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Superiamo gli stereotipi: gli artisti lavorano. Va bene che è più facile nascere artisti che diventarlo, ma certo anche gli eletti del mondo dell’arte (che l’arte la praticano e non la discutono) hanno pur bisogno di qualcuno che gli insegni a destreggiarsi nel labirinto dell’arte contemporanea. A tal proposito, Circoloquadro si rende utile. Questa settimana è stata inaugurata la collettiva Statements, risultato della quarta edizione del workshop per artisti curato da Ivan Quaroni. In poco più di due mesi 18 giovani artisti ricevono un vademecum (nonché libretto delle istruzioni) per trasformare quel famoso “fare l’artista” in qualcosa di più pratico e concreto. Anche qui, superiamo gli stereotipi: essere artisti non vuol dire passare le giornate in attesa di una qualche ispirazione di stampo geniale o (ancora meglio) pensare cosa fare di una tela bianca. Essere artisti vuol dire essere dei professionisti in grado di far inserire il proprio prodotto all’interno dei uno dei circuiti e dei mercati più competitivi (ed esclusivi) ad oggi. Confronti con altri artisti (per capire che soli, proprio, non si è)e discussioni con curatori e professionisti del settore sono gli appuntamenti del workshop, volto a definire e concretizzare il mestiere. La collettiva conclude il percorso.
Un assemblaggio di tecniche, colori e soggetti mette in mostra lo stile e la personalità specifica di ciascun artista. Tra questi, video di body painting (Elena Tagliapietra mette in mostra una donna vestita di soli disegni di stampo africano), collage (Ottavia HiddenHart, e il suo orientaleggiante Dreaming in a Japanese Sunday Afternoon), sculture, (Anna Turina e il suo coniglio Banny, in piena crisi di identità, intrappolato in una gabbietta per uccelli), quadri ( Jacopo Dimastrogiovanni e la sua Lucrezia quasi caravaggesca), e disegni ( Cerioli e i fogli strappati dall’ Ariosto).
Arrendiamoci, nulla è facile. Anche per fare gli artisti serve specializzarsi.
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that’s contemporary mappa l’arte contemporanea a Milano dal 2011.
that’s contemporary è un progetto curatoriale in forma di agenzia di produzione.
that’s contemporary commissiona, produce e cura progetti a metà strada tra la pratica artistica e un uso creativo delle tecnologie e dei meccanismi della comunicazione.