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Dal progetto all’Opera
Il progetto come operazione dialettica dà talora, meglio che non il singolo oggetto artistico, il valore dell’intervento linguistico personale dei singoli artisti
Comunicato stampa
Segnala l'evento
"Il titolo di questa mostra, e le sue intenzioni, partono da una domanda
di
qualche attualità: la quale vuole oggi, in nome dell'utopia, del disimpegno
o del comportamento. che progetto non ce ne sia., che ogni regola o
deduzione formale con cui leggere e considerare gli avvenimenti, vada
stralciata dal discorso sulle arti.". Questo testo è l'inizio
dell'introduzione di Paolo Fossati al catalogo di una mostra omonima tenuta
presso il Museo di Castelvecchio a Verona nel lontano 1974. Lasciando da
parte ogni spirito polemico e di paradosso rispetto all'attualità, ci
è
parso comunque interessante accostare in una mostra i lavori di alcuni
artisti in cui la sottolineatura del momento progettuale ha anche il
significato di mettere a fuoco l'importanza di quella operazione di pensiero
nella quale l'opera stessa è integralmente contenuta .
In alcuni casi qui esposti infatti, come nei dettagliati progetti per i
cromocinetismi di Fogliati, 1968/70, del Bivalve di Gino Gorza, anch'esso
del 1969 oppure la Suddivisione di superficie secondo un programma di Piero
Rambaudi, 1967, il progetto come operazione dialettica dà talora, meglio
che non il singolo oggetto artistico, il valore dell'intervento linguistico
personale dei singoli artisti.
Proprio il rapporto tra progetto e progetto e le variazioni di campo e
di
funzione delle singole esperienze, stabiliscono un tessuto omogeneo, creano
un clima culturale in reciproca tensione e dialogo. Studio, progetto e
opera, dunque operazione e spazio. Che troviamo nel grande lavoro di
Tancredi eseguito alla fine degli anni cinquanta che si specchia nel
disegno a matita che ne contiene tutta la disperante poesia, nel grande
Paesaggio del 41 di Marco Gastini dove sul rigido supporto di un pallet
s'abbarbicano galleggiando e respirando lievi le lose e le ciarlate, il
carbone ed il colore perlaceo che con uguale poesia l'artista aveva in
precedenza posato su di un doppio foglio di preziosa carta da acquarello;
stessa preziosa carta su cui il Griffa della "riflessione sulla pittura"
posa il pennello intriso nei suoi colori acquosi in un segno che poi
ripeterà sulla scura tela di juta.
Tutta la poetica della prima idea e dell'abbozzo, unite ad una fase di
progettazione finalizzata ad una conseguente realizzazione pratica nello
spazio, è invece documentata in mostra dai lavori degli scultori: Giuseppe
Uncini con un progetto ed un lavoro in cemento e ferro del 1990, Eduard
Habicher, con il progetto di una installazione realizzata nel 1987 in
acciaio, marmo e disegno su carta, Paolo Icaro con una slanciata Genesis
del
1989 in acciaio e gesso. Ancora due progetti a carbone e polvere lavica
di
Giuseppe Spagnulo che accompagnano una scultura in ferro tagliato e scavato
e a conclusione un lavoro storico di rilevanza museale, Parafulmine,
attirafulmine, neutro, 1965, di Eliseo Mattiacci, in cui i grovigli di
filo
spinato formano delle matasse, delle nebulose, delle cosmogonie fortemente
presenti nei successivi lavori dell'artista.
di
qualche attualità: la quale vuole oggi, in nome dell'utopia, del disimpegno
o del comportamento. che progetto non ce ne sia., che ogni regola o
deduzione formale con cui leggere e considerare gli avvenimenti, vada
stralciata dal discorso sulle arti.". Questo testo è l'inizio
dell'introduzione di Paolo Fossati al catalogo di una mostra omonima tenuta
presso il Museo di Castelvecchio a Verona nel lontano 1974. Lasciando da
parte ogni spirito polemico e di paradosso rispetto all'attualità, ci
è
parso comunque interessante accostare in una mostra i lavori di alcuni
artisti in cui la sottolineatura del momento progettuale ha anche il
significato di mettere a fuoco l'importanza di quella operazione di pensiero
nella quale l'opera stessa è integralmente contenuta .
In alcuni casi qui esposti infatti, come nei dettagliati progetti per i
cromocinetismi di Fogliati, 1968/70, del Bivalve di Gino Gorza, anch'esso
del 1969 oppure la Suddivisione di superficie secondo un programma di Piero
Rambaudi, 1967, il progetto come operazione dialettica dà talora, meglio
che non il singolo oggetto artistico, il valore dell'intervento linguistico
personale dei singoli artisti.
Proprio il rapporto tra progetto e progetto e le variazioni di campo e
di
funzione delle singole esperienze, stabiliscono un tessuto omogeneo, creano
un clima culturale in reciproca tensione e dialogo. Studio, progetto e
opera, dunque operazione e spazio. Che troviamo nel grande lavoro di
Tancredi eseguito alla fine degli anni cinquanta che si specchia nel
disegno a matita che ne contiene tutta la disperante poesia, nel grande
Paesaggio del 41 di Marco Gastini dove sul rigido supporto di un pallet
s'abbarbicano galleggiando e respirando lievi le lose e le ciarlate, il
carbone ed il colore perlaceo che con uguale poesia l'artista aveva in
precedenza posato su di un doppio foglio di preziosa carta da acquarello;
stessa preziosa carta su cui il Griffa della "riflessione sulla pittura"
posa il pennello intriso nei suoi colori acquosi in un segno che poi
ripeterà sulla scura tela di juta.
Tutta la poetica della prima idea e dell'abbozzo, unite ad una fase di
progettazione finalizzata ad una conseguente realizzazione pratica nello
spazio, è invece documentata in mostra dai lavori degli scultori: Giuseppe
Uncini con un progetto ed un lavoro in cemento e ferro del 1990, Eduard
Habicher, con il progetto di una installazione realizzata nel 1987 in
acciaio, marmo e disegno su carta, Paolo Icaro con una slanciata Genesis
del
1989 in acciaio e gesso. Ancora due progetti a carbone e polvere lavica
di
Giuseppe Spagnulo che accompagnano una scultura in ferro tagliato e scavato
e a conclusione un lavoro storico di rilevanza museale, Parafulmine,
attirafulmine, neutro, 1965, di Eliseo Mattiacci, in cui i grovigli di
filo
spinato formano delle matasse, delle nebulose, delle cosmogonie fortemente
presenti nei successivi lavori dell'artista.
15
marzo 2005
Dal progetto all’Opera
Dal 15 marzo al 30 aprile 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA MARTANO
Torino, Via Principe Amedeo, 29, (Torino)
Torino, Via Principe Amedeo, 29, (Torino)
Orario di apertura
da lunedì sabato 15,30-19,30, mattino su appuntamento
Vernissage
15 Marzo 2005, ore 18
Autore