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La comunicazione impossibile – Una promessa di felicità
Intervengono Sislej Xhafa, Edoardo Malagigi. Introducono Simone Siliani e Claudio Vanni.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si tiene, nel foyer di Quarter, il secondo incontro del ciclo di conferenze La Comunicazione Impossibile. Si tratta di una serie di appuntamenti volti ad esplorare i punti critici dell’ambito della comunicazione, della cultura e della rappresentazione, sempre sulla linea di frontiera tra teorizzazione e realtà possibile.
Il progetto porterà a QUARTER eminenti studiosi di religione, filosofia, storia dell’arte, antropologia, letteratura, per un confronto sulla comunicazione contemporanea e sui limiti della comunicabilità: o meglio sul ‘limite’ e l’illimitato, come paradosso della trasmissione verbale, visiva, sensoriale. Verrà messa sotto processo la presunzione positivista della comunicazione che rimuove dal proprio essere l’indicibile. Può la spiritualità o un sentimento religioso sfidare nell’età del cinismo l’omologazione?
Il titolo dell’iniziativa sottintende l’appartenenza dei relatori a mondi distanti, dal punto di vista disciplinare e sotto il profilo intellettuale, ma indica anche la delicatezza dei temi che verranno affrontati, sempre legati a prospettive personali e basati su convinzioni spesso inesprimibili.
Qualcosa accade in Afghanistan, le donne si dedicano ad attività artigianali che mettono i Talebani alla berlina, si sviluppa una tiepida liberazione dei costumi, e la gente (la bassissima percentuale alfabetizzata) guarda al mondo della rappresentazione e della veicolazione culturale globale. Tutto questo si muove tra le macerie morali e strutturali dell’ultimo regime, in uno stato di arretratezza che mette in crisi le possibilità di sviluppo su molteplici piani, a partire dall’ambito formativo. La situazione istituzionale del mondo dell’arte non conosce sorte migliore, almeno per il momento. Le quattro istituzioni presenti su tutto il territorio nazionale privilegiano e garantiscono agli studenti solo l’acquisizione di tecniche esecutive tradizionali. Non viene promossa l’espressione individuale e non sono tenuti in considerazione il talento e l’inclinazione dei singoli artisti.
Questa è, a grandi linee la situazione cui vanno incontro i giovani –ma non solo- che si sentono motivati ad esprimersi attraverso il linguaggio dell’arte. Su questa scena si trova adesso ad operare una squadra di artisti internazionali che, con il riconoscimento del Ministero della Cultura e dell’Informazione, sta creando il CCAA – Center for Contemporary Art in Afghanistan.
Il centro sorgerà a Kabul e procederà all’organizzazione di un programma culturale basato sulla comunicazione (attraverso workshop e incontri) e sulla conoscenza delle arti contemporanee in tutto il pianeta.
Edoardo Malagigi, docente di design all’Accademia di Belle Arti di Firenze, e Sislej Xhafa, artista kosovaro residente negli Stati Uniti e già noto anche in Italia, fanno parte del gruppo che si cimenta con una comunicazione impossibile: la narrazione della guerra, dell’intolleranza, dell’odio ideologico, della sopraffazione. E del tentativo di superare tutto questo e sublimarlo attraverso l’arte.
L’interrogativo cui si va incontro operando su tessuti sociali così martoriati e delicati riguarda la stessa legittimità dell’arte: l’arte può essere una promessa di felicità? È ammissibile considerare questa possibilità là dove manca l’energia elettrica, dove non esiste assistenza sanitaria garantita e dove si vive con disinvoltura accanto al rischio perenne (e realistico) di attentati terroristici? L’arte può essere un bene di prima necessità, inquadrato all’interno di quei valori fondamentali come l’alfabetizzazione, la libertà di parola, il rispetto della diversità?
Nel corso del loro intervento a Quarter, Malagigi e Xhafa introdurranno il progetto del CCAA, di cui sono entrambi attivi promotori, e illustreranno i primi passi della loro esperienza con i giovani uomini e le giovani donne che in Afghanistan sono alla ricerca di un nuovo alfabeto.
In occasione dell’incontro saranno presentati video, fotografie e opere dall’ Afghanistan. I materiali saranno visibili fino a domenica 27 febbraio.
Il progetto porterà a QUARTER eminenti studiosi di religione, filosofia, storia dell’arte, antropologia, letteratura, per un confronto sulla comunicazione contemporanea e sui limiti della comunicabilità: o meglio sul ‘limite’ e l’illimitato, come paradosso della trasmissione verbale, visiva, sensoriale. Verrà messa sotto processo la presunzione positivista della comunicazione che rimuove dal proprio essere l’indicibile. Può la spiritualità o un sentimento religioso sfidare nell’età del cinismo l’omologazione?
Il titolo dell’iniziativa sottintende l’appartenenza dei relatori a mondi distanti, dal punto di vista disciplinare e sotto il profilo intellettuale, ma indica anche la delicatezza dei temi che verranno affrontati, sempre legati a prospettive personali e basati su convinzioni spesso inesprimibili.
Qualcosa accade in Afghanistan, le donne si dedicano ad attività artigianali che mettono i Talebani alla berlina, si sviluppa una tiepida liberazione dei costumi, e la gente (la bassissima percentuale alfabetizzata) guarda al mondo della rappresentazione e della veicolazione culturale globale. Tutto questo si muove tra le macerie morali e strutturali dell’ultimo regime, in uno stato di arretratezza che mette in crisi le possibilità di sviluppo su molteplici piani, a partire dall’ambito formativo. La situazione istituzionale del mondo dell’arte non conosce sorte migliore, almeno per il momento. Le quattro istituzioni presenti su tutto il territorio nazionale privilegiano e garantiscono agli studenti solo l’acquisizione di tecniche esecutive tradizionali. Non viene promossa l’espressione individuale e non sono tenuti in considerazione il talento e l’inclinazione dei singoli artisti.
Questa è, a grandi linee la situazione cui vanno incontro i giovani –ma non solo- che si sentono motivati ad esprimersi attraverso il linguaggio dell’arte. Su questa scena si trova adesso ad operare una squadra di artisti internazionali che, con il riconoscimento del Ministero della Cultura e dell’Informazione, sta creando il CCAA – Center for Contemporary Art in Afghanistan.
Il centro sorgerà a Kabul e procederà all’organizzazione di un programma culturale basato sulla comunicazione (attraverso workshop e incontri) e sulla conoscenza delle arti contemporanee in tutto il pianeta.
Edoardo Malagigi, docente di design all’Accademia di Belle Arti di Firenze, e Sislej Xhafa, artista kosovaro residente negli Stati Uniti e già noto anche in Italia, fanno parte del gruppo che si cimenta con una comunicazione impossibile: la narrazione della guerra, dell’intolleranza, dell’odio ideologico, della sopraffazione. E del tentativo di superare tutto questo e sublimarlo attraverso l’arte.
L’interrogativo cui si va incontro operando su tessuti sociali così martoriati e delicati riguarda la stessa legittimità dell’arte: l’arte può essere una promessa di felicità? È ammissibile considerare questa possibilità là dove manca l’energia elettrica, dove non esiste assistenza sanitaria garantita e dove si vive con disinvoltura accanto al rischio perenne (e realistico) di attentati terroristici? L’arte può essere un bene di prima necessità, inquadrato all’interno di quei valori fondamentali come l’alfabetizzazione, la libertà di parola, il rispetto della diversità?
Nel corso del loro intervento a Quarter, Malagigi e Xhafa introdurranno il progetto del CCAA, di cui sono entrambi attivi promotori, e illustreranno i primi passi della loro esperienza con i giovani uomini e le giovani donne che in Afghanistan sono alla ricerca di un nuovo alfabeto.
In occasione dell’incontro saranno presentati video, fotografie e opere dall’ Afghanistan. I materiali saranno visibili fino a domenica 27 febbraio.
25
febbraio 2005
La comunicazione impossibile – Una promessa di felicità
Dal 25 al 27 febbraio 2005
incontro - conferenza
Location
QUARTER – CENTRO PRODUZIONE ARTE
Firenze, Viale Donato Giannotti, 81, (Firenze)
Firenze, Viale Donato Giannotti, 81, (Firenze)
Vernissage
25 Febbraio 2005, ore 18,30
Ufficio stampa
STUDIO ESTER DI LEO
Autore