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Goliardo Padova (1909-1979)
30 opere documentano l’intero percorso creativo dell’artista padano, tra i protagonisti dell’arte del Novecento
Comunicato stampa
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Dal 21 maggio al 30 giugno 2005, è in programma alla galleria B&B Arte a Mantova la mostra GOLIARDO PADOVA 1909 – 1979, curata da Gianfranco Bruno, che documenta, attraverso trenta opere, il percorso creativo di una figura rilevante nell’arte del Novecento.
Dopo gli anni Trenta, vissuti come figura di punta del movimento chiarista, Padova si è rinnovato nel confronto dell’arte europea. Il suo è un “naturalismo padano” che riprende le tracce del “naturalismo informale”; i suoi paesaggi sono energia pura risolta in una forte tensione espressiva. Nella terra d’origine l’artista attinge un patrimonio che, a partire dalle umili radici, viene elevato a mito. E proprio nella figura mitica del Grande Fiume, Padova costruisce tutto il suo universo poetico, vissuto in un costante rimando tra fantasia e realtà, che il Po manifesta in quel tratto sinuoso che bagna le province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Padova vive queste esperienze figurative sulla scia della propria storia personale, con le cicatrici di una vicenda sofferta, dai risvolti drammatici della guerra e di tutto quello che è venuto dopo la sua fine: una storia in cui si alternano le dissociazioni e le fughe dalla realtà.
Tutte queste suggestioni lo portano anche a mutare il corso della propria arte, distaccandosi da un discorso legato al Chiarismo, per fare propria una poetica dell’Informale, e in cui l’impasto cromatico si intesse di una tonalità più complessa. È questo il caso de La Lanca, 1959, una delle opere più importanti di Padova, che definisce i confini su cui spendere la propria vita, e dove si individuano in maniera forte, i segni di quella dedizione tonale che faranno da cifra espressiva più caratteristica del suo lavoro.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo (PubliPaolini Editore).
Goliardo Padova nasce a Casalmaggiore (Cremona) nel 1909. Stu-diato all' Istituto d'Arte di Parma (allievo di Guido Marussig). Si diploma all'Accade-mia di Brera, dove apprende, per la decorazione e la grafica, gli inse-gnamenti di Palanti, che gli imprimerà una matrice secondo-futurista, avvertibile però solo nella sua produzione grafica.
Nella pittura, Aldo Carpi gli insegnò a tenersi lontano dal reali-smo e da ogni ten-ta-zione formalistica. Così già nel '31 lo vediamo aderire al Chiarismo ed alle le-zione di Edoardo Persico, con gli amici Del Bon, Lilloni, De Rocchi e Spilim-bergo.
Dal 1934, a 25 anni, è assistente di Marussig a Brera, dove insegna composi-zione decorativa e grafica pubblicitaria alla Scuola Supe-riore per gli Artefici. La cattedra gli verrà confermata fino al 1947. Oltre alla pittura si dedica alla grafica, realizza manifesti e cam-pagne pubblicita-rie (Campari, Fratelli Bran-ca, …).
Verso la fine degli anni '30 abbandona i toni chiari e rende la sua tavolozza più densa avvicinandosi a Corrente. Partecipa alla prima mostra del Gruppo alla Perma-nente (marzo 1939). Sarà poi valido collaboratore dello stesso Ente per di-versi anni. Con lui vi sono giovani appena usciti da Brera, come Cassinari e Morlotti, ma anche i meno giovani come Lucio Fontana, Sassu, Birolli, Manzù, Badodi.e al-tri. Partecipa al "Premio Bergamo" dal 1939 al 1941.
Gli anni '40 si aprono sul fosco scenario della guerra, in cui l'Ita-lia sta per en-trare. Ben presto, però, Goliardo Padova sarà chia-mato alla triste realtà da una serie di sanzioni nei suoi confronti, dovute al suo cognome, di origine ebraica.
L' 8 settembre del '43 è in Francia e i tedeschi lo deportano in Germania, nel campo di concentramento politico di Karlsruhe. Quando, fuggito dal Lager, torna a piedi dalla Germania pesa 37 chili e dentro ha una grande desolazione che si esprime in una pittura tormentata, drammatica. Per gravi motivi di salute deve rifiutare di riprendere l'insegna-mento a Brera. Si ritira a Casalmaggiore chiudendosi in se stesso e non parlando più attraverso la pittura, che abbandona nel '47, limitandosi ad insegnare nella locale scuola media. Il silenzio si protrae fino al 1955, quando riprende a dipingere (inizialmente solo a tempera) anche grazie all'amicizia disinteressata di per-sonalità del mondo della cultura, dell'arte e della poesia, quali in partico-lare Francesco Arcangeli, Attilio Bertolucci, Ro-berto Tassi, Pietro Bianchi, Mina Gregori, Arturo Carlo Quintavalle, Giorgio Cu-sa-telli, Piero Del Giudice, Elda Fezzi, Giuseppe Tonna.
Nel '57 riprende a dipingere anche ad olio. Parallelamente all'attività pittorica prosegue quella espositiva, co-sì ogni anno mostre personali permettono un aggiornamento criti-co nell'itinerario dell'artista: Modena, nel Palazzo dei Musei; a Ferrara; Cremona; Torino; oltre ovviamente Parma hanno ospitato negli anni sessanta rassegne di Goliardo Padova. Nel '68 viene invitato al Museo Civico di Bologna per la Mostra sull' "Arte Contempora-nea in Emilia".
Sue opere si trovano alla Pinacoteca di Parma, al Museo Civico di Cremona, al Centro Studi Archivio della Comunicazione di Parma, al Museo della Permanente di Milano, nella Raccolta Bertarelli al Castello Sforzesco di Milano. E' importante notare come la sua pittura, nata sotto il segno del Chiarismo, lo avvi-cini ora all'Informale, nella linea del grande pre-cursore Claude Monet, facen-done un lontano, autentico erede dei maestri del post-impressionismo.
Nel 1961 si trasferisce a Parma e poco dopo acquista una casa a Tizzano sull'Ap-pennino.
Il suo naturalismo lombardo viene in più occasioni sottolineato da Roberto Tassi (compreso il saggio riportato in questo catalogo). Scompare a Parma nel 1979.
Nel 1989 gli viene dedicata una grande antologica al Palazzo della Pilotta di Parma, curata da Quintavalle e da Vanja Strukelj . Nel 1994 Roberto Tassi e Claudio Zambianchi curano un'antologica al Palazzo della Permanente di Milano.
Altre antologiche sono state allestite nel 1999 a Casalmaggiore, nel 2000 a Casa Sperlari di Cremona, nel 2003 alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza
Dopo gli anni Trenta, vissuti come figura di punta del movimento chiarista, Padova si è rinnovato nel confronto dell’arte europea. Il suo è un “naturalismo padano” che riprende le tracce del “naturalismo informale”; i suoi paesaggi sono energia pura risolta in una forte tensione espressiva. Nella terra d’origine l’artista attinge un patrimonio che, a partire dalle umili radici, viene elevato a mito. E proprio nella figura mitica del Grande Fiume, Padova costruisce tutto il suo universo poetico, vissuto in un costante rimando tra fantasia e realtà, che il Po manifesta in quel tratto sinuoso che bagna le province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Padova vive queste esperienze figurative sulla scia della propria storia personale, con le cicatrici di una vicenda sofferta, dai risvolti drammatici della guerra e di tutto quello che è venuto dopo la sua fine: una storia in cui si alternano le dissociazioni e le fughe dalla realtà.
Tutte queste suggestioni lo portano anche a mutare il corso della propria arte, distaccandosi da un discorso legato al Chiarismo, per fare propria una poetica dell’Informale, e in cui l’impasto cromatico si intesse di una tonalità più complessa. È questo il caso de La Lanca, 1959, una delle opere più importanti di Padova, che definisce i confini su cui spendere la propria vita, e dove si individuano in maniera forte, i segni di quella dedizione tonale che faranno da cifra espressiva più caratteristica del suo lavoro.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo (PubliPaolini Editore).
Goliardo Padova nasce a Casalmaggiore (Cremona) nel 1909. Stu-diato all' Istituto d'Arte di Parma (allievo di Guido Marussig). Si diploma all'Accade-mia di Brera, dove apprende, per la decorazione e la grafica, gli inse-gnamenti di Palanti, che gli imprimerà una matrice secondo-futurista, avvertibile però solo nella sua produzione grafica.
Nella pittura, Aldo Carpi gli insegnò a tenersi lontano dal reali-smo e da ogni ten-ta-zione formalistica. Così già nel '31 lo vediamo aderire al Chiarismo ed alle le-zione di Edoardo Persico, con gli amici Del Bon, Lilloni, De Rocchi e Spilim-bergo.
Dal 1934, a 25 anni, è assistente di Marussig a Brera, dove insegna composi-zione decorativa e grafica pubblicitaria alla Scuola Supe-riore per gli Artefici. La cattedra gli verrà confermata fino al 1947. Oltre alla pittura si dedica alla grafica, realizza manifesti e cam-pagne pubblicita-rie (Campari, Fratelli Bran-ca, …).
Verso la fine degli anni '30 abbandona i toni chiari e rende la sua tavolozza più densa avvicinandosi a Corrente. Partecipa alla prima mostra del Gruppo alla Perma-nente (marzo 1939). Sarà poi valido collaboratore dello stesso Ente per di-versi anni. Con lui vi sono giovani appena usciti da Brera, come Cassinari e Morlotti, ma anche i meno giovani come Lucio Fontana, Sassu, Birolli, Manzù, Badodi.e al-tri. Partecipa al "Premio Bergamo" dal 1939 al 1941.
Gli anni '40 si aprono sul fosco scenario della guerra, in cui l'Ita-lia sta per en-trare. Ben presto, però, Goliardo Padova sarà chia-mato alla triste realtà da una serie di sanzioni nei suoi confronti, dovute al suo cognome, di origine ebraica.
L' 8 settembre del '43 è in Francia e i tedeschi lo deportano in Germania, nel campo di concentramento politico di Karlsruhe. Quando, fuggito dal Lager, torna a piedi dalla Germania pesa 37 chili e dentro ha una grande desolazione che si esprime in una pittura tormentata, drammatica. Per gravi motivi di salute deve rifiutare di riprendere l'insegna-mento a Brera. Si ritira a Casalmaggiore chiudendosi in se stesso e non parlando più attraverso la pittura, che abbandona nel '47, limitandosi ad insegnare nella locale scuola media. Il silenzio si protrae fino al 1955, quando riprende a dipingere (inizialmente solo a tempera) anche grazie all'amicizia disinteressata di per-sonalità del mondo della cultura, dell'arte e della poesia, quali in partico-lare Francesco Arcangeli, Attilio Bertolucci, Ro-berto Tassi, Pietro Bianchi, Mina Gregori, Arturo Carlo Quintavalle, Giorgio Cu-sa-telli, Piero Del Giudice, Elda Fezzi, Giuseppe Tonna.
Nel '57 riprende a dipingere anche ad olio. Parallelamente all'attività pittorica prosegue quella espositiva, co-sì ogni anno mostre personali permettono un aggiornamento criti-co nell'itinerario dell'artista: Modena, nel Palazzo dei Musei; a Ferrara; Cremona; Torino; oltre ovviamente Parma hanno ospitato negli anni sessanta rassegne di Goliardo Padova. Nel '68 viene invitato al Museo Civico di Bologna per la Mostra sull' "Arte Contempora-nea in Emilia".
Sue opere si trovano alla Pinacoteca di Parma, al Museo Civico di Cremona, al Centro Studi Archivio della Comunicazione di Parma, al Museo della Permanente di Milano, nella Raccolta Bertarelli al Castello Sforzesco di Milano. E' importante notare come la sua pittura, nata sotto il segno del Chiarismo, lo avvi-cini ora all'Informale, nella linea del grande pre-cursore Claude Monet, facen-done un lontano, autentico erede dei maestri del post-impressionismo.
Nel 1961 si trasferisce a Parma e poco dopo acquista una casa a Tizzano sull'Ap-pennino.
Il suo naturalismo lombardo viene in più occasioni sottolineato da Roberto Tassi (compreso il saggio riportato in questo catalogo). Scompare a Parma nel 1979.
Nel 1989 gli viene dedicata una grande antologica al Palazzo della Pilotta di Parma, curata da Quintavalle e da Vanja Strukelj . Nel 1994 Roberto Tassi e Claudio Zambianchi curano un'antologica al Palazzo della Permanente di Milano.
Altre antologiche sono state allestite nel 1999 a Casalmaggiore, nel 2000 a Casa Sperlari di Cremona, nel 2003 alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza
21
maggio 2005
Goliardo Padova (1909-1979)
Dal 21 maggio al 30 giugno 2005
arte contemporanea
Location
B&B ARTE
Canneto Sull'oglio, Via Cavour , 29, (Mantova)
Canneto Sull'oglio, Via Cavour , 29, (Mantova)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16–19; domenica su appuntamento
Vernissage
21 Maggio 2005, ore 19
Ufficio stampa
CLP
Autore