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Ecce Homo. Dissertazioni sull’emozionalità
Avere a disposizione un Castello per ambientarvi un evento nell’ambito delle arti visive stimolava il mio interesse e decisi, questa volta, di partire dal luogo che avrebbe ospitato l’esposizione stessa.
Comunicato stampa
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"La mostra ECCE HOMO nasce in un modo completamente differente dalle numerose collettive di arte contemporanea. Avere a disposizione un Castello per ambientarvi un evento nell'ambito delle arti visive stimolava il mio interesse e decisi, questa volta, di partire dal luogo che avrebbe ospitato l'esposizione stessa. Vagando solitario per i sotterranei del Castello, riaffiorò in me un vecchio progetto che attendeva solo di trovare il luogo più consono alla sua realizzazione.
La mia idea ruotava intorno all'uomo analizzato questa volta in ambito più esistenziale che corporeo, più emozionale che fisico e l'eccezionalità di quel luogo magico intrecciava pensieri e sensazioni lasciando emergere le molteplici sfumature dell'essere umano e gli accadimenti che ne registravano il percorso vitale. Scelsi poi questo titolo agganciandomi alle riflessioni che Friederich Nietzsche fece su se stesso e sull'uomo sociale senza dimenticarne gli ideali ricercati nell'ambito di una profonda analisi di quella che si mostrava come linea da seguire per un'esistenza ricca di valori e di intimi approfondimenti.
Su questa base scelsi gli artisti che avrebbero costituito, con le loro opere, il vero tragitto visivo attraverso le molteplici sfumature della nostra controversa esistenza.
Decisi di partire da una visione antropologica legata al recupero del passato con i lavori di Claudio Costa, il quale, meglio di qualsiasi altro, aveva analizzato il nostro passato remoto mantenendo tuttavia una freschezza di significati e riflessioni. Naturale appariva a questo punto l'accostamento con Marilena Sassi, artista profondamente legata alla Terra e al suo senso di primordiale progenitrice. L'artista presenta, infatti, un lavoro particolarmente coinvolgente e lo carica di emozionalità attraverso una performance che apre ufficialmente la mostra. Da qui si ha una divergenza di visione che coinvolge due fra gli artisti più significativi degli ultimi cinquant'anni. La tribalità si trasforma in medialità seguendo il percorso delle nuove tecnologie con Nam June Paik, mentre sull'altro versante, più interiore, emerge il senso autentico della terra, della natura grazie a Joseph Beuys, unico vero sciamano dell'era contemporanea. Visione che si estende con Enzo Fiore il quale usa "frammenti" di natura per comporre i suoi lavori, bloccandoli poi in resine e fusioni in bronzo che ne determinano l'immortalità mentre Geoffrey Hendricks trasporta il suo messaggio dai sogni all'immortalità attraverso l'impervia scala dell'esistenza. Un altro aspetto caratterizzante è quello religioso affrontato in modo differente da Mario Bottinelli Montandon il quale ricerca un recupero quasi biblico attraverso una lettura estremamente attuale, e Hermann Nitsch che espande invece la sua forza rituale all'esterno dei canoni comunemente riconosciuti obbligandoci a una profonda e interessante rilettura fideistica della vita. A questo punto ho voluto dedicare ampio spazio alla parte sensibile, emozionale dell'essere umano presentando il lavoro di Guido Castagnoli che affonda la sua ricerca sulle aspettative dei suoi coetanei mentre Mara Mayer si muove alla ricerca di atteggiamenti e comportamenti quotidiani. Daniela Cavallo compie invece un passo in più opponendo l'emozionalità delle persone raffigurate a freddi scorci metropolitani analizzati dall'interessante punto di vista dovuto alla sua giovanissima età. Il rapporto di coppia viene analizzato da Patrizia Buldrini la quale, distaccandosi dall'intima bipolarità dello stesso, entra ed esce dal mondo esterno attraverso una lettura onirica ricca di speranze e desideri. Tuttavia i sentimenti comprendono anche sofferenza e delusioni: di questo parla in modo limpido ed esaustivo il lavoro di Sergio Muratore, mentre Francesca Bontempi racconta le ultime tracce di vita con una sorprendente eleganza e una dolcezza di grande impatto emozionale, trascinando l'ultima riflessione in ambiti a noi purtroppo inusuali e che dovremmo cercare di riconquistare. A questo punto si ritorna sul terreno strettamente sociale attraverso l'opera di Santiago Sierra, il quale mostra con la sua tragica e sapiente ironia quanto sia forte il potere del denaro. Potere, sopraffazione e dolore che vengono sottolineati dai lavori di Tarin Gartner, duri e tragicamente attuali, e da quelli di Isabella Bona, la quale preferisce fornire una visione simbolica dove ogni particolare diventa indispensabile alla lettura finale di drammi che appaiono senza fine. Una parentesi sul narcisismo e sul desiderio di apparire a ogni costo è fornita da Urs Lüthi, che dimostra ancora una volta la sua incredibile capacità di saper leggere in anticipo, e di molto, i comportamenti umani. Giungiamo così all'esatto opposto attraverso il lavoro di Giovanni Sesia, il quale racconta con le sue toccanti opere l'emarginazione, la solitudine, per arrivare alla follia, vera o presunta che sia. Ultimo aspetto analizzato è quello sulla comunicazione. Qui troviamo le ormai famose scritte di Ben Vautier che sottolineano gli aspetti del nostro essere attraverso la propria fredda e indiscutibile lucidità, mentre Gianluca Groppi propone la propria, particolare e quasi surrealista, visione sull'incomunicabilità tracciandone un segno inconsueto ma particolarmente efficace. Abbiamo, infine, ma non certo per importanza, il lavoro di Alberto Allegri, che sarà protagonista, attraverso la performance di chiusura mostra, di una lettura sulla comunicazione e che mostrerà purtroppo l'assenza di dialogo nell'uomo contemporaneo."
(Fabrizio Boggiano)
"All’inizio l’uomo era una sola cosa con la natura in assenza di conflitto, in completa sintonia... La storia dell’uomo ha inizio, da un episodio di “disobbedienza”, di desiderio non controllato o volutamente non represso di trasgressione a ciò che è imposto. Libertà uguale uomo quindi, scelta del proprio destino, del futuro... L’esistenza dell’uomo prende nuovamente inizio in uno stato di costante e inevitabile squilibrio… gli resta un'unica possibilità, sviluppare quella sensibilità che gli permetterebbe di governare l’ambiente e le pulsioni vitali... l’istinto non può appagare, l’uomo per sentirsi tale pretende di comprendere la psyché, parte di sé che lo fa vivere come “infinito” dentro un corpo che avrà fine… Da dove nasce l’anima? Noi siamo nell’anima o l’anima è in noi?... La capacità assoluta e unica dell’anima è quella di evadere per esprimersi nell’irrazionale, come in un atto creativo, muovendosi nell’inconsueto… L’irruzione nella ragione significa avventurarsi nella follia... La difficoltà è nel riuscire a mettere in atto “corporalmente” ciò che mente e anima generano. Per comprendere, l’uomo si congiunge all’universo con il pensiero esprimendo attraverso i sensi e creando l’arte... Il risultato artistico avviene solo se il corpo lascia libera l’anima di esprimersi, svincolando la dimensione inconscia, quello che i greci chiamavano daìmon (demone)... La continua ricerca che l’uomo investe nell’arte, significa tentativo di non regredire allo stato animale, inseguendo il sogno: realizzare la sua esistenza. La mostra raccoglie artisti di differenti generazioni, uniti da un’ importante coesione e continuità di pensiero, produttori di espressioni impregnate di storia dell’arte e al tempo stesso ansiose e assetate di nuovi archetipi artistici. Oggi dominano incertezza e paura, rivelate dal rischio che l’uomo possa perdere definitivamente l’immaginazione artistica; il futuro apparterrà a chi saprà cogliere il confine misterioso tra bene e male. È necessario ridefinire e stabilire un nuovo senso di responsabilità e di apertura al dialogo. L’uomo, come unione di natura e cultura, avverte l’esigenza di dominare la propria vita, ma anche di essere stimolato nella ragione per poter essere in grado di esprimere i suoi intimi bisogni nell’arte e nei rituali collettivi."
(Alberto Mattia Martini) Tratto dal testo del catalogo
La Baronessa Lucrezia Domizio Durini ha scelto di presentare il libro "Pierre Restany. L'eco del futuro" proprio al Castello di San Pietro per ricordare il forte legame che c’era tra il suo grande amico Pierre, il castello, il museo, Joseph Beuys e tutti gli artisti.
La mostra è corredata da un catalogo, edito per l'occasione, con testi di Fabrizio Boggiano, Alberto Mattia Martini e di Sabrina Raffaghello.
La mia idea ruotava intorno all'uomo analizzato questa volta in ambito più esistenziale che corporeo, più emozionale che fisico e l'eccezionalità di quel luogo magico intrecciava pensieri e sensazioni lasciando emergere le molteplici sfumature dell'essere umano e gli accadimenti che ne registravano il percorso vitale. Scelsi poi questo titolo agganciandomi alle riflessioni che Friederich Nietzsche fece su se stesso e sull'uomo sociale senza dimenticarne gli ideali ricercati nell'ambito di una profonda analisi di quella che si mostrava come linea da seguire per un'esistenza ricca di valori e di intimi approfondimenti.
Su questa base scelsi gli artisti che avrebbero costituito, con le loro opere, il vero tragitto visivo attraverso le molteplici sfumature della nostra controversa esistenza.
Decisi di partire da una visione antropologica legata al recupero del passato con i lavori di Claudio Costa, il quale, meglio di qualsiasi altro, aveva analizzato il nostro passato remoto mantenendo tuttavia una freschezza di significati e riflessioni. Naturale appariva a questo punto l'accostamento con Marilena Sassi, artista profondamente legata alla Terra e al suo senso di primordiale progenitrice. L'artista presenta, infatti, un lavoro particolarmente coinvolgente e lo carica di emozionalità attraverso una performance che apre ufficialmente la mostra. Da qui si ha una divergenza di visione che coinvolge due fra gli artisti più significativi degli ultimi cinquant'anni. La tribalità si trasforma in medialità seguendo il percorso delle nuove tecnologie con Nam June Paik, mentre sull'altro versante, più interiore, emerge il senso autentico della terra, della natura grazie a Joseph Beuys, unico vero sciamano dell'era contemporanea. Visione che si estende con Enzo Fiore il quale usa "frammenti" di natura per comporre i suoi lavori, bloccandoli poi in resine e fusioni in bronzo che ne determinano l'immortalità mentre Geoffrey Hendricks trasporta il suo messaggio dai sogni all'immortalità attraverso l'impervia scala dell'esistenza. Un altro aspetto caratterizzante è quello religioso affrontato in modo differente da Mario Bottinelli Montandon il quale ricerca un recupero quasi biblico attraverso una lettura estremamente attuale, e Hermann Nitsch che espande invece la sua forza rituale all'esterno dei canoni comunemente riconosciuti obbligandoci a una profonda e interessante rilettura fideistica della vita. A questo punto ho voluto dedicare ampio spazio alla parte sensibile, emozionale dell'essere umano presentando il lavoro di Guido Castagnoli che affonda la sua ricerca sulle aspettative dei suoi coetanei mentre Mara Mayer si muove alla ricerca di atteggiamenti e comportamenti quotidiani. Daniela Cavallo compie invece un passo in più opponendo l'emozionalità delle persone raffigurate a freddi scorci metropolitani analizzati dall'interessante punto di vista dovuto alla sua giovanissima età. Il rapporto di coppia viene analizzato da Patrizia Buldrini la quale, distaccandosi dall'intima bipolarità dello stesso, entra ed esce dal mondo esterno attraverso una lettura onirica ricca di speranze e desideri. Tuttavia i sentimenti comprendono anche sofferenza e delusioni: di questo parla in modo limpido ed esaustivo il lavoro di Sergio Muratore, mentre Francesca Bontempi racconta le ultime tracce di vita con una sorprendente eleganza e una dolcezza di grande impatto emozionale, trascinando l'ultima riflessione in ambiti a noi purtroppo inusuali e che dovremmo cercare di riconquistare. A questo punto si ritorna sul terreno strettamente sociale attraverso l'opera di Santiago Sierra, il quale mostra con la sua tragica e sapiente ironia quanto sia forte il potere del denaro. Potere, sopraffazione e dolore che vengono sottolineati dai lavori di Tarin Gartner, duri e tragicamente attuali, e da quelli di Isabella Bona, la quale preferisce fornire una visione simbolica dove ogni particolare diventa indispensabile alla lettura finale di drammi che appaiono senza fine. Una parentesi sul narcisismo e sul desiderio di apparire a ogni costo è fornita da Urs Lüthi, che dimostra ancora una volta la sua incredibile capacità di saper leggere in anticipo, e di molto, i comportamenti umani. Giungiamo così all'esatto opposto attraverso il lavoro di Giovanni Sesia, il quale racconta con le sue toccanti opere l'emarginazione, la solitudine, per arrivare alla follia, vera o presunta che sia. Ultimo aspetto analizzato è quello sulla comunicazione. Qui troviamo le ormai famose scritte di Ben Vautier che sottolineano gli aspetti del nostro essere attraverso la propria fredda e indiscutibile lucidità, mentre Gianluca Groppi propone la propria, particolare e quasi surrealista, visione sull'incomunicabilità tracciandone un segno inconsueto ma particolarmente efficace. Abbiamo, infine, ma non certo per importanza, il lavoro di Alberto Allegri, che sarà protagonista, attraverso la performance di chiusura mostra, di una lettura sulla comunicazione e che mostrerà purtroppo l'assenza di dialogo nell'uomo contemporaneo."
(Fabrizio Boggiano)
"All’inizio l’uomo era una sola cosa con la natura in assenza di conflitto, in completa sintonia... La storia dell’uomo ha inizio, da un episodio di “disobbedienza”, di desiderio non controllato o volutamente non represso di trasgressione a ciò che è imposto. Libertà uguale uomo quindi, scelta del proprio destino, del futuro... L’esistenza dell’uomo prende nuovamente inizio in uno stato di costante e inevitabile squilibrio… gli resta un'unica possibilità, sviluppare quella sensibilità che gli permetterebbe di governare l’ambiente e le pulsioni vitali... l’istinto non può appagare, l’uomo per sentirsi tale pretende di comprendere la psyché, parte di sé che lo fa vivere come “infinito” dentro un corpo che avrà fine… Da dove nasce l’anima? Noi siamo nell’anima o l’anima è in noi?... La capacità assoluta e unica dell’anima è quella di evadere per esprimersi nell’irrazionale, come in un atto creativo, muovendosi nell’inconsueto… L’irruzione nella ragione significa avventurarsi nella follia... La difficoltà è nel riuscire a mettere in atto “corporalmente” ciò che mente e anima generano. Per comprendere, l’uomo si congiunge all’universo con il pensiero esprimendo attraverso i sensi e creando l’arte... Il risultato artistico avviene solo se il corpo lascia libera l’anima di esprimersi, svincolando la dimensione inconscia, quello che i greci chiamavano daìmon (demone)... La continua ricerca che l’uomo investe nell’arte, significa tentativo di non regredire allo stato animale, inseguendo il sogno: realizzare la sua esistenza. La mostra raccoglie artisti di differenti generazioni, uniti da un’ importante coesione e continuità di pensiero, produttori di espressioni impregnate di storia dell’arte e al tempo stesso ansiose e assetate di nuovi archetipi artistici. Oggi dominano incertezza e paura, rivelate dal rischio che l’uomo possa perdere definitivamente l’immaginazione artistica; il futuro apparterrà a chi saprà cogliere il confine misterioso tra bene e male. È necessario ridefinire e stabilire un nuovo senso di responsabilità e di apertura al dialogo. L’uomo, come unione di natura e cultura, avverte l’esigenza di dominare la propria vita, ma anche di essere stimolato nella ragione per poter essere in grado di esprimere i suoi intimi bisogni nell’arte e nei rituali collettivi."
(Alberto Mattia Martini) Tratto dal testo del catalogo
La Baronessa Lucrezia Domizio Durini ha scelto di presentare il libro "Pierre Restany. L'eco del futuro" proprio al Castello di San Pietro per ricordare il forte legame che c’era tra il suo grande amico Pierre, il castello, il museo, Joseph Beuys e tutti gli artisti.
La mostra è corredata da un catalogo, edito per l'occasione, con testi di Fabrizio Boggiano, Alberto Mattia Martini e di Sabrina Raffaghello.
19
marzo 2005
Ecce Homo. Dissertazioni sull’emozionalità
Dal 19 marzo all'otto maggio 2005
arte contemporanea
Location
MUSEUM IN MOTION – CASTELLO DI SAN PIETRO
San Pietro In Cerro, Via Roma, 19, (Piacenza)
San Pietro In Cerro, Via Roma, 19, (Piacenza)
Orario di apertura
sabato 15-18, domenica e festivi 11-12,30 e 15-18
Vernissage
19 Marzo 2005, ore 16,30
Autore
Curatore