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Fotografo perché esisto / Patrizia Riviera
A realizzare queste immagini non sono stati fotografi professionisti e neppure giovani emergenti, ma persone con problemi di natura psichica, che vengono seguite dalla Fondazione Emilia Bosis di Bergamo.
Comunicato stampa
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Fotografie dell'amore, fotografie dell’amicizia, fotografie capaci di far parlare anche le piccole cose della vita quotidiana. Un caleidoscopio di volti amati colti da vicino, di umili oggetti fotografati con cura e gentilezza, di luoghi osservati con attenta partecipazione. A realizzare queste immagini non sono stati fotografi professionisti e neppure giovani emergenti, ma persone con problemi di natura psichica, che vengono seguite dalla Fondazione Emilia Bosis di Bergamo. A partire da mirate metodologie d¹intervento terapeutico e riabilitativo, la Fondazione Emilia Bosis si avvale infatti dell'utilizzo di articolate attività culturali ludico-espressive e artistico-teatrali, all¹interno delle quali è nato l¹anno scorso anche un Laboratorio di Fotografia, guidato dalla fotografa Patrizia Riviera. Convinta che fotografare significa avvicinarsi al mondo che ci circonda e che Œla fotografia sia prima di tutto testimonianza dell'esistenza di un essere umano su questa terra¹, Patrizia Riviera è riuscita a trasformare il suo corso dal titolo significativo Fotografo perché esisto in un processo terapeutico di autoaccettazione dove tutte le immagini dei pazienti diventano testimonianza di un legame affettivo, di una relazione con una persona, con un luogo o un oggetto. Matteo, Flavio, Silvia, Fabio, Walter, Umberto, Carla, Massimo, Mariarosa e Ermanno hanno cioè costruito una sorta di album fotografico dove raccontano quello che più amano, ma anche i vari momenti della loro vita segnati dalle attività svolte nell¹ambito della Fondazione. Attraverso queste immagini vediamo il mondo in cui vivono così come essi lo vedono, ma soprattutto vediamo emergere la loro personalità, entriamo nella loro vita quotidiana fatta di attività protese a rinforzarne l¹autostima a partire da piccoli gesti di cura e attenzione (come accudire un cavallo, fare la spesa, riordinare il tavolo dopo pranzo).
Certo oggi non ci sono più i manicomi chiusi, eppure il mondo del disagio psichico continua a essere considerato da troppe persone una sorta di aerea d’ombra tendenzialmente negata, perché intimamente vissuta come destabilizzante, quasi fosse carica solo di sofferenza e di negatività. Questa mostra vuole essere invece un’occasione per scoprire il malato come persona (difficile, per altro, non provare simpatia per tutti i corsisti dopo aver visto le loro immagini), ma anche per osservare i progressi delle recenti pratiche alternative a quelle manicomiali: quelle nuove pratiche terapeutiche e riabilitative, dove giustamente le ricerche artistico-espressive trovano sempre più posto.
Per cercare di rendere ancor più visibile il mondo ³nascosto² della malattia mentale, accanto alle immagini dei dieci corsisti dello scorso anno, saranno presenti anche quelle dei tre allievi di quest'anno, impegnati ciascuno a interpretare fotograficamente una poesia. Inoltre Patrizia Riviera esporrà l¹intenso reportage Liberamente in Patagonia, realizzato nel 2000 durante il viaggio in Patagonia della Fondazione Emilia Bosis con i suoi ospiti. Un reportage fotografico dove tutti i partecipanti - senza distinzione tra sani e malati - sono visti da vicino, come a suggerire un tentativo di relazione emotiva quasi fisica. Ma sono visti anche sempre in relazione con la natura che li circonda. Quel viaggio ci dicono le sue immagini - è stato per tutti loro un¹esperienza di vita comune, un percorso alla ricerca di se stessi dentro i silenzi grandiosi della Patagonia.
Certo oggi non ci sono più i manicomi chiusi, eppure il mondo del disagio psichico continua a essere considerato da troppe persone una sorta di aerea d’ombra tendenzialmente negata, perché intimamente vissuta come destabilizzante, quasi fosse carica solo di sofferenza e di negatività. Questa mostra vuole essere invece un’occasione per scoprire il malato come persona (difficile, per altro, non provare simpatia per tutti i corsisti dopo aver visto le loro immagini), ma anche per osservare i progressi delle recenti pratiche alternative a quelle manicomiali: quelle nuove pratiche terapeutiche e riabilitative, dove giustamente le ricerche artistico-espressive trovano sempre più posto.
Per cercare di rendere ancor più visibile il mondo ³nascosto² della malattia mentale, accanto alle immagini dei dieci corsisti dello scorso anno, saranno presenti anche quelle dei tre allievi di quest'anno, impegnati ciascuno a interpretare fotograficamente una poesia. Inoltre Patrizia Riviera esporrà l¹intenso reportage Liberamente in Patagonia, realizzato nel 2000 durante il viaggio in Patagonia della Fondazione Emilia Bosis con i suoi ospiti. Un reportage fotografico dove tutti i partecipanti - senza distinzione tra sani e malati - sono visti da vicino, come a suggerire un tentativo di relazione emotiva quasi fisica. Ma sono visti anche sempre in relazione con la natura che li circonda. Quel viaggio ci dicono le sue immagini - è stato per tutti loro un¹esperienza di vita comune, un percorso alla ricerca di se stessi dentro i silenzi grandiosi della Patagonia.
08
marzo 2005
Fotografo perché esisto / Patrizia Riviera
Dall'otto marzo al 09 aprile 2005
fotografia
Location
GALLERIA SAN FEDELE
Milano, Via Ulrico Hoepli, 3A-B, (Milano)
Milano, Via Ulrico Hoepli, 3A-B, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16-19, mattino su richiesta (chiusa dal 23 marzo al 4 aprile)
Vernissage
8 Marzo 2005, ore 18
Autore
Curatore