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Massimo Barbanera – …ca siemu!
Mostra fotografica
Comunicato stampa
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“…Cà siemu! - Scatti e Riscatti”
La proiezione delle tensioni e delle aspirazioni nell’azione sportiva o nell’abilità del proprio idolo spinge il tifoso ad identificarsi con l’eroe ed insieme con lui sfoga nel campo tutte le sue energie. Da qui nasce l’idea dell’importanza dello scatto fotografico che, con la sua funzione di documentazione di un campione o di un’azione, testimonia una vita ed un modo di esprimersi che costituisce il riflesso o il desiderio di un mondo che sta al di là dei limiti dello stadio.
Quest’ultimo costituisce una sorta di metafora della società in cui si lotta per raggiungere un sogno. E la partita diventa un evento collettivo caratterizzato da una particolare forma di i partecipazione ed aggregazione, rappresentativa di specifiche identità di gruppo. Talvolta, in essa convergono anche tendenze conflittuali, che vengono spettacolarizzate e che vanno tenute sotto controllo.
Ma i sogni che vi si realizzano rappresentano il riscatto di una comunità che quotidianamente viene oppressa dai mali sociali e che durante quei novanta minuti trova la libertà di esprimersi e di partecipare a momenti di celebrità. E’ una sorta di rituale che si ripete cantando, urlando, esibendo striscioni con i quali si riscopre, con il piacere del gioco o della visione dell’evento sportivo, anche il piacere dell’appartenenza al gruppo con il quale ci si identifica e per il quale ci si adopera per sostenerlo.
E così l’appassionato fotografo della squadra di calcio del Palermo giunta in serie A, Massimo Barbanera, fondendo la sua attività di tipo giornalistico e la sua maestria tecnica con l’arte del racconto, offre una serie di “immagini che sono lo stimolo per una riflessione su un gruppo sociale che manifesta tutta la sua vitalità in campo” (come dice il Presidente della Extroart, Ludovico Gippetto), inquadrando non solo i giocatori e l’azione calcistica, ma anche i volti, i corpi e le espressioni degli spettatori che sono i co-protagonisti dell’evento.
“L’idea di cambio di prospettiva che ci invita a spostare lo sguardo dal campo verso gli appassionati tifosi”, evidenzia L. Gippetto, “mira ad una riflessione di tipo sociologico: non si tratta della solita mostra in cui il fruitore gode del piacere della visione, ma l’osservatore è invitato a tener conto del valore di riscatto sociale, almeno in campo sportivo, di una numerosa comunità”. Da qui deriva il gioco di parole “Scatti e riscatti” che si realizza associando due tipi di foto: quelle sportive e quelle dei tifosi i quali manifestano il piacere dell’”esserci” (“Cà siemu”), e dell’essere testimoni di un grande momento strettamente legato al proprio vissuto e che li allontana momentaneamente dalle problematiche quotidiane. Tali processi di liberazione sono stati oggetto di indagini psicologiche e sociologiche: ricordiamo, per esempio, le analisi di Durkheim, Maslow o McClelland che, studiando i comportamenti, le ambizioni, i meccanismi di costruzione dell’identità degli atleti, hanno riscontrato l’importanza delle dinamiche di proiezione ed identificazione dei tifosi nei loro idoli ed il riconoscimento del loro valore sociale.
Pertanto, la mostra intende esaltare, attraverso il linguaggio simbolico della fotografia intesa come informazione, descrizione e rappresentazione più immediata ed efficace della parola, l’immagine dello sport come strumento che veicola messaggi, regole, valori abbattendo anche le barriere culturali e sociali e ricordando l’esempio dei Greci che per la celebrazione delle Olimpiadi interrompevano qualunque tipo di conflitto tra popoli.
La proiezione delle tensioni e delle aspirazioni nell’azione sportiva o nell’abilità del proprio idolo spinge il tifoso ad identificarsi con l’eroe ed insieme con lui sfoga nel campo tutte le sue energie. Da qui nasce l’idea dell’importanza dello scatto fotografico che, con la sua funzione di documentazione di un campione o di un’azione, testimonia una vita ed un modo di esprimersi che costituisce il riflesso o il desiderio di un mondo che sta al di là dei limiti dello stadio.
Quest’ultimo costituisce una sorta di metafora della società in cui si lotta per raggiungere un sogno. E la partita diventa un evento collettivo caratterizzato da una particolare forma di i partecipazione ed aggregazione, rappresentativa di specifiche identità di gruppo. Talvolta, in essa convergono anche tendenze conflittuali, che vengono spettacolarizzate e che vanno tenute sotto controllo.
Ma i sogni che vi si realizzano rappresentano il riscatto di una comunità che quotidianamente viene oppressa dai mali sociali e che durante quei novanta minuti trova la libertà di esprimersi e di partecipare a momenti di celebrità. E’ una sorta di rituale che si ripete cantando, urlando, esibendo striscioni con i quali si riscopre, con il piacere del gioco o della visione dell’evento sportivo, anche il piacere dell’appartenenza al gruppo con il quale ci si identifica e per il quale ci si adopera per sostenerlo.
E così l’appassionato fotografo della squadra di calcio del Palermo giunta in serie A, Massimo Barbanera, fondendo la sua attività di tipo giornalistico e la sua maestria tecnica con l’arte del racconto, offre una serie di “immagini che sono lo stimolo per una riflessione su un gruppo sociale che manifesta tutta la sua vitalità in campo” (come dice il Presidente della Extroart, Ludovico Gippetto), inquadrando non solo i giocatori e l’azione calcistica, ma anche i volti, i corpi e le espressioni degli spettatori che sono i co-protagonisti dell’evento.
“L’idea di cambio di prospettiva che ci invita a spostare lo sguardo dal campo verso gli appassionati tifosi”, evidenzia L. Gippetto, “mira ad una riflessione di tipo sociologico: non si tratta della solita mostra in cui il fruitore gode del piacere della visione, ma l’osservatore è invitato a tener conto del valore di riscatto sociale, almeno in campo sportivo, di una numerosa comunità”. Da qui deriva il gioco di parole “Scatti e riscatti” che si realizza associando due tipi di foto: quelle sportive e quelle dei tifosi i quali manifestano il piacere dell’”esserci” (“Cà siemu”), e dell’essere testimoni di un grande momento strettamente legato al proprio vissuto e che li allontana momentaneamente dalle problematiche quotidiane. Tali processi di liberazione sono stati oggetto di indagini psicologiche e sociologiche: ricordiamo, per esempio, le analisi di Durkheim, Maslow o McClelland che, studiando i comportamenti, le ambizioni, i meccanismi di costruzione dell’identità degli atleti, hanno riscontrato l’importanza delle dinamiche di proiezione ed identificazione dei tifosi nei loro idoli ed il riconoscimento del loro valore sociale.
Pertanto, la mostra intende esaltare, attraverso il linguaggio simbolico della fotografia intesa come informazione, descrizione e rappresentazione più immediata ed efficace della parola, l’immagine dello sport come strumento che veicola messaggi, regole, valori abbattendo anche le barriere culturali e sociali e ricordando l’esempio dei Greci che per la celebrazione delle Olimpiadi interrompevano qualunque tipo di conflitto tra popoli.
09
luglio 2005
Massimo Barbanera – …ca siemu!
Dal 09 al 16 luglio 2005
fotografia
Location
EXTROART – ORATORIO DI SANTO STEFANO PROTOMARTIRE
Palermo, Piazza del Monte di Pietà, 5, (Palermo)
Palermo, Piazza del Monte di Pietà, 5, (Palermo)
Orario di apertura
tutti i giorni (escluso domenica) dalle 11.00-12.30 / 16.00-18.00 (sabato 9.00-12.00)
Vernissage
9 Luglio 2005, ore 19
Autore
Curatore