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Gabriele Lamberti – Ordinarie catastrofi
In questa mostra si affronta il tema dell’unità e della molteplicità, dell’ordine e del caos, della quiete e del moto.
Comunicato stampa
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In questa mostra si affronta il tema dell’unità e della molteplicità, dell’ordine e del caos, della quiete e del moto.
“Gli dei distratti provocano catastrofi”scrive Jean Michelet e non sempre le catastrofi significano perdita di senso. È comune agli dei e ai fanciulli ricreare dal caos un nuovo universo di senso.
Che cos’era il mondo prima che un dio infante ne imprimesse il proprio ordine? Un indistinto guazzabuglio di pezzi sparsi senza alcun nome preciso, poiché è il fanciullino pascoliano “l’Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede e sente. Egli scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose. Egli adatta il nome della cosa più grande alla più piccola e al contrario.”
Una forza panica ha scompaginato le piccole cose di pessimo gusto che ci rassicuravano. Capita prima o poi. Vedete come perde la sua dignità l’uomo di marmo, quando giace sdraiato. Lo si può contenere nel palmo di una mano.
È l’evento improvviso che scompiglia il nostro rassicurante ordine costituito, che ci destabilizza, che mette a dura prova le nostre certezze adulte. Questo genere di eventi sono talmente ordinari, che costituiscono la norma.
In fondo la vita è un caos, come la natura per Leopardi, e i nostri sforzi per darle un ordine, per possederla rivelano ogni momento la loro insufficienza.
Il tentativo di ridurre all’uno il molteplice, per comprenderlo e padroneggiarlo è l’eterno sogno dell’umanità ansiosa, insicura e spaventata dalla complessità e dalla diversità. Siamo noi i frammenti sparsi di un mondo meraviglioso andato in pezzi.
Un balocco di porcellana caduto dalle mani del dio infante. Così le prospettive sono scompaginate, i punti di vista rimescolati, il primo ordine andato perduto.
Tutto questo viene detto nella maniera sorniona e affabulatoria della pittura di Gabriele Lamberti, che ci presenta una serie di ninnoli di Delft (avete presente quei souvenirs di ceramica bianca e blu che si acquistano in Olanda?) andati in pezzi.
Forse caduti dalle mani di qualche dio infante o di un umano distratto. Diventano soggetti per un allestimento metaforico, con una vaga atmosfera sospesa tra il gioco e il suo contrario, come nel teatro dell’assurdo o in un sogno alla Lewis Carrrol.
“Gli dei distratti provocano catastrofi”scrive Jean Michelet e non sempre le catastrofi significano perdita di senso. È comune agli dei e ai fanciulli ricreare dal caos un nuovo universo di senso.
Che cos’era il mondo prima che un dio infante ne imprimesse il proprio ordine? Un indistinto guazzabuglio di pezzi sparsi senza alcun nome preciso, poiché è il fanciullino pascoliano “l’Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede e sente. Egli scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose. Egli adatta il nome della cosa più grande alla più piccola e al contrario.”
Una forza panica ha scompaginato le piccole cose di pessimo gusto che ci rassicuravano. Capita prima o poi. Vedete come perde la sua dignità l’uomo di marmo, quando giace sdraiato. Lo si può contenere nel palmo di una mano.
È l’evento improvviso che scompiglia il nostro rassicurante ordine costituito, che ci destabilizza, che mette a dura prova le nostre certezze adulte. Questo genere di eventi sono talmente ordinari, che costituiscono la norma.
In fondo la vita è un caos, come la natura per Leopardi, e i nostri sforzi per darle un ordine, per possederla rivelano ogni momento la loro insufficienza.
Il tentativo di ridurre all’uno il molteplice, per comprenderlo e padroneggiarlo è l’eterno sogno dell’umanità ansiosa, insicura e spaventata dalla complessità e dalla diversità. Siamo noi i frammenti sparsi di un mondo meraviglioso andato in pezzi.
Un balocco di porcellana caduto dalle mani del dio infante. Così le prospettive sono scompaginate, i punti di vista rimescolati, il primo ordine andato perduto.
Tutto questo viene detto nella maniera sorniona e affabulatoria della pittura di Gabriele Lamberti, che ci presenta una serie di ninnoli di Delft (avete presente quei souvenirs di ceramica bianca e blu che si acquistano in Olanda?) andati in pezzi.
Forse caduti dalle mani di qualche dio infante o di un umano distratto. Diventano soggetti per un allestimento metaforico, con una vaga atmosfera sospesa tra il gioco e il suo contrario, come nel teatro dell’assurdo o in un sogno alla Lewis Carrrol.
08
giugno 2005
Gabriele Lamberti – Ordinarie catastrofi
Dall'otto giugno al 31 ottobre 2005
arte contemporanea
Location
STUDIO ERCOLANI
Bologna, Viale Giambattista Ercolani, 5/2, (Bologna)
Bologna, Viale Giambattista Ercolani, 5/2, (Bologna)
Orario di apertura
solo su appuntamento
Vernissage
8 Giugno 2005, ore 18,30
Autore