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Non toccare la donna bianca. La liberazione delle diversità
L’esposizione, il cui titolo è ispirato ad un lungometraggio del 1974 di Marco Ferreri, riunisce in una collettiva diciannove artiste provenienti da paesi attraversati da profonde tensioni sociali e politiche.
Comunicato stampa
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L’Assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Napoli, Angela Cortese, ha il piacere di annunciare, nell’ambito della II edizione della rassegna Differenti Segni: Visioni di Donne sul Mondo, l’inaugurazione dell’esposizione Non Toccare la Donna Bianca – curata da Francesco Bonami ed organizzata per la prima volta a Torino presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – al Castel dell’Ovo dal 5 Marzo al 20 Aprile 2005 nel riallestimento curato dall’Accademia delle Arti Audiovisive.
L’esposizione, il cui titolo è ispirato ad un lungometraggio del 1974 di Marco Ferreri, riunisce in una collettiva diciannove artiste provenienti da paesi attraversati da profonde tensioni sociali e politiche. Le artiste – Micol Assael, Maja Bajevic, Berlinde De Bruyckere, Marlene Dumas, Ellen Gallagher, Carmit Gill, Fernanda Gomes, Lyudmilla Gorlova, Mona Hatoum, Michal Helfmann, Emily Jacir, Koo Jeung-a, Daniela Kostova, Senga Nengudi, Shirin Neshat, Shirana Shahbazi, Valeska Soares, Nobuko Tsuchiya e Shen Yuan – presentano opere quasi tutte inedite, la maggior parte delle quali creata appositamente per l’evento.
Spiega Francesco Bonami: “Il provocatorio titolo Non Toccare la Donna Bianca vuole essere una riflessione su come la donna come soggetto storico rappresenti il simbolo della diversità e della liberazione della nostra società contemporanea. Se Ferreri identificava la donna bianca con l’occidente e i suoi folli genocidi di minoranze e popolazioni conquistate, questa mostra preferisce riflettere sul non toccare, ovvero l’ordine della società occidentale imposto al resto del mondo attraverso la propria potenza economica”.
La potenzialità eversiva della donna è qui messa in evidenza non in relazione alla dualità identitaria maschile/femminile, ma in quanto portatrice di per se stessa della “propria diversità come strumento di liberazione”. Liberazione dal proprio status depotenziato all’interno di una società, quella occidentale, fondata sui valori del ‘maschile’; liberazione della propria potenza creatrice, della propria possibilità di porsi con soggetto culturale propositivo. L’arte è qui chiamata a farsi emblema della rivolta contro ogni ordine prestabilito, vessillo di un’aggressione non-violenta nei confronti del potere.
La mostra è anche occasione per presentare insieme una pluralità di esperienze diverse; s’incontrano nel percorso artiste molto diverse tra loro: dalle ben note Marlene Dumas, Mona Hatoum e Shirin Neshat ad artiste che hanno esposto per la prima volta in Italia, come la performer afroamericana Senga Nengudi e la brasiliana Valeska Soares.
Il progetto espositivo, il cui riallestimento è stato curato per l’occasione da Massimiliano Di Leva, direttore dell’Accademia delle Arti Audiovisive, in collaborazione con Ilaria Bonacossa, responsabile del coordinamento mostre della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, è composto da 28 opere in cui le artiste si sono espresse attraverso i più diversi linguaggi artistici: si va da installazioni a sculture ad immagini fotografiche, videoproiezioni e dipinti.
La mostra è corredata da un catalogo edito da hopefulmonster, con testi di Francesco Bonami. Tutte le diciannove artiste hanno progettato e realizzato autonomamente la sezione a loro dedicata nel catalogo.
Si ringrazia per la collaborazione l’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli.
L’esposizione, il cui titolo è ispirato ad un lungometraggio del 1974 di Marco Ferreri, riunisce in una collettiva diciannove artiste provenienti da paesi attraversati da profonde tensioni sociali e politiche. Le artiste – Micol Assael, Maja Bajevic, Berlinde De Bruyckere, Marlene Dumas, Ellen Gallagher, Carmit Gill, Fernanda Gomes, Lyudmilla Gorlova, Mona Hatoum, Michal Helfmann, Emily Jacir, Koo Jeung-a, Daniela Kostova, Senga Nengudi, Shirin Neshat, Shirana Shahbazi, Valeska Soares, Nobuko Tsuchiya e Shen Yuan – presentano opere quasi tutte inedite, la maggior parte delle quali creata appositamente per l’evento.
Spiega Francesco Bonami: “Il provocatorio titolo Non Toccare la Donna Bianca vuole essere una riflessione su come la donna come soggetto storico rappresenti il simbolo della diversità e della liberazione della nostra società contemporanea. Se Ferreri identificava la donna bianca con l’occidente e i suoi folli genocidi di minoranze e popolazioni conquistate, questa mostra preferisce riflettere sul non toccare, ovvero l’ordine della società occidentale imposto al resto del mondo attraverso la propria potenza economica”.
La potenzialità eversiva della donna è qui messa in evidenza non in relazione alla dualità identitaria maschile/femminile, ma in quanto portatrice di per se stessa della “propria diversità come strumento di liberazione”. Liberazione dal proprio status depotenziato all’interno di una società, quella occidentale, fondata sui valori del ‘maschile’; liberazione della propria potenza creatrice, della propria possibilità di porsi con soggetto culturale propositivo. L’arte è qui chiamata a farsi emblema della rivolta contro ogni ordine prestabilito, vessillo di un’aggressione non-violenta nei confronti del potere.
La mostra è anche occasione per presentare insieme una pluralità di esperienze diverse; s’incontrano nel percorso artiste molto diverse tra loro: dalle ben note Marlene Dumas, Mona Hatoum e Shirin Neshat ad artiste che hanno esposto per la prima volta in Italia, come la performer afroamericana Senga Nengudi e la brasiliana Valeska Soares.
Il progetto espositivo, il cui riallestimento è stato curato per l’occasione da Massimiliano Di Leva, direttore dell’Accademia delle Arti Audiovisive, in collaborazione con Ilaria Bonacossa, responsabile del coordinamento mostre della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, è composto da 28 opere in cui le artiste si sono espresse attraverso i più diversi linguaggi artistici: si va da installazioni a sculture ad immagini fotografiche, videoproiezioni e dipinti.
La mostra è corredata da un catalogo edito da hopefulmonster, con testi di Francesco Bonami. Tutte le diciannove artiste hanno progettato e realizzato autonomamente la sezione a loro dedicata nel catalogo.
Si ringrazia per la collaborazione l’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli.
05
marzo 2005
Non toccare la donna bianca. La liberazione delle diversità
Dal 05 marzo al 20 aprile 2005
arte contemporanea
Location
CASTEL DELL’OVO
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Orario di apertura
da martedì a domenica 9-17
Vernissage
5 Marzo 2005, ore 19
Autore
Curatore