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Marco Giovani
Mostra personale sul tema del Panopticon di Jeremy Bentham
Comunicato stampa
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Panopticon. Carcere ideale progettato da Jeremy Bentham nel 1791. Dalla torre di osservazione che si erge lugubre al centro dell’edificio il guardiano, tramite un ingegnoso gioco di luce e controluce, può osservare ogni cella. In qualsiasi momento e senza essere visto.
Panopticon = ingegnoso gioco di luce = Marco Giovani. Ma l’artista modenese non è il guardiano. Il suo lavoro, infatti, a volte devia dalle sue stesse istruzioni e sempre sfugge al sistema. Al sistema dell’arte contemporanea, che esige l’urlo del segno marcato, la rapidità della codificazione immediata, l’emarginazione del disegno. Al sistema della vita che vuole l’oggetto sempre presente e spiegato e che predilige il voyeurismo alla comunicazione. Marco Giovani = gioco di ombre e luci, presenza e assenza di oggetti proiettati, diversi tipi di grafite su carta intelaiata in una prigione di poliestere opalino.
Per poi esplodere nel rosso. E Giovani in rosso è una novità. Nuovo ma coerente con la propria ricerca in cui la luce è il medium, il sine qua non di opere che risucchiano - o forse respingono? - e comunque sorprendono perché smarriscono. E rompono i confini della materia nella ineguagliabile libertà di poter essere percepite senza quasi essere viste.
Ma la “torre” - tradotta da Giovani in un carrello della spesa che anela l’infinito - è lì, al centro. Sempre e senza scampo. Ma è fragile perché è davvero l’unica “cosa” che c’è, che noi possiamo vedere. E gli acquarelli, tè su carta di cotone, ne diventano la dissezione impietosa il cui risultato è solo ombra. E’ il guardiano ad essere guardato a vista.
Panopticon = ingegnoso gioco di luce = Marco Giovani. Ma l’artista modenese non è il guardiano. Il suo lavoro, infatti, a volte devia dalle sue stesse istruzioni e sempre sfugge al sistema. Al sistema dell’arte contemporanea, che esige l’urlo del segno marcato, la rapidità della codificazione immediata, l’emarginazione del disegno. Al sistema della vita che vuole l’oggetto sempre presente e spiegato e che predilige il voyeurismo alla comunicazione. Marco Giovani = gioco di ombre e luci, presenza e assenza di oggetti proiettati, diversi tipi di grafite su carta intelaiata in una prigione di poliestere opalino.
Per poi esplodere nel rosso. E Giovani in rosso è una novità. Nuovo ma coerente con la propria ricerca in cui la luce è il medium, il sine qua non di opere che risucchiano - o forse respingono? - e comunque sorprendono perché smarriscono. E rompono i confini della materia nella ineguagliabile libertà di poter essere percepite senza quasi essere viste.
Ma la “torre” - tradotta da Giovani in un carrello della spesa che anela l’infinito - è lì, al centro. Sempre e senza scampo. Ma è fragile perché è davvero l’unica “cosa” che c’è, che noi possiamo vedere. E gli acquarelli, tè su carta di cotone, ne diventano la dissezione impietosa il cui risultato è solo ombra. E’ il guardiano ad essere guardato a vista.
24
settembre 2005
Marco Giovani
Dal 24 settembre al 24 ottobre 2005
arte contemporanea
Location
IL DIVANO DI GEORGE
Modena, Via Bonacorsa, 8A, (Modena)
Modena, Via Bonacorsa, 8A, (Modena)
Vernissage
24 Settembre 2005, 18.00 alle 21.00
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