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Giovanni Job
in questa sua ultima stagione la scelta dei soggetti è compiuta selezionando immagini da riviste e periodici, di moda per lo più
Comunicato stampa
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Solo in apparenza vi è soluzione di continuità tra la produzione recente di Giovanni Job e quella che ha costituito la sua ormai trentennale carriera. Certo, in questa sua ultima stagione la scelta dei soggetti è compiuta selezionando immagini da riviste e periodici, di moda per lo più, e questo è indubbio elemento di rinnovamento; del pari è inedita la scelta cromatica, che in quest’ultimo triennio accosta anche timbri più accesi, più acidi […]. Ma proseguendo oltre una prima interpretazione puramente estetica, paiono ben più profonde le connessioni e le assonanze che gli aspetti di rottura con il proprio passato […].
[…] La materia cromatica è ruvida, segnata da graffi, abrasioni, talvolta da asportazioni del colore per indulgere sulla tela grezza, tutti segni del Tempo, concepito e rappresentato nell’unico modo possibile, attraverso i suoi effetti […].
[…] Sui volti, gli sguardi, i dettagli di vita contemporanea che lo scatto fotografico prima e poi il pennello hanno fermato, appare una patina, come di cera, che ricopre e permea di sé ogni immagine, quasi ad allontanarla ulteriormente dall’oggi, e che si espande sulla cornice intagliata e lavorata appositamente, per ottenere oggetti più remoti, più antichi, più preziosi […].
[…] Questa serie recente di Job alla galleria Busi può essere uno specchio che ci riflette e a riflettere con piglio più autocritico ci induce, può quindi costituire una vanitas, una meditazione sull’oblio, sulla morte e sulla memoria, un altro forte contributo alla lotta dell’Arte contro la perdita, nel tempo, degli oggetti, delle persone e delle idee. Ma quella contro Chronos è una lotta impari, romantica perché titanica, coraggiosa perché contro un nemico impossibile da soverchiare, e forse per questo è più nobile, più eroica e, in fondo, così necessaria […].
[Tratto dalla presentazione del catalogo “Archeologia dell’attuale” a cura di Matteo Sara]
[…] La materia cromatica è ruvida, segnata da graffi, abrasioni, talvolta da asportazioni del colore per indulgere sulla tela grezza, tutti segni del Tempo, concepito e rappresentato nell’unico modo possibile, attraverso i suoi effetti […].
[…] Sui volti, gli sguardi, i dettagli di vita contemporanea che lo scatto fotografico prima e poi il pennello hanno fermato, appare una patina, come di cera, che ricopre e permea di sé ogni immagine, quasi ad allontanarla ulteriormente dall’oggi, e che si espande sulla cornice intagliata e lavorata appositamente, per ottenere oggetti più remoti, più antichi, più preziosi […].
[…] Questa serie recente di Job alla galleria Busi può essere uno specchio che ci riflette e a riflettere con piglio più autocritico ci induce, può quindi costituire una vanitas, una meditazione sull’oblio, sulla morte e sulla memoria, un altro forte contributo alla lotta dell’Arte contro la perdita, nel tempo, degli oggetti, delle persone e delle idee. Ma quella contro Chronos è una lotta impari, romantica perché titanica, coraggiosa perché contro un nemico impossibile da soverchiare, e forse per questo è più nobile, più eroica e, in fondo, così necessaria […].
[Tratto dalla presentazione del catalogo “Archeologia dell’attuale” a cura di Matteo Sara]
24
settembre 2005
Giovanni Job
Dal 24 settembre al 23 ottobre 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA CRISTINA BUSI
Chiavari, Via Martiri Della Liberazione, 195, (Genova)
Chiavari, Via Martiri Della Liberazione, 195, (Genova)
Orario di apertura
10-12 e 16-19.30. Chiuso lunedì e la mattina del martedì
Vernissage
24 Settembre 2005, ore 17
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