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Antonia Lucchese / Guido Panighi
doppia personale
Comunicato stampa
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La ricerca del tempo perduto - Antonia Lucchese e la ricerca di libertà
Guardiamo gli acquerelli di Antonia Lucchese. Troviamo non solo esempi
di poesia allo stato puro, che solo la musica può superare, ma anche
tutto il resto: il giorno in cui ci sentivamo a disagio viene riflesso
in un volto disegnato un po’ frettolosamente, con colori che però lo
scarnificano con un violaccio violento; la nostra estate d’amore (ed il
ritorno in macchina) è uguale ad un suo acquerello di viaggio, un
paesaggio fotografico con una piccola torre strana all’orizzonte, che
ci ha fatto pensare a cosa mai essa sia; l’ultimo viaggio in treno in
un altro paesaggio, più cupo, ma con i colori che coincidono con la
nostra esperienza diretta.
Gli acquerelli di Antonia Lucchese ci portano in un mondo di ricordi
che è nostro indistintamente, il loro partimonio visivo ci appartiene e
non possiamo fare a meno di ritrovare noi stessi in questo tipo di
esperienza, che guardata a fondo appare esperienza pittorica, dunque a
noi sconosciuta. Questo tipo di ricerca equivale alla ricerca di
libertà che non tutti hanno trovato, ma alcuni sì.
Antonia non solo ha il coraggio di affrontare la sua ricerca di libertà
affondando il pennello sporco da un colore all’altro, incurante di
teoremi accademici; ella ha anche trovato la libertà di renderci
partecipi di questa sua avventura.
Stefano Pasquini
Il mondo in confusione di Guido Panighi
Ci tiene ad esser considerato vecchio. Forse per dissimulare la sua
immaturità. L'immaturità di chi ha capito che per crescere bisogna
restar bambini.
Guido Panighi non ne vuol sapere di smettere di giocare. Ha conquistato
questa libertà con l'arrivo della pensione, e da allora si diverte come
chi ha un mondo intero da scoprire e da inventare. Si inorgoglisce
quando chiamano le sue sculture "giocattoli". E se ne frega quando gli
dicono che a quel gioco ci hanno già giocato cent'anni prima. Il tempo
dello indipendenza creativa è una conquista faticosa e si ottiene con
l'ostinazione e la caparbietà di un cuore sincero.
Il suo ingegno non è un alibi (ma la genetica ha fatto la sua parte).
La poesia delle sue creazioni si intreccia con un segno deciso, con una
mano forte e con la fantasia del suo sguardo. Le opere in mostra (otto
sculture e dieci tele) sono una piccola selezione di un universo dai
confini ampi. Con Picasso, Matisse, Mirò a far da sentinelle.
Di Guido si scrive con picere, perché di emozioni è stato prodigo. Dei
suoi orizzonti c'è ancor bisogno.
E lo si rignrazia perché "c'è voluto del talento per riuscire ad
invecchiare senza diventare adulti".
Stefano Questioli
Guardiamo gli acquerelli di Antonia Lucchese. Troviamo non solo esempi
di poesia allo stato puro, che solo la musica può superare, ma anche
tutto il resto: il giorno in cui ci sentivamo a disagio viene riflesso
in un volto disegnato un po’ frettolosamente, con colori che però lo
scarnificano con un violaccio violento; la nostra estate d’amore (ed il
ritorno in macchina) è uguale ad un suo acquerello di viaggio, un
paesaggio fotografico con una piccola torre strana all’orizzonte, che
ci ha fatto pensare a cosa mai essa sia; l’ultimo viaggio in treno in
un altro paesaggio, più cupo, ma con i colori che coincidono con la
nostra esperienza diretta.
Gli acquerelli di Antonia Lucchese ci portano in un mondo di ricordi
che è nostro indistintamente, il loro partimonio visivo ci appartiene e
non possiamo fare a meno di ritrovare noi stessi in questo tipo di
esperienza, che guardata a fondo appare esperienza pittorica, dunque a
noi sconosciuta. Questo tipo di ricerca equivale alla ricerca di
libertà che non tutti hanno trovato, ma alcuni sì.
Antonia non solo ha il coraggio di affrontare la sua ricerca di libertà
affondando il pennello sporco da un colore all’altro, incurante di
teoremi accademici; ella ha anche trovato la libertà di renderci
partecipi di questa sua avventura.
Stefano Pasquini
Il mondo in confusione di Guido Panighi
Ci tiene ad esser considerato vecchio. Forse per dissimulare la sua
immaturità. L'immaturità di chi ha capito che per crescere bisogna
restar bambini.
Guido Panighi non ne vuol sapere di smettere di giocare. Ha conquistato
questa libertà con l'arrivo della pensione, e da allora si diverte come
chi ha un mondo intero da scoprire e da inventare. Si inorgoglisce
quando chiamano le sue sculture "giocattoli". E se ne frega quando gli
dicono che a quel gioco ci hanno già giocato cent'anni prima. Il tempo
dello indipendenza creativa è una conquista faticosa e si ottiene con
l'ostinazione e la caparbietà di un cuore sincero.
Il suo ingegno non è un alibi (ma la genetica ha fatto la sua parte).
La poesia delle sue creazioni si intreccia con un segno deciso, con una
mano forte e con la fantasia del suo sguardo. Le opere in mostra (otto
sculture e dieci tele) sono una piccola selezione di un universo dai
confini ampi. Con Picasso, Matisse, Mirò a far da sentinelle.
Di Guido si scrive con picere, perché di emozioni è stato prodigo. Dei
suoi orizzonti c'è ancor bisogno.
E lo si rignrazia perché "c'è voluto del talento per riuscire ad
invecchiare senza diventare adulti".
Stefano Questioli
16
settembre 2005
Antonia Lucchese / Guido Panighi
Dal 16 al 22 settembre 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA IL PARADISINO
Modena, Corso Cavour, 52, (Modena)
Modena, Corso Cavour, 52, (Modena)
Orario di apertura
tutti i giorni 16-22
Vernissage
16 Settembre 2005, ore 18,30
Autore