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Giuliano Vangi – Sculture e disegni
A Palazzo della Ragione le opere dello scultore italiano che pone l’Uomo al centro della propria ricerca artistica
Comunicato stampa
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Padova ospita dal 21 maggio al 24 luglio 2005, nel Salone del Palazzo della Ragione, una grande personale di Giuliano Vangi.
La mostra di Padova è voluta dall'Amministrazione comunale e realizzata dall'Assessorato alle Politiche Culturali in collaborazione con lo Studio Copernico di Milano; il progetto di allestimento è dello Studio Barato, eseguito da "L'artigiana" . Il catalogo, edito dalla Bandecchi e Vivaldi di Pontedera, contiene saggi introduttivi di Sergeij Androssov e Giorgio Segato.
Per Vangi questo è un ritorno: già nel 1997,aveva approntato il presbiterio con ambone, cattedra vescovile e un crocifisso alto tre metri per il Duomo cittadino.
In questa ampia esposizione l'artista toscano presenta le sue ultime realizzazioni, connotate da uno struggente senso della contemporaneità, capaci di narrare nel bronzo e nel marmo i disagi e le violenze dei nostri tempi, dalle guerre al senso di solitudine che assedia l'animo umano.
La poetica di Vangi, sviluppata attraverso opere dal potente impatto figurativo, aderisce con forza ai tempi del nostro vissuto contemporaneo; la sua arte è denotata da un potente impulso a rinnovarsi, tramite una ricerca principalmente basata sulla scelta dei materiali e dalle linee di deformazione che a volte scarnificano o ricompattano o feriscono la "carne" di opere sempre elegantemente costruite e con fisionomie riconoscibili come cifra stilistica propria di Vangi.
In quella che è la più estesa sala pensile affrescata al mondo, Vangi presenta quindici sculture e una trentina di disegni: studi preparatori che documentano alcune fasi creative delle opere. Tra le sculture selezionate, tese a illustrare il percorso artistico e umano compiuto negli anni da Vangi oltre che essere un importante paradigma per la lettura dello sviluppo dell'arte italiana del secondo Novecento, è da rilevare la suggestiva presenza della "Donna che ride", opera in alluminio policromo del 1968. Si passa poi alle opere degli anni '70 (come "Iacopo" esposto nel 1980 a Firenze al Giardino delle Oblate e nel 1995 alla fondamentale mostra fiorentina di Forte Belvedere), fino a giungere al gruppo di sculture composto nel 2003/2004, realistica presa di posizione - umana e filosofica - contro la belluina violenza e l'oppressione dell'uomo da parte dell'uomo.
"C'era una volta", opera inedita e mai presentata al pubblico eseguita nel 2005, vuol rappresentare la sintesi-denuncia contro un mondo sempre più culturalmente approssimativo, malvagiamente aggressivo e con poca speranza di resurrezione. La scultura policroma è realizzata in fibra di carbonio e altre speciali leghe, con l'innesto di inserti estremamente realistici, come protesi oculari e dentali.
Nato a Barberino di Mugello - Firenze - nel 1931, dopo l'Istituto d'Arte fiorentino, allievo di Bruno Innocenti, e una parentesi d'insegnamento a Pesaro, Giuliano Vangi si trasferisce dal 1959 al '62 in Brasile. Al rientro in Italia, si verifica per lo scultore un ritorno al figurativo con la realizzazione di opere altamente evocative: le espressioni dei suoi volti sono tante finestre simboliche, spalancate sui sentimenti di un'umanità in continua ricerca del proprio "io".
Nella seconda metà degli anni '60, la svolta: Carlo Ludovico Ragghianti organizza la grande mostra di Firenze alla Strozzina. Memorabili le successive mostre alla Permanente di Milano del 1977 e alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, nel 1989/90, una magnifica antologica ritenuta da Roberto Tassi come "la più bella vista in Italia negli ultimi trent'anni" (la Repubblica del 17 gennaio 1990). L'anno successivo, le opere di Vangi - un ciclo di bronzi, marmi e legni policromi per la maggior parte inediti - vengono accolte nei suggestivi spazi di Castel Sant'Elmo a Napoli. Altro fondamentale omaggio gli viene tributato nel 1995 con l'imponente esposizione al Forte di Belvedere, da dove gli sguardi delle sculture campeggiano sul panorama fiorentino. Del 2001 è la personale all'Ermitage di San Pietroburgo.
Vangi ha inoltre collocato nel centro storico di Siena, prima volta per un artista contemporaneo dopo quattro secoli, la lupa simbolo della città; nel 1997 appronta, per la Cattedrale di Padova, il presbiterio con ambone, cattedra vescovile e un crocifisso alto tre metri. L'anno dopo esegue per la nuova sede della Banca d'Italia alla periferia di Roma la "Donna con albero", un granito di oltre cinque metri, mentre del 1999 è "Varcare la soglia", gruppo scultoreo in marmi policromi per l'ingresso dei Musei Vaticani.
Realizza all'inizio del secondo millennio l'altare con relativo ambone per il Duomo di Pisa e l'ambone per la Chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, progettata da Renzo Piano: si tratta di un complesso in pietra garganica con undici personaggi a grandezza naturale che illustrano l'episodio evangelico della visita di Maria di Magdala al sepolcro di Cristo.
A Mishima, non distante da Tokyo, sopra una collina a contatto visivo col Monte Fuji, sorge il Museo Vangi inaugurato nella primavera del 2002 - è la prima volta che il Giappone intitola una struttura espositiva permanente a un artista occidentale. L'edificio ultramoderno presenta una superficie complessiva di 30.000 metri quadrati, di cui 2.000 coperti; il vasto parco collinare contiene alcune tra le maggiori installazioni dello scultore toscano, la cui opera è attentamente seguita nel Paese del Sol Levante. Ha inoltre realizzato un "Giobbe nel deserto" su lastra di marmo per una Cappella in Versilia progettata da Mario Botta, mentre per la Chiesa di Seriate (sempre su progetto di Botta) ha composto l'abside dalla quale campeggia un Cristo di tre metri e mezzo, con la parte inferiore in positivo e la parte superiore scavata in negativo - indice di evanescenza e di resurrezione -, circondato dalle Pie Donne e, sullo sfondo, il paesaggio bergamasco con il profilo esterno della Chiesa.
Nel 2004, la mostra milanese "Grande racconto" alla Rotonda della Besana e nel Chiostro di S. Agostino a Pietrasanta.
A Vangi sono stati assegnati tra gli altri il Premio dei Lincei e quello del Presidente della Repubblica, il Michelangelo, il Praemium Imperiale nipponico e, di recente, il premio per la scultura "Libero Andreotti". Due suoi lavori si trovano nella Biblioteca e nella Sala Garibaldi di Palazzo Madama, sede del Senato; tre grandi opere sono state collocate all'interno di un parco privato a Seul, in Corea.
La mostra di Padova è voluta dall'Amministrazione comunale e realizzata dall'Assessorato alle Politiche Culturali in collaborazione con lo Studio Copernico di Milano; il progetto di allestimento è dello Studio Barato, eseguito da "L'artigiana" . Il catalogo, edito dalla Bandecchi e Vivaldi di Pontedera, contiene saggi introduttivi di Sergeij Androssov e Giorgio Segato.
Per Vangi questo è un ritorno: già nel 1997,aveva approntato il presbiterio con ambone, cattedra vescovile e un crocifisso alto tre metri per il Duomo cittadino.
In questa ampia esposizione l'artista toscano presenta le sue ultime realizzazioni, connotate da uno struggente senso della contemporaneità, capaci di narrare nel bronzo e nel marmo i disagi e le violenze dei nostri tempi, dalle guerre al senso di solitudine che assedia l'animo umano.
La poetica di Vangi, sviluppata attraverso opere dal potente impatto figurativo, aderisce con forza ai tempi del nostro vissuto contemporaneo; la sua arte è denotata da un potente impulso a rinnovarsi, tramite una ricerca principalmente basata sulla scelta dei materiali e dalle linee di deformazione che a volte scarnificano o ricompattano o feriscono la "carne" di opere sempre elegantemente costruite e con fisionomie riconoscibili come cifra stilistica propria di Vangi.
In quella che è la più estesa sala pensile affrescata al mondo, Vangi presenta quindici sculture e una trentina di disegni: studi preparatori che documentano alcune fasi creative delle opere. Tra le sculture selezionate, tese a illustrare il percorso artistico e umano compiuto negli anni da Vangi oltre che essere un importante paradigma per la lettura dello sviluppo dell'arte italiana del secondo Novecento, è da rilevare la suggestiva presenza della "Donna che ride", opera in alluminio policromo del 1968. Si passa poi alle opere degli anni '70 (come "Iacopo" esposto nel 1980 a Firenze al Giardino delle Oblate e nel 1995 alla fondamentale mostra fiorentina di Forte Belvedere), fino a giungere al gruppo di sculture composto nel 2003/2004, realistica presa di posizione - umana e filosofica - contro la belluina violenza e l'oppressione dell'uomo da parte dell'uomo.
"C'era una volta", opera inedita e mai presentata al pubblico eseguita nel 2005, vuol rappresentare la sintesi-denuncia contro un mondo sempre più culturalmente approssimativo, malvagiamente aggressivo e con poca speranza di resurrezione. La scultura policroma è realizzata in fibra di carbonio e altre speciali leghe, con l'innesto di inserti estremamente realistici, come protesi oculari e dentali.
Nato a Barberino di Mugello - Firenze - nel 1931, dopo l'Istituto d'Arte fiorentino, allievo di Bruno Innocenti, e una parentesi d'insegnamento a Pesaro, Giuliano Vangi si trasferisce dal 1959 al '62 in Brasile. Al rientro in Italia, si verifica per lo scultore un ritorno al figurativo con la realizzazione di opere altamente evocative: le espressioni dei suoi volti sono tante finestre simboliche, spalancate sui sentimenti di un'umanità in continua ricerca del proprio "io".
Nella seconda metà degli anni '60, la svolta: Carlo Ludovico Ragghianti organizza la grande mostra di Firenze alla Strozzina. Memorabili le successive mostre alla Permanente di Milano del 1977 e alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, nel 1989/90, una magnifica antologica ritenuta da Roberto Tassi come "la più bella vista in Italia negli ultimi trent'anni" (la Repubblica del 17 gennaio 1990). L'anno successivo, le opere di Vangi - un ciclo di bronzi, marmi e legni policromi per la maggior parte inediti - vengono accolte nei suggestivi spazi di Castel Sant'Elmo a Napoli. Altro fondamentale omaggio gli viene tributato nel 1995 con l'imponente esposizione al Forte di Belvedere, da dove gli sguardi delle sculture campeggiano sul panorama fiorentino. Del 2001 è la personale all'Ermitage di San Pietroburgo.
Vangi ha inoltre collocato nel centro storico di Siena, prima volta per un artista contemporaneo dopo quattro secoli, la lupa simbolo della città; nel 1997 appronta, per la Cattedrale di Padova, il presbiterio con ambone, cattedra vescovile e un crocifisso alto tre metri. L'anno dopo esegue per la nuova sede della Banca d'Italia alla periferia di Roma la "Donna con albero", un granito di oltre cinque metri, mentre del 1999 è "Varcare la soglia", gruppo scultoreo in marmi policromi per l'ingresso dei Musei Vaticani.
Realizza all'inizio del secondo millennio l'altare con relativo ambone per il Duomo di Pisa e l'ambone per la Chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, progettata da Renzo Piano: si tratta di un complesso in pietra garganica con undici personaggi a grandezza naturale che illustrano l'episodio evangelico della visita di Maria di Magdala al sepolcro di Cristo.
A Mishima, non distante da Tokyo, sopra una collina a contatto visivo col Monte Fuji, sorge il Museo Vangi inaugurato nella primavera del 2002 - è la prima volta che il Giappone intitola una struttura espositiva permanente a un artista occidentale. L'edificio ultramoderno presenta una superficie complessiva di 30.000 metri quadrati, di cui 2.000 coperti; il vasto parco collinare contiene alcune tra le maggiori installazioni dello scultore toscano, la cui opera è attentamente seguita nel Paese del Sol Levante. Ha inoltre realizzato un "Giobbe nel deserto" su lastra di marmo per una Cappella in Versilia progettata da Mario Botta, mentre per la Chiesa di Seriate (sempre su progetto di Botta) ha composto l'abside dalla quale campeggia un Cristo di tre metri e mezzo, con la parte inferiore in positivo e la parte superiore scavata in negativo - indice di evanescenza e di resurrezione -, circondato dalle Pie Donne e, sullo sfondo, il paesaggio bergamasco con il profilo esterno della Chiesa.
Nel 2004, la mostra milanese "Grande racconto" alla Rotonda della Besana e nel Chiostro di S. Agostino a Pietrasanta.
A Vangi sono stati assegnati tra gli altri il Premio dei Lincei e quello del Presidente della Repubblica, il Michelangelo, il Praemium Imperiale nipponico e, di recente, il premio per la scultura "Libero Andreotti". Due suoi lavori si trovano nella Biblioteca e nella Sala Garibaldi di Palazzo Madama, sede del Senato; tre grandi opere sono state collocate all'interno di un parco privato a Seul, in Corea.
21
maggio 2005
Giuliano Vangi – Sculture e disegni
Dal 21 maggio al 24 luglio 2005
arte contemporanea
Location
PALAZZO DELLA RAGIONE
Padova, Piazza Delle Erbe, (Padova)
Padova, Piazza Delle Erbe, (Padova)
Biglietti
euro 8,00; ridotti euro 5,00
Orario di apertura
9.00 – 19.00, lunedì chiuso
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore
Curatore