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Safet Zec – Il segno e il silenzio. Incisioni italiane 1992-2005
Ampia mostra dedicata a Safet Zec, pittore e incisore di Sarajevo che le drammatiche vicende del suo paese hanno condotto, nel 1992, a Udine
Comunicato stampa
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Si apre sabato 5 marzo, alle ore 18.30, presso la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone, l’ampia mostra dedicata a Safet Zec, pittore e incisore di Sarajevo che le drammatiche vicende del suo paese hanno condotto, nel 1992, a Udine, dove ha lavorato e continua a lavorare presso la Stamperia di Corrado Albicocco, pur avendo studio e abitando, attualmente, a Venezia.
L’artista, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Belgrado, era molto noto ed apprezzato nel suo paese, prima che le vicende della guerra lo costringessero con la sua famiglia a trovare ospitalità in Italia.
Qui, ad ogni modo, notorietà e stima si sono abbastanza rapidamente allargate, mentre egli proseguiva il suo impegno anche in altri paesi europei, soprattutto Germania e Francia.
La mostra di Pordenone espone le “incisioni italiane” di Zec, cioè le tavole da lui realizzate dal ’92 ad oggi, un lavoro imponente non solo per il numero di lastre, ma anche per la dimensione di molte di esse, che superano spesso il metro di base.
Questa grande dimensione, tuttavia, non produce un’arte ‘spettacolare’, se non nel senso che spettacolare è il suo valore poetico, concretizzato in un’intensa dimensione lirica resa possibile da grande capacità tecnica.
Scrive Giancarlo Pauletto in uno dei testi in catalogo: “L’arte dei maestri antichi, e quella di Rembrandt in particolare, è alfabeto, grammatica e sintassi dell’impegno creativo di Zec…il suo tema non è la storia, né la sola natura, ma il punto dove storia e natura si incontrano, il luogo di un umanesimo che, mentre dà significato alle cose, da esse anche accoglie l’interrogativo ineludibile sul senso della propria, umana esistenza. Ed è appunto per questo che ognuno dei soggetti di Zec assume un inevitabile, e necessario, significato metaforico, è sempre il modo di manifestarsi…di un dio nascosto, di una forza amibivalente che può esprimersi nella calma gioiosa di un meriggio, di un interno, di un paesaggio, ma anche nel silenzio teso di un’immensa chioma d’albero, di una casa che si disgrega nella sua struttura, o di un lenzuolo macchiato che porta in sé la sofferenza di un sudario”.
L’artista, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Belgrado, era molto noto ed apprezzato nel suo paese, prima che le vicende della guerra lo costringessero con la sua famiglia a trovare ospitalità in Italia.
Qui, ad ogni modo, notorietà e stima si sono abbastanza rapidamente allargate, mentre egli proseguiva il suo impegno anche in altri paesi europei, soprattutto Germania e Francia.
La mostra di Pordenone espone le “incisioni italiane” di Zec, cioè le tavole da lui realizzate dal ’92 ad oggi, un lavoro imponente non solo per il numero di lastre, ma anche per la dimensione di molte di esse, che superano spesso il metro di base.
Questa grande dimensione, tuttavia, non produce un’arte ‘spettacolare’, se non nel senso che spettacolare è il suo valore poetico, concretizzato in un’intensa dimensione lirica resa possibile da grande capacità tecnica.
Scrive Giancarlo Pauletto in uno dei testi in catalogo: “L’arte dei maestri antichi, e quella di Rembrandt in particolare, è alfabeto, grammatica e sintassi dell’impegno creativo di Zec…il suo tema non è la storia, né la sola natura, ma il punto dove storia e natura si incontrano, il luogo di un umanesimo che, mentre dà significato alle cose, da esse anche accoglie l’interrogativo ineludibile sul senso della propria, umana esistenza. Ed è appunto per questo che ognuno dei soggetti di Zec assume un inevitabile, e necessario, significato metaforico, è sempre il modo di manifestarsi…di un dio nascosto, di una forza amibivalente che può esprimersi nella calma gioiosa di un meriggio, di un interno, di un paesaggio, ma anche nel silenzio teso di un’immensa chioma d’albero, di una casa che si disgrega nella sua struttura, o di un lenzuolo macchiato che porta in sé la sofferenza di un sudario”.
05
marzo 2005
Safet Zec – Il segno e il silenzio. Incisioni italiane 1992-2005
Dal 05 marzo al 24 aprile 2005
disegno e grafica
Location
GALLERIA SAGITTARIA – CENTRO INIZIATIVE CULTURALI PORDENONE
Pordenone, Via Concordia Sagittaria, 7, (Pordenone)
Pordenone, Via Concordia Sagittaria, 7, (Pordenone)
Orario di apertura
feriale 16-19.30, festivo 10.30-12.30 e 16-19.30
Vernissage
5 Marzo 2005, ore 18,30
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