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Mimesi.01(II)
Il nesso che unisce i tre artisti pugliesi, così diversi fra loro per tecniche e tematiche, è il comune legame con la terra d’origine: la Puglia
Comunicato stampa
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Lo Spazio Aperto della Gam di Bologna, sostenuto in tutte le sue iniziative dal generoso contributo della Regione Emilia Romagna, ha già da tempo instaurato un importante rapporto di collaborazione con importanti istituzioni italiane e straniere impegnate nella promozione dell’arte contemporanea fra le quali l'Assessorato alla Cultura del Comune di Bari che, nel 2003, ha ospitato la collettiva "Spazio Aperto al disegno". Da questo progetto di scambio nasce ora la mostra nello Spazio Aperto della Gam che presenta al pubblico tre giovani artisti emergenti, già affermati sul territorio nazionale: Francesco Arena, Flavio De Marco e Carlo Michele Schirinzi.
Il nesso che unisce i tre artisti pugliesi, così diversi fra loro per tecniche e tematiche, è il comune legame con la terra d'origine: la Puglia. Luogo di forti contrasti culturali e di una natura rigogliosa, essa è motivo di ispirazione per i tre artisti che condividono una medesima tensione verso il nuovo.
Francesco Arena indaga il quotidiano legato alla realtà di una cittadina che vive di turismo religioso come S. Giovanni Rotondo dove Padre Pio visse e morì. "Strumento", l'opera in mostra, è in tutto simile ad un pianoforte ad eccezione del suono che emette: a sostituire le note è il suono del mistico silenzio della cella del convento di Padre Pio e degli oggetti che lo ricordano. I sette tasti del pianoforte mettono in moto un piccolo martelletto che, battendo sulle sei teche di vetro contenenti la ricostruzione dei mobili della cella di padre Pio, producono suoni differenti.
Flavio De Marco non è interessato alla spiritualità della sua terra, ma alla natura potente e misteriosa del mare, con la sua linea d'orizzonte che si perde verso l'infinito. E' proprio trattenendo quell'immagine per liberarsene subito dopo che De Marco giunge ad una contrazione. Una sintesi che elegge le interfacce grafiche dello schermo del computer a vero e proprio paesaggio naturale. Un "paesaggio schermo" come "Mimesi", l'opera esposta in mostra, che instaura un dialogo serrato fra il muro dipinto e le tele ad esso sovrapposte.
Carlo Michele Schirinzi, realizza video e fotografie nei quali la presenza - onnipresenza dell'artista dà luogo ad un'operazione di negazione - affermazione continua di sè. "Dal Toboso", il video presentato in mostra, ispirato alla parabola donchisciottesca, si confronta con il tema dell'amore. Come Don Chisciotte i protagonisti del video sognano di trovarsi in un poema cavalleresco fatto di principesse e cavalieri, ma l'azione risulta grottesca e caricaturale non solo per il luogo in cui si svolge ma per i suoi personaggi e la loro gestualità.
Il progetto MIMESI nasce subito dopo la mostra omonima, tenutasi alla Galleria Studio G7 di Bologna nel maggio del 2004. MIMESI è una ulteriore fase di riflessione, iniziata nel 1999, sulla spazialità dello schermo come nuova esperienza del paesaggio naturale, attraverso un nuovo orizzonte virtuale, “a distanza ravvicinata”, cresciuto sulle rovine della profondità prospettica. In MIMESI lo spazio espositivo diventa il motore primario della genesi dell’immagine che, articolata tra la tela e il muro, dà origine ad una sorta di trompe-l’oil costruito attraverso la ripetizione nello spazio di una medesima icona. MIMESI è una riflessione sul processo di rappresentazione come relazione tra la copia e il modello nell’era del digitale e come possibilità di indagare la pittura come luogo di questa ulteriore e agonizzante vertigine analogica.
Il termine “drammaturgia” concerne le modalità di fruizione legate convenzionalmente all’arte del teatro, la messa in scena di uno “spettacolo”, bidimensionale in questo caso, visibile soltanto nella durata dell’esposizione. Lo spazio espositivo dunque è il principio del dramma, in quanto genesi dell’immagine dipinta, e, necessariamente, il luogo che ne determina la sua sparizione. In alcuni casi la replica è ammessa proprio a partire dall’immagine amputata, ovvero dalle parti dipinte su tela che mantengono in vita la potenziale unità dell’immagine finita, dello spettacolo, una volta finita l’esposizione. Vengono dunque distinte la fase della produzione e quella della realizzazione. Nella fase di produzione si eseguono determinati sopralluoghi a cui segue un lavoro di relazione tra il curatore, l’artista e lo spazio, fino alla costruzione site specific del progetto. Dal progetto alla costruzione finale dell’immagine, si passa dall’analisi di un’immagine di riferimento su cui si è lavorato prima di avere visione dello spazio, alla sua visualizzazione determinata dalle peculiarità dello spazio espositivo, generando un equilibrio sempre diverso tra la parte dell’immagine dipinta sul muro e quella dipinta sulla tela. Nella fase di realizzazione si procede alla costruzione materiale del lavoro e, sostanzialmente, alla sua messa in opera.
MIMESI.01(II) è il secondo atto dell’anteprima presentata all’Arte Fiera di Bologna nel gennaio 2005. Il lavoro presente alla Galleria d’Arte Moderna è la prosecuzione della figura precedente, come se l’intera figura fosse stata tagliata in due parti per poi essere visualizzata in due spazi differenti. La scelta è stata in parte dettata dalla contiguità delle due sedi espositive e in parte dalla prossimità temporale. Se dunque il primo livello, quello dell’immagine in senso stretto, è il medesimo, il secondo, quello della figura intesa come costruzione formale, è totalmente differente. In MIMESI.01(I), in uno spazio ad angolo, venivano utilizzate tre tele dipinte di diversa dimensione all’interno del wall drawing, mentre in MIMESI.01(II) l’intera figura è stata scomposta in quindici quadrati regolari, di cui nove costituiscono la parte di figura dipinta sulla t ela e le restanti sei il wall drawing
Bibliografia di MIMESI:
2004
“Mimesi.00”, Galleria Studio G7, Bologna
(Testo di Franco “Bifo” Berardi, azione di Pietro Babina il giorno 8/5/2004)
2005
“Mimesi.01(I)”, Arte Fiera Bologna
“Mimesi.01(II), Spazio Aperto-Galleria d’Arte Moderna di Bologna
(a cura di Chiara Pilati, con F. Arena e C. M. Schirinzi)
Prossime date:
In settembre 2005: “Mimesi.02”, Luca Pancrazzi + Care Of, Milano
Il nesso che unisce i tre artisti pugliesi, così diversi fra loro per tecniche e tematiche, è il comune legame con la terra d'origine: la Puglia. Luogo di forti contrasti culturali e di una natura rigogliosa, essa è motivo di ispirazione per i tre artisti che condividono una medesima tensione verso il nuovo.
Francesco Arena indaga il quotidiano legato alla realtà di una cittadina che vive di turismo religioso come S. Giovanni Rotondo dove Padre Pio visse e morì. "Strumento", l'opera in mostra, è in tutto simile ad un pianoforte ad eccezione del suono che emette: a sostituire le note è il suono del mistico silenzio della cella del convento di Padre Pio e degli oggetti che lo ricordano. I sette tasti del pianoforte mettono in moto un piccolo martelletto che, battendo sulle sei teche di vetro contenenti la ricostruzione dei mobili della cella di padre Pio, producono suoni differenti.
Flavio De Marco non è interessato alla spiritualità della sua terra, ma alla natura potente e misteriosa del mare, con la sua linea d'orizzonte che si perde verso l'infinito. E' proprio trattenendo quell'immagine per liberarsene subito dopo che De Marco giunge ad una contrazione. Una sintesi che elegge le interfacce grafiche dello schermo del computer a vero e proprio paesaggio naturale. Un "paesaggio schermo" come "Mimesi", l'opera esposta in mostra, che instaura un dialogo serrato fra il muro dipinto e le tele ad esso sovrapposte.
Carlo Michele Schirinzi, realizza video e fotografie nei quali la presenza - onnipresenza dell'artista dà luogo ad un'operazione di negazione - affermazione continua di sè. "Dal Toboso", il video presentato in mostra, ispirato alla parabola donchisciottesca, si confronta con il tema dell'amore. Come Don Chisciotte i protagonisti del video sognano di trovarsi in un poema cavalleresco fatto di principesse e cavalieri, ma l'azione risulta grottesca e caricaturale non solo per il luogo in cui si svolge ma per i suoi personaggi e la loro gestualità.
Il progetto MIMESI nasce subito dopo la mostra omonima, tenutasi alla Galleria Studio G7 di Bologna nel maggio del 2004. MIMESI è una ulteriore fase di riflessione, iniziata nel 1999, sulla spazialità dello schermo come nuova esperienza del paesaggio naturale, attraverso un nuovo orizzonte virtuale, “a distanza ravvicinata”, cresciuto sulle rovine della profondità prospettica. In MIMESI lo spazio espositivo diventa il motore primario della genesi dell’immagine che, articolata tra la tela e il muro, dà origine ad una sorta di trompe-l’oil costruito attraverso la ripetizione nello spazio di una medesima icona. MIMESI è una riflessione sul processo di rappresentazione come relazione tra la copia e il modello nell’era del digitale e come possibilità di indagare la pittura come luogo di questa ulteriore e agonizzante vertigine analogica.
Il termine “drammaturgia” concerne le modalità di fruizione legate convenzionalmente all’arte del teatro, la messa in scena di uno “spettacolo”, bidimensionale in questo caso, visibile soltanto nella durata dell’esposizione. Lo spazio espositivo dunque è il principio del dramma, in quanto genesi dell’immagine dipinta, e, necessariamente, il luogo che ne determina la sua sparizione. In alcuni casi la replica è ammessa proprio a partire dall’immagine amputata, ovvero dalle parti dipinte su tela che mantengono in vita la potenziale unità dell’immagine finita, dello spettacolo, una volta finita l’esposizione. Vengono dunque distinte la fase della produzione e quella della realizzazione. Nella fase di produzione si eseguono determinati sopralluoghi a cui segue un lavoro di relazione tra il curatore, l’artista e lo spazio, fino alla costruzione site specific del progetto. Dal progetto alla costruzione finale dell’immagine, si passa dall’analisi di un’immagine di riferimento su cui si è lavorato prima di avere visione dello spazio, alla sua visualizzazione determinata dalle peculiarità dello spazio espositivo, generando un equilibrio sempre diverso tra la parte dell’immagine dipinta sul muro e quella dipinta sulla tela. Nella fase di realizzazione si procede alla costruzione materiale del lavoro e, sostanzialmente, alla sua messa in opera.
MIMESI.01(II) è il secondo atto dell’anteprima presentata all’Arte Fiera di Bologna nel gennaio 2005. Il lavoro presente alla Galleria d’Arte Moderna è la prosecuzione della figura precedente, come se l’intera figura fosse stata tagliata in due parti per poi essere visualizzata in due spazi differenti. La scelta è stata in parte dettata dalla contiguità delle due sedi espositive e in parte dalla prossimità temporale. Se dunque il primo livello, quello dell’immagine in senso stretto, è il medesimo, il secondo, quello della figura intesa come costruzione formale, è totalmente differente. In MIMESI.01(I), in uno spazio ad angolo, venivano utilizzate tre tele dipinte di diversa dimensione all’interno del wall drawing, mentre in MIMESI.01(II) l’intera figura è stata scomposta in quindici quadrati regolari, di cui nove costituiscono la parte di figura dipinta sulla t ela e le restanti sei il wall drawing
Bibliografia di MIMESI:
2004
“Mimesi.00”, Galleria Studio G7, Bologna
(Testo di Franco “Bifo” Berardi, azione di Pietro Babina il giorno 8/5/2004)
2005
“Mimesi.01(I)”, Arte Fiera Bologna
“Mimesi.01(II), Spazio Aperto-Galleria d’Arte Moderna di Bologna
(a cura di Chiara Pilati, con F. Arena e C. M. Schirinzi)
Prossime date:
In settembre 2005: “Mimesi.02”, Luca Pancrazzi + Care Of, Milano
31
maggio 2005
Mimesi.01(II)
Dal 31 maggio al 17 luglio 2005
arte contemporanea
Location
SALA MAGGIORE EX GAM
Bologna, Piazza Della Costituzione, 3, (Bologna)
Bologna, Piazza Della Costituzione, 3, (Bologna)
Biglietti
intero 4 euro; ridotto 2 euro
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 10–18
Vernissage
31 Maggio 2005, ore 18.30
Editore
PENDRAGON
Autore
Curatore