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Come bolle di sapone
L’analogia scelta per la forma espositiva, con uno dei giochi che con la magia della semplicità sanno incantare da sempre i bambini, è quello delle bolle di sapone, richiamata esplicitamente dalle sfere di plastica trasparente in cui saranno presentate le opere
Comunicato stampa
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La mostra è promossa dall’Associazione Insieme per i bambini, nata dall’idea di un gruppo di giovani professionisti, che rivolge il suo impegno ai problemi dell’infanzia e che quest’anno finanzierà la creazione di una biblioteca di favole per il Centro Benedetta d’Intino di Milano, specializzato nella cura dei problemi di comunicazione nel bambino: l’obiettivo è di realizzare libri speciali, con l’uso di linguaggi grafici e gestuali e di ausili a tecnologia elettronica, per bambini che non sono in grado di leggere i libri normali, affinché possano vivere in piena autonomia il momento della lettura e dell’incontro.
L’esposizione vede la partecipazione di tre artiste – Armida Gandini, Marica Moro e Cristina Pavesi – che nel loro lavoro trattano diversamente il rapporto con l’immaginario infantile.
Memorie e suggestioni, dell’età in cui si forma una autonoma coscienza della relazione tra realtà e fantasia, vengono da loro rievocate e tradotte in immagini che, attraverso i mezzi propri della ricerca visiva odierna, suggeriscono il senso della transitorietà e della leggerezza.
L’analogia scelta per la forma espositiva, con uno dei giochi che con la magia della semplicità sanno incantare da sempre i bambini, è quello delle bolle di sapone, richiamata esplicitamente dalle sfere di plastica trasparente in cui saranno presentate le opere, ma la cui dimensione riguarda le opere stesse create per l’occasione.
Armida Gandini, ricordando le “Campane di vetro” in cui sono conservate bambole d’altri tempi, viste nelle case frequentate da bambina, realizza immagini di una ragazzina ”bloccata al di fuori di un tempo e di uno spazio imprecisati, la cui distanza dal mondo che la circonda è sottolineata da questa barriera che, seppur trasparente, crea una separazione tra il dentro e il fuori, generando silenzio – non comunicazione”, attorno alla quale ruotano insetti amichevoli e insidiosi.
Marica Moro ha realizzato un’animazione visiva, Game, ispirata al gioco sulle associazioni mentali fatto da bambini, dalla quale ha tratto singoli disegni, che si soffermano sullo scambio fra immagini naturalistiche e la presa di coscienza di sé, di una ragazzina con un vestito rosso. Nel video il segno e la scena sono in continua trasformazione, così come la texture musicale creata appositamente da Mauro Lupone.
Cristina Pavesi ha elaborato sculture in terracotta che diventano paesaggi fantastici in cui si ritrovano, come sperduti, pupazzetti che diventano proiezioni di sogni e paure di ciascuno.
La mostra si avvarrà di un catalogo con testo critico di Francesco Tedeschi e una conversazione con le artiste condotta da Annalisa Portesi, autrice di una ricerca sul tema.
Attraverso un dialogo aperto con le artiste si è cercato di far emergere una investigazione più approfondita delle opere, permettendo alle tre autrici di parlare dei lavori e del loro modo di rapportarsi con l’immaginario infantile.
L’esposizione vede la partecipazione di tre artiste – Armida Gandini, Marica Moro e Cristina Pavesi – che nel loro lavoro trattano diversamente il rapporto con l’immaginario infantile.
Memorie e suggestioni, dell’età in cui si forma una autonoma coscienza della relazione tra realtà e fantasia, vengono da loro rievocate e tradotte in immagini che, attraverso i mezzi propri della ricerca visiva odierna, suggeriscono il senso della transitorietà e della leggerezza.
L’analogia scelta per la forma espositiva, con uno dei giochi che con la magia della semplicità sanno incantare da sempre i bambini, è quello delle bolle di sapone, richiamata esplicitamente dalle sfere di plastica trasparente in cui saranno presentate le opere, ma la cui dimensione riguarda le opere stesse create per l’occasione.
Armida Gandini, ricordando le “Campane di vetro” in cui sono conservate bambole d’altri tempi, viste nelle case frequentate da bambina, realizza immagini di una ragazzina ”bloccata al di fuori di un tempo e di uno spazio imprecisati, la cui distanza dal mondo che la circonda è sottolineata da questa barriera che, seppur trasparente, crea una separazione tra il dentro e il fuori, generando silenzio – non comunicazione”, attorno alla quale ruotano insetti amichevoli e insidiosi.
Marica Moro ha realizzato un’animazione visiva, Game, ispirata al gioco sulle associazioni mentali fatto da bambini, dalla quale ha tratto singoli disegni, che si soffermano sullo scambio fra immagini naturalistiche e la presa di coscienza di sé, di una ragazzina con un vestito rosso. Nel video il segno e la scena sono in continua trasformazione, così come la texture musicale creata appositamente da Mauro Lupone.
Cristina Pavesi ha elaborato sculture in terracotta che diventano paesaggi fantastici in cui si ritrovano, come sperduti, pupazzetti che diventano proiezioni di sogni e paure di ciascuno.
La mostra si avvarrà di un catalogo con testo critico di Francesco Tedeschi e una conversazione con le artiste condotta da Annalisa Portesi, autrice di una ricerca sul tema.
Attraverso un dialogo aperto con le artiste si è cercato di far emergere una investigazione più approfondita delle opere, permettendo alle tre autrici di parlare dei lavori e del loro modo di rapportarsi con l’immaginario infantile.
16
novembre 2005
Come bolle di sapone
Dal 16 novembre 2005 al 31 gennaio 2006
arte contemporanea
Location
ASSOCIAZIONE CULTURALE STARTER
Milano, Via Pietro Maroncelli, 15/2, (Milano)
Milano, Via Pietro Maroncelli, 15/2, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 16-19 o su appuntamento
Vernissage
16 Novembre 2005, ore 18-22
Autore
Curatore