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Gil David
personale della pittrice e scrittrice Gil David
Comunicato stampa
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L’EROS SUBLIMINATO
di Gregorio Scalise
Compito di un critico o di uno scrittore, che parla di arti figurative, è quello di dare ad ogni artista quello che gli spetta, insomma di essere un "giudice di pace". Che cosa spetta a Gil David, che cosa le è stato riconosciuto forse a labbra strette? Spetta a Gil di essere pienamente riconosciuta, (conosciuta lo è già) come la - capostipite - di un genere, di aver tollerato le gioie e i dolori de! caso. Nel suo periodo parigino dove è stata allieva di Andre Chastel, Gil ha capito perfettamente che - arte non è arte - se non è provocazione, che si deve scegliere un genere (nel suo caso "l'arte erotica"). Ha capito che il mondo degli artisti è inventivo come una "cave parigina", frequentata da spiriti coraggiosi e indomiti. Da Parigi Gil David è tornata in Italia, dell'Italia ha scelto Bologna. La frase appena scritta è già un programma. Basterebbe dire che proprio sull'erotismo si sono scatenate in Italia, fine anni 70, le forti censure che vanno dallo schiaffo di un uomo politico ad un'attrice che mostrava il seno, fino alla censura di "Ultimo tango a Parigi". Che cosa è accaduto dopo? Con l'avvento delle TV commerciali, ovvero con la presa di potere del mondo dei consumi, tutto ciò che per decenni è stato represso, è esploso dal piccolo schermo: corpi, seni, gambe, parolacce, turpiloquio. Troppa grazia Sant'Antonio. La David col suo senso pittorico e misurato dell'Eros, con quei segni che cercano di rendere casti i corpi e quasi impalpabile il desiderio, è passata dalla censura antica alla nuova. Prima niente, ora troppo. E' il destino di molti artisti, quelli che praticano una razionalità inventiva di trovarsi in posizione asimmetrica rispetto alle mode istituite. I quadri, le mostre, "le performances", "les actions directes" della David, testimoniano un percorso vissuto con lodevole e contagiosa "joie de vivre", attraverso i sentieri tortuosi della nostra storia.Non è colpa di nessuno se la carriera di Gil David ha subito dei rallentamenti o delle soste forzate: l'Italia è un'intera nazione, in disaccordo su tutto, che trova la propria ragion d'essere in una finta moralità. Nel caso della David, doppiamente finto, perché l'Eros è per lei un pretesto per disegnare nella forma dei corpi, atmosfere, sospensioni, dialoghi muti, percezioni nascoste o non dette, disegnare infine i contorni di quel mistero che è il rapporto d'amore fra due esseri eterosessuali. Per la David l'Eros è il principio primo, quello che muove il mondo, "le desir", ciò che sta alla base dei segni, "La seduzione" di cui parla Baudrillard, (suo maestro), quel quid irrinunciabile sempre presente, che modifica e a volte travolge le nostre esistenze.Ma l'Italia degli anni '80 non era Parigi; mancava un'adeguata informazione a proposito, così gli equivoci nella vita d'artista di Gil non sono mancati, aiutati da un residuo di "vie mandite" ereditato dalle "caves". E così, spiritosa alleata dei suoi becchini, Gil David ha dovuto rintuzzare riserve che non riguardavano lei, ma la sua scelta di genere. Perplessità che nulla avevano a che vedere con la sua spinta vitale, che riguardavano la deprimente mancanza di visione e informazione italica-bolognese. Sospinta da questo vento non sempre a favore, quasi una battaglia per la vita o per la morte, la David sapendo di essere nel giusto, si è lanciata a capofitto nella perfezione del genere scelto. Anticipando mode (Eros e cibo - La scrittura sul corpo), promuovendo convegni e spettacoli in concorrenza con manifestazioni più pesanti e sfacciate. Da tempo non si vedeva un'artista così generosa, solitaria, equivocata, convinta di sé. Benché i suoi maestri francesi avessero decretato a metà degli anni 70 che l’art de masse n'existe pas", impaziente rispetto alle gallerie, la David tentava il campo aperto, come a dire le - kermesse artistiche - le discoteche -tutto ciò che la metteva in contatto con la gente da cui riscuoteva consensi, sollecitazioni a continuare. Quantificare, i passaggi, gli stili, i vari retour di questa artista, esula dal compito di queste mie note. Qui basti dire che Gil David non si è persa, come sarebbe potuto accadere. Che ha conservato rigore e coerenza, lungo un crinale dove tutti gli equivoci sono possibili. Lei sempre lì a ricordare, a protestare che l'Eros è segno netto e pulito, che "le desir" anima corpi e cose desiderate, che la nudità è un haiku giapponese, una foglia di pesco. Gil David ci ricorda che il momento del desiderio non è la scomposta retorica dei pornografi, dei depressi liberati, ma un quid sottile, rapido come uno spiritello del dolce stil-novo, capace di metamorfosi e anche di impudico mistero.
11
giugno 2005
Gil David
Dall'undici al 23 giugno 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE 18
Bologna, Via San Felice, 18, (Bologna)
Bologna, Via San Felice, 18, (Bologna)
Orario di apertura
dalle 15,30 alle 19,30 dal Lunedì al Sabato
Vernissage
11 Giugno 2005, ore 18,30
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