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William Scott – La voce dei colori
Esposti venticinque lavori tra oli su tela e gouaches, di medie e grandi dimensioni, realizzati tra gli anni ’50 e gli anni ’70
Comunicato stampa
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William Scott è un artista di chiara fama, abbastanza raro per il pubblico italiano, la cui opera si avvicina, per sensibilità e completezza alle principali correnti astratto-informali protagoniste del secondo dopoguerra europeo. Una “stagione ricca di fermenti” la definisce Luigi Lambertini nel bel testo di presentazione in catalogo, che l’artista seppe appunto “riproporre”, nel suo lavoro, “insieme agli apporti di una pluralità di elementi della tradizione” che si possono rintracciare, come suggerisce, sia nella lezione di un Morandi che, andando ancor più a ritroso, in quella di uno Chardin.
“Costanza nell’indagine formale”, “sensibilità tutta anglosassone” e la capacità di captare fermenti culturali anche aldilà della propria terra (frequenti i viaggi: in Francia, in Italia, negli Stati Uniti negli anni cinquanta e, anche più tardi: in Messico, Australia, Canada e a Singapore), sono questi i dati connotativi della pittura di William Scott, il quale ebbe rapporti proficui anche con Pasmore, e grazie al quale l’artista “da un certo momento in poi poté decantare ulteriormente le sue immagini da qualsiasi precisazione oggettuale, pur senza negare il dato di partenza” (Lambertini).
Osservando più da vicino l’opera di Scott, l’autore del testo scrive inoltre, che “Le forme e gli spazi” di queste particolarissime opere, “cantano con la voce dei colori” creando “una cromatica polifonia in atto proprio nella definizione delle zone di ciascuna composizione”, dove “le pennellate sono fluide e corpose di luci dalle sotterranee vibrazioni”. “La voce dei colori”, non a caso, è il titolo di questa mostra.
Le opere di William Scott sono ospitate nei più importanti musei e collezioni private di tutto il mondo.
“Costanza nell’indagine formale”, “sensibilità tutta anglosassone” e la capacità di captare fermenti culturali anche aldilà della propria terra (frequenti i viaggi: in Francia, in Italia, negli Stati Uniti negli anni cinquanta e, anche più tardi: in Messico, Australia, Canada e a Singapore), sono questi i dati connotativi della pittura di William Scott, il quale ebbe rapporti proficui anche con Pasmore, e grazie al quale l’artista “da un certo momento in poi poté decantare ulteriormente le sue immagini da qualsiasi precisazione oggettuale, pur senza negare il dato di partenza” (Lambertini).
Osservando più da vicino l’opera di Scott, l’autore del testo scrive inoltre, che “Le forme e gli spazi” di queste particolarissime opere, “cantano con la voce dei colori” creando “una cromatica polifonia in atto proprio nella definizione delle zone di ciascuna composizione”, dove “le pennellate sono fluide e corpose di luci dalle sotterranee vibrazioni”. “La voce dei colori”, non a caso, è il titolo di questa mostra.
Le opere di William Scott sono ospitate nei più importanti musei e collezioni private di tutto il mondo.
17
marzo 2005
William Scott – La voce dei colori
Dal 17 marzo al 07 maggio 2005
arte contemporanea
Location
LORENZELLI ARTE
Milano, Corso Buenos Aires, 2, (Milano)
Milano, Corso Buenos Aires, 2, (Milano)
Orario di apertura
martedì-sabato 10-13 e 16-19.30. Lunedì su appuntamento
Vernissage
17 Marzo 2005, ore 18.30
Autore