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Antonio Nocera – Christus Patiens
Nell’universo pittorico e scultoreo di Nocera, da sempre popolato da personaggi fiabeschi, e immagini surreali, come Pulcinella, Pinocchio e per ultimo il Gatto con gli Stivali oppure le Lune o i Teatrini, tutti dotati di un’intensa carica emozionale, ricorre con regolarità anche l’aspetto del sacro
Comunicato stampa
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Il 29 maggio alle ore 11 nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani a Roma sarà benedetto dal rettore Mons. Natalino Zagotto il grande Crocifisso, da lui fortemente voluto, e realizzato dal maestro partenopeo Antonio Nocera nel tempio di tutti i napoletani residenti nella capitale. Alle 12 sarà inaugurata la mostra, a cura di Paola Di Giammaria, dal titolo “Christus Patiens Una Crocifissione di Antonio Nocera”, iniziativa che fa da cornice all’installazione dell’opera,
Nell’universo pittorico e scultoreo di Nocera, da sempre popolato da personaggi fiabeschi, e immagini surreali, come Pulcinella, Pinocchio e per ultimo il Gatto con gli Stivali oppure le Lune o i Teatrini, tutti dotati di un’intensa carica emozionale, ricorre con regolarità anche l’aspetto del sacro. In questa Crocifissione egli manifesta concretamente il suo impegno e la sua capacità di utilizzare in modo esemplare le forme del visibile e le tecniche diverse per dare sostanza al forte impatto emotivo della morte del Cristo.
Come scrive Paola Di Giammaria nel catalogo, si tratta di “una tecnica di oreficeria medievale praticata in Francia, […] che consiste nel creare attraverso incisione o acquaforte delle cavità nel metallo, di regola rame, ottone in tal caso, che vengono poi riempite con lo smalto in polvere o umidificato. La fase finale consiste nella cottura e nella doratura della lastra. Champlevé, infatti, significa letteralmente “campo levato”, così detto perché ottenuto dall’asportazione di una parte del metallo della lastra. Le lastre, separate tra loro da brevissimi intervalli, sono poi fissate su legno di rovere.”
La Crocifissione bene si inserisce all’interno della Chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani, che nel corso dei secoli ha subito numerosi restauri e interventi conservativi; tra cui va ricordato l’ultimo e decisivo per la sua apertura al culto, promosso negli anni ’80 con determinazione dall’attuale rettore, che con quest’opera ha voluto lasciare una testimonianza del Terzo Millennio all’interno del tempio. Le formelle preziose che insieme costituiscono la Crocifissione di Gesù esprimono il dolore della divisione ma contemporaneamente raffigurano il cammino dell’unità tra i cristiani: un corpo spezzato, ma visibilmente unito. L’intento è anche quello di rendere leggibile una realtà che oggi è oggetto di riflessione e di dibattito: le radici cristiane dell’Europa.
L’installazione dell’opera finale diventa motivo anche per un’esposizione nella navata e nell’abside della chiesa che ne spieghi la genesi e il percorso ispiratore dell’artista. Si possono così ammirare i disegni, tutti a matita in bianco e nero, che fanno comprendere al visitatore come si arrivi tecnicamente al lavoro ultimo e compiuto. In dettaglio è raffigurata ogni parte della Crocifissione: braccia, mani, piedi, busto e soprattutto il volto, con gli occhi quasi chiusi e la corona di spine solo accennata sui capelli. Ma si possono scorgere anche altre curiosità. Ad esempio, il particolare dei chiodi, assenti dalla Crocifissione, compare in un disegno a parte. Oppure il Cristo condannato da Pilato su sfondo nero e il Cristo di schiena, sulla quale si scorgono chiari i segni della Flagellazione; entrambi raffigurano diversi momenti della Passione, quasi a voler rappresentare la genesi del Calvario che da lì a poco attende Gesù.
Infine, sono state inserite altre due opere di Nocera: lo smalto riproducente la Madonna, con l’intento di racchiudere simbolicamente l’inizio e la fine terrena di Gesù nella figura di Maria, presente anche sul Golgota nel momento della morte del figlio, e il Cristo Benedicente, degna conclusione di questa mostra attraverso l’atto unificante e pacificatore in terra della benedizione divina.
Il Christus Patiens del titolo fa riferimento all’antica iconografia medievale duecentesca che raffigura il Cristo in croce evidenziandone la sofferenza e il patimento in contrapposizione con la tradizione precedenza del Christus triumphans, cioè trionfante, in cui viene rappresentato dando meno enfasi al dramma della morte.
Lo stile è quello di Nocera. Vi è uno sviluppo formale continuo nell’arco della sua attività, il permanere di un impianto figurativo eminentemente grafico, l’uso di scure marcature di contorno e di linee incisive, caratterizzate da inconfondibile sigle stilistiche (i volti allungati e sguscianti, l’obliquo taglio degli occhi, che rimandano alla cultura bizantina). Pochi colori, poche tonalità a sottolineare il martirio. Il blu acceso dello sfondo fa emergere ancora di più la figura del Cristo. Simboleggia il cielo. Dunque, Egli è già tra noi, nell’aria, nell’immensità del cielo. Ovunque. La mancanza dei chiodi sembra evidenziare questa sospensione. La leggerezza e la semplicità delle forme non vogliono dire distacco ma, anzi, lasciano emergere con più incisività la profondità del messaggio di Cristo.
E’ prevista la pubblicazione del catalogo con il messaggio e la benedizione del Santo Padre Benedetto XVI e una lettera di introduzione di S.Em. il Card. Camillo Ruini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.
Il Comitato Scientifico della mostra è composto dal Presidente Salvatore Italia, Capo Dipartimento per i Beni Archivistici e Librari, Claudio Massimo Strinati, Soprintendente Speciale al Polo Museale Romano, Sergio Rossi, Docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università La Sapienza di Roma, e Vittorio Sgarbi, Alto Commissario per la Villa del Casale di Piazza Armerina.
Nell’universo pittorico e scultoreo di Nocera, da sempre popolato da personaggi fiabeschi, e immagini surreali, come Pulcinella, Pinocchio e per ultimo il Gatto con gli Stivali oppure le Lune o i Teatrini, tutti dotati di un’intensa carica emozionale, ricorre con regolarità anche l’aspetto del sacro. In questa Crocifissione egli manifesta concretamente il suo impegno e la sua capacità di utilizzare in modo esemplare le forme del visibile e le tecniche diverse per dare sostanza al forte impatto emotivo della morte del Cristo.
Come scrive Paola Di Giammaria nel catalogo, si tratta di “una tecnica di oreficeria medievale praticata in Francia, […] che consiste nel creare attraverso incisione o acquaforte delle cavità nel metallo, di regola rame, ottone in tal caso, che vengono poi riempite con lo smalto in polvere o umidificato. La fase finale consiste nella cottura e nella doratura della lastra. Champlevé, infatti, significa letteralmente “campo levato”, così detto perché ottenuto dall’asportazione di una parte del metallo della lastra. Le lastre, separate tra loro da brevissimi intervalli, sono poi fissate su legno di rovere.”
La Crocifissione bene si inserisce all’interno della Chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani, che nel corso dei secoli ha subito numerosi restauri e interventi conservativi; tra cui va ricordato l’ultimo e decisivo per la sua apertura al culto, promosso negli anni ’80 con determinazione dall’attuale rettore, che con quest’opera ha voluto lasciare una testimonianza del Terzo Millennio all’interno del tempio. Le formelle preziose che insieme costituiscono la Crocifissione di Gesù esprimono il dolore della divisione ma contemporaneamente raffigurano il cammino dell’unità tra i cristiani: un corpo spezzato, ma visibilmente unito. L’intento è anche quello di rendere leggibile una realtà che oggi è oggetto di riflessione e di dibattito: le radici cristiane dell’Europa.
L’installazione dell’opera finale diventa motivo anche per un’esposizione nella navata e nell’abside della chiesa che ne spieghi la genesi e il percorso ispiratore dell’artista. Si possono così ammirare i disegni, tutti a matita in bianco e nero, che fanno comprendere al visitatore come si arrivi tecnicamente al lavoro ultimo e compiuto. In dettaglio è raffigurata ogni parte della Crocifissione: braccia, mani, piedi, busto e soprattutto il volto, con gli occhi quasi chiusi e la corona di spine solo accennata sui capelli. Ma si possono scorgere anche altre curiosità. Ad esempio, il particolare dei chiodi, assenti dalla Crocifissione, compare in un disegno a parte. Oppure il Cristo condannato da Pilato su sfondo nero e il Cristo di schiena, sulla quale si scorgono chiari i segni della Flagellazione; entrambi raffigurano diversi momenti della Passione, quasi a voler rappresentare la genesi del Calvario che da lì a poco attende Gesù.
Infine, sono state inserite altre due opere di Nocera: lo smalto riproducente la Madonna, con l’intento di racchiudere simbolicamente l’inizio e la fine terrena di Gesù nella figura di Maria, presente anche sul Golgota nel momento della morte del figlio, e il Cristo Benedicente, degna conclusione di questa mostra attraverso l’atto unificante e pacificatore in terra della benedizione divina.
Il Christus Patiens del titolo fa riferimento all’antica iconografia medievale duecentesca che raffigura il Cristo in croce evidenziandone la sofferenza e il patimento in contrapposizione con la tradizione precedenza del Christus triumphans, cioè trionfante, in cui viene rappresentato dando meno enfasi al dramma della morte.
Lo stile è quello di Nocera. Vi è uno sviluppo formale continuo nell’arco della sua attività, il permanere di un impianto figurativo eminentemente grafico, l’uso di scure marcature di contorno e di linee incisive, caratterizzate da inconfondibile sigle stilistiche (i volti allungati e sguscianti, l’obliquo taglio degli occhi, che rimandano alla cultura bizantina). Pochi colori, poche tonalità a sottolineare il martirio. Il blu acceso dello sfondo fa emergere ancora di più la figura del Cristo. Simboleggia il cielo. Dunque, Egli è già tra noi, nell’aria, nell’immensità del cielo. Ovunque. La mancanza dei chiodi sembra evidenziare questa sospensione. La leggerezza e la semplicità delle forme non vogliono dire distacco ma, anzi, lasciano emergere con più incisività la profondità del messaggio di Cristo.
E’ prevista la pubblicazione del catalogo con il messaggio e la benedizione del Santo Padre Benedetto XVI e una lettera di introduzione di S.Em. il Card. Camillo Ruini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.
Il Comitato Scientifico della mostra è composto dal Presidente Salvatore Italia, Capo Dipartimento per i Beni Archivistici e Librari, Claudio Massimo Strinati, Soprintendente Speciale al Polo Museale Romano, Sergio Rossi, Docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università La Sapienza di Roma, e Vittorio Sgarbi, Alto Commissario per la Villa del Casale di Piazza Armerina.
29
maggio 2005
Antonio Nocera – Christus Patiens
Dal 29 maggio al 26 giugno 2005
arte contemporanea
Location
CHIESA DELLO SPIRITO SANTO DEI NAPOLETANI
Roma, Via Giulia, 34, (Roma)
Roma, Via Giulia, 34, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 17 alle 19. Sabato apertura serale dalle 21 alle 23. Lunedì chiuso
Vernissage
29 Maggio 2005, ore 12
Autore
Curatore