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Ken Damy – Messa a nudo
I discorsi sul corpo che Ken Damy svolge nella sua messa a nudo involvono esperienza quotidiana e feticcio culturale
Comunicato stampa
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Catalogo con testo a cura di Giuliana Scimè
Prefazione di Francesca Alfano Miglietti
I discorsi sul corpo che Ken Damy svolge nella sua messa a nudo involvono esperienza quotidiana e feticcio culturale. Anzi, il confronto è proprio con le regole auree d’un classicismo che proclamava la bellezza umana assoluta ed eterna. Ma il gioco è ancor più ambiguamente concettuale nell’incrocio di sguardi: dalla vita son presi modelli, professionisti della simulazione, dell’offerta del corpo; anche dell’arte son prese copie, sicché tutto sembra fondersi in un’unica tipologia di modelli. Ken Damy gioca su questa ricerca di stile, per stilizzazione di luce, ma insieme da ai corpi tutta la loro evidenza naturalistica, tutta la loro plastica corporeità e ginnica modernità. Il fondale, con l’aiuto di panneggiature è morbido, "fondo", avvolgente: è la scoperta teatralità, l’allusione a tutta una tradizione di pittorialismo fotografico.
Nella cultura contemporanea il corpo è sempre più manipolato, mutante e artificializzato: il lavoro di Ken Damy trasmette il peso di questa minaccia, proprio mentre interroga la teatralità della pura forma, il corpo idealizzato come pezzo di scultura o come scrittura di pura luce.
Ecco che Ken Damy mentre sonda fino all’estremo la corporeità (morbidità e durezza, sensualità e frigidità, ordine e voluttà), plasma la luce non tanto per evidenziare le forme, quanto per dare plasticità all’interrogativo sulla visione. L’obiettivo di Ken Damy incide sulla pelle dei modelli, e siccome ogni cosa si specchia nell’altra, quei modelli saranno per sempre ritagliati in quell’attimo di identità assolutamente concreta e definita, eppur così ambigua, così statuaria, così identificata dai segni della leggenda, del mito.
Non c’è un’età giovane e pura, una nudità assoluta del corpo, prima della corruzione, se non nell’allegoria. Ken Damy infine recupera il volto, recupera il racconto: gli interessa quel momento in cui un essere umano ha paura a esporsi a un giudizio fissato per sempre, nel tempo.
Prefazione di Francesca Alfano Miglietti
I discorsi sul corpo che Ken Damy svolge nella sua messa a nudo involvono esperienza quotidiana e feticcio culturale. Anzi, il confronto è proprio con le regole auree d’un classicismo che proclamava la bellezza umana assoluta ed eterna. Ma il gioco è ancor più ambiguamente concettuale nell’incrocio di sguardi: dalla vita son presi modelli, professionisti della simulazione, dell’offerta del corpo; anche dell’arte son prese copie, sicché tutto sembra fondersi in un’unica tipologia di modelli. Ken Damy gioca su questa ricerca di stile, per stilizzazione di luce, ma insieme da ai corpi tutta la loro evidenza naturalistica, tutta la loro plastica corporeità e ginnica modernità. Il fondale, con l’aiuto di panneggiature è morbido, "fondo", avvolgente: è la scoperta teatralità, l’allusione a tutta una tradizione di pittorialismo fotografico.
Nella cultura contemporanea il corpo è sempre più manipolato, mutante e artificializzato: il lavoro di Ken Damy trasmette il peso di questa minaccia, proprio mentre interroga la teatralità della pura forma, il corpo idealizzato come pezzo di scultura o come scrittura di pura luce.
Ecco che Ken Damy mentre sonda fino all’estremo la corporeità (morbidità e durezza, sensualità e frigidità, ordine e voluttà), plasma la luce non tanto per evidenziare le forme, quanto per dare plasticità all’interrogativo sulla visione. L’obiettivo di Ken Damy incide sulla pelle dei modelli, e siccome ogni cosa si specchia nell’altra, quei modelli saranno per sempre ritagliati in quell’attimo di identità assolutamente concreta e definita, eppur così ambigua, così statuaria, così identificata dai segni della leggenda, del mito.
Non c’è un’età giovane e pura, una nudità assoluta del corpo, prima della corruzione, se non nell’allegoria. Ken Damy infine recupera il volto, recupera il racconto: gli interessa quel momento in cui un essere umano ha paura a esporsi a un giudizio fissato per sempre, nel tempo.
09
aprile 2005
Ken Damy – Messa a nudo
Dal 09 aprile al 21 maggio 2005
fotografia
Location
GALLERIA MYCOLLECTION
Verona, Via Sottoriva, 12, (Verona)
Verona, Via Sottoriva, 12, (Verona)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-13 e 16-20
Vernissage
9 Aprile 2005, ore 18,30
Autore