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Citying. I seminari pubblici
I seminari pubblici che si terranno al padiglione Antares del Parco scientifico-tecnologico VEGA, rappresentano l’occasione sia per vedere alcuni dei materiali elaborati ed in fase di elaborazione per il progetto CITYING – Pratiche creative del fare città, sia per riflettere su alcune tematiche che hanno strutturato i lavori.
Comunicato stampa
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[I seminari pubblici al padiglione ANTARES del Parco Scientifico-Tecnologico VEGA. 17-19 febbraio 2005]
I seminari pubblici che si terranno al padiglione Antares del Parco scientifico-tecnologico VEGA, rappresentano l’occasione sia per vedere alcuni dei materiali elaborati ed in fase di elaborazione per il progetto CITYING – Pratiche creative del fare città, sia per riflettere su alcune tematiche che hanno strutturato i lavori. Tre giorni durante i quali interverranno gli artisti, le associazioni, le amministrazioni, le persone che hanno collaborato al progetto nonché esperti esterni in grado di meglio focalizzare quel che sta accadendo fra la ricerca artistica contemporanea, anche a livello nazionale e internazionale, e la complessità del tessuto urbano. Quattro le tematiche individuate per le sei sessioni di lavoro: “Partecipazione sociale e progettualità artistica” (Giovedì 17 febbraio; 15-19.30) dove faranno da linee guida i progetti di EMILIO FANTIN (dalle 15.00 alle 17.00); MARCELLO MALOBERTI (dalle 17.30 alle 19.30), che si sono relazionati a luoghi ad alta quanto problematica riconoscibilità (lo stadio Penzo a Sant’Elena, il condominio Circus a Chirignago).
Per la sessione “Vuoti urbani” (Venerdì 18 febbraio; 10.30-13) il lavoro che farà da guida sarà quello di UMBERTO CAVENAGO, ma verranno presentati anche altri lavori di architetti, urbanisti e artisti, insegnanti che hanno analizzato e reinterpretato il tessuto della terraferma veneziana. Ad una più specifica riflessione sulle metodologie e ai modi di concretizzarsi di queste nuove forme di ricerca fra arte e società è dedicata la terza sessione dei seminari: “Relazione e contesto. Aspetti problematici delle pratiche di public art” (Venerdì 18 febbraio; 15-19.30). Saranno presenti CESARE PIETROIUSTI e FLAVIO FAVELLI. La quarta e ultima sessione di lavoro è “Esplorare, conoscere, aver cura” (Sabato 19 febbraio; 15-19.30) si occuperà di luoghi veneziani fra i più affascinanti e meno conosciuti le isole minori della laguna nord, del modo di percorrerli, e comunicarli, nonché della possibile relazione con le nuove realtà della tutela ambientale promosse dall’amministrazione veneziana. Il lavoro guida sarà in questo caso quello proposto dal collettivo OSSERVATORIO NOMADE, fondato a Roma dagli Stalker.
I seminari sono pensati come un momento di confronto e riflessione fra operatori, però volutamente aperto alla partecipazione del pubblico. Sono realizzati in un luogo straordinario ancora poco conosciuto: il Padiglione Antares. Il Padiglione Antares è riconoscibile come corpo architettonico a sé stante lungo il lato del Parco Scientifico-Tecnologico che si affaccia sulla principale strada di comunicazione fra l’entroterra e il centro storico, via Righi. E’ perciò raggiungibile facilmente con mezzi pubblici sia provenendo da Mestre e Marghera, che provenendo da Venezia: la fermata è in prossimità del Vega e degli stabilimenti della Fincantieri, ed è sosta per quasi tutte le linee principali di autobus da e per Venezia. I seminari sono promossi dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Venezia e sono progettati e coordinati da Riccardo Caldura. Si sono potuti concretizzare grazie alla fattiva collaborazione del Centro VEGA.
[I seminari pubblici al padiglione ANTARES del Parco Scientifico Tecnologico VEGA. 17-19 febbraio 2005]
Giovedì 17 febbraio 2005
> ore 14.30-15.00
Saluto di apertura
Letizia Caselli (responsabile settore beni culturali del Parco Scientifico Tecnologico VEGA)
Presentazione dei seminari
Rossana Papini (Archivio Giovani Artisti di Venezia)
Partecipazione sociale e progettualità artistica
> ore 15.00-17.00
ùltrasuoni - Emilio Fantin
Interventi di Emilio Fantin (artista) e Roberto Ferrucci (scrittore), Franz Peverieri (Ass. Noi Ultras), Pierluigi Sacco (docente IUAV), Maria Zanchi (artista).
Materiali di Emilio Fantin e Daniele Babbo, Daniela Manzolli, Valentina Scarpa, Maria Zanchi, Giulia Zanni.
Emilio Fantin, chiamato a tenere una conferenza sul proprio lavoro e a strutturare un workshop realizzabile a Venezia, ha proposto come spunto iniziale un ricordo d’infanzia legato allo stadio Penzo: l’impianto sportivo vicino al mare, la particolarità del suono emesso dalla struttura metallica che sembrava ‘registrare’i movimenti dei tifosi. Una traccia possibile, un piccolo gruppo di studenti, la maggior parte totalmente estranei al mondo del calcio, interessati a svilupparla. Il che ha significato entrare in contatto con un mondo di cui si sapeva poco o nulla. Seguire i tifosi durante una partita, ‘ritrarre’ il loro modo di partecipare alle fasi del gioco, riflettere su quale potesse essere la soluzione formale in grado di restituire e comunicare questo ‘ritratto’ collettivo (Maria Zanchi). Si è sentito il bisogno di incontrare chi del tifo ha fatto la propria passione, e da questa passione un ulteriore stimolo per il proprio attivarsi socialmente. Essere tifoso significa innanzitutto non sentirsi privato della propria passione da complessi meccanismi legati all’attuale fruizione massmediatica del fenomeno calcistico (Franz Peverieri). La letteratura contemporanea ha osservato il mondo del calcio, uno scrittore (Roberto Ferrucci) ha descritto il cosmo veneziano, e da cronista che ha seguito la squadra nelle sue trasferte, ne ha tratto una esperienza approfondita e spunti di riflessione. All’incontro partecipa un economista (Pierluigi Sacco) che conosce il mondo dell’arte, che segue da anni il lavoro di Fantin, e che studia le forme innovative di una possibile economia partecipata. Questi gli ùltrasuoni intorno ai quali si struttura il primo appuntamento dei seminari.
> ore 17.30-19.30
circus - Marcello Maloberti
Interventi di Marcello Maloberti (artista) e Mara Ambrozic (artista), Monica Bardella (ass. La Matita), Yorgure Bridget (ass. Nigerian Women Cultural Promotion), Gruppo Eco, Agnes Kohlmeyer (curatore),
Materiali di Marcello Maloberti e Primoz Bizjak, Angela Colonna, gruppo Eco, Daniela Manzolli.
In una delle zone difficili della terraferma veneziana Marcello Maloberti ha proposto di installare una tenda da mercatino rionale con appesi duecento specchietti, quattro macchine posizionate ai lati con i fari e la musica degli stereo accesi. Il lavoro di montaggio è stato eseguito coinvolgendo chi nel quartiere abita (in particolare bambini di etnie diverse che hanno trasformato il lavoro in un gioco collettivo), nonché persone e gruppi che hanno a che fare, a livelli diversi, con le pratiche creative come momenti di formazione. L’associazione “La matita” svolge attività di complemento didattico nel quartiere (Monica Bardella); il collettivo giovanile Eco ricerca nuovi strumenti ed esperienze utili poi ad una propria espressione della realtà urbana; artisti che provenendo dall’accademia di belle arti e dell’università cittadine sentono il bisogno di confrontarsi con originali e desuete modalità di proporre il lavoro artistico e di organizzazione dello stesso (Mara Ambrozic). Le rappresentanti dell’associazione per la tutela della cultura della donne nigeriane, hanno accettato di partecipare al progetto (Yourgure Bridget), componendo dei tableaux vivant, con teli da bagno dai motivi spiccatamente esotici e portando propri materiali musicali. Verso sera la gente è scesa dagli appartamenti e il lavoro si è trasformato in una festa intorno alla ‘giostra’ degli specchi. Partecipa all’incontro Agnes Kohlmeyer docente, critica e curatore di esperienza internazionale che ha presentato più volte il lavoro di Maloberti osservandone la molteplicità di aspetti interpretativi.
Venerdì 18 febbraio 2005
> Ore 10.30-13.00
Vuoti urbani
visioni – Umberto Cavenago
Interventi di Umberto Cavenago (artista) e Elena Astori (Urban Centre di Venezia), Matteo Ballarin (architetto), Maurizio Busacca (ass. SuMo), Michele Casarin (storico), Laura Di Lucia (docente Liceo Scientifico G. Bruno), Manuel Frara e Laura Riolfatto (artisti), Stefano Munarin (urbanista), Antonio Scarponi (architetto).
Materiali di Umberto Cavenago e Matteo Ballarin, Interno Tre, Jens Lüstraeten
Il problema del vuoto, e non del pieno, della smaterializzazione e non della gravitas costituisce una parte rilevante del lavoro di Umberto Cavenago, scultore milanese. Che da alcuni anno viene aggiornando il proprio repertorio di luoghi urbani proponendone una visione rinnovata, svuotandoli (grazie ad un software interattivo) dell’eccesso di segni che impediscono la percezione dello spazio pubblico. Un lavoro a sottrarre dunque, e di attenzione verso l’intorno. Cavenago produce anche una ricerca, complementare, dedicata al repertoriare edifici, case ect abbandonate, cioè sui microvuoti che si generano nel tessuto urbano. Le suggestioni contenute nel lavoro di Cavenago hanno permesso di immaginare una riflessione a più voci su quel che costituisce il problema degli spazi vuoti nel complesso sistema urbano veneziano. Perché è dalla discontinuità urbanistica che si sono definite le macro aree del comune veneziano con le problematiche inerenti alla loro coesione amministrativa e sociale (Michele Casarin); dallo slabbrasi e dal dilatarsi dello spazio abitato e produttivo che si è venuta configurando la città diffusa del nord est (Stefano Munarin); è dall’analisi degli spazi vuoti, dalle loro tipologie che possono essere immaginate nuove forme di utilizzo (Matteo Ballarin), così come possono essere definite pratiche urbanistiche di intervento amministrativo su ampia scala (Elena Astori), dove il vuoto si trasforma in elemento di coesione. Percorrere e rappresentare il vuoto ha permesso una esperienza pilota realizzata, con la collaborazione del gruppo artistico Artway of Thinking, da una classe del Liceo scientifico di Mestre sulla relazione fra il porto commerciale e la città (Laura Di Lucia). Per Interno3 (Laura Riolfatto e Manuel Frara) il vuoto, la sospensione, la ripetizione diventano aspetti formali del loro lavoro, attraverso i quali presentare aspetti meno noti della città. Di rapporto fra i spazi abitati e non che caratterizzano situazioni urbane di altri paesi europei si è occupata la ricerca di Antonio Scarponi, mentre Jens Lüstraeten, giovane artista tedesco dell’Accademia di Lipsia ha individuato nella tangenziale di Mestre il paesaggio, in notturna, di una condizione locale ed ubiquitaria. Ma il vuoto non è solo una condizione topologica, quanto anche ciò che si apre fra il bisogno generazionale di esprimersi e la difficoltà di poterlo fare (Maurizio Busacca).
> Ore 15-19.00
Relazione e contesto. Aspetti problematici delle pratiche di public art
narrazioni - Cesare Pietroiusti
Interventi di Flavio Favelli (artista), Cesare Pietroiusti (artista) e Giulio Alessandri (docente clasAV), Chiara Bertola (curatore Fondazione Scientifica Querini Stampalia), Stefano Collicelli Cagol (critico), Mario Cristiani (ass. Continua -San Gimignano), Fondazione Bevilacqua La Masa, Marco Scotini (docente NABA- Milano), Camilla Seibezzi (curatore Nuova Icona), Maria Teresa Sartori (artista), Bert Theis (artista).
Performance - Flavio Favelli
Relarsi alle persone, alla loro storia, ai luoghi di cui, attraverso l’organizzazione di originali forme di narrazioni, si possono aprire aspetti inediti. Come è accaduto per il progetto Riserva Artificiale, che ha visto il costituirsi di un gruppo di lavoro composto da quindici giovani dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, o con il gruppo Incontro presso la facoltà di arti visive dello IUAV, ambedue esperienze condotte da Cesare Pietroiusti, co-fondatore con Fantin e Norese di Oreste. Il lavoro di Flavio Favelli, in particolare quello performativo (con le Vetrine dell’Ostensione, di cui una versione è stata eseguita in un locale pubblico veneziano) si concentra sulla relazione, e sulla separazione, che si instaura fra performer e pubblico. Così come l’ultimo lavoro, recentemente presentato a Milano, di Maria Teresa Sartori. Il concretizzare progetti relazionali può diventare problematico quando si incontrano ambienti relativamente chiusi, o quando, oltre alle persone e ai luoghi, è la complessa macchina dell’ amministrazione pubblica il soggetto con cui confrontarsi. Questa è forse la questione più rilevante per chi si occupa di interagire con la società civile, con i suoi bisogni e attivandone il coinvolgimento, mediante progetti artistici individuali e collettivi (Bert Theis) oppure curando ideazione, organizzazione e comunicazione di iniziative pubbliche di ampio respiro (Marco Scotini). Una delle esperienze più articolate in questo senso è condotta da anni in Toscana grazie ad un lungo lavoro di relazione fra storia, territorio e progetto artistico (Mario Cristiani). A Venezia, notoriamente, non è facile agire, sia per chi lavora in una struttura privata che si occupa di progetti nel contesto urbano (Camilla Seibezzi), sia per chi si occupa di motivare la relazione fra progetto artistico e luogo come elemento qualificante l’attività culturale di istituzioni storiche di grande rilievo (Chiara Bertola) sia ancora per chi si trova a dirigere strutture più uniche che rare per la particolare caratterizzazione statutaria che le relaziona alla città lagunare (Bevilacqua La Masa). La problematicità del rapporto con il contesto, per la produzione contemporanea, è d’altronde uno degli momenti più dicussi per la ridefinizione della odierna struttura museale (Giulio Alessandri). Della possibile relazione, come momento di studio e ricerca, con la più importante istituzione presente in città, la Biennale, è una prima testimonianza il lavoro critico-interpretativo proposto dal dipartimento delle arti della locale Facoltà di Lettere e Filosofia (Stefano Collicelli Cagol).
Sabato 19 febbraio 2005
> Ore 15-19.00
Esplorare, conoscere, aver cura
ON/Laguna - Osservatorio Nomade
Interventi di Lorenzo Romito (architetto), Matteo Fraterno (artista) e Nicoletta Benatelli (dir. periodico Polis), Sandro Bisà (architetto), Michele Brunello (attualAmente), Gianni Caprioglio (dir. Parchi di Mestre), Donatello De Mattia e Alessandro Petti (Avanguardie Permanenti); Marco Favaro (Osservatorio Casa della Laguna) Girolamo Fazzini (ArcheoVenezia), Odino Franceschini (ass. Up Sport Veneto), Bartolomeo Pietromarchi (dir. Fondazione Adriano Olivetti-Roma), Vittorio Resto (ass. ADOLA), Cesare Scarpa (comitato Certosa e Sant'Andrea), Dario Vianello (VAS).
Materiali di Osservatorio Nomade
La complessità del territorio veneziano è tale da essere in gran parte poco noto ai suoi stessi abitanti. Non si tratta infatti del solo centro storico, né della vasta città di terraferma e della zona industriale. Vi è un microcosmo straordinario in precario equilibrio fra naturale e artificiale, e dove sono presenti strutture storiche la cui funzione ora è venuta meno. Esplorare il microcosmo delle isole minori della laguna, in particolare della parte settentrionale è stato il compito di un workshop aperto da Osservatorio Nomade nello scorso settembre. Esplorare: perchè questa pratica rappresenta il primo momento di connessione e incontro, come da anni propongono i componenti del gruppo romano degli Stalker (Lorenzo Romito), che hanno dato vita al collettivo di Osservatorio Nomade, formatosi, a Venezia, coinvolgendo altri gruppi (avanguardie permanenti, attualAmente) già attivi nell’ambito delle pratiche della public art, di artisti (Matteo Fraterno) e professionisti (Sandro Bisà). L’esplorazione come pratica preliminare di conoscenza da cui far scaturire delle ipotesi che riguardino la fruizione e la comunicazione di un contesto ambientale straordinario. Ma queste ipotesi e tracce di lavoro richiedono il confronto con chi già si occupa di aver cura di quei luoghi, con chi cioè già attua modi di fruizione adeguati alla delicatezza e alla precarietà dell’ambiente lagunare. Immaginando la costruzione di un network della laguna, fatto di esperienze trasversali, si è proposto un momento di incontro che riunisse alcuni dei soggetti e delle associazioni che si occupano delle microrealtà insulari: osservatorio “Casa della Laguna” (Marco Favaro), Certosa e Sant’Andrea (Cesare Scarpa), Lazzaretto Nuovo (Girolamo Fazzini), San Giacomo in Paludo (Dario Vianello). La laguna però è anche l’orizzonte interno sul quale si affaccia la città di terraferma, e dove sono in atto progetti e iniziative associative, sportive educative, che promuovono la connessione fra le due parti del territorio comunale (Vittorio Resto, Odino Franceschini). Sulla sponda della laguna si è costituito recentemente anche il grande parco urbano di San Giuliano, (Gianni Caprioglio) anello di una catena di aree e ambienti che potranno svolgere nel prossimo futuro una funzione cardinale di collegamento fra la città d’acqua e di terra. Una saggista e giornalista si occupa da anni di queste complesse tematiche fra storia, sviluppo e ambiente a Venezia (Nicoletta Benatelli). A Roma da alcuni anni, sul lascito etico e culturale di Adriano Olivetti, è sorta una fondazione che segue e promuove a livello internazionale progetti artistici fra territori diversi e diverse condizioni sociali e culturali (Bartolomeo Pietromarchi).
Progetto e coordinamento degli incontri a cura di Riccardo Caldura (docente Accademia di Belle Arti di Venezia).
I seminari pubblici che si terranno al padiglione Antares del Parco scientifico-tecnologico VEGA, rappresentano l’occasione sia per vedere alcuni dei materiali elaborati ed in fase di elaborazione per il progetto CITYING – Pratiche creative del fare città, sia per riflettere su alcune tematiche che hanno strutturato i lavori. Tre giorni durante i quali interverranno gli artisti, le associazioni, le amministrazioni, le persone che hanno collaborato al progetto nonché esperti esterni in grado di meglio focalizzare quel che sta accadendo fra la ricerca artistica contemporanea, anche a livello nazionale e internazionale, e la complessità del tessuto urbano. Quattro le tematiche individuate per le sei sessioni di lavoro: “Partecipazione sociale e progettualità artistica” (Giovedì 17 febbraio; 15-19.30) dove faranno da linee guida i progetti di EMILIO FANTIN (dalle 15.00 alle 17.00); MARCELLO MALOBERTI (dalle 17.30 alle 19.30), che si sono relazionati a luoghi ad alta quanto problematica riconoscibilità (lo stadio Penzo a Sant’Elena, il condominio Circus a Chirignago).
Per la sessione “Vuoti urbani” (Venerdì 18 febbraio; 10.30-13) il lavoro che farà da guida sarà quello di UMBERTO CAVENAGO, ma verranno presentati anche altri lavori di architetti, urbanisti e artisti, insegnanti che hanno analizzato e reinterpretato il tessuto della terraferma veneziana. Ad una più specifica riflessione sulle metodologie e ai modi di concretizzarsi di queste nuove forme di ricerca fra arte e società è dedicata la terza sessione dei seminari: “Relazione e contesto. Aspetti problematici delle pratiche di public art” (Venerdì 18 febbraio; 15-19.30). Saranno presenti CESARE PIETROIUSTI e FLAVIO FAVELLI. La quarta e ultima sessione di lavoro è “Esplorare, conoscere, aver cura” (Sabato 19 febbraio; 15-19.30) si occuperà di luoghi veneziani fra i più affascinanti e meno conosciuti le isole minori della laguna nord, del modo di percorrerli, e comunicarli, nonché della possibile relazione con le nuove realtà della tutela ambientale promosse dall’amministrazione veneziana. Il lavoro guida sarà in questo caso quello proposto dal collettivo OSSERVATORIO NOMADE, fondato a Roma dagli Stalker.
I seminari sono pensati come un momento di confronto e riflessione fra operatori, però volutamente aperto alla partecipazione del pubblico. Sono realizzati in un luogo straordinario ancora poco conosciuto: il Padiglione Antares. Il Padiglione Antares è riconoscibile come corpo architettonico a sé stante lungo il lato del Parco Scientifico-Tecnologico che si affaccia sulla principale strada di comunicazione fra l’entroterra e il centro storico, via Righi. E’ perciò raggiungibile facilmente con mezzi pubblici sia provenendo da Mestre e Marghera, che provenendo da Venezia: la fermata è in prossimità del Vega e degli stabilimenti della Fincantieri, ed è sosta per quasi tutte le linee principali di autobus da e per Venezia. I seminari sono promossi dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Venezia e sono progettati e coordinati da Riccardo Caldura. Si sono potuti concretizzare grazie alla fattiva collaborazione del Centro VEGA.
[I seminari pubblici al padiglione ANTARES del Parco Scientifico Tecnologico VEGA. 17-19 febbraio 2005]
Giovedì 17 febbraio 2005
> ore 14.30-15.00
Saluto di apertura
Letizia Caselli (responsabile settore beni culturali del Parco Scientifico Tecnologico VEGA)
Presentazione dei seminari
Rossana Papini (Archivio Giovani Artisti di Venezia)
Partecipazione sociale e progettualità artistica
> ore 15.00-17.00
ùltrasuoni - Emilio Fantin
Interventi di Emilio Fantin (artista) e Roberto Ferrucci (scrittore), Franz Peverieri (Ass. Noi Ultras), Pierluigi Sacco (docente IUAV), Maria Zanchi (artista).
Materiali di Emilio Fantin e Daniele Babbo, Daniela Manzolli, Valentina Scarpa, Maria Zanchi, Giulia Zanni.
Emilio Fantin, chiamato a tenere una conferenza sul proprio lavoro e a strutturare un workshop realizzabile a Venezia, ha proposto come spunto iniziale un ricordo d’infanzia legato allo stadio Penzo: l’impianto sportivo vicino al mare, la particolarità del suono emesso dalla struttura metallica che sembrava ‘registrare’i movimenti dei tifosi. Una traccia possibile, un piccolo gruppo di studenti, la maggior parte totalmente estranei al mondo del calcio, interessati a svilupparla. Il che ha significato entrare in contatto con un mondo di cui si sapeva poco o nulla. Seguire i tifosi durante una partita, ‘ritrarre’ il loro modo di partecipare alle fasi del gioco, riflettere su quale potesse essere la soluzione formale in grado di restituire e comunicare questo ‘ritratto’ collettivo (Maria Zanchi). Si è sentito il bisogno di incontrare chi del tifo ha fatto la propria passione, e da questa passione un ulteriore stimolo per il proprio attivarsi socialmente. Essere tifoso significa innanzitutto non sentirsi privato della propria passione da complessi meccanismi legati all’attuale fruizione massmediatica del fenomeno calcistico (Franz Peverieri). La letteratura contemporanea ha osservato il mondo del calcio, uno scrittore (Roberto Ferrucci) ha descritto il cosmo veneziano, e da cronista che ha seguito la squadra nelle sue trasferte, ne ha tratto una esperienza approfondita e spunti di riflessione. All’incontro partecipa un economista (Pierluigi Sacco) che conosce il mondo dell’arte, che segue da anni il lavoro di Fantin, e che studia le forme innovative di una possibile economia partecipata. Questi gli ùltrasuoni intorno ai quali si struttura il primo appuntamento dei seminari.
> ore 17.30-19.30
circus - Marcello Maloberti
Interventi di Marcello Maloberti (artista) e Mara Ambrozic (artista), Monica Bardella (ass. La Matita), Yorgure Bridget (ass. Nigerian Women Cultural Promotion), Gruppo Eco, Agnes Kohlmeyer (curatore),
Materiali di Marcello Maloberti e Primoz Bizjak, Angela Colonna, gruppo Eco, Daniela Manzolli.
In una delle zone difficili della terraferma veneziana Marcello Maloberti ha proposto di installare una tenda da mercatino rionale con appesi duecento specchietti, quattro macchine posizionate ai lati con i fari e la musica degli stereo accesi. Il lavoro di montaggio è stato eseguito coinvolgendo chi nel quartiere abita (in particolare bambini di etnie diverse che hanno trasformato il lavoro in un gioco collettivo), nonché persone e gruppi che hanno a che fare, a livelli diversi, con le pratiche creative come momenti di formazione. L’associazione “La matita” svolge attività di complemento didattico nel quartiere (Monica Bardella); il collettivo giovanile Eco ricerca nuovi strumenti ed esperienze utili poi ad una propria espressione della realtà urbana; artisti che provenendo dall’accademia di belle arti e dell’università cittadine sentono il bisogno di confrontarsi con originali e desuete modalità di proporre il lavoro artistico e di organizzazione dello stesso (Mara Ambrozic). Le rappresentanti dell’associazione per la tutela della cultura della donne nigeriane, hanno accettato di partecipare al progetto (Yourgure Bridget), componendo dei tableaux vivant, con teli da bagno dai motivi spiccatamente esotici e portando propri materiali musicali. Verso sera la gente è scesa dagli appartamenti e il lavoro si è trasformato in una festa intorno alla ‘giostra’ degli specchi. Partecipa all’incontro Agnes Kohlmeyer docente, critica e curatore di esperienza internazionale che ha presentato più volte il lavoro di Maloberti osservandone la molteplicità di aspetti interpretativi.
Venerdì 18 febbraio 2005
> Ore 10.30-13.00
Vuoti urbani
visioni – Umberto Cavenago
Interventi di Umberto Cavenago (artista) e Elena Astori (Urban Centre di Venezia), Matteo Ballarin (architetto), Maurizio Busacca (ass. SuMo), Michele Casarin (storico), Laura Di Lucia (docente Liceo Scientifico G. Bruno), Manuel Frara e Laura Riolfatto (artisti), Stefano Munarin (urbanista), Antonio Scarponi (architetto).
Materiali di Umberto Cavenago e Matteo Ballarin, Interno Tre, Jens Lüstraeten
Il problema del vuoto, e non del pieno, della smaterializzazione e non della gravitas costituisce una parte rilevante del lavoro di Umberto Cavenago, scultore milanese. Che da alcuni anno viene aggiornando il proprio repertorio di luoghi urbani proponendone una visione rinnovata, svuotandoli (grazie ad un software interattivo) dell’eccesso di segni che impediscono la percezione dello spazio pubblico. Un lavoro a sottrarre dunque, e di attenzione verso l’intorno. Cavenago produce anche una ricerca, complementare, dedicata al repertoriare edifici, case ect abbandonate, cioè sui microvuoti che si generano nel tessuto urbano. Le suggestioni contenute nel lavoro di Cavenago hanno permesso di immaginare una riflessione a più voci su quel che costituisce il problema degli spazi vuoti nel complesso sistema urbano veneziano. Perché è dalla discontinuità urbanistica che si sono definite le macro aree del comune veneziano con le problematiche inerenti alla loro coesione amministrativa e sociale (Michele Casarin); dallo slabbrasi e dal dilatarsi dello spazio abitato e produttivo che si è venuta configurando la città diffusa del nord est (Stefano Munarin); è dall’analisi degli spazi vuoti, dalle loro tipologie che possono essere immaginate nuove forme di utilizzo (Matteo Ballarin), così come possono essere definite pratiche urbanistiche di intervento amministrativo su ampia scala (Elena Astori), dove il vuoto si trasforma in elemento di coesione. Percorrere e rappresentare il vuoto ha permesso una esperienza pilota realizzata, con la collaborazione del gruppo artistico Artway of Thinking, da una classe del Liceo scientifico di Mestre sulla relazione fra il porto commerciale e la città (Laura Di Lucia). Per Interno3 (Laura Riolfatto e Manuel Frara) il vuoto, la sospensione, la ripetizione diventano aspetti formali del loro lavoro, attraverso i quali presentare aspetti meno noti della città. Di rapporto fra i spazi abitati e non che caratterizzano situazioni urbane di altri paesi europei si è occupata la ricerca di Antonio Scarponi, mentre Jens Lüstraeten, giovane artista tedesco dell’Accademia di Lipsia ha individuato nella tangenziale di Mestre il paesaggio, in notturna, di una condizione locale ed ubiquitaria. Ma il vuoto non è solo una condizione topologica, quanto anche ciò che si apre fra il bisogno generazionale di esprimersi e la difficoltà di poterlo fare (Maurizio Busacca).
> Ore 15-19.00
Relazione e contesto. Aspetti problematici delle pratiche di public art
narrazioni - Cesare Pietroiusti
Interventi di Flavio Favelli (artista), Cesare Pietroiusti (artista) e Giulio Alessandri (docente clasAV), Chiara Bertola (curatore Fondazione Scientifica Querini Stampalia), Stefano Collicelli Cagol (critico), Mario Cristiani (ass. Continua -San Gimignano), Fondazione Bevilacqua La Masa, Marco Scotini (docente NABA- Milano), Camilla Seibezzi (curatore Nuova Icona), Maria Teresa Sartori (artista), Bert Theis (artista).
Performance - Flavio Favelli
Relarsi alle persone, alla loro storia, ai luoghi di cui, attraverso l’organizzazione di originali forme di narrazioni, si possono aprire aspetti inediti. Come è accaduto per il progetto Riserva Artificiale, che ha visto il costituirsi di un gruppo di lavoro composto da quindici giovani dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, o con il gruppo Incontro presso la facoltà di arti visive dello IUAV, ambedue esperienze condotte da Cesare Pietroiusti, co-fondatore con Fantin e Norese di Oreste. Il lavoro di Flavio Favelli, in particolare quello performativo (con le Vetrine dell’Ostensione, di cui una versione è stata eseguita in un locale pubblico veneziano) si concentra sulla relazione, e sulla separazione, che si instaura fra performer e pubblico. Così come l’ultimo lavoro, recentemente presentato a Milano, di Maria Teresa Sartori. Il concretizzare progetti relazionali può diventare problematico quando si incontrano ambienti relativamente chiusi, o quando, oltre alle persone e ai luoghi, è la complessa macchina dell’ amministrazione pubblica il soggetto con cui confrontarsi. Questa è forse la questione più rilevante per chi si occupa di interagire con la società civile, con i suoi bisogni e attivandone il coinvolgimento, mediante progetti artistici individuali e collettivi (Bert Theis) oppure curando ideazione, organizzazione e comunicazione di iniziative pubbliche di ampio respiro (Marco Scotini). Una delle esperienze più articolate in questo senso è condotta da anni in Toscana grazie ad un lungo lavoro di relazione fra storia, territorio e progetto artistico (Mario Cristiani). A Venezia, notoriamente, non è facile agire, sia per chi lavora in una struttura privata che si occupa di progetti nel contesto urbano (Camilla Seibezzi), sia per chi si occupa di motivare la relazione fra progetto artistico e luogo come elemento qualificante l’attività culturale di istituzioni storiche di grande rilievo (Chiara Bertola) sia ancora per chi si trova a dirigere strutture più uniche che rare per la particolare caratterizzazione statutaria che le relaziona alla città lagunare (Bevilacqua La Masa). La problematicità del rapporto con il contesto, per la produzione contemporanea, è d’altronde uno degli momenti più dicussi per la ridefinizione della odierna struttura museale (Giulio Alessandri). Della possibile relazione, come momento di studio e ricerca, con la più importante istituzione presente in città, la Biennale, è una prima testimonianza il lavoro critico-interpretativo proposto dal dipartimento delle arti della locale Facoltà di Lettere e Filosofia (Stefano Collicelli Cagol).
Sabato 19 febbraio 2005
> Ore 15-19.00
Esplorare, conoscere, aver cura
ON/Laguna - Osservatorio Nomade
Interventi di Lorenzo Romito (architetto), Matteo Fraterno (artista) e Nicoletta Benatelli (dir. periodico Polis), Sandro Bisà (architetto), Michele Brunello (attualAmente), Gianni Caprioglio (dir. Parchi di Mestre), Donatello De Mattia e Alessandro Petti (Avanguardie Permanenti); Marco Favaro (Osservatorio Casa della Laguna) Girolamo Fazzini (ArcheoVenezia), Odino Franceschini (ass. Up Sport Veneto), Bartolomeo Pietromarchi (dir. Fondazione Adriano Olivetti-Roma), Vittorio Resto (ass. ADOLA), Cesare Scarpa (comitato Certosa e Sant'Andrea), Dario Vianello (VAS).
Materiali di Osservatorio Nomade
La complessità del territorio veneziano è tale da essere in gran parte poco noto ai suoi stessi abitanti. Non si tratta infatti del solo centro storico, né della vasta città di terraferma e della zona industriale. Vi è un microcosmo straordinario in precario equilibrio fra naturale e artificiale, e dove sono presenti strutture storiche la cui funzione ora è venuta meno. Esplorare il microcosmo delle isole minori della laguna, in particolare della parte settentrionale è stato il compito di un workshop aperto da Osservatorio Nomade nello scorso settembre. Esplorare: perchè questa pratica rappresenta il primo momento di connessione e incontro, come da anni propongono i componenti del gruppo romano degli Stalker (Lorenzo Romito), che hanno dato vita al collettivo di Osservatorio Nomade, formatosi, a Venezia, coinvolgendo altri gruppi (avanguardie permanenti, attualAmente) già attivi nell’ambito delle pratiche della public art, di artisti (Matteo Fraterno) e professionisti (Sandro Bisà). L’esplorazione come pratica preliminare di conoscenza da cui far scaturire delle ipotesi che riguardino la fruizione e la comunicazione di un contesto ambientale straordinario. Ma queste ipotesi e tracce di lavoro richiedono il confronto con chi già si occupa di aver cura di quei luoghi, con chi cioè già attua modi di fruizione adeguati alla delicatezza e alla precarietà dell’ambiente lagunare. Immaginando la costruzione di un network della laguna, fatto di esperienze trasversali, si è proposto un momento di incontro che riunisse alcuni dei soggetti e delle associazioni che si occupano delle microrealtà insulari: osservatorio “Casa della Laguna” (Marco Favaro), Certosa e Sant’Andrea (Cesare Scarpa), Lazzaretto Nuovo (Girolamo Fazzini), San Giacomo in Paludo (Dario Vianello). La laguna però è anche l’orizzonte interno sul quale si affaccia la città di terraferma, e dove sono in atto progetti e iniziative associative, sportive educative, che promuovono la connessione fra le due parti del territorio comunale (Vittorio Resto, Odino Franceschini). Sulla sponda della laguna si è costituito recentemente anche il grande parco urbano di San Giuliano, (Gianni Caprioglio) anello di una catena di aree e ambienti che potranno svolgere nel prossimo futuro una funzione cardinale di collegamento fra la città d’acqua e di terra. Una saggista e giornalista si occupa da anni di queste complesse tematiche fra storia, sviluppo e ambiente a Venezia (Nicoletta Benatelli). A Roma da alcuni anni, sul lascito etico e culturale di Adriano Olivetti, è sorta una fondazione che segue e promuove a livello internazionale progetti artistici fra territori diversi e diverse condizioni sociali e culturali (Bartolomeo Pietromarchi).
Progetto e coordinamento degli incontri a cura di Riccardo Caldura (docente Accademia di Belle Arti di Venezia).
17
febbraio 2005
Citying. I seminari pubblici
Dal 17 al 19 febbraio 2005
performance - happening
incontro - conferenza
incontro - conferenza
Location
VEGA PARCO SCIENTIFICO TECNOLOGICO
Venezia, Via Delle Industrie, 19, (Venezia)
Venezia, Via Delle Industrie, 19, (Venezia)
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