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Renato Mambor – Progetto per un’Antologica III: Spettatore – Osservatore
La mostra rappresenta la terza tappa di una rilettura del lavoro di Renato Mambor che la Galleria Mascherino ha iniziato nel 2002 e che si è sviluppata nell’arco di tre anni
Comunicato stampa
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La mostra rappresenta la terza tappa di una rilettura del lavoro di Renato Mambor che la Galleria Mascherino ha iniziato nel 2002 e che si è sviluppata nell’arco di tre anni di volta in volta approfondendo un aspetto peculiare della sua ricerca. In questo nuovo appuntamento, che sarà seguito da una quarta mostra, si intende focalizzare l’attenzione sul tema del rapporto tra Spettatore e Osservatore, motivo ricorrente nel lavoro di Mambor.
Il ciclo dell’Osservatore traduce in termini pittorici l’omonimo spettacolo teatrale del 1983 rappresentato per la prima volta al Metateatro di Roma e poi, con il Gruppo Trousse, nel 1993 al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Con questa serie -presentata nel 1991 alla Fondazione Mudima di Milano e nell’importante mostra Gli Osservatori e le Coltivazioni al Palazzo delle Esposizioni nel 1993- Mambor prosegue nel suo sistema di evidenziamento linguistico per analizzare le specificità del fare e del vedere, del creare e del contemplare, lasciando allo spettatore la possibilità di fare la propria esperienza e suggerendo la funzionalità dell’arte come "pulizia dello sguardo". L’Osservatore raffigura un’immagine bidimensionale di un uomo di spalle o leggermente di traverso, decentrato rispetto allo spazio pittorico dello sfondo, con uno scorcio prospettico che sembra portarlo fuori dal campo pittorico. La figura è quasi una sagoma, essenzializzata, acromatica, spersonalizzata: un ricalco. Se assume prevalentemente le fattezze dello stesso artista non ha il significato del ritratto perché è antiespressiva. A Mambor, infatti, non interessa la persona ma ciò che la persona fa, l'atto del guardare, di cui L’Osservatore è, appunto, una rappresentazione: "se colui che guarda il quadro si protende nella figura de L'Osservatore lo spazio che esiste tra figura e sfondo produrrà silenzio, capacità di fare esperienza. Colui che guarda non è più spettatore, ma scopre in sè ciò che l'artista scopre nella sua opera. Da spettatore si trasforma in osservatore" ed è "quando lo spettatore diventa testimone che entra in scena l'arte".
Mambor ribadisce questo concetto con Il Riflettore e con le serie successive, dove l’esperienza visiva e cognitiva viene riformalizzata in termini fortemente pittorici, espandendosi verso nuovi postulati. Con Uomo Geografico, Decreatore, Testimone oculare, Viaggiatore, egli registra infatti un cambiamento del modo di guardare il mondo, d’intendere la vita e manifestare se stessi, cercando di coniugare -come fecero le primissime avanguardie del secolo- l’intenzionalità estetica a un principio etico e a una ricerca di "verità".
La mostra è corredata da un catalogo, curato da Barbara Martusciello, che riassume la ricerca di Renato Mambor così come è stata affrontata e approfondita nelle diverse tappe di Progetto per un’Antologica.
Il ciclo dell’Osservatore traduce in termini pittorici l’omonimo spettacolo teatrale del 1983 rappresentato per la prima volta al Metateatro di Roma e poi, con il Gruppo Trousse, nel 1993 al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Con questa serie -presentata nel 1991 alla Fondazione Mudima di Milano e nell’importante mostra Gli Osservatori e le Coltivazioni al Palazzo delle Esposizioni nel 1993- Mambor prosegue nel suo sistema di evidenziamento linguistico per analizzare le specificità del fare e del vedere, del creare e del contemplare, lasciando allo spettatore la possibilità di fare la propria esperienza e suggerendo la funzionalità dell’arte come "pulizia dello sguardo". L’Osservatore raffigura un’immagine bidimensionale di un uomo di spalle o leggermente di traverso, decentrato rispetto allo spazio pittorico dello sfondo, con uno scorcio prospettico che sembra portarlo fuori dal campo pittorico. La figura è quasi una sagoma, essenzializzata, acromatica, spersonalizzata: un ricalco. Se assume prevalentemente le fattezze dello stesso artista non ha il significato del ritratto perché è antiespressiva. A Mambor, infatti, non interessa la persona ma ciò che la persona fa, l'atto del guardare, di cui L’Osservatore è, appunto, una rappresentazione: "se colui che guarda il quadro si protende nella figura de L'Osservatore lo spazio che esiste tra figura e sfondo produrrà silenzio, capacità di fare esperienza. Colui che guarda non è più spettatore, ma scopre in sè ciò che l'artista scopre nella sua opera. Da spettatore si trasforma in osservatore" ed è "quando lo spettatore diventa testimone che entra in scena l'arte".
Mambor ribadisce questo concetto con Il Riflettore e con le serie successive, dove l’esperienza visiva e cognitiva viene riformalizzata in termini fortemente pittorici, espandendosi verso nuovi postulati. Con Uomo Geografico, Decreatore, Testimone oculare, Viaggiatore, egli registra infatti un cambiamento del modo di guardare il mondo, d’intendere la vita e manifestare se stessi, cercando di coniugare -come fecero le primissime avanguardie del secolo- l’intenzionalità estetica a un principio etico e a una ricerca di "verità".
La mostra è corredata da un catalogo, curato da Barbara Martusciello, che riassume la ricerca di Renato Mambor così come è stata affrontata e approfondita nelle diverse tappe di Progetto per un’Antologica.
30
aprile 2005
Renato Mambor – Progetto per un’Antologica III: Spettatore – Osservatore
Dal 30 aprile al 25 giugno 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA MASCHERINO
Roma, Via Del Mascherino, 24, (Roma)
Roma, Via Del Mascherino, 24, (Roma)
Orario di apertura
dalle 16,30 alle 19,30 (escluso lunedì e festivi)
Vernissage
30 Aprile 2005, ore 18,30. Durante l’inaugurazione l’artista agirà il quadro scenico Cucire il Vuoto, appositamente realizzato per la mostra
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