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Angelo Palazzini
Sono visibili nelle sue opere quei silenzi metafisici dechirichiani ma anche le atmosfere sospese del Realismo Magico.
Comunicato stampa
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La pittura di Angelo Palazzini è il risultato del colloquio tra elementi stilistici e temporali certamente diversi. Potremmo simpaticamente dire Tra De Chirico e Onirico. Sono visibili nelle sue opere quei silenzi metafisici dechirichiani ma anche le atmosfere sospese del Realismo Magico, senza tuttavia rinunciare mai ad una personalità spiccata, che già in giovanissima età (è nato nel 1953 a Lodi) si poteva intuire nella scelta di un percorso nella grafica pubblicitaria per approdare al “mestiere” del pittore, con diverse mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero, tra cui “Il surrealismo padano da De Chirico a Foppiani” al Palazzo Gotico di Piacenza nel 2002.
Come sottolineato nella presentazione in catalogo, Palazzini procede “narrando e descrivendo gli eventi e gli avvenimenti enigmatici delle sue città fantastiche, delle sue architetture bizzarre, degli oggetti misteriosi contenuti nei suoi sarcofagi, dei suoi armadi metafisici, dei suoi gotici giocattoli, di tutti questi palazzi irreali che potrebbero anche essere definiti carillons architettonici” (Janus).
C’è un continuo altalenare tra sogno e realtà, tra ordinario e paradosso. Il funzionario dell’Istat diventa Pinocchio, una cassettiera è il luogo segreto su cui viene costruita una città, e così via, fino alla teiera che ospita una spiaggia con tanto di cabine e ombrelloni. Tutto sembra qualcosa che poi non è, oppure è qualcosa che non sembrerebbe, per la gioia di chi al quotidiano accosta l’onirico.
E se da un lato nella sua pittura intelligente si può scorgere quel rigore consono all’arte più antica e calcolata nella scelta delle forme e nella costruzione di uno spazio, la tecnica si arma di irrequietezza gestuale e istintiva, quasi spatolando il colore a olio, quasi segnasse il ritmo del tempo, che smussa e scalfisce.
Come sottolineato nella presentazione in catalogo, Palazzini procede “narrando e descrivendo gli eventi e gli avvenimenti enigmatici delle sue città fantastiche, delle sue architetture bizzarre, degli oggetti misteriosi contenuti nei suoi sarcofagi, dei suoi armadi metafisici, dei suoi gotici giocattoli, di tutti questi palazzi irreali che potrebbero anche essere definiti carillons architettonici” (Janus).
C’è un continuo altalenare tra sogno e realtà, tra ordinario e paradosso. Il funzionario dell’Istat diventa Pinocchio, una cassettiera è il luogo segreto su cui viene costruita una città, e così via, fino alla teiera che ospita una spiaggia con tanto di cabine e ombrelloni. Tutto sembra qualcosa che poi non è, oppure è qualcosa che non sembrerebbe, per la gioia di chi al quotidiano accosta l’onirico.
E se da un lato nella sua pittura intelligente si può scorgere quel rigore consono all’arte più antica e calcolata nella scelta delle forme e nella costruzione di uno spazio, la tecnica si arma di irrequietezza gestuale e istintiva, quasi spatolando il colore a olio, quasi segnasse il ritmo del tempo, che smussa e scalfisce.
24
febbraio 2005
Angelo Palazzini
Dal 24 febbraio al 26 marzo 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA DAVICO
Torino, Galleria Subalpina, 30, (Torino)
Torino, Galleria Subalpina, 30, (Torino)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 10-12.30 e 16-19.30
Vernissage
24 Febbraio 2005, ore 18
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