolutivo le animazioni astratte delle avanguardie e il linguaggio degli odierni vj.
Griglie geometriche che creano un effetto di chiusura reiterata, delle gabbie che si sovrappongono e inframmezzano continuamente alla vista di sfondi indistinti. Il coordinamento di immagini e brano musicale rivela così una sfasatura interna, tra dispiegamento lineare e prospettico del suono e chiusura centripeta e riduzione alla superficie del modulo geometrico. Ne risulta una visione claustrofobica, in cui la rappresentazione in profondità non è tanto rifiutata in via teorica, quanto negata fisicamente da una ritmica pura senza terza dimensione.(Alessio Fransoni)
Per un’etica acusmatica
Quando cogliamo un’immagine o ci balena un’idea o riascoltiamo una canzone che ci appartiene siamo trasportati letteralmente in un altro mondo perché ci piace e ci ricorda sempre e comunque un altrove. Il movimento originale che ci distrae e sopravviene in ogni forma di attenzione, meglio descritto nella peculiare espressione mi ritorna in mente è il preciso segno di un corpo interessato da una pulsione (in quanto colpito da una passione) che lo agita e lo abita al limite tra il somatico e lo psichico. Un moto del limite si potrebbe dire, al cui istinto di meta manca però una meta istintiva, poiché la sorgente della provocazione è propriamente altrove. Semmai lo scoprimento di questo moto a luogo, questo rivolgersi del corpo verso altrove, è più un’indicazione di un essere predestinato a qualcosa d’altro. La cronicizzazione di questo altrove è, ad esempio, esperibile quotidianamente con l’ascolto di un programma alla radio che restituisce all’udito la totale responsabilità di una percezione che normalmente si appoggia ad altre testimonianze sensibili. Con l’avvento degli strumenti di registrazione infatti si semplifica l’esperienza di ascoltare un suono senza vederne la fonte: isolando il suono dal complesso audiovisivo con cui normalmente riconosciamo la fonte poniamo l’attenzione sul fenomeno dell’ascolto come pura localizzazione. Questa situazione è propriamente acusmatica e rinnova il modo d’intendere l’oggetto sonoro. Un modo consenziente dunque che risponde di un originario prestare attenzione, a sua volta messo in scena a partire da un altrove, di un prestare attenzione che non è fissabile in un luogo ma proviene da una certa direzione. Relazione della distanza ed eco paradigmatica che non vincola gli ambiti che costituisce ma li struttura autonomamente nell’intervallo. Nel mezzo dunque abita l’eccesso ossia l’arte. Arte come relazione etica dunque - eccessiva - dove la coesistenza delle forme sono un tutt’uno, traccia unica di quel sé che messo in forma risuona sempre altrove. Così come l’arte del pensare.
* * *
Se un’etica appare e si può dare in formato elettronico allora siamo in presenza di un’etica della distanza: un’etica propriamente acusmatica. La stessa che risuona nel video di Luca Favella, dove l’immagine, presa nella distanza ravvicinata e speculare della vista e del volto, si rincorre negli organi di senso dell’autore. Il video di Sebastiano Mauri, The song I love to, incarna il senso elettronico della distanza come supporto cronotopico. I soggetti immersi nel sonoro diventano corpo suono e sfilano sotto i nostri occhi in successione, ritratti nella loro canzone preferita. Si sottraggono appunto perché, preferendo la canzone, risuonano e così prendono le distanze dal mondo in cui vengono ritratti (Buenos Aires, Parigi, Milano) e da cui vengono osservati. Dipartono e si ritraggono ritagliandosi un luogo che è ancora mondo (dove l’accento può variare senza dissolvere il fenomeno) ma che appare, a secondo del punto di vista, distante sfondo. Questa sospensione del volto che appare e risuona sulla scena del mondo elettronico è proprio quella presa di distanza che avviene in sé e consegna il ritratto umano al suo destino di essere sempre traccia unica di sé e destino sonoro di ogni passione. La distanza realizzata da Giuseppe Moscatello assume invece le sembianze di un essere in ritardo percettivo fino a visualizzare il fibrillio della dilatazione etica nella differenziazione sensoriale. Distanza eticamente compresa anche nella costante e virtuosa ripercussione more geometrico dei pattern ricorsivi di Andrea Pochetti. Ed infine la distanza etica si compie nel video del giovanissimo Pagnini come cronotopia del senso interno. E dove l’esterno risuona perfettamente in sé. (Ilari Valbonesi)
28
ottobre 2005
Videomatic 3.1
28 ottobre 2005
arte contemporanea
serata - evento
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Location
GALLERIA DEI SERPENTI
Roma, Via Dei Serpenti, 32, (Roma)
Roma, Via Dei Serpenti, 32, (Roma)
Biglietti
4/10 euro con consumazione
Vernissage
28 Ottobre 2005, ore 19-04
Sito web
www.drumbamatic.com
Ufficio stampa
CALAMARO AGENCY
Autore
Curatore