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Antonio Rovaldi / Robert Vincent
Doppia personale
Comunicato stampa
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Da alcuni anni una parte consistente del lavoro di Antonio Rovaldi si sviluppa attorno all’idea di ‘luogo’, visto innanzitutto come spazio da attraversare col corpo e successivamente come paesaggio da reinventare, da reinterpretare aprendosi a segnali e indicazioni che derivano dal vissuto personale, dalla memoria, dal sogno e persino dalla letteratura. Allora nei video dell’artista sempre si alternano e si sovrappongono due sguardi: uno più analitico (quasi da ‘documentarista’ interessato ad aspetti antropologici e geologici del territorio) e uno più aperto alle possibilità di abbandono estetico, alle suggestioni che derivano da una visionarietà che, pur misurata, crea un gioco di continui rimandi simbolici, libere associazioni, accostamenti involontari e dissonanze improvvise rispetto alla realtà del luogo.
Così, sospesi in un tempo ciclico e indefinito, abitati da figure ambigue e misteriose (quasi apparizioni che comunicano con l’ambiente circostante attraverso una gestualità segreta e indecodificabile), i paesaggi che Antonio Rovaldi ama restituirci restano sempre sottilmente in bilico tra possibile e visionario, ordinario e soprannaturale, descrizione e rivelazione.
Proprio attorno a questo nucleo di lavori dedicata al paesaggio si articola la mostra Marcamenti, contenente una selezione di lavori video e fotografici appartenenti all’ultima produzione dell’artista (Le spiagge bianche, 2004; Non ricordo esattamente quando – Video Appunti Vulcano, 2002) e una nuova scultura (Indaga - Come un suono suonato dal vento) prodotta appositamente per gli spazi del Museo dell’Arredo Contemporaneo.
In occasione dell’inaugurazione verrà inoltre presentato il catalogo Marcamenti, con testi critici di Emanuela De Cecco e Davide Ferri.
Antonio Rovaldi (Parma, 1975) vive e lavora a Milano. Tra le principali mostre personali e collettive: Cari signori,, Galleria Monitor, Roma, 2005; Video Village, Palazzo della Triennale, Milano 2005; Corso superiore arti visive, Fondazione Ratti, Como, 2004; Sopra il luogo, Galleria Alessandro De March, Milano, 2004; On Air – Video in onda dall’Italia, Macro, Roma, 2004; Lo sguardo ostinato, MAN, Nuoro 2004; Our personal vision, Futura – Centro per l’arte contemporanea, Praga, 2004; Imago, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone, 2003.
_____________________________
Il prefisso “trans” indica un guado nel linguaggio, la possibilità di un attraversamento, una condizione di trasformazione da uno stato ad un altro che si può incontrare nei diversi campi del sapere che utilizzano parole così composte; contiene inoltre il germe della tra(n)sformazione dal maschile al femminile e la condizione della nascita implicita in questo passaggio.
Allora è proprio sul concetto di trans (parola scelta come titolo della mostra) e sull’idea di duplicità che esso implica che si fonda Robert Vincent, così come la Gynaecologic Chaise Longue in mostra al Museo dell’Arredo Contemporaneo.
La Gynaecologic Chaise Longue di Robert Vincent, è il prodotto di un’ibridazione concettuale, nato dall’incrocio di un oggetto domestico consacrato ai massimi livelli dalla modernità (la Chaise Longue di Le Corbusier ) e della prassi medico-ginecologica. La trasformazione prodotta dall’intervento di Robert Vincent sull’oggetto di Le Corbusier non solo ne stravolge la funzionalità, ma ne costituisce un’inversione, indicando come sia possibile rinvenire in quelle stesse forme una identità latente, duplice e compromettente, conflittuale, che contraddice quella originaria e ne riscrive sopra una nuova lettura: il maschile ospita il femminile, il riposo che quell’oggetto prometteva al corpo è radicalmente soppiantato dall’attività del partorire.
Robert Vincent non è una persona fisica, è una interzona di lavoro nella quale si stratificano relazioni fra individui che operano sull’idea di origine, rapportandola alla complessità del sistema. Ciò avviene in modi diversi, secondo le peculiarità di ogni singolo progetto. Robert Vincent non è vincolato dal rendere pubblico ogni processo interno, poiché questo esula dalle prerogative della sua incorporeità, della sua "trasparenza". E’ attraverso gli interventi eseguiti sotto "l'unico nome" che Robert Vincent si rende ufficiale, affermandosi come entità concretizzata nei diversi linguaggi che riguardano la produzione di immagini, suoni, oggetti. Robert Vincent dispone di un sistema di interfacce, cioè individui che gestiscono i rapporti fra l’interzona di lavoro ed un qualsiasi referente esterno.
Principali mostre personali e collettive: Vincent Robert, a cura di Marcel Bourdieau ,Gaumont Ambassade, Paris, 2005; Robert Vincent a cura di Steve Morrison , AMC Empire 25, New York, 2005; Boundless, a cura di Henry Meyric Hughes, Stenersenmuseet, Oslo, 2004; Work Art On T.V, a cura di Fabio Cavallucci, Grand Hotel , Trento, 2004
Così, sospesi in un tempo ciclico e indefinito, abitati da figure ambigue e misteriose (quasi apparizioni che comunicano con l’ambiente circostante attraverso una gestualità segreta e indecodificabile), i paesaggi che Antonio Rovaldi ama restituirci restano sempre sottilmente in bilico tra possibile e visionario, ordinario e soprannaturale, descrizione e rivelazione.
Proprio attorno a questo nucleo di lavori dedicata al paesaggio si articola la mostra Marcamenti, contenente una selezione di lavori video e fotografici appartenenti all’ultima produzione dell’artista (Le spiagge bianche, 2004; Non ricordo esattamente quando – Video Appunti Vulcano, 2002) e una nuova scultura (Indaga - Come un suono suonato dal vento) prodotta appositamente per gli spazi del Museo dell’Arredo Contemporaneo.
In occasione dell’inaugurazione verrà inoltre presentato il catalogo Marcamenti, con testi critici di Emanuela De Cecco e Davide Ferri.
Antonio Rovaldi (Parma, 1975) vive e lavora a Milano. Tra le principali mostre personali e collettive: Cari signori,, Galleria Monitor, Roma, 2005; Video Village, Palazzo della Triennale, Milano 2005; Corso superiore arti visive, Fondazione Ratti, Como, 2004; Sopra il luogo, Galleria Alessandro De March, Milano, 2004; On Air – Video in onda dall’Italia, Macro, Roma, 2004; Lo sguardo ostinato, MAN, Nuoro 2004; Our personal vision, Futura – Centro per l’arte contemporanea, Praga, 2004; Imago, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone, 2003.
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Il prefisso “trans” indica un guado nel linguaggio, la possibilità di un attraversamento, una condizione di trasformazione da uno stato ad un altro che si può incontrare nei diversi campi del sapere che utilizzano parole così composte; contiene inoltre il germe della tra(n)sformazione dal maschile al femminile e la condizione della nascita implicita in questo passaggio.
Allora è proprio sul concetto di trans (parola scelta come titolo della mostra) e sull’idea di duplicità che esso implica che si fonda Robert Vincent, così come la Gynaecologic Chaise Longue in mostra al Museo dell’Arredo Contemporaneo.
La Gynaecologic Chaise Longue di Robert Vincent, è il prodotto di un’ibridazione concettuale, nato dall’incrocio di un oggetto domestico consacrato ai massimi livelli dalla modernità (la Chaise Longue di Le Corbusier ) e della prassi medico-ginecologica. La trasformazione prodotta dall’intervento di Robert Vincent sull’oggetto di Le Corbusier non solo ne stravolge la funzionalità, ma ne costituisce un’inversione, indicando come sia possibile rinvenire in quelle stesse forme una identità latente, duplice e compromettente, conflittuale, che contraddice quella originaria e ne riscrive sopra una nuova lettura: il maschile ospita il femminile, il riposo che quell’oggetto prometteva al corpo è radicalmente soppiantato dall’attività del partorire.
Robert Vincent non è una persona fisica, è una interzona di lavoro nella quale si stratificano relazioni fra individui che operano sull’idea di origine, rapportandola alla complessità del sistema. Ciò avviene in modi diversi, secondo le peculiarità di ogni singolo progetto. Robert Vincent non è vincolato dal rendere pubblico ogni processo interno, poiché questo esula dalle prerogative della sua incorporeità, della sua "trasparenza". E’ attraverso gli interventi eseguiti sotto "l'unico nome" che Robert Vincent si rende ufficiale, affermandosi come entità concretizzata nei diversi linguaggi che riguardano la produzione di immagini, suoni, oggetti. Robert Vincent dispone di un sistema di interfacce, cioè individui che gestiscono i rapporti fra l’interzona di lavoro ed un qualsiasi referente esterno.
Principali mostre personali e collettive: Vincent Robert, a cura di Marcel Bourdieau ,Gaumont Ambassade, Paris, 2005; Robert Vincent a cura di Steve Morrison , AMC Empire 25, New York, 2005; Boundless, a cura di Henry Meyric Hughes, Stenersenmuseet, Oslo, 2004; Work Art On T.V, a cura di Fabio Cavallucci, Grand Hotel , Trento, 2004
29
maggio 2005
Antonio Rovaldi / Robert Vincent
Dal 29 maggio al 31 luglio 2005
arte contemporanea
Location
MUSEO DELL’ARREDO CONTEMPORANEO
Russi, Via San Vitale, 253, (Ravenna)
Russi, Via San Vitale, 253, (Ravenna)
Vernissage
29 Maggio 2005, ore 19
Editore
ESSEGI
Autore
Curatore