Il rapporto con il corpo introduce in un percorso caro all’arte che si confronta da sempre con il mistero della figura. Le geometrie, in cui il corpo femminile si inserisce, nascono dal rapporto che Piergiovanni instaura con lo spazio. Con un procedimento rituale l’artista esplora e riprende l’ambiente vuoto che dovrà accogliere la figura scelta e la sua espressività. Il vuoto della sala ha la referenzialità nella solitudine del tavolino. Il senso di oggetto solitario nello spazio è rafforzato dal punto in cui realtà e rappresentazione ( riflessa nell’ombra) si toccano. L’immagine specchiata ingrandisce le dimensioni reali dell’oggetto, ne diviene il prolungamento, il languore, la melanconia. L’artista taglia l’immagine creando un limite mentale di isolamento che si sovrappone su porzioni di fisicità.