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Alberto Zamboni – Altrove
La pittura di Zamboni è volutamente, una pittura essenziale, priva di orpelli sia stilistici che concettuali
Comunicato stampa
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La Galleria Radium Artis è lieta di invitarvi all’inaugurazione della mostra di Alberto Zamboni, a cura di Walter Guadagnini. L’artista bolognese collabora da alcuni anni con gallerie nazionali e internazionali come il Segno di Roma e Carzaniga di Basilea (CH); è inoltre tra i finalisti del prestigioso premio Cairo la cui assegnazione avverrà a Milano nel mese di ottobre. Sin dai suoi inizi Zamboni ha individuato modi e temi del dipingere all'interno di una gamma ben definita: i modi sono quelli di una pittura al limite della monocromia, incentrata su dominanti di colore – di preferenza il blu, ma anche il rosso e, più di recente, il verde – che danno l'impronta e il clima emotivo della superficie, giocando sulle varianti infinite dei toni, capaci di trascorrere dalle note più cupe a quelle più luminose, in un gioco inesausto di apparizioni e evanescenze, in un continuo crescere e attenuarsi della tensione interna della superficie. I temi sono invece individuati tra due poli, anch'essi ben definiti: da un lato l'oggetto quotidiano, gli elementi del panorama domestico, dall'altro ciò che sta fuori dalla stanza, il mondo, a sua volta diviso tra i luoghi urbani rappresentati da atri di stazioni ferroviarie, strade cittadine, e i luoghi della natura, i boschi e i paesaggi dal respiro definibile per molti aspetti romantico. Tra questi due estremi si situa infine la figura, umana o animale che sia, una figura che popola luoghi urbani e luoghi naturali, isolata o in gruppi, definita sommariamente attraverso i suoi tratti essenziali, mai riconoscibile nella sua individualità, ma parte di una realtà più vasta, sempre in rapporto con altre figure o con i luoghi stessi.
La pittura di Zamboni è volutamente, una pittura essenziale, priva di orpelli sia stilistici che concettuali, una pittura che ancora crede nella possibilità di narrare e, soprattutto, crede ancora al tramite di un'immaginazione capace di stravolgere e reinventare la realtà, di ricreare una scena non fidando sull'oggettività della visione ma sulla soggettività dell'emozione.
E' su un’apparente dicotomia tra il qui e ora e il passato, tra riconoscibilità e indefinibilità, tra il tempo dell'esperienza e quello del ricordo che si concentra oggi l'attenzione di Zamboni, al di là di quelli che sono i pur significativi mutamenti di ordine linguistico della sua pittura. Ne è prova lampante l'avvento, all'interno del bagaglio di immagini utilizzate dall'artista, di una figura come quella del dirigibile, che compare per la prima volta in una tela del 2003, “Il viaggio di Zambeccari”: al tempo stesso oggetto reale e apparizione fantasmatica, immagine di origine fotografica e sogno ad occhi aperti, conquista scientifica e invenzione letteraria, il dirigibile sorvola la terra, si disancora dalla terra così come la pittura di Zamboni si disancora dalla realtà, pur senza giungere al completo distacco, concedendosi ancora la visione del paesaggio sottostante e non limitandosi a quella esclusiva del cielo e delle nuvole. Questa figura, entrata recentemente nell'immaginario dell'artista, contribuisce infine a chiarire la totale soggettività di questa pittura. A ben vedere, ciò che unisce soggetti all'apparenza così diversi è, infatti, il rapporto che si instaura tra il pittore e le immagini del mondo: il fascio di luce che illumina parti della composizione; la polvere o il vetro che allontanano i soggetti; i rami e le foglie che ostruiscono la vista in “Uccelli notturni”, tutto dice che questa pittura rappresenta il tentativo di vedere il mondo da una prospettiva diversa, interponendo tra l'occhio e l'oggetto un ostacolo che modifica le apparenze, che a sua volta trasforma il mondo, allo stesso modo in cui la memoria e le emozioni agiscono sulla nostra percezione della realtà.
La pittura di Zamboni è volutamente, una pittura essenziale, priva di orpelli sia stilistici che concettuali, una pittura che ancora crede nella possibilità di narrare e, soprattutto, crede ancora al tramite di un'immaginazione capace di stravolgere e reinventare la realtà, di ricreare una scena non fidando sull'oggettività della visione ma sulla soggettività dell'emozione.
E' su un’apparente dicotomia tra il qui e ora e il passato, tra riconoscibilità e indefinibilità, tra il tempo dell'esperienza e quello del ricordo che si concentra oggi l'attenzione di Zamboni, al di là di quelli che sono i pur significativi mutamenti di ordine linguistico della sua pittura. Ne è prova lampante l'avvento, all'interno del bagaglio di immagini utilizzate dall'artista, di una figura come quella del dirigibile, che compare per la prima volta in una tela del 2003, “Il viaggio di Zambeccari”: al tempo stesso oggetto reale e apparizione fantasmatica, immagine di origine fotografica e sogno ad occhi aperti, conquista scientifica e invenzione letteraria, il dirigibile sorvola la terra, si disancora dalla terra così come la pittura di Zamboni si disancora dalla realtà, pur senza giungere al completo distacco, concedendosi ancora la visione del paesaggio sottostante e non limitandosi a quella esclusiva del cielo e delle nuvole. Questa figura, entrata recentemente nell'immaginario dell'artista, contribuisce infine a chiarire la totale soggettività di questa pittura. A ben vedere, ciò che unisce soggetti all'apparenza così diversi è, infatti, il rapporto che si instaura tra il pittore e le immagini del mondo: il fascio di luce che illumina parti della composizione; la polvere o il vetro che allontanano i soggetti; i rami e le foglie che ostruiscono la vista in “Uccelli notturni”, tutto dice che questa pittura rappresenta il tentativo di vedere il mondo da una prospettiva diversa, interponendo tra l'occhio e l'oggetto un ostacolo che modifica le apparenze, che a sua volta trasforma il mondo, allo stesso modo in cui la memoria e le emozioni agiscono sulla nostra percezione della realtà.
08
ottobre 2005
Alberto Zamboni – Altrove
Dall'otto ottobre all'otto dicembre 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA RADIUM ARTIS
San Martino In Rio, Via Don P. Borghi, 1/a, (Reggio Nell'emilia)
San Martino In Rio, Via Don P. Borghi, 1/a, (Reggio Nell'emilia)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 16-19,30,
e le mattine di sabato e domenica 10-12,30
Vernissage
8 Ottobre 2005, ore 18
Autore
Curatore