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Ilze Jaunberga
Questa pittrice ci propone in una serie di dipinti il risultato di un suo personalissimo percorso attraverso la pittura italiana più classica
Comunicato stampa
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L'incontro con una cultura lontana è meno difficile, forse, quando avviene nella dimensione della totale alterità, quando non ci mette direttamente in gioco. Ma la vera forza di un incontro è quando nell'altro riconosciamo qualcosa di noi, quando l'altro ci provoca, gioca a scavalcarci, ci ruba le nostre icone più specifiche e in esso ci specchiamo diversi. Per questo, credo, la mostra di Ilze Jaunberga può essere un�efficace metafora del nostro avvicinnarsi al mondo baltico, dell'ingresso di quel mondo in Europa.
Questa pittrice ci propone in una serie di dipinti il risultato di un suo personalissimo percorso attraverso la pittura italiana più classica, attraverso alcuni grandi Maestri che per noi hanno assunto un'aura di solennità e quasi di sacralità.
L'approccio diverso, a tutta prima è perfino sconcertante: i grandi dipinti di Leonardo, Giotto, Raffaello, Botticelli ci sono riproposti in una personale rielaborazione che sostituisce sistematicamente le figure originali di Madonne e Santi con asettici manichini, bambole calve prive di connotati riconoscibili, unisex. Un elemento stilizzato e modernissimo fa da intruso in un contesto classico, un viso di plastica da vetrina sostituisce le fanciulle del Rinascimento dai lunghi capelli lisci. Il contrasto è volutamente stridente: vesti ricche, broccati preziosi e riprodotti con puntiglio dall'originale, circondano un volto-teschio inespressivo, passato e presente sono accostati senza pietà.
Non è un'operazione del tutto inedita, certo, (si pensi a Dalì e Botero, per es.), ma stupisce nei dipinti della Jaunberga la freschezza di un approccio a metà fra l'omaggio ai Maestri e un uso disinvolto dei modelli, con soluzioni che ormai seguono uno stile personale e riconoscibilissimo.
(brano iniziale di un lungo testo scritto da Paolo Venti e apparso nel magazine Il Momento, febbraio 2005, a Pordenone)
Questa pittrice ci propone in una serie di dipinti il risultato di un suo personalissimo percorso attraverso la pittura italiana più classica, attraverso alcuni grandi Maestri che per noi hanno assunto un'aura di solennità e quasi di sacralità.
L'approccio diverso, a tutta prima è perfino sconcertante: i grandi dipinti di Leonardo, Giotto, Raffaello, Botticelli ci sono riproposti in una personale rielaborazione che sostituisce sistematicamente le figure originali di Madonne e Santi con asettici manichini, bambole calve prive di connotati riconoscibili, unisex. Un elemento stilizzato e modernissimo fa da intruso in un contesto classico, un viso di plastica da vetrina sostituisce le fanciulle del Rinascimento dai lunghi capelli lisci. Il contrasto è volutamente stridente: vesti ricche, broccati preziosi e riprodotti con puntiglio dall'originale, circondano un volto-teschio inespressivo, passato e presente sono accostati senza pietà.
Non è un'operazione del tutto inedita, certo, (si pensi a Dalì e Botero, per es.), ma stupisce nei dipinti della Jaunberga la freschezza di un approccio a metà fra l'omaggio ai Maestri e un uso disinvolto dei modelli, con soluzioni che ormai seguono uno stile personale e riconoscibilissimo.
(brano iniziale di un lungo testo scritto da Paolo Venti e apparso nel magazine Il Momento, febbraio 2005, a Pordenone)
10
marzo 2005
Ilze Jaunberga
Dal 10 marzo al 09 aprile 2005
arte contemporanea
Location
CENTRO CULTURALE ALDO MORO
Cordenons, Via Traversagna, 4, (Pordenone)
Cordenons, Via Traversagna, 4, (Pordenone)
Autore