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La scuola di Pistoia: natura e oggetto
La mostra allestita nella rinnovata sede del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Renatico Martini prosegue un cammino già iniziato dal Museo d’Arte Contemporanea tendente a valorizzare l’arte italiana in generale, e quella toscana in particolare
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 4 giugno 2005 alle ore 17.00 la mostra ”La scuola di Pistoia: natura e oggetto:” promossa dal Comune di Monsummano Terme con il Patrocinio di: Amministrazione Provinciale di Pistoia - e curata da Lucilla Saccà.
La mostra allestita nella rinnovata sede del Museo d'Arte Contemporanea di Villa Renatico Martini prosegue un cammino già iniziato dal Museo d'Arte Contemporanea tendente a valorizzare l'arte italiana in generale, e quella toscana in particolare.
Infatti, “La scuola di Pistoia: natura e oggetto” è un appuntamento che riprende e completa i due eventi espositivi precedenti,”La poesia come immagine e come segno” e “Omaggio a Ketty La Rocca” e che è dedicato agli artisti contemporanei del territorio pistoiese.
Nei primi anni sessanta la ripresa post-bellica è ormai in pieno sviluppo. Sono gli anni del boom economico, dello sviluppo dei mass-media, della pubblicità, del mercato: è nata una nuova società sempre più industrializzata e massificata e una nuova cultura di massa. La realtà ha cambiato il suo volto e gli artisti devono rapportarsi con questo nuovo codice visivo; le tragiche emozioni dell’Informale appaiono superate e l’attenzione si rivolge al vasto campionario oggettuale e tecnologico che li circonda.
Nel clima Pop italiano che vede l’affermarsi dei centri emergenti di Roma, Milano e Torino, Pistoia assume una connotazione originale e propositiva, che sottolinea ancora una volta come il nostro paese sia caratterizzato da una situazione fortemente decentrata, dove la provincia è capace di produrre valori e linguaggi autonomi. E’ questo il caso della Scuola di Pistoia che, sorta in una piccola città di provincia e sostenuta soltanto dalle qualità dei suoi giovani adepti, Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi, dall’entusiasmo di un gallerista, Serafino Flori e dalle appassionate testimonianze di un critico, Cesare Vivaldi, è stata in grado di trovare il suo posto nel percorso della storia dell’arte contemporanea. Si tratta di artisti caratterizzati da spiccate personalità, che tuttavia nel periodo considerato, presentano alcuni aspetti in comune: una genuina libertà dagli emergenti modelli statunitensi, un rapporto dialettico con la natura e la consapevolezza del valore della tradizione che li conduce ad un saldo impianto disegnativo di stampo tutto toscano.
Barni e Ruffi condividono fin dalla giovinezza la passione per l’arte e ben presto anche Natalini inizia a dividere con loro lo studio di Piazzetta Romana a Pistoia. Vivaldi scopre il loro lavoro nel ’64, ne parla ufficialmente per la prima volta nel ‘65 nel testo pubblicato per la mostra Revort 1 a Palermo e testimonia la storia dei quattro giovani artisti nella storica rivista Collage. L’anno successivo è un momento di grandi cambiamenti; Natalini scrive e disegna il manifesto del Superstudio, esce dal gruppo, dedicandosi essenzialmente all’architettura e al suo posto entra Buscioni. Vivaldi continua a sostenere con i suoi scritti il lavoro di Barni, Buscioni e Ruffi negli anni successivi, quando espongono sotto l’etichetta di Scuola di Pistoia; sono per l’ultima volta insieme nel ’68 in una collettiva alla galleria Flori a Firenze, Dall’anno seguente il gruppo cessa di esistere e gli artisti continuano il proprio cammino a livello individuale.
Lucilla Saccà
La mostra allestita nella rinnovata sede del Museo d'Arte Contemporanea di Villa Renatico Martini prosegue un cammino già iniziato dal Museo d'Arte Contemporanea tendente a valorizzare l'arte italiana in generale, e quella toscana in particolare.
Infatti, “La scuola di Pistoia: natura e oggetto” è un appuntamento che riprende e completa i due eventi espositivi precedenti,”La poesia come immagine e come segno” e “Omaggio a Ketty La Rocca” e che è dedicato agli artisti contemporanei del territorio pistoiese.
Nei primi anni sessanta la ripresa post-bellica è ormai in pieno sviluppo. Sono gli anni del boom economico, dello sviluppo dei mass-media, della pubblicità, del mercato: è nata una nuova società sempre più industrializzata e massificata e una nuova cultura di massa. La realtà ha cambiato il suo volto e gli artisti devono rapportarsi con questo nuovo codice visivo; le tragiche emozioni dell’Informale appaiono superate e l’attenzione si rivolge al vasto campionario oggettuale e tecnologico che li circonda.
Nel clima Pop italiano che vede l’affermarsi dei centri emergenti di Roma, Milano e Torino, Pistoia assume una connotazione originale e propositiva, che sottolinea ancora una volta come il nostro paese sia caratterizzato da una situazione fortemente decentrata, dove la provincia è capace di produrre valori e linguaggi autonomi. E’ questo il caso della Scuola di Pistoia che, sorta in una piccola città di provincia e sostenuta soltanto dalle qualità dei suoi giovani adepti, Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi, dall’entusiasmo di un gallerista, Serafino Flori e dalle appassionate testimonianze di un critico, Cesare Vivaldi, è stata in grado di trovare il suo posto nel percorso della storia dell’arte contemporanea. Si tratta di artisti caratterizzati da spiccate personalità, che tuttavia nel periodo considerato, presentano alcuni aspetti in comune: una genuina libertà dagli emergenti modelli statunitensi, un rapporto dialettico con la natura e la consapevolezza del valore della tradizione che li conduce ad un saldo impianto disegnativo di stampo tutto toscano.
Barni e Ruffi condividono fin dalla giovinezza la passione per l’arte e ben presto anche Natalini inizia a dividere con loro lo studio di Piazzetta Romana a Pistoia. Vivaldi scopre il loro lavoro nel ’64, ne parla ufficialmente per la prima volta nel ‘65 nel testo pubblicato per la mostra Revort 1 a Palermo e testimonia la storia dei quattro giovani artisti nella storica rivista Collage. L’anno successivo è un momento di grandi cambiamenti; Natalini scrive e disegna il manifesto del Superstudio, esce dal gruppo, dedicandosi essenzialmente all’architettura e al suo posto entra Buscioni. Vivaldi continua a sostenere con i suoi scritti il lavoro di Barni, Buscioni e Ruffi negli anni successivi, quando espongono sotto l’etichetta di Scuola di Pistoia; sono per l’ultima volta insieme nel ’68 in una collettiva alla galleria Flori a Firenze, Dall’anno seguente il gruppo cessa di esistere e gli artisti continuano il proprio cammino a livello individuale.
Lucilla Saccà
04
giugno 2005
La scuola di Pistoia: natura e oggetto
Dal 04 giugno al 02 ottobre 2005
arte contemporanea
Location
MAC,N – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA E DEL NOVECENTO
Monsummano Terme, Via Gragnano, 349, (Pistoia)
Monsummano Terme, Via Gragnano, 349, (Pistoia)
Orario di apertura
lunedì 9.30 – 12.30; dal mercoledì al venerdì 16.00 – 19.00; sabato e domenica 9.30 – 12.30 e 16.00 – 19.00; chiusa il martedì, giovedì 9 giugno, lunedì 15 agosto, nel mese di agosto aperto solo nei giorni di sabato e domenica
Vernissage
4 Giugno 2005, ore 17
Autore
Curatore