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La straordinaria fucina dell’arte. Le maioliche di Castelli dal Rinascimento al Neoclassicismo
Splendide maioliche dai colori accesi, impreziosite da motivi in oro su smalti bianchi o turchini.
Comunicato stampa
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Quasi quarant’anni dopo l’ultima mostra antologica sull’antica ceramica di Castelli il 7 maggio 2005 nel Museo delle Genti d’Abruzzo a Pescara, si apre una grande mostra antologica sull’arte della maiolica dal Rinascimento ad oggi. La straordinaria fucina dell’arte. Le maioliche di Castelli dal Rinascimento al Neoclassicismo è la mostra curata da Vincenzo de Pompeis e Franco Battistella e organizzata dalla Fondazione Genti d’Abruzzo con il contributo della Regione Abruzzo.
Emerge uno scenario del tutto nuovo rispetto alle conoscenze acquisite finora e si rivela uno spaccato di arte e artigianalità preziosissimo. Un’importante occasione per scoprire opere di grandissimo valore e di estrema bellezza estetica, dal Rinascimento all’Ottocento, all’interno, peraltro, di un museo “fuori le regole”, fortemente innovativo e coinvolgente, diretto da Ermanno de Pompeis.
In mostra oltre 200 esemplari di maioliche antiche realizzate e dipinte dai maestri di Castelli come dai raffinati artigiani ceramisti di altri centri abruzzesi, provenienti dai principali musei e collezioni private italiane. Inediti di straordinario interesse accanto ad opere di grande notorietà e splendore, pezzi di stupefacente bellezza e capolavori di alto valore pittorico firmati da eccellenti “imprenditori dell’Arte”, in molti casi veri e propri pittori che avevano scelto di dipingere su ceramica invece che su tela.
Fin dal Rinascimento, infatti, quando vi si è sviluppata un’imprenditorialità modernissima fatta appunto di artigiani imprenditori, aperta ad influenze lontane e che utilizzava tecniche di produzione per quei tempi giudicate quasi rivoluzionarie, Castelli si è affermata come una tra le maggiori realtà produttive di maiolica a livello internazionale ed è ancora oggi considerata tra le capitali mondiali della maiolica.
Per la prima volta vengono presentati al pubblico inediti esemplari del celeberrimo repertorio Orsini-Colonna, che include splendidi servizi da farmacia usciti dalla bottega Pompei e importanti piatti turchini prodotti all’epoca del Servizio Farnese, servizio da mensa in maiolica turchina di Castelli realizzato per Alessandro Farnese e utilizzato nella sua residenza romana. E ancora, altrettanto famosi pezzi delle botteghe Grue e Gentili realizzati in età Barocca per illustri famiglie della nobiltà italiana, insieme a celebri maioliche rococò solo recentemente attribuite alle botteghe castellane De Martinis e Fuina. Risulta, quindi, una nuova lettura del repertorio storico alla luce anche delle tante novità che emergono (è previsto un convegno internazionale nel mese di giugno), di rilievo sia per gli studiosi che per il grande pubblico.
Si rimane stupefatti dinanzi ad un’intera “credenza” di piatti istoriati di Castelli (30 esemplari tra medi, grandi e piccoli esposti come in una “piattaia”), della seconda metà del ‘600, provenienti dalla bottega del maestro Francesco Grue, lumeggiati in oro, esposti al pubblico tutti insieme, per la prima volta, tracciando uno scenario di lusso e ricchezza. Tra le rarità, due piatti appartenenti alla tipologia bianca e blu della manifattura Pompei di Castelli, del tardo Seicento, provenienti dalla raccolte del Museo di Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma.
Veri e propri effetti pittorici, invece, e grande varietà cromatica nelle scene mitologiche e in quelle bibliche che ritroviamo nelle coppie di grandi vasi istoriati da consolles di Carl’Antonio Grue, due
dei quali “a campana”. In questo caso siamo davanti agli esemplari di maggior pregio esposti in mostra, tra i più antichi esempi castellani di questo genere.Molti gli inediti: due grandi albarelli (vasi cilindrici da farmacia) dipinti dal DR. Franceso Antonio Grue, con antiche montature francesi, in bronzo dorato, alla maniera delle porcellane di Cina e del Giappone, appartenuti al famoso corredo della spezieria napoletana di Carlo Mondelli. Un’inedita caffettiera datata 1789 ed un grande orcio del 1806, dipinti da Gesualdo Fuina, provenienti da una collezione privata. E’ ancora sua la firma sul bacile con la raffigurazione di una scena galante, proveniente dal Museo di Castelli. Curiosi i “portachicchere”, talvolta abbinati alle relative tazzine: si tratta di forme assai originali di piattini con un incavo molto profondo per alloggiare una tazzina senza manico: raro e raffinatissimo quello per più tazze della famosa collezione dei marchesi Sacrati Strozzi.
Una mattonella, invece, con la raffigurazione della Madonna col Bambino e San Giovanni Battista, è l’unica opera firmata di Candeloro Cappelletti. Molti, come in questo caso, i prodotti dipinti con cura ripresi da modelli a stampa di famosi incisori come i Perelle o Antonio Tempesta o ottenuti da stampe e spolveri originali esposti in una sezione della mostra. La maiolica, ottenuta in Abruzzo fin dal XIII secolo applicando uno strato di smalto sulla terracotta, si presta infatti in modo particolare alla realizzazione di pitture sullo smalto, incoraggiando gli artisti a produrre pezzi di altissimo valore pittorico. Ed ecco allora rappresentati ricchi bestiari, scene di caccia, paesaggi, motivi floreali, ma anche ritratti stilizzati, scene mitologiche o religiose e emblemi araldici.
Proseguendo nel percorso troviamo interi brani dello splendido soffitto maiolicato di un’antica chiesa di Castelli, mentre antiche pavimentazioni con mattoni maiolicati a smalto bianco e turchino uscite dalle botteghe dei maestri ceramisti più “in vista” all’epoca, sembrano immergere il visitatore in un contesto di lussi e preziosa artigianalità diffusi lasciando rivivere l’atmosfera delle case e degli ambienti secenteschi.
Grande rinnovamento emerge visitando la sezione tra Sette e Ottocento quando la produzione di Castelli guarda lontano e recepisce dalla Francia nuovi motivi internazionalizzando il suo stile.
Piena di spunti e novità la sezione sull’economia castellana fiorita intorno alla produzione ceramica dove vengono delineate rotte commerciali e antichi mercati. Castelli, per eccellenza la città della ceramica, tutt’oggi con un’economia specializzata, nonostante il suo apparente isolamento geografico, infatti, è stata depositaria di una storia che l’ha resa celebre nel mondo aprendola a scambi e commerci.
Vengono alla luce curiosità e aspetti legati al contesto socio culturale dell’epoca e al profilo di un mestiere di professionalità altamente specializzata e largamente diffuso in Abruzzo con centri di produzione dedicati. E pensiamo ad Anversa degli Abruzzi, Bussi, Palena, Pescara, Rapino, Tagliacozzo e Torre de Passeri, tutti rappresentati in mostra. Una selezione di maioliche moderne realizzate nelle botteghe artigiane di tutto l'Abruzzo sono esposte con possibilità di acquisto per i visitatori nella sezione della Mostra Mercato a conclusione del percorso.
Non resta a questo punto che allargare lo sguardo oltre la mostra perché il percorso espositivo prosegue, infatti, al di fuori del Museo con un viaggio lungo 5 secoli in quella splendida terra stretta tra mare e montagna alla scoperta di piccoli borghi contraddistinti da una straordinaria vocazione all’arte ceramica. L’invito è dunque a seguire i diversi itinerari suggeriti dalle indicazioni e andare alla scoperta dell’Abruzzo Parco della Ceramica.
Il catalogo, edito da Carsa Edizioni, è occasione per un approfondimento critico e scientifico su interessanti questioni della produzione ceramica e della sua storia e include tra gli altri anche un saggio di Cathrine Hess del Museo Paul Getty di Malibù.
Emerge uno scenario del tutto nuovo rispetto alle conoscenze acquisite finora e si rivela uno spaccato di arte e artigianalità preziosissimo. Un’importante occasione per scoprire opere di grandissimo valore e di estrema bellezza estetica, dal Rinascimento all’Ottocento, all’interno, peraltro, di un museo “fuori le regole”, fortemente innovativo e coinvolgente, diretto da Ermanno de Pompeis.
In mostra oltre 200 esemplari di maioliche antiche realizzate e dipinte dai maestri di Castelli come dai raffinati artigiani ceramisti di altri centri abruzzesi, provenienti dai principali musei e collezioni private italiane. Inediti di straordinario interesse accanto ad opere di grande notorietà e splendore, pezzi di stupefacente bellezza e capolavori di alto valore pittorico firmati da eccellenti “imprenditori dell’Arte”, in molti casi veri e propri pittori che avevano scelto di dipingere su ceramica invece che su tela.
Fin dal Rinascimento, infatti, quando vi si è sviluppata un’imprenditorialità modernissima fatta appunto di artigiani imprenditori, aperta ad influenze lontane e che utilizzava tecniche di produzione per quei tempi giudicate quasi rivoluzionarie, Castelli si è affermata come una tra le maggiori realtà produttive di maiolica a livello internazionale ed è ancora oggi considerata tra le capitali mondiali della maiolica.
Per la prima volta vengono presentati al pubblico inediti esemplari del celeberrimo repertorio Orsini-Colonna, che include splendidi servizi da farmacia usciti dalla bottega Pompei e importanti piatti turchini prodotti all’epoca del Servizio Farnese, servizio da mensa in maiolica turchina di Castelli realizzato per Alessandro Farnese e utilizzato nella sua residenza romana. E ancora, altrettanto famosi pezzi delle botteghe Grue e Gentili realizzati in età Barocca per illustri famiglie della nobiltà italiana, insieme a celebri maioliche rococò solo recentemente attribuite alle botteghe castellane De Martinis e Fuina. Risulta, quindi, una nuova lettura del repertorio storico alla luce anche delle tante novità che emergono (è previsto un convegno internazionale nel mese di giugno), di rilievo sia per gli studiosi che per il grande pubblico.
Si rimane stupefatti dinanzi ad un’intera “credenza” di piatti istoriati di Castelli (30 esemplari tra medi, grandi e piccoli esposti come in una “piattaia”), della seconda metà del ‘600, provenienti dalla bottega del maestro Francesco Grue, lumeggiati in oro, esposti al pubblico tutti insieme, per la prima volta, tracciando uno scenario di lusso e ricchezza. Tra le rarità, due piatti appartenenti alla tipologia bianca e blu della manifattura Pompei di Castelli, del tardo Seicento, provenienti dalla raccolte del Museo di Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma.
Veri e propri effetti pittorici, invece, e grande varietà cromatica nelle scene mitologiche e in quelle bibliche che ritroviamo nelle coppie di grandi vasi istoriati da consolles di Carl’Antonio Grue, due
dei quali “a campana”. In questo caso siamo davanti agli esemplari di maggior pregio esposti in mostra, tra i più antichi esempi castellani di questo genere.Molti gli inediti: due grandi albarelli (vasi cilindrici da farmacia) dipinti dal DR. Franceso Antonio Grue, con antiche montature francesi, in bronzo dorato, alla maniera delle porcellane di Cina e del Giappone, appartenuti al famoso corredo della spezieria napoletana di Carlo Mondelli. Un’inedita caffettiera datata 1789 ed un grande orcio del 1806, dipinti da Gesualdo Fuina, provenienti da una collezione privata. E’ ancora sua la firma sul bacile con la raffigurazione di una scena galante, proveniente dal Museo di Castelli. Curiosi i “portachicchere”, talvolta abbinati alle relative tazzine: si tratta di forme assai originali di piattini con un incavo molto profondo per alloggiare una tazzina senza manico: raro e raffinatissimo quello per più tazze della famosa collezione dei marchesi Sacrati Strozzi.
Una mattonella, invece, con la raffigurazione della Madonna col Bambino e San Giovanni Battista, è l’unica opera firmata di Candeloro Cappelletti. Molti, come in questo caso, i prodotti dipinti con cura ripresi da modelli a stampa di famosi incisori come i Perelle o Antonio Tempesta o ottenuti da stampe e spolveri originali esposti in una sezione della mostra. La maiolica, ottenuta in Abruzzo fin dal XIII secolo applicando uno strato di smalto sulla terracotta, si presta infatti in modo particolare alla realizzazione di pitture sullo smalto, incoraggiando gli artisti a produrre pezzi di altissimo valore pittorico. Ed ecco allora rappresentati ricchi bestiari, scene di caccia, paesaggi, motivi floreali, ma anche ritratti stilizzati, scene mitologiche o religiose e emblemi araldici.
Proseguendo nel percorso troviamo interi brani dello splendido soffitto maiolicato di un’antica chiesa di Castelli, mentre antiche pavimentazioni con mattoni maiolicati a smalto bianco e turchino uscite dalle botteghe dei maestri ceramisti più “in vista” all’epoca, sembrano immergere il visitatore in un contesto di lussi e preziosa artigianalità diffusi lasciando rivivere l’atmosfera delle case e degli ambienti secenteschi.
Grande rinnovamento emerge visitando la sezione tra Sette e Ottocento quando la produzione di Castelli guarda lontano e recepisce dalla Francia nuovi motivi internazionalizzando il suo stile.
Piena di spunti e novità la sezione sull’economia castellana fiorita intorno alla produzione ceramica dove vengono delineate rotte commerciali e antichi mercati. Castelli, per eccellenza la città della ceramica, tutt’oggi con un’economia specializzata, nonostante il suo apparente isolamento geografico, infatti, è stata depositaria di una storia che l’ha resa celebre nel mondo aprendola a scambi e commerci.
Vengono alla luce curiosità e aspetti legati al contesto socio culturale dell’epoca e al profilo di un mestiere di professionalità altamente specializzata e largamente diffuso in Abruzzo con centri di produzione dedicati. E pensiamo ad Anversa degli Abruzzi, Bussi, Palena, Pescara, Rapino, Tagliacozzo e Torre de Passeri, tutti rappresentati in mostra. Una selezione di maioliche moderne realizzate nelle botteghe artigiane di tutto l'Abruzzo sono esposte con possibilità di acquisto per i visitatori nella sezione della Mostra Mercato a conclusione del percorso.
Non resta a questo punto che allargare lo sguardo oltre la mostra perché il percorso espositivo prosegue, infatti, al di fuori del Museo con un viaggio lungo 5 secoli in quella splendida terra stretta tra mare e montagna alla scoperta di piccoli borghi contraddistinti da una straordinaria vocazione all’arte ceramica. L’invito è dunque a seguire i diversi itinerari suggeriti dalle indicazioni e andare alla scoperta dell’Abruzzo Parco della Ceramica.
Il catalogo, edito da Carsa Edizioni, è occasione per un approfondimento critico e scientifico su interessanti questioni della produzione ceramica e della sua storia e include tra gli altri anche un saggio di Cathrine Hess del Museo Paul Getty di Malibù.
07
maggio 2005
La straordinaria fucina dell’arte. Le maioliche di Castelli dal Rinascimento al Neoclassicismo
Dal 07 maggio al 17 luglio 2005
arti decorative e industriali
Location
GALLERIA FOTOGRAFICA – MUSEO DEL GUSTO – MUSEO DELLE GENTI D’ABRUZZO
Pescara, Via Delle Caserme, 22, (Pescara)
Pescara, Via Delle Caserme, 22, (Pescara)
Biglietti
5 euro;
ridotto 3 euro;
8 euro ingresso mostra e museo, ridotto 4 euro
Orario di apertura
tutti i giorni 9-13, martedì, giovedì e domenica anche 16-19 (in estate apertura serale 21,30-00,30)
Curatore