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Simona Rinciari – Angeli alla riscossa
Personale
Comunicato stampa
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L’IRONIA ( E GLI ANGELI ALLA RISCOSSA )
Gillo Dorfles
Se c’è un atteggiamento che differenzia in modo inequivocabile l’uomo dagli animali è proprio l’ironia, la satira, l’umorismo. Non la burla, il dispetto, che allignano anche presso le scimmie; ma saper vedere e agire con ironia, con humor, anche davanti ai grandi eventi della nostra esistenza è certamente un segno di intelligenza e di maturità. Ho sempre pensato che l’ironia, e la satira siano tra le più eccelse qualità umane: senza di loro saremmo affogati (o già lo siamo?) in una palude di conformismo e di noia. Ma, molto spesso l’opera dei grandi ironizzatori – dal Belli a Morgenstern, da Steinberg a Borges – sono visti con sospetto, da tutti coloro che non sono in grado di comprenderne la portata.
Se c’è un periodo storico che si presta all’ironizzazione e alla presa in giro è proprio quello nel quale ci tocca di vivere, già a principiare da certe situazioni politiche, fino a quelle persino artistiche. Perché tirare in ballo l’arte? Perché, a prendere troppo sul serio l’arte dei nostri giorni, si rischia di incorrere in grossi abbagli; mentre, d’altra parte, sfottere tante forme attuali di indubbio valore può condurre a posizioni altrettanto equivoche. Per cui la posizione più equilibrata è quella di usare l’ironia e il persiflage, ma non dimenticandosi degli autentici valori, anche di certe creazioni in apparenza frivole.
Chi ha usato e sta usando – in questa eccezionale cornice del Museo Archeologico di Verucchio – una insolita capacità di beffarda ironizzazione verso alcuni consolidati valori dell’arte contemporanea, è Simona Rinciari – un’artista che ha dietro di sé un lungo iter di attività creative pittoriche e plastiche che si valgono il più delle volte d’un’acuta e tagliente inventiva anticonformista. La serie di pannelli di legno laccato bianco , di tele, di collage, trattati con le più diverse tecniche – dalla fotografia alla computerizzazione, dall’intervento pittorico acrilico al collage polimaterico – è impostata sopra un tema dominante che comprende operazioni tra di loro dissimili ma tutte volte ad una unica matrice ideativa,: quella degli “Angeli alla Riscossa”. Di che si tratta? Un avvicendarsi di figurazioni angeliche – ricavate da illustrazioni celebri del passato : da Lorenzo Lotto a Giotto, da Raffaello a Correggio, da Velázquez al Beato Angelico – e in seguito manipolate e talvolta ridipinte – fungono da “messaggeri” (“angeloi” per l’appunto) di una sottile ma pungente dissacrazione rivolta a noti capolavori dei nostri giorni.
Oggi che è in atto da qualche tempo una rivoluzione, non si sa se mistica, giocosa, o superstiziosa, di questi messaggeri celesti, non è azzardato valersi degli stessi per consentirci di dare una tirata per i capelli ad alcuni valori – e disvalori – di molta arte contemporanea. Ed è appunto ciò che viene tentato, a più voci, in questa insolita manifestazione alla quale partecipano anche i raffinati e dotti scritti di Luca Cesari e Ugo Amati (artefice, lui pure, di alcune opere plastiche come l’installazione “Angelica” e dell’impostazione globale, con Cesari medesimo, della mostra).
Il fatto che, proprio in questi ultimi anni, alquanto plumbei, e densi di misfatti, eccidi e marasmi politici e militari, si avverta il richiamo dei messaggeri divini, – anche se sotto un aspetto non più liturgico ma piuttosto mitico – non può non sorprendere, e forse “consolare”.
Ma osserviamo almeno alcuni di questi lavori dissacratori e, al tempo stesso, avvincenti: ecco, ad es. l’angelo (ripreso da Lorenzo Lotto) che “fa pipì” nel “Pissoir” di Marchel Duchamp. Un’offesa al grande sovvertitore dell’arte novecentesca? Certamente, no! Perché la scherzosa figurazione non mette certo in dubbio il peso culturale degli objets trouvés duchampiani; ma, in certo senso, lievemente irride a una magnificazione quasi eccessiva d’un artista ben conscio dell’effetto dissacrante del suo “Pissoir”; e che, purtroppo, è stato scimmiottato da tanti epigoni inesperti. Un discorso analogo si può fare a proposito dell’angelo che “rammenda” un taglio di Fontana. Anche qui: non certo derisione per il noto “gesto” del nostro massimo artista dell’ultimo cinquantennio; ma sottile sarcasmo per tutti coloro che, all’apparire dei “tagli” e dei “buchi”, li interpretarono con dei commenti analoghi all’effetto dell’attuale “cucitura”. E altrettanto si può affermare a proposito di altre opere qui presenti come quella dove “Gli angeli annusano la merda di Piero Manzoni”, geniale invenzione dell’artista milanese, sin troppo osannata e mercantilmente valorizzata. Altrettanto accade col pannello della “Annunciazione a Maria”, dove al posto della Vergine l’angelo (ripreso dal Beato Angelico, ) annuncia l’avvento di “Brillo” (dal ben noto lavoro di Warhol).
In definitiva: riconoscere bensì l’originalità e persino la grandezza di molte opere recenti e d’un immediato passato; ma mettere in guardia contro la feticizzazione di qualsiasi opera d’uno dei “grandi” del nostro secolo, e contro la loro spesso eccessiva funzione mercantile. Un esempio dei più significativi tra quelli proposti da Simona: “Gli angeli liberano il Papa dal meteorite di Cattelan”. Opera spiritosa come diverse di quelle ideate da questo caustico artista, ma anche eccessivamente valutate sul mercato internazionale, il che può risultare dannoso allo stesso autore.
Il ciclo dei pannelli di Simona, di cui abbiamo citato solo alcuni degli esempi più tipici, non costituisce tuttavia soltanto un lato “destruens” della sua arte. Questi pannelli, infatti, sono spesso di notevole fascino, non solo per il contenuto ironico e gli accostamenti sarcastici, ma anche per l’abile tecnica combinatoria e l’inventiva. L’artista, che era già intervenuta con sue autonome figurazioni alla grande manifestazione nelle caverne di Santarcangelo, Bizantini e Bisontini (2000) e nella manifestazione poundiana di Montefiore, La Conca del Tempio (2001), si presenta oggi con una più netta visione del mondo – Weltanschauung – (anzi “Kunstanschauung”) una giusta “visione dell’arte” che, soprattutto ai nostri giorni, è così spesso tradita.
Ma a questo punto, – dopo tanta irrisione, in apparenza blasfema ma rivendicatrice di “verità” nascoste – una catarsi era doverosa. Ed ecco, allora, il fuoco – purificatore di falsi rituali, ma anche esaltatore di verità trascendenti – divampare: ultimo atto della mostra. Attraverso la trasposizione sulla tela di un acrilico che si rifà al “Last Supper” di Andy Warhol, – già esposto a Milano dall’autore – un doppio tavolo ligneo ricoperto di tela viene dato alle fiamme. Sicchè l’opera dissacratoria di Warhol si trasforma in una escatologica “Ultima Cenere”: una catarsi benefica per la rinascita futura d’un’arte che gli angeli non debbano irridere, ma semmai esaltare e suffragare.
Gillo Dorfles
Gillo Dorfles
Se c’è un atteggiamento che differenzia in modo inequivocabile l’uomo dagli animali è proprio l’ironia, la satira, l’umorismo. Non la burla, il dispetto, che allignano anche presso le scimmie; ma saper vedere e agire con ironia, con humor, anche davanti ai grandi eventi della nostra esistenza è certamente un segno di intelligenza e di maturità. Ho sempre pensato che l’ironia, e la satira siano tra le più eccelse qualità umane: senza di loro saremmo affogati (o già lo siamo?) in una palude di conformismo e di noia. Ma, molto spesso l’opera dei grandi ironizzatori – dal Belli a Morgenstern, da Steinberg a Borges – sono visti con sospetto, da tutti coloro che non sono in grado di comprenderne la portata.
Se c’è un periodo storico che si presta all’ironizzazione e alla presa in giro è proprio quello nel quale ci tocca di vivere, già a principiare da certe situazioni politiche, fino a quelle persino artistiche. Perché tirare in ballo l’arte? Perché, a prendere troppo sul serio l’arte dei nostri giorni, si rischia di incorrere in grossi abbagli; mentre, d’altra parte, sfottere tante forme attuali di indubbio valore può condurre a posizioni altrettanto equivoche. Per cui la posizione più equilibrata è quella di usare l’ironia e il persiflage, ma non dimenticandosi degli autentici valori, anche di certe creazioni in apparenza frivole.
Chi ha usato e sta usando – in questa eccezionale cornice del Museo Archeologico di Verucchio – una insolita capacità di beffarda ironizzazione verso alcuni consolidati valori dell’arte contemporanea, è Simona Rinciari – un’artista che ha dietro di sé un lungo iter di attività creative pittoriche e plastiche che si valgono il più delle volte d’un’acuta e tagliente inventiva anticonformista. La serie di pannelli di legno laccato bianco , di tele, di collage, trattati con le più diverse tecniche – dalla fotografia alla computerizzazione, dall’intervento pittorico acrilico al collage polimaterico – è impostata sopra un tema dominante che comprende operazioni tra di loro dissimili ma tutte volte ad una unica matrice ideativa,: quella degli “Angeli alla Riscossa”. Di che si tratta? Un avvicendarsi di figurazioni angeliche – ricavate da illustrazioni celebri del passato : da Lorenzo Lotto a Giotto, da Raffaello a Correggio, da Velázquez al Beato Angelico – e in seguito manipolate e talvolta ridipinte – fungono da “messaggeri” (“angeloi” per l’appunto) di una sottile ma pungente dissacrazione rivolta a noti capolavori dei nostri giorni.
Oggi che è in atto da qualche tempo una rivoluzione, non si sa se mistica, giocosa, o superstiziosa, di questi messaggeri celesti, non è azzardato valersi degli stessi per consentirci di dare una tirata per i capelli ad alcuni valori – e disvalori – di molta arte contemporanea. Ed è appunto ciò che viene tentato, a più voci, in questa insolita manifestazione alla quale partecipano anche i raffinati e dotti scritti di Luca Cesari e Ugo Amati (artefice, lui pure, di alcune opere plastiche come l’installazione “Angelica” e dell’impostazione globale, con Cesari medesimo, della mostra).
Il fatto che, proprio in questi ultimi anni, alquanto plumbei, e densi di misfatti, eccidi e marasmi politici e militari, si avverta il richiamo dei messaggeri divini, – anche se sotto un aspetto non più liturgico ma piuttosto mitico – non può non sorprendere, e forse “consolare”.
Ma osserviamo almeno alcuni di questi lavori dissacratori e, al tempo stesso, avvincenti: ecco, ad es. l’angelo (ripreso da Lorenzo Lotto) che “fa pipì” nel “Pissoir” di Marchel Duchamp. Un’offesa al grande sovvertitore dell’arte novecentesca? Certamente, no! Perché la scherzosa figurazione non mette certo in dubbio il peso culturale degli objets trouvés duchampiani; ma, in certo senso, lievemente irride a una magnificazione quasi eccessiva d’un artista ben conscio dell’effetto dissacrante del suo “Pissoir”; e che, purtroppo, è stato scimmiottato da tanti epigoni inesperti. Un discorso analogo si può fare a proposito dell’angelo che “rammenda” un taglio di Fontana. Anche qui: non certo derisione per il noto “gesto” del nostro massimo artista dell’ultimo cinquantennio; ma sottile sarcasmo per tutti coloro che, all’apparire dei “tagli” e dei “buchi”, li interpretarono con dei commenti analoghi all’effetto dell’attuale “cucitura”. E altrettanto si può affermare a proposito di altre opere qui presenti come quella dove “Gli angeli annusano la merda di Piero Manzoni”, geniale invenzione dell’artista milanese, sin troppo osannata e mercantilmente valorizzata. Altrettanto accade col pannello della “Annunciazione a Maria”, dove al posto della Vergine l’angelo (ripreso dal Beato Angelico, ) annuncia l’avvento di “Brillo” (dal ben noto lavoro di Warhol).
In definitiva: riconoscere bensì l’originalità e persino la grandezza di molte opere recenti e d’un immediato passato; ma mettere in guardia contro la feticizzazione di qualsiasi opera d’uno dei “grandi” del nostro secolo, e contro la loro spesso eccessiva funzione mercantile. Un esempio dei più significativi tra quelli proposti da Simona: “Gli angeli liberano il Papa dal meteorite di Cattelan”. Opera spiritosa come diverse di quelle ideate da questo caustico artista, ma anche eccessivamente valutate sul mercato internazionale, il che può risultare dannoso allo stesso autore.
Il ciclo dei pannelli di Simona, di cui abbiamo citato solo alcuni degli esempi più tipici, non costituisce tuttavia soltanto un lato “destruens” della sua arte. Questi pannelli, infatti, sono spesso di notevole fascino, non solo per il contenuto ironico e gli accostamenti sarcastici, ma anche per l’abile tecnica combinatoria e l’inventiva. L’artista, che era già intervenuta con sue autonome figurazioni alla grande manifestazione nelle caverne di Santarcangelo, Bizantini e Bisontini (2000) e nella manifestazione poundiana di Montefiore, La Conca del Tempio (2001), si presenta oggi con una più netta visione del mondo – Weltanschauung – (anzi “Kunstanschauung”) una giusta “visione dell’arte” che, soprattutto ai nostri giorni, è così spesso tradita.
Ma a questo punto, – dopo tanta irrisione, in apparenza blasfema ma rivendicatrice di “verità” nascoste – una catarsi era doverosa. Ed ecco, allora, il fuoco – purificatore di falsi rituali, ma anche esaltatore di verità trascendenti – divampare: ultimo atto della mostra. Attraverso la trasposizione sulla tela di un acrilico che si rifà al “Last Supper” di Andy Warhol, – già esposto a Milano dall’autore – un doppio tavolo ligneo ricoperto di tela viene dato alle fiamme. Sicchè l’opera dissacratoria di Warhol si trasforma in una escatologica “Ultima Cenere”: una catarsi benefica per la rinascita futura d’un’arte che gli angeli non debbano irridere, ma semmai esaltare e suffragare.
Gillo Dorfles
03
settembre 2005
Simona Rinciari – Angeli alla riscossa
Dal 03 al 24 settembre 2005
arte contemporanea
Location
MONASTERO DI SANT’AGOSTINO
Verucchio, Via Sant'Agostino, 55, (Rimini)
Verucchio, Via Sant'Agostino, 55, (Rimini)
Vernissage
3 Settembre 2005, ore 18
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